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Parte 22

Sono nella stanza di Jack; trolley aperto dinanzi, afferro con attenzione i capi che mi sono portata dietro.
Il padrone di casa si è fiondato in bagno per darsi una sistemata, lasciando la camera patronale tutta per me.

Indosso l'intimo pulito e cerco tra le stoffe il jeans che volevo indossare.

La porta che viene aperta, lascia libero accesso al profumo che lo contraddistingue.

"Esiste anche lo shopping online." La sua voce giunge alle mie spalle.

Sorrido alle sue parole.

"Non lo amo particolarmente. Già che non posso vedere i vestiti, dal vivo li posso almeno toccare."

"Oh! Non sussiste problema, allora. Mi lascio palpare volentieri al loro posto."

"Sei insaziabile!"

"Di te. Ho fame solo di te! Poi, mettiti nei miei panni... Entro in camera e ti ritrovo vestita solo di pizzo nero. Coprirti è un sacrilegio!"

"Jack, se vai avanti così potremo dire addio alla nostra idea di uscire."

"Pessima idea, aggiungerei! Come mi è saltato in mente di proporti di lasciare la camera da letto?"

"Compere natalizie, addobbi, Angel..."

"Ringrazia la tua ragazzina, se non fosse per lei a quest'ora saresti di nuovo nuda tra le mie braccia."

"Dannazione, Angel!"

Ride di gusto alla mia scherzosa imprecazione.

"Se non posso spogliarti, lascia che aiuti a vestirti."

"Penso di riuscire a fare da me; torna nel tuo angolino e fai altrettanto."

"Agli ordini! Ma prima... "

Le sue labbra mi raggiungono, fameliche.
Cedo alla tentazione e ricambio alle sue stoccate. I miei palmi corrono sul suo torace.
Poi si allontana, lasciandomi frastornata. Vogliosa.

"Adesso capisci come mi sento. Forza, preparati!"

Maledetto!
Vuoi giocare, Jack?

"Hai detto pizzo nero? Eppure dovrebbe esserci quello grigio da qualche parte..."

Mi slaccio il reggiseno e lascio che le bretelle scivolino sulle mie braccia.

Un respiro strozzato.

Afferro il bordo degli slip.

Passi in avvicinamento.

"Lo shopping aspetterà!" Jack ruggisce a un soffio dal mio viso.

Sì, la penso allo stesso modo.

Dopo una sessione coccole, fuori programma, riusciamo a renderci presentabili e uscire dal suo appartamento.
Non avendo portato con me Ombra, mi affido a Jack e al mio bastone per non incappare in brutte sorprese.

"Cosa si regala ad una ragazzina di undici anni?"

"Vestiti, trucchi, cover per il cellulare, profumi... È una mini donna. L'era delle bambole e dei Lego è finita, purtroppo."

"Westfield World Trade Center?"

"Direi che è perfetto."

Optiamo per l'auto e raggiungiamo il centro commerciale.
Anche se non vedo, respiro l'aria natalizia appena varchiamo la soglia. La musica in filodiffusione rimarca l'idea.

Passeggiamo soffermandoci davanti alle vetrine quando Jack pensa di scorgere qualche idea curiosa per i regali.
Mi descrive gli oggetti, proviamo odori spruzzati sui cartoncini, saggiamo stoffe.

Dopo due ore, il mio accompagnatore si è trasformato in un perfetto facchino.

"Mi hai detto che ha un vecchio computer."

"Sì, le ho ceduto il mio PC quando ho dovuto cambiarlo per le mie esigenze."

"Penso di aver trovato il regalo perfetto."

"Jack, non fa bisogno..."

"Forse, ma lasciami dare un occhiata."

Annuisco e mi faccio trascinare all'interno del negozio.

"Benvenuti all'Apple Store. Posso esservi d'aiuto?"

Jack comincia a spiegare cosa stiamo cercando, quando il mio cellulare prende a suonare.
Faccio un passo indietro riconoscendo la suoneria.

"È Angel. Vado qui fuori, così non ti disturbo."

"Sicura?"

"Ho il mio bastone, non farò danni, tranquillo."

Esco mentre accetto la chiamata.

"Sei viva!"

"Mamma, come stai?"

"Bene, piccola. Tu piuttosto, come vanno i lavori forzati?"

"Dobbiamo spuntare ancora due caselle e siamo ufficialmente perdonate."

Ridacchio.

"Dopo pranzo passo a prenderti. Ti va di iniziare con gli addobbi per Natale?"

"Davvero? Ci sarà anche Jack?"

"Vuoi che ci sia?"

"Sì! Assolutamente! Non vedo l'ora, Mamma! Adesso ti lascio, Caterina mi sta dicendo che la pausa è finita. Avevamo cinque minuti, tipo ora d'aria in galera!"

"Zia Alex vi tratta bene, a quanto sento! Vai, ci vediamo dopo. Ti voglio bene, piccola!"

"Siamo la squadra migliore, Mamma! A prestissimo!"

Sorrido alla parola squadra.
Angel, io e Ombra.
Vuole includere anche Jack, le sue intenzioni sono un chiaro invito.
Ma sarà davvero pronta?
E io?

Un colpo alla spalla mi costringe a retrocedere di qualche passo. Qualcosa o qualcuno mi è venuto addosso.
Mi cade il navigatore di mano e la spalla pulsa a causa dell'urto.

"Scusi..."

Dirigo lo sguardo verso la voce.

"Nessun problema. Vede per caso il mio bastone?" Senza mi sento persa.

"Sì, eccolo. Scusi ancora."

"La conosco? Ha una voce famigliare..."

"No. A quanto pare non sono nessuno di importante. Scusi ancora."

Non ho il tempo di afferrare le sue parole che lo sento allontanarsi, fino a confondersi tra i rumori che serpeggiano intorno a me.

"Judy! Ehi, tutti bene?"

Scuoto la testa.
Elargisco un sorriso per tranquillizzarlo, ma dentro mi sento tutt'altro che serena.
Quella voce, quelle parole mi lasciano una certa inquietudine.

"Hai fatto? Perché ho una fame che non ci vedo!" Cambio discorso.

Ride della mia battuta.

"Ironia da cieca? Vieni, affamata, c'è un ristorantino poco più avanti."

Mi lascio abbracciare; il suo calore porta via i brividi, l'irrequietezza per l'incontro di pochi istanti prima.

Siamo nuovamente in auto, il baule strapieno di borse di ogni dimensione possibile e immaginabile.

"Sicura di non voler tornare a prendere quel vestito?" 

"Ho l'armadio strapieno!" 

"Donne e armadi. Una combinazione che metterebbe in ginocchio qualsiasi uomo! Però quell'abitino me lo sognerò anche di notte. Giusto per chiarire, nella mia fantasia lo indossi con un paio di décolleté nere e sotto..."

"Jack!"

"Non rovinarmi lo spettacolo... Se chiudo gli occhi te lo vedo indosso!"

"Stai guidando, ergo: gli occhi tienili ben aperti, per favore!"

"Guastafeste!" Ridacchia in risposta. "Andiamo a salvare la fanciulla?"

"Certo! Pronto per addobbare?"

"Sono il tuo schiavo, fai di me quello che più desideri!"

Jack

Io e la mia boccaccia! 

Sono il tuo schiavo, fai di me quello che più desideri

"Questo è l'ultimo! Non ci sono più scatoloni in garage." 

Il salotto è invaso. Ovunque mi giri, l'occhio annega nello scintillio della festa.

"Jack, per evitare che Mamma faccia una brutta fine, dovresti metterli tutti in un angolo!"

"Agli ordini, Sergente Angel." Per un paio di giorni posso evitare la palestra.

"Da dove si comincia?" 

Le donzelle ridacchiano divertite.

"Dall'albero, naturalmente!"

Abbiamo montato il pino sintetico, sistemato le luci, avvolto ghirlande di perle bianche su ogni ramo disponibile e appesa ogni sorta di decorazione.
Risultato: sono cosparso di brillantini su ogni centimetro del mio corpo. Probabilmente mi si sono infilati anche nei boxer.
Ombra mi passa accanto con uno sguardo di pura comprensione. Il suo pelo nero è cosparso di puntini scintillanti.

"Ti capisco, musona. Penso di averne in posti che neanche sapevo di possedere, prima di oggi."

"Cosa stai mormorando?" Judy mi arriva alle spalle.

"Nulla." Mi avvicino all'orecchio canino. "È un segreto tra me e te." Mi guadagno un mugolio che sa di conferma.

"Cioccolata calda?" Mi porge una tazza fumante. "L'ha fatta Angel. Tranquillo, è buona... l'ho assaggiata prima di portartela!"

"Ti ho sentita, Mamma!"

"Ti voglio bene, tesoro!"

Come si può non amare tutto questo?

"Ordiniamo qualcosa per cena?" La ragazzina ci raggiunge. "Ti fermi, non è vero?"

Judy volge la testa lontana dal mio sguardo, nasconde il volto.
Gesto che mi fa sentire tagliato fuori.

Angel vede in te la possibilità di avere quel rapporto che non ha potuto creare con Ben.

Protezione.
Non vuole affrettare le cose con la piccola di casa. 

"Vorrei restare, ma domani ho una riunione sul presto e in questo momento faccio a gara con l'albero per il più scintillante del quartiere. Non dovrei dirlo... ma ho praticamente la vittoria in tasca. Letteralmente!"

Judy rilassa le spalle. Mi regala un piccolo sorriso.

"Oh. Però, poi torni?"

"Certo. Prima di andare via, posso aiutarti con le tazze?" Non aspetto risposta e la spingo piano verso la cucina. "Finisci con calma la cioccolata, torniamo subito."

Siamo alle prese con spugna e sapone.

"Angel..." Da che parte cominciare?

"Avete fatto sesso?" 

"Sì, cioè..." Magari non così.

"Biondina, la tua mamma è una donna splendida; tu sei fantastica..."

"Ma..."

"Nessun ma. Tu e tua madre avete sofferto molto, non posso pensare di venire qua e stravolgere, in un secondo, la stabilità che vi siete costruite. Sono un uomo che non si è mai curato di fare le cose con calma... Tutto questo è nuovo per me e ho paura di fare passi falsi. Anche lei ha paura... anche se cerca di nascondertelo." 

Mi giro verso la undicenne e la trovo intenta nell'eliminare ogni residuo di schiuma dalla tazza tra le sue mani. Sul suo volto, un cipiglio pensieroso.
Non resisto e le tocco il naso, lasciandole una generosa quantità di sapone.

"Ehi!" Ridacchia divertita.

"Eri troppo seria per i miei gusti!" La tocco piano con la spalla, cercando di alleggerire l'aria pesante che ci circonda. "Non mi sto tirando indietro, spero che questo ti sia ben chiaro. Viviamo giorno per giorno e lasciamo che tutto questo faccia il suo corso. Va bene, Biondina?"

Si gira di scatto e mi abbraccia, lasciandomi basito. 
Dopo un primo momento di smarrimento, avvolgo il corpicino e me lo stringo al petto.

"Sei pieno di brillantini, Jack!"

"Lascia stare, Angel. Non farmi parlare."

Scoppiamo a ridere.

"Tutto bene?" Judy entra in cucina.

"Certo, è tutto perfetto. Non ho forse ragione?"

"Quasi, ma ci stiamo lavorando." Mi strizza l'occhio con fare complice.

Siamo sulla soglia, io e Judy cerchiamo il modo migliore per salutarci.

"Hai parlato con Angel..."

"Ho chiarito come mi avevi chiesto. L'altro giorno, quando sono andato a prenderla a scuola, c'era anche la figlia di Alex. Diciamo che non mi è sembrato il momento giusto per chiarire."

"Grazie. Jack, non volevo sembrare sgarbata, prima, o... Ecco, con te le parole non vogliono proprio"

Non la lascio proseguire. Mi approprio delle sue labbra, blocco qualsiasi cosa stia per dire. Staccarmi da lei è sempre più difficile, ma mi costringo a fare un piccolo passo indietro.

"Non devi dire nulla, ho capito. Abbiamo fatto le cose un po' al contrario, non lo pensi anche tu?"

Annuisce in risposta.

"Siamo partiti dalle cose più difficili, anche un po' inquietanti, se mi fai passare il termine." Ridacchiamo piano. "Ti faccio una proposta: appuntamenti! Semplici, facili, ordinari appuntamenti. Qui, da me, al ristorante... ovunque si possa parlare. Vorrei riempire i vuoti, conoscere tutte le tue sfaccettature e mostrarti le mie. Cosa ne pensi?"

"Direi che è perfetto."

Mi avvicino e le sfioro ancora una volta le labbra.

"Non ti libererai di me molto facilmente." Le sussurro all'orecchio.

E lei sorride. 

E io mi innamoro. Ancora.

"Buona serata, Jack."

"Buona serata, Judy."












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