Parte 12
Sono passati almeno quindici minuti.
Quindici minuti da quando l'uomo difronte a me ha preso posto.
Quindici minuti in cui nessuno dei due ha proferito parola.
Roboante silenzio.
"Nuova tecnica?" Ridacchia sommessamente. "Perché potrei stare qui a osservarti e affermare di aver speso al meglio i miei soldi."
Resto impassibile.
"È tornata la corrente alla fine. Ma sai cosa ho fatto? Ho spento tutte le luci, chiuso le palpebre e sono rimasto al buio."
Brividi percorrono la mia pelle al pensiero del messaggio. Mi costringo a restare immobile, ma il mio corpo se ne sbatte e prende a formicolare.
"Ti ho pensata tutto il tempo. Chissà se ha ascoltato il messaggio? Chissà se è sul divano o sotto le lenzuola? Chissà, chissà... chissà?"
Dannato. Sento le guance prendere fuoco.
"A letto. Solo con te impressa nella mia testa. Nella mia stanza, sotto le coperte insieme a te."
La salivazione mi tradisce, bastarda! Deglutisco piano, celo le reazioni che mi ha scatenato.
"Se vuoi, vado avanti?"
La pelle della poltroncina su cui è seduto, mi parla. Lo immagino proteso verso la scrivania.
La sua voce più vicina, una carezza.
Avvolta nel suo profumo, una coperta.
Mi sento toccata. Una mano fresca sul mio viso accaldato.
Letteralmente!
"Ma che..."
"Rieccoti." Sussurra a un palmo dal mio viso.
Confusa, mi volto verso la musica che neanche sa di produrre ogni volta che apre bocca.
"Devo concentrarmi su di te, per non vedere lui nel mio riflesso." Si ferma. "Signor Meiser." Sibila tra i denti.
Si allontana, il calore che fino ad un attimo prima mi circondava, eclissato.
"Il Signor Meiser, il tuo riflesso..." Sono sulla cima del suo mondo oscuro.
"Mio... Mio padre."
Un tonfo.
Lo sento prendere grandi boccate d'aria. L'ossigeno che ci circonda sembra non bastare per entrambi.
Mi alzo quando sento un singhiozzo strozzato ai miei piedi.
Lo cerco. I miei polpastrelli raggiungono seta. Due braccia mi avvolgono all'altezza delle ginocchia.
"Dammi solo un attimo. Me ne basta uno soltanto." Ansima a corto di fiato. "Lascia che ti tenga stretta, che mi ancori a te. Non dire nulla." Fiacco, affaticato.
Siamo arrivati al punto di svolta, non si torna più indietro.
"Sei stato bravo." Lo consolo.
"Come fai a tirare fuori il meglio e il peggio di me?" Si sta calmando.
"Se per peggio intendi le tue continue allusioni..."
Ride divertito. Una risata velata dalla stanchezza.
"Abbiamo appena scoperchiato il vaso. La prossima volta partiremo da qui. Se decidi di proseguire ancora di oggi... Ti avverto: non penso di avere la forza per trascinarti, di peso, fuori dallo Studio quando avremo finito."
"Ne va della mia reputazione. Sono d'accordo. Per oggi, cara la mia psicologa, preferisco fermarmi qui."
Spengo la registrazione.
"Quando le ascolti?"
"Nei momenti liberi, tra un paziente e l'altro, nelle ore buche." Dire o non dire. "A essere sincera, le tue non le ho mai riascoltate."
"Posso immaginare perché."
Scuoto la testa, nego l'evidenza.
"Non ne ho bisogno." Mi tocco la tempia. "Sono tutte qui dentro."
"Chissà se un giorno..." Non prosegue lasciando cadere l'argomento. "Hai altri clienti?"
"No, chiudo e vado a casa."
"Come sta, Angel? La mano migliora?"
"Sta bene. Stasera dorme da una sua amica con la figlia di Alex, hanno programmato un pigiama party. Cresce troppo in fretta... La tua mano?" Cambio discorso.
"Lunedì mi tolgono i punti."
"Non ti ho neanche chiesto come hai fatto a farti male."
"Ho dato un pugno allo specchio."
Il riflesso, il suo fantasma.
Tentenno. Cerco la sua mano e trovo quella ferita avvolta nelle bende. Non dico nulla, il nostro contatto vale più di mille parole.
"Ti segno alla stessa ora per la prossima settimana?"
"Certo. Vuoi un passaggio?"
"Stasera passa a prendermi Alex. Grazie comunque."
Lo sento annuire.
"A presto, Judy."
"Buon weekend, Jack."
Sbrigo le ultime faccende il più velocemente possibile per non far aspettare la mia amica. Chiudo tutto. Ombra è felice quanto me di tornare a casa; scodinzola allegra vicino alla mia gamba mentre usciamo.
"Judy! Ciao, Ombra!" La voce di Alex ci raggiunge.
"Sono partite le nostre ragazze?"
"Partite! Dire che erano elettrizzate, è poco. Angel mi ha detto che ti chiamerà più tardi..."
"Che cosa devi dirmi?"
La sua frase lasciata in sospeso non mi tranquillizza.
"Dustin mi vuole portare a cena stasera, visto che siamo soli soletti."
Per un attimo ho pensato... A cosa, non lo so neanche io.
"Ma è magnifico! Ti stai facendo dei problemi per me? Io mi arrangio, ordino qualcosa e mi ascolto un libro."
"Dovevamo passare la serata insieme."
"E lo faremo, ma un'altra volta."
"In realtà, avrei un degno sostituto!"
Aggrotto la fronte.
"Da qui penso di potermela cavare da solo, Alex."
Jack!
"Non voglio passare da maleducata, ma il fatto che tu sia qui fuori, appostato... è alquanto inquietante!"
La sua risata allegra è un balsamo contro la stanchezza. Non riesco a trattenere un sorriso.
"Se la signora è libera da impegni, la mia carrozza ci sta aspettando!"
"Frena, frena. Io non ho accettato! Devo portare a casa Ombra, ho bisogno di una doccia, ho un libro da finire..."
"Non vedo il problema: portiamo a casa la cucciola, ti assicuro che sei perfetta così come sei, anche senza doccia, e per quanto riguarda il libro... dovrai aspettare per sapere come va avanti."
"Judy, mi faresti sentire meno in colpa se accettassi!" Alex rincara la dose.
Soppeso la proposta.
Non dovrei. Eticamente scorretto.
Ma non sottraggo tempo a mia figlia.
Paziente e psicologa.
Una cena.
Uomo e donna.
Mi mancano certe attenzioni!
"E va bene."
Sento battere il cinque.
"Ma siete rimasti alle elementari?"
Ridacchiano divertiti.
Un abbraccio al profumo di iris. Alex mi sussurra qualcosa all'orecchio.
Annuisco e mi lascio guidare verso questa inaspettata serata.
"Dove mi stai portando?" Sono nervosa come una ragazzina al primo appuntamento.
"Sorpresa!"
"Sono cieca, Jack! Potresti portarmi nel più lussuoso dei locali o nella bettola più squallida di New York e"
"Dannazione!"
"Che succede?"
"Il locale ha fatto una sorpresa a me. È chiuso per ristrutturazione." Sento i suoi pensieri muoversi veloci nell'abitacolo dell'auto.
"Quanto sarebbe sconveniente se ordinassimo del cibo takeaway e lo mangiassimo da me? Abito a un isolato da qui."
Io e lui... a casa sua... soli!
Coraggiosa o codarda?
Mi butto o mi proteggo?
Una mano mi sfiora il volto catturando la mia attenzione.
"Giuro, mi comporterò bene."
Una parte di me vorrebbe che non lo facesse. Vorrei godermi questa serata come donna.
Niente genitore, psicologa, amica, confidente.
Voglio essere guardata come donna.
"Andiamo da te."
Spero di aver riposto la mia fiducia in buone mani.
Spero di non dovermene pentire domani mattina.
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