Parte 1
Il buio mi avvolge.
Sento il trillo della sveglia, colpevole della mia levataccia mattutina e mi costringo ad uscire dal letto.
Un mugolio, poi un tartufo umido mi tocca la mano. La poso sul pelo caldo e percorro quel muso amico per tutta la sua lunghezza.
"Buongiorno, Ombra!" Il mio palmo riceve una piccola dimostrazione d'affetto bagnata che fa sollevare le mie labbra in un sorriso sincero.
Conto i passi e accendo le luci, non noto alcuna differenza.
Prima porta, seconda. Busso leggermente e schiarisco la voce.
"Buongiorno, tesoro, è ora di alzarsi."
Trovo l'interruttore sul muro, un leggero click.
"Mamma, ma sei sicura che sia già ora?" La voce di mia figlia giunge alle mie orecchie ancora un po' impastata, a causa del sonno appena interrotto.
"La sveglia me lo ha confermato."
Sento piccoli passi furtivi che procedono verso il letto a una piazza.
"Ombra! Ho capito, adesso mi alzo!"
"Ti ha tolto la coperta?" Una risata.
Direi proprio di sì.
"Vado a preparare la colazione. Fila in bagno e vestiti, ti aspetto in cucina."
Seguo il muro. Svolto a destra appena raggiungo lo spigolo; un piede davanti all'altro, conto fino a dieci e arrivo al piano di lavoro.
I miei polpastrelli riconoscono le tazze, i cucchiaini, trovano la biscottiera.
Mi giro, tocco la penisola e appoggio l'occorrente.
La mia vita quotidiana si riassume in numeri di passi da compiere, nelle impronte delle mie mani impresse sulle pareti, in gesti divenuti ripetitivi.
Tanto da poterli compiere ad occhi chiusi.
Zampe e piedi scalzi mi raggiungono.
"Prendi il latte dal frigo, per favore?"
L'anta si apre, un tintinnio ed è nuovamente chiusa. Ombra mi strofina la gamba con una zampa.
"Hai finito le crocchette?" Uggiolio in risposta.
"Ci penso io, Mamma. Vieni, cucciola, ti cambio anche l'acqua."
"Grazie."
Trovo posto su uno sgabello e mi accomodo. Mobilio scostato di fronte a me, liquido che viene versato nelle porcellane.
"Hai fatto tutti i compiti?"
"Sì, mi sono portata avanti anche con lo studio per la settimana prossima. Posso andare da Caterina alla fine delle lezioni? Zia Alex mi ha detto che mi riporta a casa verso le sette."
"Mi ha telefonato ieri sera e ci siamo accordate. In realtà ci ha invitato anche per cena. Appena esco dallo Studio vi raggiungo."
Un battito di mani felici.
Lasciamo la cucina in disordine; ci penserà Dana, la nostra donna di servizio, a rimettere tutto a posto.
Esco dal mio bagno in camera, mi dirigo, quasi a passo sicuro, dove so di aver riposto i vestiti scelti con cura la sera precedente e mi agghindo per un'altra giornata di lavoro.
"Sono pronta, hai bisogno?"
"Mi metto la giacca, le scarpe e possiamo andare."
"Gli occhiali, Mamma."
Raggiungo il comodino, li trovo e li indosso.
Mi dirigo verso l'ingresso, scivolando ancora lungo il muro.
Accarezzo tessuti lisci al tatto, soprabiti di nylon, impermeabili di pelle, fino a riconoscere la trama spessa del mio cappottino di lana.
Mi abbasso leggermente, afferro la borsa. Il cellulare in tasca, nell'altra le chiavi e l'antifurto; per ultimo prendo il mio "navigatore" e sono pronta.
"Ombra! Vieni, cucciolona, è ora di uscire!"
L'aria fuori é fresca, non sento odore di pioggia.
Percorro il vialetto, un ticchettio a destra poi uno a sinistra e proseguo per la mia strada.
Supero il cancelletto; il rumore di ferro che sbatte mi avvisa che Angel lo ha chiuso alle mie spalle.
L'inverno pungente ci sfiora la pelle, mentre avanziamo sicure sul marciapiede verso la pensilina.
"Mamma... siamo una bella squadra, vero?"
"La migliore!"
La labrador abbaia e noi ridiamo di gusto.
Da quando siamo rimaste solo in due, Angel cerca rassicurazioni continue.
Da quando ho avuto l'incidente, Angel ne vuole il doppio.
Ombra é stata una necessità e una benedizione per entrambe. Chi non crede nella pet therapy, dovrebbe passare mezza giornata con la sottoscritta e vediamo se non cambia idea.
"Judy! Angel!"
Mi fermo e mi volto verso la voce che riconoscerei in mezzo a mille.
"Zia Alex, Cate!"
Rumore di passi in avvicinamento, aspetto che siano vicine e le saluto.
Le bambine davanti a noi. Io, Ombra e la mia migliore amica subito dietro.
"Tutto confermato per stasera?"
"Certo. Ho un po' di lavoro da sbrigare a casa; se non riesco a mettermi in tempo ai fornelli, prenoto delle pizze. Dustin arriverà solo per cena, ha un incontro di lavoro a Philadelphia."
Alex e Dustin, la mia migliore amica e suo marito, siamo praticamente una famiglia allargata. Angel e Caterina sono cresciute come se fossero cugine, ma che dico, sorelle. Hanno solo due mesi di differenza.
"Tra poco é il compleanno di Angel." Constato ad alta voce.
"Mancano un paio di settimane. Caterina mi ha già fatto prendere il regalo. Aveva paura che i negozi esaurissero le scorte." Termina con una risata quasi trattenuta, per non farsi sentire dalle signorinelle.
"Ti va bene se ne riparliamo a cena, lontane da orecchie lunghe?" Penso abbia annuito, ma non ne sono sicura.
"Sì, certo." Si affretta ad aggiungere, ricordando la mia situazione.
"Mamma, c'è il pullman." Mi chino leggermente e le sue labbra mi lasciano un bacio sulla guancia.
"Fate le brave. Ci vediamo stasera."
Il mezzo riparte, portandosi via la mia parte migliore.
"Aspetti il sette? Se vuoi ti accompagno io?"
"Prenderò in considerazione la tua proposta quando inizierà a piovere."
"Hai sentito, Ombra? Quando farà brutto andremo in macchina tutti insieme. Penso abbia capito, non smette più di scodinzolare."
Sorrido di riflesso; la nostra Labrador ha un'intelligenza che va oltre ogni più rosea aspettativa.
"Sta arrivando." Lei non lo vede nemmeno, ma io percepisco il leggero cigolio.
"Ah! Sì, eccolo. È laggiù! Ma come fai?"
"Sono Daredevils in versione gonnella, quante volte te lo devo ripetere!?"
Uno sbuffo e il pulmino si ferma.
"Ci sentiamo dopo. Judy, se hai bisogna fammi uno squillo."
Un piccolo cenno di assenso e mi dirigo verso il mio mezzo di trasporto. Ombra mi indica piano la strada, il mio navigatore mi fa percepire le distanze e le profondità che devo affrontare.
"Judy, Ombra, buongiorno!" Il conducente ci saluta appena varcata la porta a soffietto.
"Ciao, Jim."
Mi accomodo appena trovo uno spazio libero. Tempo dieci minuti e la mia cagnolona mi tocca con il muso la gamba.
"Siamo arrivate?" Un altro piccolo tocco.
Cerco il campanello, prenoto la mia fermata. Appena siamo a destinazione, Ombra mi accompagna verso l'uscita ed eccoci di nuovo per strada, precisamente a due edifici dal mio Studio. Conto trenta e mi giro a sinistra. Cerco il mancorrente, quattro scalini, chiavi nella toppa e sono dentro.
Mettiamoci a lavorare.
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