Chapter 36.
Nash si alzò dalla sedia e annuì.
Senza guardarlo uscii dalla presidenza e mi avviai verso il giardino. Mi fermai sotto una quercia.
<< Mi dispiace Light, non hai idea di quanto mi dispiaccia, ma lui continuava a dire che ti ama e io ho perso la testa. >> iniziò a scusarsi.
Lo zittii con un gesto della mano.
<< Quando? >> gli chiesi.
Lui mi guardò per un momento negli occhi.
<< Da sempre. >> rispose capendo.
Lo guardai riconoscendo il rimorso nei suoi occhi e la preoccupazione nei gesti, si stava torturando le dita e mordicchiando la lingua, un vizio che aveva da quando era bambino.
Mi resi conto che dovevo allontanarmi da lui, lasciare che mi dimenticasse e che riuscisse a trovare qualcuno capace di amarlo come io non avrei mai potuto fare.
<< Dimenticami. >> pronunciai con voce sorprendentemente ferma. Sentii quella parola bruciarmi sulla pelle.
<< Non potrei dimenticarti neanche se volessi. >> ribatté.
<< E vorresti? >> se l'avesse voluto, sarei sparita per sempre dalla sua vita, avrei trovato il modo di cancellare il nostro ricordo, di iniziare da zero.
<< Certe volte sì. Perché so che non mi amerai mai, neanche se aspettassi per anni. Spesso penso che dimenticarti sarebbe l'unico modo per andare avanti, ma poi ritorno in me stesso e penso a che vita orribile avrei senza di te. >> rispose cercando di non incrociare i miei occhi.
In quel momento, come se fossimo in un film, iniziò a piovere.
Lui continuò a non guardarmi e io sentii la solita fitta al petto, quella che sentivo ogni volta che qualcuno di importante se ne stava andando. Era diventata insopportabile.
Lo abbracciai più forte che potevo.
Volevo che quel gesto urlasse tutte le cose che tenevo dentro, le mie scuse e il ricordo di noi da bambini.
Nash ricambiò l'abbraccio facendo calmare il dolore. Ci sarebbe stato, anche se qualcosa ci avesse divisi, lui sarebbe stato sempre lì, come lo sarei stata io per lui.
Ci staccammo rendendoci conto di essere completamente zuppi per colpa della pioggia. Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere.
Rientrai a scuola sentendo il suono della campanella. La giornata era finita.
Mi diressi verso il mio armadietto per recuperare la mia borsa. Cercai di evitare il più possibile gente che conoscevo, volevo correre a casa e rinchiudermi nella mia stanza.
Ormai avevo preso una decisione. Me ne sarei andata da quella città per un po' di tempo, dovevo staccare, isolarmi da tutti per pensare a come fare per ricominciare da capo.
Quando arrivai a pochi metri dal mio armadietto vidi Cameron ad aspettarmi. Battei immediatamente la ritirata.
Feci per svoltare in un' altro corridoio ma mi sentii tirare dal polso. Riconobbi subito il tocco del ragazzo che nonostante tutto non potevo smettere di amare.
<< Ti prego, dobbiamo parlare. >> mi pregò. Vidi nei suoi occhi come una scintilla nel momento in cui spostai il mio sguardo dal polso al suo viso.
Annuii.
Mi portò nello sgabuzzino dei bidelli al primo piano.
Il ricordo del primo giorno di scuola, quando gli avevo fatto da guida, mi fece spuntare un sorriso che cercai di cacciare non appena la porta si richiuse alle nostre spalle.
Lo stanzino era abbastanza grande per entrambi.
Cameron tirò la cordicella che pendeva dal soffitto e così la luce della lampadina illuminò i nostri visi.
Rendendomi conto della vicinanza, mi allontanai il più possibile.
<< Ti ho vista prima, in giardino. >> iniziò.
<< Così adesso stai con lui? Avresti almeno potuto aspettare di parlarmi. >>
<< Aspettare di parlarti? E a che scopo? Per sentirti raccontare quello che ho già visto con i miei occhi? E per tua informazione, non sto con lui anche se forse sarebbe meglio che stare con te. >> urlai. Appena finii l'ultima frase me ne pentii subito. Avevo esagerato, ne ero consapevole, ma non me lo sarei mai rimangiata.
<< Meglio di stare con me? Davvero? E tutte le volte in cui mi dicevi 'ti amo'? Sono sparite? É impossibile che tu mi abbia già dimenticato. >>
Quelle parole mi fecero infuriare ancora di più, perché sapevo che erano vere.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
<< Tu sei solo uno stupido egoista e io...io...ti odio. >> dissi puntandogli il dito contro e sbattendoglielo con violenza sul petto. Mi guardò.
<< Mi odi? >> chiese senza far trasparire nessuna emozione dalla voce.
<< Con tutto ciò che rimane di me stessa. >> risposi in un sospiro cadendo a terra con la vista ormai offuscata dalle lacrime.
<< Ti prego sparisci. E non intendo da questa stanza o da questa città. Intendo, sparisci dalla mia vita. Vattene da me. Sono stufa di, di tutto questo. >> urlai piangendo.
Continuò a guardarmi, con quella calma tipica di chi aveva una tempesta dentro.
Sarei dovuta essere io il suo calmante, l'antidoto contro il veleno dei suoi demoni, ma alla fine non avevo fatto altro che farmi male.
Non avevo fatto altro che farmi male.
<< Non posso. >> disse sedendosi accanto a me.
<< Cosa? >> chiesi guardandolo con la coda dell' occhio.
<< Non posso andare via da te, tu sei la mia casa. >> continuò.
Chiusi gli occhi e ripensai al suo sorriso, alle sue labbra sulle mie, a come mi sentivo tra le sue braccia, alla luce che si accendeva dentro di me ogni volta che lo sentivo vicino, ma poi ritornarono le immagini di quello che aveva fatto e per la seconda volta mi sentii cadere nel vuoto.
<< Avevi tu la chiave del mio cuore. Tu eri la mia casa. Ma hai deciso che non ero abbastanza per te. >> feci cadere le ultime lacrime e con la voce rotta dal pianto, mi alzai. Mi avvicinai verso la porta senza dire una parola e prima di richiuderla alle mie spalle diedi un breve sguardo al ragazzo che amavo.
Lo guardai mentre, seduto per terra, con una mano si torturava i capelli e nell'altra rigirava un bracciale che non mi ricordavo avesse mai indossato.
In quel momento, sentii il cuore perdere un battito.
Mentre sbirciavo nella stanza mi resi conto che avrei dovuto ricominciare da capo, senza di lui, e sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.
Un vuoto si fece spazio nel mio petto e mi sentii come se fossi stata di vetro e qualcuno mi avesse appena frantumata.
Mi sarei dovuta ricostruire da sola, coccio dopo coccio, perché l'unica persona che avrebbe potuto ricostruirmi, mi aveva distrutta.
N/A= Hello #perfects! Come va? Spero bene.
So....
Questo tecinicamente é l'ultimo capitolo.
DAN DAN DAAAAAAAN
Già.
Calmate gli istinti omicidi nei miei confronti.
Domanda da un milione di dollari:
SEQUEL?
Calcolate che manca l'epilogo che sarà più o meno la metà di un capitolo.
Se volete il sequel ditemelooooo.
10.2K. Io non ho parole.
Oscillo dal piangere dalla gioia all'andarmi a nascondere sotto il letto perché più sono le views, più persone giudicano il mio lavoro. ANSIA.
Altra cosina:
Visto che sono una brava persona che mantiene sempre le promesse...
*Pfff*
"Zitta tu. "
Cerchiamo di mandare in tendenza l'#TeamForEverAlone di hydrogen-cass !!!!!
Allora vi lascio i miei social....seguitemi perché sono una brava persona.
Twitter: _MartySmith02_ (sono abbastanza attiva)
WeHeartIt: maddysmithd
Pinterest: Dreamerofdreams
Non sono tutti ma per ora vanno bene questi.
Chi mi segue su Twitter é una brava persona.
Detto questo, Ave atque vale, Nephilim e alla prossima!
P. S= per le 10K vi va di fare un #AskDreamer ?
Se sì, lasciatemi le vostre innumerevoli (me ne aspetto tante) domande nei commenti o in chat privata!
Fate domande sulla storia o su di me, l'importante é che non entrino troppo nel personale.
-MARTYXOXOXO
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