Chapter 35.
Era tutto un casino. La mia vita si era trasformata in un enorme buco nero che mano a mano mi stava risucchiando dall'interno.
Non avevo più Cameron, non avevo più Nash. Almeno avevo Gwen, lei non se ne sarebbe mai andata, mai.
<< E' assurdo. >> iniziò il discorso la mia migliore amica.
<< Ricapitolando: Dallas entra in bagno per, per tu sai cosa e Nash mentre cerca di tirarti su di morale ti bacia. >>
Annuii.
<< Era ora. >> sbuffò.
<< Cosa? >> chiesi.
<< Nash è innamorato di te da anni, Marty, da davvero tantissimo tempo, ma ha sempre avuto paura di dirtelo. >> rispose con voce ferma.
<< Frena. Mi stai dicendo che tu lo sapevi? >> chiesi a mia volta con tono arrabbiato.
<< Penso che anche tu sotto sotto lo sapessi. Solo che non volevi accettarlo. Senti, io so che tu non lo ami, ed è una cosa inevitabile, ma lui credo che non smetterà mai di farlo. Perciò parlagli okay? Rimane ancora il tuo migliore amico. >> rispose addolcendosi.
<< E' difficile, Gwen. Sento che dicendogli le cose come stanno non farò altro che ferirlo e non posso accettarlo, ma io non lo amo. Sono innamorata di Cameron, capisci? >>
<< Nella vita non si può sopravvivere senza qualche ferita. >>
<< E ora su, hai da chiarire un paio di cosucce. >> aggiunse battendo le mani sulla scrivania dall'altra parte della cornetta.
<< Lo farò domani, Gwen. E' l'una del mattino. >> mi giustificai sorridendo per il gesto.
<< Qualcosa mi dice che nessuno dei due starà dormendo. >> rispose lei.
<< Ma forse hai ragione. Devo essere psicologicamente pronta a consolarti e ora l'unica cosa che vorrei fare è mangiare dei pop corns e dormire. >> aggiunse emettendo un verso simile a uno sbadiglio.
<< Buona notte, migliore amica. >> dissi.
<< Buona notte. >> mi salutò chiudendo la chiamata.
"Perché non si può avere qualcosa in modo più semplice? Perché non possiamo vivere e basta, senza preoccupazioni? Perché?"
*Perché non sarebbe vita.*
Indossai il mio maglione e scesi in salotto.
<< Aspetta. Tu sei mia figlia e sono le sette e mezza. Tu sei mia figlia e non stai uscendo di casa. Okay, tu non sei mia figlia. >> disse mia mamma avvicinandosi.
<< Non ci riesco, mamma. >> risposi lasciandomi cadere poco delicatamente sul divano.
<< Marty, ti conosco, e ho già avuto modo di constatare il fatto che non c'è nulla che tu non sia in grado di fare. >> rispose mia madre sedendosi accanto a me.
<< Non questo. Posso risolvere un problema di fisica applicata ma non questo mamma. >>
<< Ho capito, sono problemi di cuore? >> chiese conferma guardandomi.
Tacqui.
<< Lo prendo come un sì. >> confermò.
<< Non voglio sapere di quali problemi si tratta, anche perché non me lo diresti mai, ma se è amore non può essere facile, tesoro. E' come una competizione, si vince e si perde, ma alla fine si rimane sempre con qualcosa. Devi cercare di andare avanti, di farti coraggio, perché per ogni perdita ci dovrà pur essere una vittoria, va bene? E per quanto riguarda Nash, parlaci. Capirà. >>
<< Cosa? Come fai a sapere di Nash? >> chiesi sbalordita.
<< Sono tua madre. >> rispose lei tirandomi su.
Mi resi conto che aveva ragione. Dovevo uscire di casa e far finta che Cameron non mi avesse ferita. Ci avrei provato.
<< Okay. Sai cosa? Hai ragione. Ora andrò a scuola e mi dimostrerò immune a tutto. >> dissi alzandomi dal divano per prendere lo zaino.
<< E anche questa è andata. >> sussurrò sollevata lei.
Entrai a scuola rendendomi conto dell'errore madornale che stavo facendo.
Mi trascinai al mio armadietto cercando di evitare gli sguardi curiosi degli altri.
*Oh andiamo, non ho mica un pinguino sulle spalle!*
<< Eccola la mia coraggiosa. Come va? >> chiese Gwen abbracciandomi.
<< Uno schifo. Tu? >> chiesi a mia volta.
<< Come sempre. >> rispose.
Chiusi l'armadietto e iniziai ad avviarmi verso la classe.
<< Senti io ora ho Chimica ci vediamo dopo, okay? >> mi avvisò Gwen.
<< Okay, a dopo allora. >> la salutai.
Gwen's pov
Mi girai dall'altra parte lasciando Marty andare nella sua classe.
Glielo si leggeva negli occhi che non era pronta ad affrontare il discorso con Cameron. Le era già successo di essere tradita, e per questo sapevo come si sentiva dentro.
Appena mi voltai vidi Cameron con lo sguardo fisso su qualcosa alle mie spalle, o meglio, qualcuno.
*Oh no no no.*
<< Cameron Alexander Dallas, prova anche solo ad avvicinarti a lei e giuro che ti soffoco nel sonno. >> lo avvisai puntandogli un dito contro.
<< Ti prego Gwen, fammi spiegare. >> cercò di scusarsi.
<< No Cameron. Sarà lei a venire da te a chiedere spiegazioni. Sei un idiota. >> replicai guardandolo con disprezzo.
<< Gwen, ti giuro che non è come sembra, davvero. >> continuò lui prendendomi la mano.
<< Allora forse qui abbiamo un paio di cosine da chiarire: a) prova ancora a toccare me o la mia migliore amica e ti prometto che non potrai più toccare nessun altro e b) sai come mi sembra invece? A me sembra palese. Eri appartato in bagno con Charlotte, che poi andiamo amico, con Charlotte? Darebbe più soddisfazione baciare una pesca. Non c'è nulla da spiegare tranne che la tua demenza. >> sentenziai prima di sorpassarlo.
<< Gwenny almeno tu, per favore. >> mi pregò prendendomi dal braccio.
Mi girai di nuovo verso di lui.
<< Cam, senti, capisco che tu sia pentito del gesto che hai fatto e che probabilmente eri ubriaco mentre lo facevi, ma lei ha sofferto già abbastanza. E' come se stessimo per ricominciare tutto da capo. Se le vuoi davvero bene allora lasciala andare, ti prego. >>
<< Gwen, io non le voglio bene. >> disse fissando gli occhi nei miei.
<< Io la amo. >> aggiunse senza far vacillare lo sguardo.
Annuii.
<< E lei ama te, ma forse è meglio se state lontani per un po'. >> terminai mettendogli una mano sulla spalla vedendolo completamente afflitto. Sembrava come se gli avessero tirato un pugno nello stomaco.
<< Sono disposto a non parlarle più se questo può farla stare bene, ma lei deve sapere come sono andate davvero le cose Gwen, merita di sapere. >> disse.
<< Dalle un po' di tempo, Cam. Verrà lei da te. >> conclusi andando via.
Entrai in aula e pensai all'enorme buco nero che si stava per formare. Ne saremmo stati tutti risucchiati, me lo sentivo.
Marty's pov
"L'errore assoluto è una stima dell'errore massimo che accompagna la misura ed è uguale alla semidifferenza tra il valore massimo e il valore minimo delle misure."
*Dovresti parlare con Cameron.*
"L'errore relativo viene usato come rapporto tra l'errore assoluto e la misura attendibile."
*Smettila di pensare alla Fisica e pensa a te stessa. Lo so che sembra tutto come la prima volta e che hai paura di farti ancora più male, ma devi farlo. Sei forte, lo sappiamo entrambe, quindi adesso tu uscirai da quest'aula e andrai da lui.*
"Scordatelo. Io rimarrò esattamente dove sono. Dopo parleremo."
*Fai come vuoi.*
Il suono della campanella rimbombò nell'aula.
"Accidenti, ho perso l'ultima parte."
*Sarà stato qualcosa sugli errori. Visto, anche la Fisica dice che qualsiasi misura è sempre accompagnata da un errore.*
Uscii dalla classe aspettandomi Cameron sulla porta ad aspettarmi.
Ma lui non c'era.
Sentii una fitta al petto, come se qualcuno si fosse impossessato del mio corpo con una bambolina vodoo e la stesse sbattendo contro al muro.
Poi arrivò il senso di vuoto che sentivo quando lui non c'era, come se stessi affogando, anche se da allora sarebbe stato amplificato, perché lui non ci sarebbe stato davvero, non per una notte o per qualche ora, ma per sempre.
Mi incamminai verso la lezione successiva ma venni fermata da una donna con indosso un tailleur beige.
<< Lei è la signorina Smith? >> mi chiese squadrandomi.
<< Emh, sì. Perché? >> chiesi delle spiegazioni.
<< Deve venire con me dalla preside. E non credo che sarà piacevole. >> mi informò.
Annuii seguendola.
Entrai in presidenza e sulla sedia vidi le due persone che più avrei voluto evitare quel giorno.
Cameron e Nash erano seduti a fissarmi con entrambi un livido sui rispettivi zigomi.
<< Spero per voi che quei lividi non ve li siate fatti per qualcosa in cui c'entro io, perché potrei procurarvene altri. >> sentenziai con tutto il coraggio che riuscii a raccattare prima di entrare nell'ufficio della preside che mi fece accomodare sulla solita poltrona.
<< Martina, io non so più cosa fare con te. Hai intenzione di far scatenare altre risse tra i tuoi pretendenti? >> chiese la preside scuotendo la testa in segno di disappunto.
<< Cosa? Una rissa? Cioè, lei mi sta dicendo che quei due hanno scatenato una rissa? >> chiesi io a mia volta indicando la porta chiusa alle mie spalle.
Lei annuì.
<< Non ci posso credere. >> dissi lasciandomi cadere completamente sulla poltrona.
<< Mi dispiace tanto, io non so...>> iniziai.
<< No, tesoro, non scusarti. Può capitare di avere il cuore diviso tra due fazioni. Davvero sai? >> cercò di consolarmi.
*Questa donna mi inquieta ogni giorno maggiormente.*
<< E cosa dovrei fare? Io davvero non lo so. >> chiesi aiuto. Non avevo nulla da perdere no?
<< Ti va di parlarne? >> chiese guardandomi.
Rimasi per qualche secondo a rifletterci, ma poi mi dissi che forse parlarne con qualcuno che non apparteneva in modo diretto al discorso mi avrebbe aiutato.
Così mi ritrovai a raccontare i miei problemi sentimentali alla preside. E mi aiutò farlo.
<<... Perciò sì, devi parlare a entrambi e chiudere definitivamente questa storia se vuoi andare avanti. >> concluse.
<< Grazie mille, lo farò. >> la ringraziai uscendo dall'ufficio.
Appena richiusa la porta dietro di me sentii due paia di occhi bruciare sulle mie spalle.
Feci un respiro profondo e mi voltai.
<< Nash, dobbiamo parlare. >>
N/A= Hello #perfects! Come va? Spero bene.
Io sto così così ma questo non importa.
Manca poco alla fine.....
Stento a crederci e mi viene quasi da piangere se ci penso.
Spero questo capitolo breve vi sia piaciuto e se é così lasciate una stellina o un commento per farmelo sapere.
Ripeto: visto che alcune di voi me l'hanno chiesto, volete entrare in un gruppo whatsapp della storia? Se sì contattatemi in chat privata per favore.
Detto questo, Ave atque vale, Nephilim e alla prossima.
Grazie di tutto {♡}.
-MARTYXOXOXO
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