Chapter 30.
Canzoni per il capitolo:
Say something- A Great Big World
In my veins- Andrew Belle
Fu come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto.
Mi mancò il respiro mentre correvo nella sua direzione.
Sembrava allontanarsi a ogni passo, come un miraggio.
Arrivai in tempo per evitare che cadesse.
<< No. No. No. No. >> continuai a ripetere mentre le lacrime iniziarono a solcarmi il viso.
<< Gwen...>> sussurrai.
<< Gwen non te ne andare. Gwen resta con me. >> la tenni stretta tra le mie braccia mentre le lacrime le bagnavano il viso.
Lei mi guardava, senza dire niente.
Guardava soltanto. Come se volesse imprimere la mia immagine nelle sue iridi.
<< M...Marty. >> sussurrò.
<< Shhh, non parlare, ti prego non dire niente. >>
<< Mi dispiace. >> disse.
<< No Gwen, Gwen non devi dispiacerti di nulla. Ti prego rimani sveglia. >> risposi.
<< Non..non ci riesco. Sono così stanca. >> rispose lei piano.
Le guardai la ferita sul fianco.
Perdeva molto sangue, cercai di fermarlo prima con le mani e poi mi strappai un pezzo di maglietta e lo passai sopra la ferita per assorbirlo.
La stoffa divenne presto scarlatta.
<< Hey, credo che dormiró. >> le sentii dire.
<< No Gwenny, guardami. >> sapevo che se si fosse addormentata non avrebbe più avuto un risveglio.
<< Respira Gwendolyn, respira. >> le dissi.
<< Dannazione Smith, il fatto che io abbia una pallottola nel fianco non ti dà l'autorità di chiamarmi con il mio nome di battesimo. >> mi rimproverò con la voce roca.
Rivedo ancora adesso i suoi occhi fissi nei miei, per quell'istante che mi sembrò l'infinito.
Alzai lo sguardo.
Cameron e Nash avevano immobilizzato Elizabeth che ci stava guardando con gli occhi sbarrati. Avevano chiamato la polizia e l'ambulanza, ora rimaneva solo che sperare.
<< Ti ricordi quella volta in cui in prima media siamo entrate di nascosto in camera di tua sorella e le abbiamo rubato il lucida labbra nuovo per andare alla festa di Cindy? >> le chiesi per tenerla cosciente.
<< E tu sei inciampata nello stendipanni facendolo cadere sulla scrivania e rovesciando la boccia di Mr.Pinky. Sei un'assassina di pesci rossi. >>
Me lo ricordavo.
<< Invece tu ti ricordi quando in prima superiore siamo rimaste chiuse nello spogliatoio dei maschi per due ore perché avevo perso la mia pallina porta fortuna? >> chiese sorridendo debolmente.
Annuii sorridendole.
La continuai a guardare lasciando che il silenzio dicesse tutto quello che avevo da dirle.
<< Perché l'hai fatto? >> le chiesi scoppiando di nuovo a piangere.
<< Perché il mondo ha bisogno di persone come te per non fare del tutto schifo. >> rispose sorridendo piano.
<< Non dovevi farlo Miller...>>
<< Sì invece. Marty preferirei morire all'istante che stare senza di te. Sei parte di me. E poi anche io volevo avere il mio momento da eroina. >> continuò guardandomi.
<< Gwen ma tu sei sempre stata un'eroina, almeno per me. Sei sempre stata capace di farmi ridere anche nei momenti peggiori, mi hai tenuta sulla retta via quando non facevo altro che sbandare, mi hai tenuta tra le braccia mentre piangevo. Sei lo scrigno che custodisce i miei sogni e i miei segreti. Non per forza bisogna avere dei super poteri per essere degli eroi. >> le dissi.
<< Semplicemente non mi sembrava abbastanza. >>
<< Gwen tu sei molto di più di quello che mi merito. Ho la migliore amica del mondo, e scusami se te lo dico poche volte, ma lo sai che sono piena di orgoglio, ti voglio bene. >> la strinsi di più a me fino a quando non sentimmo le sirene dell'ambulanza.
La polizia fece irruzione nella stanza e arrestò subito Elizabeth.
Subito dopo entrarono due infermieri con una barella. Misero sopra Gwen e la portarono fuori.
Cam, Nash e io uscimmo.
Il Sole mi impedì per qualche secondo di vedere ma poi tutto tornò a essere nitido.
Le volanti, l'ambulanza, il capannone, lo zuccherificio.
Tutti i suoni sembrarono improvvisamente ovattati.
Per me esisteva solo la mia migliore amica che stava sdraiata su di una barella all'interno di un mezzo che l'avrebbe portata all'ospedale.
Un infermiere si avvicinò al nostro gruppo.
<< C'è bisogno che qualcuno salga con lei. >> ci informò.
<< Vado io. Voi dovete tornare a casa. >> disse Nash.
<< No. Voglio andare io, devo andare io. >> esordì risvegliandomi.
<< Light non puoi, devi riposare. >> continuò lui incamminandosi.
<< Ho detto che vado io. >> conclusi stringendogli il braccio con una forza che non mi sarei mai sognata di avere.
<< É per colpa mia se Gwen rischia di morire, vado io. >>
Entrai in ambulanza e presi la mano della mia migliore amica.
<< Resisti Gwen. >>
<< Ti voglio bene anche io, Marty. >> le sentii dire prima che chiudesse gli occhi.
Era passata già una settimana dall'operazione di Gwen.
Ce l'aveva fatta. I dottori avevano detto che aveva resistito fino alla fine. L'avevo sempre saputo che la mia migliore amica era una guerriera.
Elizabeth era stata messa in una casa di cura per persone che soffrivano di attacchi schizzofrenici. Prima di essere trasferita lì aveva voluto incontrarmi, così andai a trovarla.
<< Come sta Gwen? >> mi chiese appena entrai nella sua stanza.
<< Bene, adesso è a casa con Taylor. E' diventato iper protettivo, non la fa uscire neanche in giardino. >> risposi.
<< Senti, credo di dovermi scusare. Sono stata ingiusta, solo quando ho visto la sofferenza nei tuoi occhi mentre tenevi stretta a te la tua migliore amica mi sono resa conto di quello che avevo fatto. Mi dispiace Marty. Lo so che è tardi ma ci tenevo affinché tu lo sapessi. Sono contenta che Cameron si sia innamorato di te perché così so che ti meriti il suo amore. Non hai idea di quanto male faccia dire queste cose. Ma cosa puoi farci? Farà sempre male sapere che non sei tu la causa del sorriso della persona che ami.>> disse.
<< Ti perdono. E mi dispiace per tuo fratello, e per Cameron e per ogni genere di male che ti ho causato ma di cui non mi sono mai accorta. >> le presi delicatamente la mano.
<< Grazie per avermi aperto gli occhi. >>
<< E' stato un piacere. >> conclusi.
Mi voltai verso la porta.
<< Ci si vede. >> sentii dire alle mie spalle.
<< Certo. >>
Mi arrivò un messaggio da Nash:
Dobbiamo parlare, ti aspetto al parco.
Lo raggiunsi nel luogo stabilito e lo trovai seduto su una panchina mentre guardava nel vuoto all'ombra di una vecchia quercia.
Mi avvicinai e vidi che tra le mani aveva una scatola di latta.
<< Hey! >> cercai di richiamare la sua attenzione.
<< Hey ciao. Siediti. >>
Mi sedetti accanto a lui e aspettai che parlasse.
<< Ho capito una cosa durante il periodo in cui non c'eri, o meglio, ho confermato una cosa a cui pensavo da tempo. >> iniziò a parlare.
<< Cioè? >> chiesi incuriosita.
<< In realtà non so se dirtela, sento che questo potrebbe cambiare tutto e io non posso accettare il fatto di rovinare un'amicizia come la nostra. >> rispose abbassando lo sguardo al suolo.
<< Okay, ora mi spaventi... >> dissi guardandolo e prendendogli le mani tra le mie.
Alzò lo sguardo per guardarmi. Gli sorrisi.
<< Così mi uccidi. >> disse sospirando e chiudendo gli occhi.
Li riaprì.
<< Hai presente quando in seconda elementare Will Finnigan ti spinse facendoti cadere in una pozzanghera? >> chiese voltandosi meglio dalla mia parte.
<< E come potrei dimenticarmelo? Indossavo i miei jeans preferiti che si rovinarono. Mi ricordo che tu mi porsi una mano, mi portasti alle altalene vicino allo scivolo e sparisti. Quando tornasti avevi un occhio nero che ti faceva sembrare un panda. >> raccontai ridacchiando.
<< Dopo averti lasciata alle altalene andai a cercare Will e gli tirai un pugno, solo che lui me ne diede due che mi stesero. >>
<< Vedi credo che tutto ebbe inizio con quei pugni. In quel momento mi resi conto che per te ne avrei ricevuti centinaia. >> continuò.
<< Nash, è una cosa molto dolce. Ma non capisco che cosa centri adesso. >>
<< Già, non l'hai mai capito, ma forse queste ti aiuteranno. >> disse alzandosi e porgendomi la scatoletta.
<< Cosa sono? >> chiesi aprendola.
<< Lettere, me le ha date la persona che mi ha aiutato a trovarti. Leggile, per favore, e capirai quello che intendo. >> rispose.
<< Lo farò. >> dissi.
Lo guardai allontanarsi nel sentiero che portava all'uscita del parco.
Lessi la prima lettera, quella di Jackson.
Era stato come fare un tuffo nel passato. Non facevo altro che pensare a quanto poteva essere stato male quel ragazzo senza la sua Olga, così decisi di leggere anche la seconda lettera.
Miami, 15 ottobre 1952
Caro Jackson,
Ho sperato tanto di ricevere una tua corrispondenza un giorno. Vorrei averti qui per rievocare dal vivo tutti i ricordi che hai citato nella tua lettera.
Mi manchi, e scusa se ho cercato di dirtelo con tutto il silenzio di cui sono capace, ma adesso sono qui, seduta in un caffè francese a osservare dalla vetrina le persone. Ogni volto mi sembra il tuo.
Qui la vita è migliore, non posso obbiettare, ma credere di poter vivere senza di te è stato uno degli sbagli più grandi della mia insulsa vita.
Nonostante ciò, sono contenta di aver dato il mio nuovo indirizzo solo a te, e ti prego di tenerlo segreto.
Ho trovato lavoro in un atelier di alta moda. La paga è buona e i clienti sono molto cordiali. Niente a che fare con il negozietto di zia Gertrude.
Ogni tanto penso a come sarebbe stata la mia vita se ci fossimo dichiarati prima, Jack io sarei rimasta. E so di essere stata una stupida, ma tu sei il mio migliore amico, non potevo permettermi di rovinare tutto per i miei sentimenti.
Mi dispiace averti fatto stare male, ma lì in Kansas mi sentivo come una qualche bestia chiusa in gabbia, pronta per lo spettacolo del circo.
Sono felice di sapere che Annie e Ally hanno trovato finalmente l'amore, così forse smetteranno di torturarti con le loro domande frivole sulla vita, troppo intente a pensare a badare ai loro mocciosi.
Ti ringrazio tantissimo, sapere che Elsa è nelle tue mani per me è un sollievo. Sarei rimasta se non avessi saputo che te ne saresti preso cura tu.
Mi manchi davvero tanto. Ogni sera mando un bacio alla Luna con la speranza che i suoi raggi lo facciano posare sulle tue labbra, che un tempo avrebbero potuto essere anche mie.
Non sai cosa darei per vederti ancora.
Spesso quando sono da sola fingo di parlarti. Dimmi amore, mi senti? Senti tutti i miei "ti amo" sussurrati alle magnolie sul mio balcone?
Che Dio mi perdoni. Sto dicendo tali fesserie.
Il fatto è che ogni notte sogno di averti tra le mie braccia e quando capisco che tu non ci sei scoppio a piangere fino a che le lacrime non bagnano il cuscino. Ma non preoccuparti: ormai ci sto facendo l'abitudine alla tristezza.
Potrò anche avere una bella vita qui, ma senza di te anche il Paradiso sembra una tortura.
Parlando di tristezza, ti prego non paragonarmi più a sorella Luna.
Non sono degna neanche della sua ombra. Lei è così colma di bellezza e mistero, io non sono niente a confronto. Mentre tu, tu sei come una limonata fresca in pieno agosto. Sei come la neve il giorno di Natale o una stella cadente la notte di San Lorenzo. Sono grata a chiunque lassù abbia deciso di darmi la possibilità di conoscerti e di amarti. Non esiste più grande privilegio.
Vorrei vederti, non sai quanto. Ma so che questo non è possibile.
Perciò rimarrò qui a sperare di incontrare ancora i tuoi occhi.
Per sempre tua,
Olga.
Finii di leggere la lettera e decisi di andare da Cameron. Da quando eravamo tornati alle nostre vite il nostro legame si era consolidato e ora eravamo sicuri dei nostri sentimenti. Ci amavamo e questo era l'importante.
N/A= Hello #perfects! Come va? Spero bene.
Questo capitolo non so perchè ma è uno dei miei preferiti. Spero vi piaccia.
Cosa ne pensate delle lettere?
Vi aspettavate questo atto di eroismo da parte di Gwen?
Fatemelo sapere nei commenti!
Detto questo, ave atque vale, Nephilim, e alla prossima.
P.S= grazie mille per tutte le views e i voti. Questa storia sta crescendo sempre di più e spero davvero di meritarmi tutto questo.
-MARTYXOXOXO
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