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Chapter 26.

Miami, 1 ottobre 1952

Cara Olga,

Mi dispiace non averti fatto avere mie notizie da quando sei scappata in Florida, ma non ho mai trovato il coraggio per farlo fino ad ora.
Da quando non ci sei più il cielo sembra essere ancora più grigio del solito qui in Kansas.
Vorrei averti ancora qui per poterti raccontare tutto quello che é successo dopo la tua partenza ma, ovviamente, questo é impossibile, perciò mi limiterò ad informarti via posta.

Annabeth e Allison hanno trovato dei nuovi pretendenti allo scorso Ballo di Primavera della parrocchia.
I due giovanotti devono essere davvero disperati per voler chiedere la mano di una delle mie sorelle, oppure il loro é semplicemente vero amore e sono solo io che non me ne accorgo.

Elsa, tua sorella minore, ha iniziato a farmi visita ogni giorno.
Dice che vuole imparare a suonare il piano, così la sto aiutando. Credo che diventerà una grande musicista, ha il ritmo tipico di un qualche jazzista a bordo di un battello di Chicago nelle vene. Farà strada, me lo sento.

Oliver e Melissa hanno deciso di confermare finalmente le nozze, era ora non credi?

I tuoi genitori credo stiano bene, almeno é quello che mi racconta Elsa, loro non escono quasi più tranne per andare alla messa domenicale.

Da quando te ne sei andata giù in paese é scoppiato uno scandalo, tutti si chiedevano dove tu fossi andata a finire.
C'è addirittura chi crede che tu sia morta, mentre altri sembrano pensare che sia normale sparire nel tempo di una notte. Roba da matti.

Se ti stai chiedendo come sto io, bhe, male.

Senza di te, amore mio, mi sento perso, sento un vuoto nel petto, come se tu te ne fossi andata portandoti via anche il mio cuore, forse dopotutto é così.

Ogni giorno penso a te, ai pomeriggi passati giù al fiume, la brezza estiva che ti scompigliava i capelli e la tua voce che mi raccontava dei sogni che avresti voluto realizzare.

Mi manca tutto questo.

Mi manca voler aspettare l'inizio dell'estate per darti appuntamento all'entrata del bosco per portarti a guardare la danza delle lucciole, mi manca osservarti di nascosto sotto il manto di stelle che facevano da cornice al plenilunio che tanto ti assomigliava, così triste e spettacolare.

Per quanto riguarda me, al Ballo non ci sono andato, non senza di te. Avevamo fatto dei progetti.

Tu avresti indossato quel vestito azzurro come i tuoi occhi che tanto amavo ed io avrei abbinato il cravattino che avrei chiesto in prestito a mio padre.
Avremmo sicuramente vinto il premio come "coppia più bella dell'anno".

Non riesco a smettere di pensare che forse tutto questo é colpa mia, che forse la tua partenza sia dovuta alla mia troppa urgenza di amarti. Avrei dovuto amarti un po' piú delicatamente, così non avresti seccato i tuoi petali come un fiore in fine settembre, e forse saresti ancora qui, tra le mie braccia. É così, vero Olga?

Mi dispiace così tanto, ma so che per te é meglio così.

É meglio saperti lontana e felice che averti vicina ma perennemente triste.

Spero che risponderai presto alle mie lettere.

Tuo per sempre,
Jackson.

P. S= il dolore all'occhio fa ancora male e spesso contagia anche la testa. Il dottore ha detto che si tratta solo dello sforzo a cui lo sottopongo leggendo " tutti quei romanzetti da sempliciotto".
Certe volte penso che debba aver vissuto proprio in un'altra epoca per usare questo linguaggio.

P. P. S= Ti amo.

Nash's pov

Tenevo la prima lettera tra le mani mentre con la testa ritornavo nella mia epoca.
Per un momento mi era sembrato di vivere in quel tempo.
Di avere tra le mani uno dei tesori più grandi, un tesoro senza prezzo.

Tra le mani avevo l'amore di una vita di persone che avevano deciso di viverlo nel momento sbagliato.

Mi sembró di respirare ogni parola.
Ogni punto.
Ogni curvatura di quelle lettere che tanto traspiravano i sospiri di chi vuole amarsi ma non può farlo.

Ero tentato, avrei voluto leggere la lettera successiva, quella di Olga, ma poi mi dissi di no, mi sembrava di tradire la promessa fatta alla vecchietta, cosí ripiegai la lettera e la rimisi al suo posto nella scatola di latta.

Chiusi gli occhi cercando di prendere sonno, domani avrei dovuto riprendere le ricerche.

Sentivo la mancanza di Light, avrei voluto rinchiuderla in una teca di vetro, come la rosa della Bella e la Bestia. Per me lei era la mia rosa, sarei potuto scomparire senza di lei.

Non riuscivo a dormire, nonostante tutti i miei sforzi. Così alla fine i pensieri ebbero la meglio e mi ritrovai a rimuginare sulle mie ricerche.

Nella testa continuava a ripetersi una frase che mi aveva detto Olga.

" Spesso ciò che cerchiamo si trova dietro di noi. "

In un attimo mi venne un colpo di genio.

"E se Light e Cameron fossero davvero qui dietro?"

Feci uno scatto felino e uscii di corsa da casa mia.

Ne ero sicuro ormai.
Ogni passo che facevo, ogni centimetro di strada che percorrevo, sentivo sempre di più di essere vicino alla soluzione del rompi capo.

Tutto sarebbe finito.
Tutto sarebbe tornato alla normalità.

Arrivai davanti ad un vecchio zuccherificio che si trovava all'estremità opposta del mio quartiere.

Porte e finestre erano barricate e l'odore acre di copertoni bruciati da qualche ragazzino impregnava l'aria.

Mi guardai intorno per cercare qualcosa con cui forzare la porta principale serrata da assi di legno vecchio.

Trovai un pezzo di metallo arrugginito. Tirai su il cappuccio grigio della mia felpa preferita ed iniziai a cercare di sfilare i chiodi che tenevano l'asse di legno attaccata ai cardini.

Al quarto tentativo, quando le mie mani erano coperte da schegge di legno saltate e la mia pazienza al limite, decisi di arrendermi ed afferrare un sasso per spaccare la finestra alla mia destra.

Presi una piccola rincorsa e scagliai il sasso verso la finestra che si frantumò.

Entrai tagliandomi la mano con l'unico pezzo di vetro rimasto attaccato.

L'unica fonte di luce era uno squarcio di raggio lunare che attraversava verticalmente la cupa entrata.

Il silenzio regnava.
Il tempo sembrava congelato.
Non un filo di vento muoveva i vecchi teloni di stoffa scadente adagiati sui macchinari ormai non più funzionanti.
Sembrava di essere circondati da una marea di fantasmi.

Camminai tra gli ammassi di polvere, schivando ogni tanto qualche gruppo di viti, o inciampando in delle lattine di birra vuote.

Stavo svoltando alla mia sinistra per uscire dal salone principale, quando sentii un tonfo improvviso.


N/A= Hello #perfects! Come state? Spero bene.

Okay, questo capitolo fa schifo, ne sono consapevole.

Ma avevo bisogno di scriverlo per ricollegarmi.

Spero che la storia vi stia piacendo!
Fatemelo sapere nei commenti.

Vi ringrazio tantissimo per le 6,88K views e per tutti i commenti.

Spero di riuscire a farvi appassionare a questo racconto.

Grazie ancora, spero di meritarmi tutto questo.

P. S= ormai sapete come funziona, se vi va lasciate una stellina, mi farebbe molto piacere.

P. P. S= ditemi che ne pensate della lettera per favore.
Vi voglio bene.




-MARTYXOXOXO

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