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Chapter 22.

Un suono assordante e continuo inizió a trapanarmi i timpani.

Con la mano cercai di spegnere la sveglia posata sul mio comó.
Tastai il comodino in cerca dell'apperecchio infernale con l'unico risultato di far cadere la torre di libri che stavo leggendo.

Stanca di quel rumore, mi alzai di malavoglia.

Scesi le scale per andare a fare colazione e quasi inciampai in un vaso che non ricordavo di aver mai visto lì, o forse ero solo io.

Mi sedetti a tavola ed iniziai a versarmi del caffè nella mia tazza speciale, che in realtà di così speciale non aveva nulla.

<< Ma buon giorno luce dei miei occhi! >> urló, letteralmente, mia madre.
<< Sì, buon giorno madre. >> ricambiai ad occhi chiusi mentre mi portavo la tazza alle labbra.

Finito di mangiare salii in camera mia e mi addentrai nel mio armadio. Presi una t-shirt nera ed un paio di jeans blu scuro per poi andare in bagno.

Solita routine. Faccia, denti, vestiti, make up.

Pronta per andare, infilai una giacca di pelle nera e presi il cellulare mentre mi infilavo lo zaino in spalla.

Un messaggio da Cam:

Ti aspetto fuori da casa tua, non fare tardi.

Scesi le scale saltando i gradini a due a due ed uscii sbattendo la porta.
Alla fine del vialetto Cameron mi aspettava appoggiato alla sua auto.
Appena mi vide sorrise e mi venne in contro.

<< Buon giorno, piccola. >> disse prendendomi lo zaino.
<< Buon giorno. >> replicai sorridendogli e baciandolo.
<< La giornata inizia bene. >> sospiró quando mi staccai dalle sue labbra.

Entrammo in macchina ed in un attimo arrivammo a scuola.

Ci unimmo ai nostri amici ed aspettammo il suono della campanella.

Ci addentrammo nella ragnatela di corridoi brulicanti di anime in pena per il lunedì sempre troppo fuori posto.

Entrai nella classe di Matematica avanzata, non senza aver fatto un respiro profondo prima, e mi sedetti al mio banco aspettando che l'insegnante iniziasse ad impartirci sfilze confusionarie di cifre e radici quadrate mentre tutto intorno a me sembrava giocare al Giro tondo con i miei pochi neuroni accessi a quell'ora del mattino.

<< Smith alla lavagna. >>
" Ti prego fa che sia solo uno sbaglio. Ti prego. "
<< Ho detto alla lavagna Smith. Ora. >> ordinò burbero il professore.
* Che modi. *
<< Ho capito, non c'è bisogno di far ribollire il sangue nelle vene. E ci faccia un piacere, si sistemi quel parrucchino perché provo imbarazzo per lei. >> mi feci scappare per non si sa quale strana ragione mistica.
" Sono morta. Ma morta morta. "
* Detesto darti ragione, ma sì, sei morta morta. *

Il docente diventò rosso in viso dalla rabbia. Sembrava che come nei cartoni animati gli stesse per uscire il fumo dalle orecchie.
<< In presidenza. Adesso. >> disse indicando la porta. Mi avvicinai all'uscita cercando di formulare delle scuse ma invano.
<< Anche per me dovrebbe aggiustare quello scoiattolo morto. >> sentii pronunciare da una voce familiare alle mie spalle mentre posavo la mano sulla maniglia.
Mi girai incredula per assistere alla scena.

Un esemplare di Cameron poggiato con disinvoltura sulla sedia guardava con scherno il professore.

" Non può averlo fatto. "
<< Dallas, in presidenza. >>
* Dannazione, l'ha fatto. *

Cameron camminò impettito verso di me e mi aprì la porta accennando ad una reverenza.

Appena usciti fuori dalla classe scoppiammo in una risata complice che rimbalzò tra le mura della scuola.

<< Tu sei completamente pazzo... >> dissi rendendomi realmente conto della situazione.
<< Hey, stiamo insieme no? 'L'inseparabile duo',  nel bene e nel male, nei guai e nei pericoli, io ci sarò per te anche quando tu non ci sarai per me. >> rispose alzando le spalle mentre ci incamminavamo verso la presidenza.
<< Cosa ti fa pensare che non sarai tu quello a stancarsi prima di me? >> chiesi sorridendo per le sue parole.
<< É come dire a qualcuno se si stancherà mai dell'ossigeno. É una domanda senza senso fatta da una persona che quando non sa cosa dire sforna monologhi senza senso. >> rispose mostrandomi uno dei suoi migliori sorrisi, di quelli che mi facevano perdere il fiato ogni volta, come solo pochi sapevano fare.
<< Io non 'sforno monologhi senza senso'! >> esclamai incrociando le braccia.
<< Si che lo fai. Com'era? 'Ti piacciono i kiwi?' >> ribatté imitando in un modo pessimo la mia voce.
<< Beh ero arrabbiata e imbarazzata e nervosa e... >>
<< Amo quando fai così. >> mi interruppe posando le sue mani sui miei fianchi.
<< Così come? >> chiesi non capendo.
<< Quando cerchi di trovare una scusa a tutto. Quando neghi senza sosta. Quando pensi di essere capace di riuscire a nascondere quelli che pensi essere i tuoi difetti anche quando in realtà sono i tuoi pregi. Quando ti mostri senza corazza, anche se purtroppo succede troppo poco spesso. >> rispose dandomi un bacio sulla fronte.
<< Grazie Cam. >> sussurrai.
<< Prego bambolina. >>
<< Non ti toglierai mai questo vizio vero? >> chiesi ad alta voce esasperata.
<< Ovviamente no. >> rispose con tono ovvio.
Alzai gli occhi al cielo e ripresi a camminare.

Arrivammo nell'ufficio della preside che ci fece accomodare sulle vecchie poltroncine di pelle nera.
Rimanemmo ad attendere un verdetto fermi e in silenzio sotto lo sguardo attento e apatico della donna che sedeva austera davanti a noi.

Dopo pochi minuti anche lei si rilassó e si fece scappare un sospiro.
<< Ragazzi, so a cosa state pensando: ora ci farà un'interminabile predica sul perché non si debbano insultare i professori eccetera,  ma no, ho imparato che con voi ragazzi non serve, e poi siete entrambi degli ottimi studenti...Vi ho osservati sapete? Ho visto come vi guardate, come vi parlate, come litigate, ho visto le vostre reazioni quando vi sfiorate anche se per sbaglio. Ed è da questo che ho capito, al diavolo chi diceva che dei ragazzi giovani come voi non possono innamorarsi! Lo so che forse é un po' presto per dirlo visto che vi siete fidanzati da davvero poco, ma vi amate, ed io me ne sono resa conto già molto tempo fa. Già da quel primo giorno quando, lei signorina Smith, é entrata nel mio ufficio ed ha fatto una smorfia nel vedere lei, signorino Dallas, che appena entrato nella scuola mi pregó di assegnarle come guida questa ragazza. Già avevate quella luce negli occhi...la luce di chi ha ancora l'innocenza del primo amore. >> inizió a parlare.
Rimasi stupita dalle sue parole, come aveva fatto a capire tutto ciò in noi, solo guardandoci da lontano, ma specialmente, perché ci osservava?

<< Perciò adesso andate, su, per una volta sarò io a far vincere l'amore. >> concluse alzandosi e accompagnandoci alla porta.
<< Emh, deduco che sia okay? >> chiesi titubante quando la preside ci richiuse la porta in faccia prima che potessimo replicare.

Ci appoggiammo entrambi al muro ancora sconvolti da quell'evento successo troppo in fretta.
Dopo dieci minuti, il silenzio divenne fastidioso, così decisi di spezzarlo.
<< É vero. >> mi precedette Cameron.
<< Sei stata la prima cosa a cui ho pensato quando sono entrato in questa scuola. >> aggiunse.
Sorrisi abbassando la testa.
<< Ed è vero che ti guardavo in quel modo. É vero tutto. >> concluse prendendomi la mano.
Cercai le parole da dire, ma ogni cosa mi sembrava così inutile che decisi di non parlare, di guardarlo e basta, cercare di capire chi avevo davvero davanti, perché ne ero consapevole, quello non era il vero Cameron Dallas, era solo uno scorcio, ma non mi importava. Sapevo che quello era solo uno scorcio di ciel sereno nella tempesta, ma mi dissi che se ne avrebbe avuto bisogno avrei lottato in silenzio per ristabilizzare i suoi demoni. Lui per me era pronto a farlo, io lo sarei stata anche di più.

Lo abbracciai più forte che potevo nella speranza di raddrizzare ciò che dentro di lui stava crollando.

Inizialmente non ricambiò subito il mio gesto, ma poi mi strinse forte a sua volta.

Era come se ci stessimo ricostruendo passo passo.

Ci staccammo al suono della campanella che non potei maledire più di quel momento per andare alla lezione successiva. Andammo a recuperare le nostre cose nella classe precedente prima di dividerci per quell' ora.

Storia.
Ho sempre creduto, a differenza di molti altri, che sotto sotto questa materia é capace di nascondere misteri e segreti. Sono sempre stata affascinata dal passato e dalle leggende che lo costruiscono.
C'é qualcosa di tremendamente magico nel poter sapere ciò che accadrà nel futuro studiando il nostro passato...

Mi sedetti accanto alla finestra e presi il mio quaderno degli appunti dallo zaino.

Quando lo aprii fui sorpresa di trovarvi uno dei soliti bigliettini.

Davvero coraggiosa Smith, chissà se sei solo tutto fumo e niente arrosto...

-L

Alzai gli occhi al cielo.
Ero stanca di vivere nella paura, nell'ombra.
Avrei potuto ribellarmi, smettere di giocare a quel giochetto snervante.
Non ero più sola, nessuno è veramente solo.

Presi il biglietto e lo strappai a metà. Mi alzai sotto gli occhi di metà classe ed andai furiosa a gettarlo nel bidoncino della carta.

<< Sentite. Io non ho paura okay? Non sono sola. Sono solo stanca. Stanca di vivere nell'incertezza e tu persona che mi stai mandando quei dannati bigliettini, mi rendi solo triste, perché per aver voglia di importunare un fantasma come me devi essere davvero disperata. Perciò accetta un consiglio, vivi la vita perché sono poche le cose di cui potrai meravigliarti se rimarrai nascosta nell'ombra a guardare, solo questo. >> dissi rivolta a tutta la classe nella speranza che L mi stesse ascoltando.

Dai banchi divampó un insieme di risate ed applausi che non fecero altro che farmi rendere conto della grande stupidata che avevo appena compiuto.
Tornai a sedermi al mio banco mormorando delle scuse.

Per il resto delle ore cercai di non farmi notare nascondendo il viso con i capelli oppure di rimanere per conto mio, fino all' ora di pranzo.

Mi misi in fila con un vassoio.
Accanto a me avevo Cameron e Nash che discutevano della partita di quel weekend mentre Gwen era seduta insieme a Taylor al nostro solito tavolo.

Si, avevano chiarito tutto.
Tay si era dichiarato e sembravano una coppia veramente innamorata.
Ero davvero felice per loro.

Presi della pasta ed una mela.
Mentre stavo per prendere una bottiglietta d'acqua mi sentii chiamare dalla voce più odiosa che possa essere riprodotta da un essere privo di neuroni vivente nel nostro ecosistema.

<< Cosa vuoi spara brillantini? >> mi girai svogliata verso Charlotte.
<< Carino come nomignolo pinzatrice rotta, comunque, ho trovato questa busta nel mio armadietto, ma è intestata a te. Ma dico io, come si fa a confondermi con te? >> alzó gli occhi al cielo porgendomi una busta da lettere.

La aprii.

Chi gioca con il fuoco prima o poi si scotta.

-L

N/A= Hi #perfects! Come va? Spero bene.
Io non sono psicologicamente pronta per l'inizio della scuola, non ce la posso fare.
Anyway, cosa ne pensate del capitolo?
Chi è L?
Fatemelo sapere nei commenti.

Detto questo, Ave atque vale, Nephilim e alla prossima.

P.S= se quest'anno vuoi che vada per il meglio, lascia una stellina. Mi renderesti un panda felice.

{♡}

-MARTYXOXOXO

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