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Chapter 15.

Erano passati due giorni.
Cameron ed io non ci eravamo più parlati.
Ci stavo riuscendo, più o meno. Ci stavamo evitando, fortunatamente.
Avevamo preso direzioni diverse.
Lui per la sua strada, io per la mia.
Continuavo a sostenere il fatto che la nostra decisione fosse giustissima. Anche se ogni tanto mi mancavano le sue battutine squallide o il suo sorrisetto malizioso.

<< Non ci posso credere. >> disse Gwen.
Già, alla fine avevo deciso di raccontarle tutto, tralasciando la parte del biglietto ovviamente.
<< É giusto così. >> le risposi convinta mentre mi cambiavo per gli allenamenti delle cheerleaders.
<< Martina Smith, mi sento in dovere di informarti che sei un'idiota. >> rispose sbattendo l'armadietto dello spogliatoio.
<< Perché? Che senso avrebbe avuto? Meglio così Miller. Non era destino. E poi non é successo niente, solo qualche bacio che non ha significato nulla. >> mentii spudoratamente.
Quei baci erano significati qualcosa, non sapevo esattamente cosa, ma di certo avevano avuto un significato.
<< Smettila di fingere e apri gli occhi, non parleresti così di lui se non te ne importasse nulla. Lo so che fa male pensare di riuscire a provare qualcosa per qualcun'altro dopo Gr... >>
<< Non nominarlo neanche Gwen. Io non provo niente per Cameron, non posso. È meglio starci alla larga per un po'.
Se lui non riesce a stare con me, bhe anche io non riesco a stare con lui. É stato tutto un enorme sbaglio da cercare di dimenticare. >> la fermai prima che pronunciasse il nome che tanto odiavo.
No. Non ci sarei ricascata tanto facilmente, me lo ero promessa.

Entrammo in campo e iniziammo gli allenamenti.
Dopo una decina di interminabili minuti qualcuno mi spinse mentre stavo eseguendo l'inizio di una piramide umana, facendomi cadere sul prato che fortunatamente attutì la caduta, anche se non del tutto.
Cercai di rialzarmi ma un dolore insistente alla caviglia me lo impedii.
Gwen e Mergaret, una delle capre di Charlotte, mi porsero la mano per aiutarmi.
<< Non riesco a tirarmi su ragazze. Credo di essermi presa una brutta storta. >> mugulai dal dolore.
<< Chiamate qualcuno. >> Margaret avvisò le altre cheerleaders.

Nash e Tay vennero a darmi una mano per alzarmi, e vedendo la mia seria difficoltà, alla fine decisero di prendermi in braccio e portarmi in infermeria.

<< Signorina come ha fatto? >> chiese l'infermiera preoccupata.
<< In realtà non lo so, stavo eseguendo un pezzo di una coreografia e poi mi sono sentita spingere. >> risposi.
<< Hai idea di chi possa essere stato? >> chiese Nash.
<< No. >> risposi.

La caviglia faceva molto male e un grosso livido violaceo macchiava la mia bianca pelle. Dopo essermi munita di stampelle e ringraziato i ragazzi, decisi che l'allenamento per quel giorno fosse finito.
Andai al mio armadietto per recuperare la mia borsa ed al suo interno vi trovai l'ennesimo biglietto.

Come va la caviglia?
-L

" Ma com'é possibile? Ho smesso di avere qualsiasi contatto con quello la eppure continua a minacciarmi. "
Iniziai a preoccuparmi e a chiedermi se fosse il caso di avvisare la polizia o i miei genitori ma valutando la situazione decisi di evitare.

Aspettai il bus per circa mezz'ora ma nulla. Neanche l'ombra di un mezzo pubblico. Provai a chiamare un taxi ma non rispondeva nessuno.
* Ma come cavolo è possibile? *
Alla fine decisi di incamminarmi, per quanto fosse possibile.
Dopo un isolato non riuscii più a proseguire.
Avevo ormai perso le speranze quando una macchina accostò.
<< Vuoi un passaggio? >> chiese Cameron.
* No comment. *
<< Sei la persona meno coerente che abbia mai conosciuto, Dallas. >> esordii.
<< Smettila di fare la sapputella e sali prima di aggravare la tua situazione. >> indicó il sedile accanto al suo sorridendomi.
<< Solo perché ho un serio bisogno di dormire. >> conclusi aggirando a fatica la macchina per poi salire sul sedile con la grazia di un elefante.
<< Ma come sei femminile e aggraziata, Smith. >> disse ridacchiando sotto i baffi.
<< Ahhhh tappati quella boccaccia Dallas. >> risposi amareggiata.

Il tragitto fu caratterizzato da uno dei nostri soliti silenzi imbarazzanti. Ormai ci avevo quasi fatto l'abitudine.
Una volta arrivati, scesi dalla macchina e il moro fece altrettanto.
<< Grazie per il passaggio, Cameron. >> lo ringraziai cercando di fargli capire che poteva andarsene.
<< Non credi di dovermi una ricompensa Smith? >>
<< Tipo? >> chiesi seccata.
<< Tipo il permesso di usare il tuo bagno. >> rispose.
Sbuffai.
<< Entra. >>

Mentre stavo per aprire la porta mi sentii chiamare.
Mi voltai di scatto e con gli occhi sbarrati avendo riconosciuto la voce.
" No. No. No. No. No."
* Cavolo. Martina stai calma. *

<< Martina? Sei proprio tu? >> chiese l'uomo davanti a me.
L'uomo che un tempo avevo chiamato padre.
Non riuscii a spiccicare parola. Era sempre così quando di trattava di lui. Mi bastava sentire il suo nome e mi veniva un'attacco di panico.
I miei polmoni iniziarono ad arrancare, era come essere incatenati al pavimento mentre le pareti di una stanza iniziavano ad avvicinarsi.
Mi era già successo altre volte, anni prima, l'avevo visto attraverso il vetro di una vetrina in centro. Era in compagnia di una donna e due bambini, mentre adesso era solo.
Iniziai a sentirmi veramente mancare l'aria e la testa inizió a girare all'impazzata.
*Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira, Martina. *
Mi sembrava di impazzire.

<< Scusi chi è lei? >> chiese una voce al mio fianco.
Cameron. Mi ero dimenticata di lui.
<< Chi é lei? >> chiese George infastidito.
" Stai zitto Cameron, zitto. "
<< Sono Dallas, Cameron Dallas. E lei? >> rispose il ragazzo porgendogli la mano con diffidenza.
<< George Smith, il padre di Martina. >>
<< Cosa vuoi George? >> chiesi cercando di riprendermi dallo shock.
<< Voglio che tu e tua sorella veniate a stare un po' con me e la mia famiglia. >> rispose sorridendo.
<< Scordatelo. >> l'aria continuava ad essere scarsa.
Dopo qualche attimo di silenzio, l'uomo mi prese dal braccio strattonandomi verso l'auto.
Cercai di liberarmi dalla presa ma invano.
<< Hey hey cosa sta facendo? >> urlò Cameron avvicinandosi pericolosamente a mio 'padre'.
<< Mi prendo mia figlia. >> disse George spingendomi sempre più vicino all'auto.
Ormai avevo smesso di respirare.
<< Se lo scordi. Lei ha detto di no e quindi non va da nessuna parte, lei non può obbligarla. >> replicò Cameron furioso.
<< Si che posso. Sono suo padre e lei fa quello che dico io. >>
<< Tu non sei mio padre. Non lo sei mai stato e non lo sarai mai. >> risposi recuperando tutta la voce che mi era rimasta.
Riuscii a liberarmi ed andare verso di Cameron, che con mia sorpresa mi spinse dietro di lui con fare protettivo.
<< E adesso sparisca prima che chiami la polizia. >> lo avvertì il ragazzo.
<< Okay. Ma ci rivedremo presto Sweetie. >> disse prima di andarsene.
Sweetie. Il nome con cui mi chiamava da piccola rimbombava nella mia testa.

Crollai sul pianerottolo esausta.
Cameron mi avvolse tra le sue braccia dopo essersi inginocchiato accanto a me.
Non piansi. Ero stufa di versare lacrime per chi non se le meritava.

Entrammo in casa, dove trovai un biglietto con scritto che i miei genitori e Sarah erano andati per il weekend dalla nonna e che quindi sarei rimasta da sola.

Un brivido mi attraversó la schiena al pensiero del ritorno di mio padre e di quello che sarebbe potuto accadermi in caso l'autore dei biglietti anonimi avesse deciso di venirmi a trovare.

<< I miei non ci sono. Fai quello che devi fare e poi puoi andare. Grazie Cameron. >> ringraziai il ragazzo.
<< Hai bisogno di qualcosa? >> chiese.
<< Si. Di Nash. Non mi va di restare da sola. >> risposi.
Lo chiamó ma partì la segreteria telefonica.
Riprovammo altre due volte ma nulla.
<< Va beh. Vuol dire che rimarrò da sola. >> risposi andando a riaprire la porta per farlo uscire.
<< Assolutamente no. Rimango io con te. >> disse richiudendola.
<< Ma ma non possiamo. >>
<< Questa é un'emergenza e non voglio che ti accada nulla di male, quindi se me lo permetti, mi candido per rimanere a dormire qui. >>
*Questa situazione é assurda.*
<< Va bene, Cam. >> risposi senza neanche rendermene conto.
Il ragazzo sorrise e i suoi occhi si illuminarono.
<< Mi hai chiamato Cam. >> disse.
" Merda "
<< Scusa. >>
<< No, mi mancava sentirmi chiamare così da te. >>


N/A= Hola #perfects. Come va? Vi sta piacendo la storia?
Scusate per il ritardo nel pubblicare questo capitolo ma come vi ho già detto in quello precedente, sono un po' in crisi perché ho un blocco che non riesco a sbloccare.
Ne approfitto per ringraziarvi per le 2.23K views!
Cioè wow.
Grazie mille a tutti voi.
Allora che ne pensate di quello che sta accadendo nella storia? Chi pensate che abbia spinto Light?
Let me know it in the comments.

Ah come avrete visto dal titolo anche io sto partecipando ai #Wattys2016. E già, anche Perfect Imperfection partecipa a questo concorso internazionale. Speriamo bene.
Voi che ne pensate? La storia vi sembra all'altezza?
Vi prego di farmelo sapere nei commenti.

Detto questo, Ave atque vale, Nephilim e alla prossima.




P. S= per sopravvivere alla rivolta dei cactus schiacciare la stellina qui sotto. 👇




-MARTYXOXOXO




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