Capitolo 3
Londra
Dopo la doccia, mi sono vestita e ho preparato il caffè: io e Liam non abbiamo l'abitudine di fare colazione, anche perché è molto raro che riusciamo a trascorrere una mattinata senza dino-emergenze, come le chiama sempre Connor.
I nostri orari sono tutti scombinati quindi mangiamo qualcosa al volo non appena possiamo. Non è il massimo, però è il meglio che riusciamo a fare dato il nostro "lavoro".
Finito il caffè, recupero la giacca dal bracciolo del divano e calzo un paio di stivali neri. Avverto la presenza di Liam un istante prima che le sue braccia circondino la mia vita: l'uomo mi stringe forte al suo corpo tonico e asciutto per poi darmi un lieve bacio fra i capelli, stretti in un'alta coda.
«Sei pronta?» chiede, con una piccola punta di incertezza nella voce.
Nell'udire quella semplice domanda, un tenero sorriso mi incurva le labbra. Conosco benissimo il motivo che si cela dietro quell'insicurezza e trovo Liam molto tenero e dolce in questo momento.
«Lo sono» rispondo, girandomi nel cerchio formato dalle sue braccia «Non credo che esista un momento ideale per rientrare al lavoro dopo aver vissuto un anno i dinosauri e aver soggiornato in un mondo parallelo. Ma sono certa che tu sarai al mio fianco. Qualunque cosa accada, tu sarai accanto a me.»
Suggello quella dichiarazione con un bacio lento e profondo, bloccandomi non appena mi accorgo che mio marito non sta ricambiando.
«Cosa c'è che non va? Ho detto qualcosa di male?»
Il suo volto è indecifrabile come quello di una sfinge, però il suo sguardo è colmo di sensi di colpa. Le iridi azzurre appaiono come fragili vetri pronti a spezzarsi al minimo battito di ciglia.
«Ti devo chiedere scusa» mormora Liam, dopo un tempo imprecisato «Ti ho cercata a lungo, in ogni varco che si apriva, ma i miei sforzi non sono stati sufficienti. Ne hai passate tante e io non sono riuscito a proteggerti. Non sono stato abbastanza forte.»
Il mio cuore sanguina per tutto il dolore che percepisco nella sua voce e gli occhi mi si riempiono di lacrime, che riesco a trattenere a stento. Quando sono tornata, non ho pensato minimamente a ciò che potevano aver passato Liam, Connor e tutti i miei cari: sono semplicemente stata grata al Fato per essere riuscita a ritornare nel mio mondo. Dopodiché ho vissuto in una specie di bolla paradisiaca dove non c'erano né buchi dimensionali né dino-emergenze.
Ma ho sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato. E ora mi accorgo di essere stata egoista.
«Mi dispiace, amore mio» sussurro con un filo di voce «Ero così felice di averti ritrovato che non ho pensato a ciò che provavi tu. Sono stata così menefreghista e noncurante nei tuoi confronti. L'unica cosa che mi teneva in piedi era il fatto di saperti qui, al sicuro, però quando sono... tornata, ho pensato solo a me stessa. Potrai mai perdonarmi?»
Liam non pronuncia alcuna parola. Mi stringe più forte a sé e mi bacia come se non esistesse un domani, facendomi cambiare il programma della giornata in un respiro. Quando le sue labbra abbandonano le mie, ci fissiamo negli occhi per qualche istante e so che ora è tutto sistemato: il suo sguardo è più limpido e il mio cuore più leggero.
«Dobbiamo andare» osserva lui, inarcando un sopracciglio con fare malizioso «Oppure restiamo?»
«Mi piacerebbe davvero, davvero molto, ma dobbiamo andare. Io voglio andare» affermo, molto più convinta di quanto io sia in realtà.
So che il Centro è una struttura governativa sicura. Razionalmente lo so, però avverto una strana sensazione, una sensazione di incompletezza, come se dovesse accadere ancora qualcosa.
«Allora, andiamo. Sono certo che il signor Smith non vede l'ora di vederti» commenta Liam, facendo scivolare le mani lungo la mia schiena per poi allontanarsi per finire il caffè che ho preparato.
«Oh, la cosa è reciproca» ridacchio, divertita dalla prospettiva di essere accolta amichevolmente da Brontolo «Connor e Randall sono al Centro?»
«Connor sta costituendo una specie di parco per Randall in un livello sotterraneo della struttura. E il dinosauro controlla i lavori» mi rivela Liam, mentre poggia la tazza vuota nel lavandino.
Dopodiché controlla la sua onnipresente pistola, sempre carica e pronta all'uso, prende giacca e chiavi e mi fa cenno di seguirlo. Il SUV nero è parcheggiato nel vialetto e l'aria frizzantina della mattina mi fa venire i brividi nonostante la giacca che indosso. Nell'altra Londra, il clima era leggermente più temperato e il cielo più limpido rispetto alla città in cui vivo.
«Liv? Stai bene?» chiede Liam, facendomi trasalire.
Lui si trova già a bordo, al posto di guida, mentre io sono immobile in mezzo al vialetto di casa nostra a fissare le nuvole che nascondono il sole alla mia vista.
«Sì, io... stavo riflettendo su una cosa, un po' stupida a dire la verità» rispondo, raggiungendolo in un attimo e sedendomi accanto a lui per poi allacciarmi la cintura di sicurezza «Nel mondo parallelo, il clima era lievemente migliore. Mi è solo venuto in mente quando ho alzato lo sguardo. Dio, parlo come una pazza appena scappata da un manicomio.»
«Beh, almeno sei una pazza molto carina» commenta in tono asciutto Liam, guadagnandosi una sberla sulla spalla, che lo fa ridere «Comunque, mi piace sapere cosa pensi. Il discorso del mondo parallelo mi suona ancora bislacco, però se hai bisogno di parlarne io ci sono sempre. Non prometto di capire proprio tutto, ma ti ascolto e poi chiedo a Connor.»
Quest'ultima frase mi fa sganasciare dalle risate. Connor è sempre stato il genio del nostro gruppo, anche se, all'inizio, il capitano lo trovava fastidioso. È bello sentire il rispetto che nutre per quel ragazzo variopinto trasparire dalle sue parole.
«Noto che avete fatto amicizia durante la mia assenza» osservo con nonchalance mentre continuo a studiare il paesaggio londinese che si dipana intorno a noi.
Non ho realizzato quanto mi è mancata Londra fino a ora: il grigiore, il traffico, il brusio dei passanti. Tutto ciò non vi era nell'altra Londra, dove la vita era più luminosa e frenetica.
«Connor è stato... instancabile. E mi ha anche fatto la paternale, sai» dice Liam, svoltando verso destra «È cresciuto. Nonostante i suoi gusti in fatto di vestiti siano rimasti pressoché invariati.»
«Meglio così» sorrido al pensiero di rivedere il mio brillante studente «Non riuscirei a sopportare di avere un Connor in bianco e nero.»
Mio marito e io stiamo ancora ridendo quando Liam entra nel parcheggio sotterraneo del Centro.
Sii forte, Liv...
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