Capitolo 20
Corro a perdifiato, stringendo la mano di Connor in maniera ferrea, e seguo il tunnel mantenendomi sempre sulla sinistra perché non voglio assolutamente perdermi qui sotto.
Dopo un numero infinito di svolte, il ragazzo si ferma e mi strattona indietro: mi blocco anch'io e lo guardo. Si è appoggiato con una spalla al muro e boccheggia come un pesce uscito dall'acqua.
«Prof, credo che l'abbiamo seminato» ansima, posandosi una mano sul fianco.
Non commento e studio il posto dove siamo capitati. Non voglio che il Cynognathus ci faccia un'altra visita a sorpresa. Anche se ora capisco come mai alcune persone si perdono nelle fogne: l'ambiente che ci circonda è praticamente identico al luogo dove ci siamo separati da Liam.
Spero che stia bene...
Sono molto preoccupata per mio marito anche se conosco benissimo le sue abilità: non sarà un animale preistorico a separarlo da me.
«E comunque ora dove andiamo? E cosa facciamo?» aggiunge il ragazzo, tra uno sbuffo e un altro.
«Tutte ottime domande» sospiro, sistemandomi una ciocca di capelli sfuggiti alla coda «ma non saprei. Dovremmo tornare indietro e recuperare Liam, però dovremmo anche trovare il varco. Quindi proseguiamo.»
«Da che parte?» chiede Connor, riprendendosi abbastanza da fare due passi nella mia direzione.
«Oh, beh» esito a rispondere mentre controllo le opzioni a nostra disposizione.
Davanti a noi si estendono cunicoli infiniti, dietro di noi ci sono Liam e il Cynognathus e a destra si trova un tunnel che poi devia verso il basso. Nessuna direzione mi ispira abbastanza da percorrerla, però dobbiamo fare una scelta, anche perché non voglio di certo rimanere qua sotto più del dovuto.
«Direi di andare di qua» dico, alla fine, indicando la mia destra.
«E l'ha deciso in base a...?» mi prende in giro il ragazzo, con un pallido sorriso in volto.
«Istinto» dico con sussiego per poi fargli una linguaccia.
Ammetto che non sia il miglior atteggiamento nel bel mezzo di una missione, però riesco a far ridere Connor quindi la considero come una vittoria, soprattutto data la situazione in cui ci troviamo.
Non appena le risa scemano, prendo un respiro profondo, ringraziando ancora una volta il cerotto che ci ha fornito il Centro, dopodiché mi incammino all'interno del tunnel prescelto con Connor che mi trotterella di fianco.
«Lo sente?» domanda il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio.
Non so quanto abbiamo camminato e nemmeno dove ci troviamo di preciso, ma so che mi sto stufando di tutta questa umidità.
«Cosa?» replico in tono interrogativo mentre tendo l'orecchio «sembra un ticchettio.»
«Acqua che gocciola» afferma con voce sicura lui «si fidi. Una volta sono andato a casa di una ragazza che mi piaceva. Volevo portarla fuori a cena, sa? Però appena mi ha aperto, mi ha sbattuto in mano una pentola. Nell'appartamento sopra al suo si era rotto un tubo e voleva aiuto per contenere l'acqua che gocciolava da soffitto. Quel rumore irritante mi è rimasto impresso nella testa.»
«Ehm...» Evito di commentare in altra maniera e accelero il passo.
Connor mi segue a ruota e ben presto ci troviamo in un vicolo cieco. Il tunnel, infatti, sbocca nel vuoto così all'improvviso che ci dobbiamo appoggiare alla parete per non cadere di sotto.
«Oh, cavolo» borbotta Connor, abbassando lo sguardo.
Lo imito e vedo soltanto acqua scura come la pece. Vi sono altri tunnel che sboccano in quella specie di cisterna. Alcuni sgocciolano liquidi dalla dubbia provenienza ed è quello il rumore che aveva udito Connor poco prima.
«Ora che facciamo?» chiede il ragazzo, spostando gli occhi in direzione del soffitto.
Seguo la direzione del suo sguardo e noto con dispiacere che il soffitto, se così si può chiamare, è troppo lontano per portarlo raggiungere. Se aguzzo la vista, riesco a scorgere un barlume di luce, il che mi dice che ci troviamo sotto un tombino o qualcosa del genere.
«Mi sa che dobbiamo tornare... aspetta. Ascolta!» Metto una mano sulla bocca di Connor, gia pronto a ribattere con mille e più parole.
Il ragazzo si zittisce nel giro di un secondo e tende le orecchie. Il suono è smorzato a causa della distanza e dell'acqua che gocciola da ogni pertugio, ma riuscirei a riconoscere la voce di mio marito ovunque.
E anche Connor a quanto pare visto che strabuzza gli occhi e si mette a bofonchiare in modo isterico.
Mollo la presa su di lui e grido il nome di Liam con tutto il fiato che ho in gola. Una volta soltanto poi rimango in attesa.
Oh, ti prego!
Non posso essermelo sognato!
Quando sto per perdere le speranze, odo un grido di risposta è mi giro in direzione di Connor, anche lui teso verso l'abisso nel tentativo di captare qualsiasi suono differente dal rumore dell'acqua.
«È lui» commenta in tono meravigliato e increspa le labbra in un sorriso felice.
Speriamo che Liam non sia seguito dal Cynognathus. E che non sia ferito. E che abbia un'idea per uscire da questa trappola. E che...
Prima che possa dar voce a questi miei pensieri, il capitano sbuca da un tunnel di fronte a noi, più in basso di tre o quattro metri. Lo vedo mulinare le braccia nel tentativo di evitare una caduta dopodiché scruta l'ambiente con un cipiglio corrucciato fino a che non ci becca.
«Ciao, capitano. Anche tu qui?» lo saluta Connor con fare baldanzoso, alzando una mano.
«Il mondo è piccolo» ribatte Liam, facendo l'occhiolino «come state? Siete feriti? Come ci siete arrivati lassù?»
«Bene. Non ancora. Fortuna o sfortuna, dipende dalla prospettiva» dice il ragazzo, elencando le risposte sulle dita di una mano.
«Fa parlare me» brontolo, tirandolo indietro per la maglietta. Lui mi guarda confuso poi alza le braccia al cielo quasi fosse esasperato. «Ci siamo messi alla ricerca del varco e siamo capitati qui. Tu piuttosto? Sei riuscito a seminare il Cynognathus?»
«Più o meno» afferma l'uomo, guardandosi le spalle per un istante «abbiamo avuto uno scambio di opinioni, diciamo. Dopo mi sono messo a correre nella direzione opposta e ho udito la tua voce, dolcezza. Comunque il cagnetto è sulle mie tracce.»
«Sei ferito?» chiedo ancora, fissandolo in cerca di sangue, anche se l'illuminazione è decisamente scarsa qua sotto.
«Mah, qualche graffio. Nulla di allarmante» risponde lui con una scrollata di spalle «mi sa che dovrò raggiungervi.»
Io e Connor scambiamo un'occhiata perplessa e interdetta per poi tornare a fissare il nostro capitano.
«Che vuoi dire?» domando, con una lieve esitazione nella voce.
«Esattamente quello che ho detto» replica, frugandosi nelle tasche come un forsennato «oh oh. Mi sa che il cagnetto mi ha trovato.»
Un basso ringhio risuona nella cisterna e il mio cuore perde un battito.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro