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Capitolo 2

Un'altra Londra, oggi



Noia, noia e ancora noia.

Da quando Liv è tornata al suo tempo, o almeno questa è l'ipotesi più rosea che il Genietto ha sfornato, la mia vita ha ripreso i soliti binari. Quella donna dagli occhi di smeraldo ha lasciato un'impronta indelebile in ognuno di noi, persino nella fredda signora Smith.

Le avventure vissute in compagnia di Liv hanno rappresentato una parentesi allegra e divertente, nonostante tutti i pericoli corsi e il finale davvero criptico per i miei gusti. Infatti, lei era scomparsa all'interno un varco mentre Zeke, o meglio, il suo cadavere era svanito nel nulla poco dopo Liv. I nostri occhi erano tutti rivolti verso quel buco dimensionale anomale e nessuno ha prestato molta attenzione all'uomo che si era gettato nel vuoto giusto qualche istante prima.

Sospiro, allacciandomi la pistola di scorta alla caviglia, dopodiché bevo l'ultimo sorso di caffè e metto la tazza rossa nel lavandino. Mi appoggio al bancone della cucina e lascio vagare lo sguardo: l'appartamento sembra più desolato dopo aver convissuto con una persona.

Sono più di tre anni che vivo da solo. Alle volte, il senso di solitudine è così schiacciante che faccio fatica persino a respirare e, dopo aver toccato con mano un'esistenza diversa, quel sentimento si è acutizzato con ferocia.

Una lieve vibrazione mi fa trasalire, strappando la mia mente a quei pensieri mesti e deprimenti. Traggo dalla tasca interna della giacca il cellulare e controllo il display: si tratta di Connor e lui non mi chiamerebbe mai senza una valida ragione.

«Ehi, Genietto, che succede?» gli domando non appena accetto la telefonata.

«Finalmente hai risposto. Non dirmi che ho interrotto qualcosa» risponde il ragazzo con voce imbarazzata.

Lo immagino nel suo laboratorio, intento a creare chissà quale congegno, mentre chiacchierare con me tramite il viva-voce.

«Macché. Lo sai che sono un lupo solitario» ribatto in tono sarcastico, con un sorriso amaro in volto.

«Sì, sì, certo» brontola il ragazzo, con una sfumatura ironica «Comunque, ti ho telefonato perché sono riuscito ad avere i filmati delle telecamere. Non ci crederai mai, però sono stati criptati.»

«Criptati» ripeto lentamente, rigirandomi quella piccola parola in bocca come se si trattasse di un vino pregiato «Puoi decifrarli?»

«Certo. Forse. Può essere. Mi serve tempo» farfuglia Connor, lasciandomi ampia scelta sulla risposta.

«Ottimo. lo prendo per un sì» replico con voce asciutta, recuperando la giacca dalla sedia per poi avviarmi in direzione della porta.

«Meglio se lo prendi come un no» ribatte il ragazzo, sospirando pesantemente «Io sono bravo con i computer, però Zeke lo era molto, molto di più.»

«Quindi credi che sia stato lui a criptare quei video. In effetti, concordo con te. Ma perchè l'avrebbe fatto?» rifletto a voce alta mentre abbandono il palazzo dove abito, senza controllare i dintorni come al solito.

«Forse non lavorava da solo come pensavamo. Anche se non capisco la necessità di portar via il... ehm... corpo» ragiona Connor, facendomi notare un punto importante.

Le sue parole mi zittiscono e aggiungono domande alla pila di quesiti che già gravano sulle nostre spalle. 

«Ci sei ancora?» mi chiede il Genietto, dopo un tempo interminabile.

«Sì, scusa. Sono appena salito in macchina» gli rispondo sovrappensiero mentre mi allaccio la cintura.

Posiziono il cellulare sul cruscotto e inserisco il viva-voce così posso guidare senza alcun problema.

«Comunque sia, sto venendo al Centro» aggiungo, iniziando a percorrere quella strada tremendamente familiare.

Al mio arrivo qui il mondo mi era apparso luminoso e sicuro, rispetto a quello dove sono nato. Ma dopo aver scovato il Centro, esattamente come mi era stato ordinato da Zayne, quella sensazione di sicurezza si era rivelata effimera e passeggera.

Ora quell'emozione di precarietà mi tormenta ogni giorno.

Le vicende accadute a Liv mi hanno lasciato un'ombra nel cuore, facendomi percepire la solitudine in maniera ancora più acuta.

«Fantastico» replica Connor, facendomi trasalire leggermente e riportandomi al presente «Magari puoi darmi una mano con la decrittazione.»

«Magari no» ridacchio, svoltando verso destra e fermandomi al semaforo «Se tu non raggiungi il livello di Zeke, io non raggiungo il tuo. Posso farti soltanto da supporto morale. Mi spiace. E poi, pensavo di controllare nuovamente l'ufficio di Zeke, soprattutto alla luce di ciò che mi ha comunicato la signora Smith.»

«Oh, giusto» mormora il ragazzo, improvvisamente a disagio «In effetti, l'aveva chiesto... beh, ordinato, più che altro... a me, ma io non ce l'ho fatta. Mi sento...»

Il Genietto non conclude i suoi farfugliamenti, però non è importante. Ho capito benissimo ciò che vuole dirmi perchè rispecchia esattamente ciò che provo io: il tradimento.

Entrambi ci siamo fidati di una persona che si è poi rivelata malvagia e senza cuore. Zeke ci ha raggirati e usati per i suoi scopi, ancora in gran parte oscuri, e noi glielo abbiamo permesso. Zayne mi aveva fatto mille raccomandazioni e sto scoprendo con disappunto di non averne seguita alcuna: mi sono affezionato a Connor, mi sono fidato della signora Smith e di Zeke, stavo cominciando a innamorarmi di Liv.

Sono tutti errori che non avrei dovuto fare.

L'unica cosa fondamentale è la missione. Solo lei è importante. Null'altro.

«Devo chiudere» avviso il Genietto prima di premere il tasto rosso e interrompere le comunicazioni.

Lancio il telefonino sul sedile del passeggero e sospiro con malinconia, provando a concentrarmi sulla guida. Senza grande successo devo ammettere: ho la testa così colma di pensieri che non mi accorgo di nulla finché non è troppo tardi.

Mi trovo a metà strada fra la mia abitazione e il Centro. A quest'ora della mattina non vi sono molte auto in giro quindi una macchina anonima che mi segue dovrebbe saltare subito agli occhi.

Eppure sono talmente concentrato sulle cose da sistemare nella mia vita che non noto la macchina priva di targa fino al momento in cui non mi tampona.

《Ma cosa...?》brontolo, tornando al presente con un sobbalzo.

Alzo lo sguardo verso lo specchietto retrovisore e fisso l'auto che torna all'attacco. Mi tampona una, due, tre volte e il mio paraurti assorbe tutti i colpi senza grossi danni.

Stiamo percorrendo la via principale, ma appena scorgo una strada secondaria la imbocco d'impulso. Ovviamente la macchina anonima mi tallona e un sorriso feroce mi solca il volto.

È ora di finirla!

Peccato che io riceva un'amara sorpresa. Sto per inchiodare di colpo quando un'altra auto sbuca all'improvviso davanti a me, costringendomi a fare un testacoda degno di un pilota quotato.

Accidenti!

La mia corsa viene fermata da un lampione. Il muso della macchina impatta su di esso, accartocciandosi, e un terribile colpo di frusta si abbatte su di me, nonostante la cintura di sicurezza.

Fra la puzza di bruciato e l'odore metallico della lamiera piegata, riesco a udire una voce sconosciuta e gelida.

《Ti abbiamo trovato.》

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