Capitolo 15
Draco's point of view
Ero sicuro che fosse un sogno.
Certo, sembrava rispecchiare qualcosa di realmente accaduto, ma era pur sempre un sogno.
Potevo sentire il fantasma di quel magnifico profumo di vaniglia avvolgermi e dominarmi interamente, sembrava di essere di nuovo nell'Aula di Pozioni, sotto a quel mantello dell'invisibilità.
La mia mano destra era prigioniera in una chioma di capelli ricci, ribelli e crespi, mentre la sinistra stringeva un fianco morbido.
Ansimai come un ragazzino, sentendo il suo respiro mescolarsi al mio e una sua mano accarezzarmi la nuca.
«Pro...vare... c-cosa?» la sentii mormorare tra un bacio e l'altro, mentre la spingevo ad indietreggiare contro il muro.
Inutile mentire a sé stessi, la volevo, volevo baciarla tutta la notte, volevo perdermi nei suoi occhi, possederla e sentirla mia, mia e solo mia.
Le baciai il collo, sentendo più forte che mai il suo odore di vaniglia e le mordicchiai appena la spalla oltre la camicia sentendo la voglia che avevo di lei aumentare.
Era strano, anzi era davvero sconvolgente il rapporto che si era instaurato tra di noi. Mi era sembrato di vivere su una nuvola per tutto quel tempo; era facile studiare con lei, facile osservarla mentre sfogliava i libri di scuola, facile chiacchierare, facile conoscersi...
Non sapevo più cosa pensare, cosa mi stava succedendo e cosa mi stesse facendo.
Perché ero certo che Hermione Granger mi avesse reso vittima di un qualche incantesimo, non c'era altra spiegazione se non quella, per spiegare come mi sentivo in quel momento.
Con un movimento veloce ed impaziente tolsi da sopra le nostre teste il mantello incantato, lasciando che scivolasse a terra ai nostri piedi, feci attenzione a non inciamparci sopra e mossi ancora un paio di passi verso di lei.
Quando la sentii sussultare mi resi conto che doveva aver raggiunto con la schiena il muro.
"Sei in trappola", pensai con una punta di malizia, insinuando una mano sotto la sua camicetta e il golfino, accarezzandole la schiena bollente.
«Mal...foy», ansimò e io mi fermai, tornando a guardarla.
Con tutto il buio che ci circondava era un po' difficile riuscire a scorgere qualcosa di definito, ma appoggiando una mano sulla sua guancia potei sentire quanto fosse calda e potei immaginarmi la sua espressione, un misto tra l'eccitato e lo spaventato, gli occhi lucidi per l'emozione, il viso arrossato e la labbra gonfie per tutti i baci che ci eravamo dati. In poche parole: doveva essere bellissima.
Aspettai per qualche secondo, dandole il tempo per parlare. Quando mi resi conto che non l'avrebbe fatto, decisi che sbirciare nella sua mente un istante non le avrebbe dato troppo fastidio.
"Cosa mi sta succedendo... devo fermarlo, dirgli di smetterla, sì, ecco, dillo!"
Salii con la mano, insinuata all'interno della sua camicetta, lungo la sua schiena, sentendo quanto la sua pelle fosse morbida e delicata.
"Accidenti! Perché non riesco a parlare? Mi ha fatto un incantesimo? Forse me ne ha lanciato uno non verbale e io non me ne sono nemmeno accorta..."
Con l'altra mano riuscii a districarmi dalla giungla composta dai suoi capelli che riuscivano in qualche modo a farmi impazzire, mentre la spostavo in basso e le sollevavo con lentezza calcolata il maglioncino che aveva addosso, dandole il tempo di fermarmi, se così avesse voluto.
"Che sta facendo!?", la sentii urlare nella sua testa, eppure non fece nulla per impedirmelo.
Lanciai a terra il suo golfino, tornando a baciare le sue labbra, gonfie e terribilmente buone.
Non avevo mai pensato che la vaniglia fosse così buona.
Sentii i suo pensieri diventare sempre più confusi e appannati, mentre portavo entrambe le mani ai bottoni della sua camicetta e cominciavo una lenta tortura per entrambi, quando in realtà avrei voluto semplicemente strapparle di dosso quell'inutile strato di stoffa.
"Basta, basta, basta... ma mi vuole uccidere?"
Ghignai a quel suo pensiero e con un gesto brusco feci saltare i restanti bottoni della sua camicetta che tintinnarono quando raggiunsero terra.
"Scusa", sussurrai nella sua mente, mentre le sfilavo l'indumento e cominciavo a baciarle la clavicola.
"L'aggiusterò dopo con la magia".
Adoravo il modo in cui cercava di mantenere un minimo di contegno, provando a non lasciarsi andare troppo. Mi piaceva perché ero certo che presto non ce l'avrebbe più fatta e che sarebbe capitolata.
E a quel punto sarebbe stata mia.
Mia...
Merlino, quanto mi piaceva quella parola!
Avrei potuto ripeterla all'infinito: "Mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia..."
Non mi ero mai sentito in quel modo con una ragazza e, anche se la Granger si poteva ormai definire una donna, tutto quello che provavo con lei mi sembrava nuovo e tremendamente eccitante.
La schiacciai ancora di più contro il muro, commettendo un errore madornale.
Sentii come un allarme nella sua testa e il suo corpo irrigidirsi.
"Non posso, non posso, non posso.... è troppo presto! Io non... e se poi mi abbandonasse come una qualsiasi? No, no, no... non lo conosco abbastanza... anzi lo conosco fin troppo bene e so com'era, non voglio che torni lo stesso ragazzo che mi ha insultata per anni! Non potrei sopportarlo... non ce la farei... non posso... è troppo presto!"
Mi svegliai di soprassalto da quel sogno, notando un perplesso Nott fissarmi, mentre un indifferente Zabini stava cercando qualcosa nel suo baule.
Mi passai una mano sul volto assonnato, cercando di rimuovere il sogno, bastava il ricordo della sua fuga a gambe levate, neanche fossi stato un mostro a cinque teste, realmente avvenuta per tormentarmi, non avevo bisogno di riviverla nei sogni.
«Tutto bene, Malfoy?», chiese Nott: «Continuavi a rigirarti nel letto. Hai fatto un brutto sogno?»
Nott e Zabini erano due dei pochi che ostentavano una qualche amicizia nei miei confronti e per questo ero loro grato, soprattutto perché in caso di rissa con altri membri della casa loro erano con me.
Sentii Zabini ridacchiare con uno sguardo furbo in volto: «Sai di parlare nel sonno, vero, Malfoy?»
Mi raggelai all'istante.
«Io non capisco cosa ci trovi in quella, insomma è una saccentina, ha degli amici pessimi, è una Grifondoro e in più il terzo anno ti ha tirato un pugno. Ti ha fatto per caso il lavaggio del cervello?»
Le parole di Blaise non furono molto confortanti. Dovevo assolutamente trovare un modo per stare zitto la notte.
«Zabini, non dovevi andare a scoparti la Brown oggi?», chiese Nott, facendomi spalancare gli occhi dalla sorpresa.
Blaise uscì dal dormitorio con un espressione terribilmente tetra in viso mentre borbottava qualche insulto.
«Non ascoltare Zabini, Malfoy, sai perfettamente che adora vederti in difficoltà. Tu vedi di non dargli corda...»
Annuii, alzandomi dal letto: «Davvero parlo nel sonno?»
Nott annuì.
«E cos'ho detto?»
«Non mi ricordo le parole precise, ma sono certo che nel sogno ti stessi per fare la Granger», ammise facendomi sentire in imbarazzo.
«Ah».
Non riuscii a dire altro, ancora sconvolto da quella notizia.
«Ma non parli sempre, solo quando c'è qualcosa che ti turba particolarmente...»
Mi vestii provando a non pensare alle sue parole, mentre ancora sentivo la sensazione di abbandono provata quando la Granger mi aveva lasciato solo, in quell'aula.
«Secondo me dovresti andare da lei e parlarle», suggerì Nott, prendendo la sua borsa e mettendosela a tracolla: «Io vado a studiare in biblioteca, provo a convincere Zabini a lasciarti la camera libera tutto il giorno, vedi di prendere al volo l'occasione».
Io annuii appena.
«Nott?», aspettai che si voltasse verso di me, prima di continuare: «Potresti farmi un favore?»
Lo vidi annuire.
Presi un foglio di pergamena e ci scrissi sopra poche parole veloci.
«Se la vedi glielo potresti dare?»
Appena uscì dalla camera capii che quella sarebbe stata una lunghissima mattinata.
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