Vita Mondana
Oh mio dio, credo di non aver lasciato mai passare così tanto tra un capitolo e l'altro.
Ragazzi, mi dispiace molto, sotto le feste non ho avuto un attimo libero e il mio lavoro è sempre più incasinato.
Ora sto tirando il fiato finalmente, e sono riuscita a finire questo capitoletto... più lunghetto del solito, e un po' più frivolo, diciamo... ma non sottovalutate mai i temi trattati anche se con toni più "leggeri", né i caratteri dei personaggi e il rapporto tra di loro! Ogni storia ha il suo senso.
Buona lettura! E commentate così mi diverto, thanks!
[1 agosto 2016]
<<VAI DORA! CORRI!! PIÙ VELOCE PIÙ VELOCE DAI, DAI!!>> urlò Vlad dagli spalti.
Dora strinse i denti, e scattò ancor di più, spingendosi oltre i propri limiti, col cuore in gola e le gambe più leggere dell'aria.
Raggiunse Nadia, e per qualche istante le due furono pari merito. Ma Nadia era stata in vantaggio più a lungo, e poteva permettersi di giocarsi un ultimo sprint a sorpresa.
Così, tagliò il traguardo qualche centesimo di secondo prima dell'amica. Le due decelerarono, e ben presto si trovarono ferme a boccheggiare per riprendere fiato.
<<Sei stata... brava... piccola Dora...>> le disse Nadia tra un sospiro e l'altro, sorridendo.
Dora fece una smorfia infastidita <<Solo perché i tuoi staffettisti avevano guadagnato molto vantaggio prima, ed eri più riposata di me... Ma ti ho raggiunto! Altri due secondi e ti avrei superata...>>
Nadia fece spallucce <<La staffetta è un gioco di squadra. E la Settima è la squadra migliore, no?>> puntualizzò la figlia di Voluptas vantandosi un po'.
Dorothea non replicò, o avrebbe rischiato di essere troppo acida. Era stata cacciata dalla Settima Coorte ormai da più di 2 mesi, ma la ferita nel suo orgoglio bruciava ancora.
L'amica si rese conto di aver toccato un tasto dolente, e si dispiacque. Purtroppo aveva il vizio di essere sempre piuttosto tagliente, così quanto fisicamente era provocante.
Cercò di rimediare cambiando discorso, mentre andavano a prendersi una bibita fresca <<Sai... ho già 18 anni, e a metà settembre inizio l'Universitas...>> esordì rigirandosi un bicchiere di succo tra le mani.
<<Lo so, Nadia. Abbiamo festeggiato il tuo compleanno lo scorso febbraio! Ricordi che eravamo andati a San Francisco!? E ti ho aiutato io con i test d'ingresso, ero fin più brava di te...>> puntualizzò Dora piuttosto seccata, e vantandosi un pochino a sua volta.
<<Sì, vero... sei un piccolo genietto! Infatti... penso che dovresti provare anche tu ad entrare, potresti iniziare il corso di laurea in anticipo! Credo ne saresti in grado...>> la esortò l'amica ignorando quel malumore.
Dorothea si asciugò la fronte dal sudore, riflettendo su quella proposta <<Non è una cattiva idea. Potrei saltare un anno... D'altronde, ho risposto correttamente a tutti i test preliminari...>> soppesò ad alta voce.
<<Appunto! Magari potrebbero ancora ammetterti anche se manca poco all'inizio del semestre, se chiedi... Insomma, sono sicura che potrebbero fare un'eccezione, se vedessero quanto sei in gamba...>>
La ragazzina era consapevole che si trattasse di un'esagerazione dell'amica per farle un complimento, ma ci pensò comunque con interesse, in silenzio.
Nadia la lasciò fantasticare e pregustare quel nuovo obiettivo. Poi, cercò ancora la sua attenzione <<Ad ogni modo... quel che volevo dirti è che... ora che inizio l'Universitas mi sarà assegnato un alloggio in città... E a fine novembre avrò servito nella Legione per 10 anni, e potrò ritirarmi ed allenarmi solo quando cavolo mi pare! Quindi potrò anche trovarmi un lavoro part-time... insomma... sarà totalmente diverso da com'è ora... una nuova vita... e con un po' di privacy finalmente!>>
<<Beh... non che la mancanza di privacy ti abbia mai impedito di prenderti certe libertà, nel dormitorio... Comunque mi stai ripetendo cose che già so!>> rispose Dorothea infastidita, dato che avevano parlato di tutto ciò in precedenza <<Arriva al dunque, Nadia... odio quando la prendi larga!>>
Nadia sbuffò <<Uff. Tutto questo era per dire che... l'alloggio che mi hanno assegnato è un piccolo appartamentino non distante dal centro, in una vietta davvero graziosa! Ha un cortiletto privato perfetto per bersi un caffè in pace... Eeeeee ha due camere da letto... Sarebbe ideale... per due... coinquiline...>> concluse allusiva e dando una spinta all'amica con la spalla.
Dorothea capì il punto. Sorrise, ma scosse la testa <<Non sono ancora maggiorenne, devo restare nei dormitori della Coorte, al Campo Giove... E io dovrò servire fino a quasi 21 anni...>> concluse, ricordando bene di aver deciso di unirsi alla Legione solo 3 anni dopo essere arrivata a Nuova Roma. E solo perché qualcuno l'aveva ispirata profondamente.
<<Ma pensavo fossi una minorenne emancipata!>> disse Nadia ricordando i pochissimi aneddoti dell'amica sulla propria vita privata.
Dorothea fece una smorfia <<Questo per lo Stato del Montana, ma non per Nuova Roma, qui sono una qualsiasi ragazzina di 16 anni orfana... Potrei vivere con te solo se frequentassi l'Universitas, suppongo... così sarei considerata maggiorenne, forse...>> ipotizzò mordendosi il labbro.
<<Ecco! Un motivo in più per provare ad essere ammessa, no!? Dai dai dai, provaci! Sarebbe fantastico!>> la incitò saltellando sul posto elettrizzata alla sola idea.
La figlia di Spes scoppiò a ridere, senza sbilanciarsi troppo nel dire cosa ne pensasse. Ma la sua mente già galoppava.
Aveva passato un periodo difficile, e aveva perso interesse per ogni cosa. Alla Quinta Coorte non se la passava male, ma la sensazione di fallimento continuava a tormentarla. Guardava gli amici della Settima, e, per quanto uniti, sentiva una barriera invisibile a dividerla da loro, come se non fosse alla loro altezza.
Quel nuovo obiettivo poteva darle rinnovata energia, risollevarle l'orgoglio. E, soprattutto, poteva farla apparire finalmente un'adulta agli occhi di tutti, così come si sentiva lei da anni.
<<Rajan! La pausa è finita, torna al campo della Settima, ci dobbiamo allenare a tiro con l'arco...>> Reyna si era avvicinata alla coppia di amiche per richiamare Nadia al dovere, visto che era la sua diretta istruttrice. La ragazza annuì, salutò l'amica, e corse verso i compagni.
Mentre la figlia di Voluptas si allontanava, Reyna continuò a fissare Dorothea, come per inchiodarla sul posto. Ma la giovane semidea non si lasciò intimidire.
Quando furono abbastanza isolate, la figlia di Bellona le rivolse finalmente la parola <<Bella prova, Rivers. Penso che faremo altre gare tra coorti, sono appassionanti... Non trovi?>>
Dorothea non sapeva cosa rispondere, le sembrava una domanda trabocchetto; quindi si strinse nelle spalle, e tergiversò <<Oh, sì... bello...>>
A quel punto, Reyna socchiuse gli occhi, sfidandola con lo sguardo <<Non devi tornare alla Quinta Coorte?>>
Dorothea si strinse di nuovo nelle spalle, roteando gli occhi come per fingersi pensierosa <<A quanto pare alla Quinta si batte la fiacca, le pause durano almeno la bellezza di 5 minuti in più di quelle della Settima!>> esclamò con sarcasmo e con i grandi occhi nocciola sgranati.
Quella ragazzina era proprio irriverente, pensò Reyna. Come aveva fatto Percy a sopportarla per tutti quei mesi senza ucciderla?! Per forza l'aveva cacciata dalla Settima, lei non l'avrebbe nemmeno ammessa, così indisciplinata com'era!
<<Allora concludi la tua pausa con calma.>> ribatté la Console trattenendosi dal commentare oltre, e le voltò le spalle per andarsene.
<<Percy come sta?>> chiese all'improvvisto Dora, e Reyna si voltò a squadrarla prima di risponderle <<Il Console Jackson, vorrai dire. Lui... sta bene.>> ammise a bassa voce, saettando lo sguardo tutt'intorno per assicurarsi di non essere udita.
<<Girano voci strane... Io ho cercato di metterle a tacere, come ho potuto... Ma siamo tutti preoccupati... Non c'è giorno in cui le reclute non si chiedano che fine abbia fatto.>> insistette la ragazzina in tono mesto.
<<Lo rivedrete presto. Anzi, è già in programma una grande festa per il suo 23esimo compleanno.>> disse l'altra sorridendo e mettendo fine alla discussione. Era proprio brava, a improvvisare in quelle situazioni scomode.
Dorothea capì di non dover chiedere oltre. Annuì, e lasciò che la Console se ne andasse.
Rimasta sola, la semidea fu raggiunta dall'amico Vlad <<Ehi, ma che brava la mia ragazza! Quando vuoi sei proprio veloce a muovere quel culetto, eh!>>
Dorothea gli lanciò un'occhiataccia <<Vlad, che volgare quando fai così! E non avrei dovuto muoverlo così tanto se tu avessi mosso il tuo durante il tuo turno alla staffetta!>> puntualizzò rimproverandolo, mentre si incamminavano fianco a fianco.
Vlad ignorò la frecciatina, concentrandosi piuttosto su altro <<Oh ma smettila di prendertela per così poco! Le gare? Le coorti? Chi se ne frega! Le cose importanti sono ben altre... ad esempio... fare festa! Eeee trovare qualcuno di valido con cui fare festa. Ecco!>>
<<Mah, per Giove, Vlad, smettila! Che scemo...>> sbuffò spingendolo scherzosamente mentre si allontanavano dal campo. La cosa positiva di essere finita alla Quinta Coorte, era che gli allenamenti terminavano almeno 3 ore prima di quelli della Settima, il che concedeva molto più tempo libero per gozzovigliare in giro... e aveva ritrovato il suo amico Vlad. Un pagliaccio pazzo che, in qualche modo, riusciva sempre a strapparle un sorriso.
<<Io scemo? Ma dai, pensi che ti prenda in giro? Non potrei essere più serio! E nel tuo caso, avresti la fila, di quelli che vogliono far festa con te...>>
<<Se non ti conoscessi, direi che ci stai provando... in un modo alquanto strano...>> commentò confusa.
<<Oh no... Io no, non sei il mio tipo... sei troppo secca per i miei gusti... Ma... C'è qualcuno che ti muore dietro da un bel po'...>>
<<Non mi va di parlarne. Lo sai.>> tagliò corto la ragazza cambiando umore.
<<Eddai Dora... Markus è un bravo ragazzo... ci tiene molto a te! Non sarai ancora arrabbiata perché ti ha buttato giù dalla rupe l'estate scorsa?!>>
<<Ma no, che c'entra... neanche ci penso più, so che è stato un incidente. È solo che... beh, lui non è il mio tipo, così come io non sono il tuo. Tutto qui.>> spiegò con semplicità. Perché dirgli che continuava a pensare pazzamente ad un ragazzo irraggiungibile e proibito per vari motivi era troppo complicato. E da stupidi.
<<Vabbé, fai come ti pare. Ma perdi un'occasione! Ricorda: grama è la vita da semidio... goditela finché sei vivo! Questo è il mio mantra.>>
<<Certo. Bravo. Tra te e Nadia non so chi sia il peggiore consigliere del mondo!>> esclamò roteando gli occhi.
Vlad fece una smorfia, e non ribatté. Essere paragonato a Nadia non poteva considerarsi un complimento per lui. Certo, erano commilitoni, addirittura amici... Ma non nutriva una grandissima stima nei confronti della figlia di Voluptas.
Dorothea lo sapeva bene, e, per quanto le dispiacesse che non ci fosse il perfetto clima tra amici alla Disney, a volte sfruttava le situazioni a proprio favore. Come in quel caso, per metterlo finalmente a tacere.
Per la beatitudine della ragazza, se ne stette zitto per almeno 5 minuti, mentre raggiungevano il Pomerium.
<<Ciao, Terminus.>> salutarono in coro i due ragazzi, lei slacciandosi la fondina per lasciare i propri pugnali al confine della città, lui facendo lo stesso con la propria spada.
<<Buongiorno, cara figlia di Spes!>> rispose lui rivolto solo a Dora, con un sorriso che se fosse stato anche solo un millimetro più ampio, avrebbe crepato la pietra.
Anche lei sorrise prima di proseguire, e cercò di ignorare il sospiro del dio mentre si lasciava alle spalle la statua.
<<Pure quella faccia di marmo ha un debole per te! E a lui non piace praticamente nessuno... L'ho visto far piangere un bambino di 10 anni, una volta, perché non voleva lasciare giù la sua fionda giocattolo!>>
Dorothea si strinse nelle spalle, imbarazzata. Lei, tutte quelle attenzioni, non le voleva, né le gradiva. Certo, sapeva che potevano tornare utili per il raggiungimento dei propri scopi, come le ripeteva Nadia ogni volta che parlava di sesso, ma non aveva ancora quella malizia che la facesse comportare in un determinato modo solo per un secondo fine, e forse mai l'avrebbe avuta.
Anzi, da circa 10 minuti, il suo nuovo sogno nel cassetto era prepararsi per entrare all'Universitas in anticipo, così da emanciparsi in società e vivere finalmente una vita da adulta, decidendo per sé e ritagliandosi il proprio spazio nel mondo. Ed era un obiettivo che avrebbe raggiunto solo con le proprie doti, non riscuotendo piaceri.
Prima di quel momento, il suo altro obiettivo era stato combattere e compiere imprese epiche per restare nella storia.
Lo desiderava ancora, ma aver conosciuto Percy l'aveva un tantino distratta... Inoltre, aveva avuto occasione di partecipare ad un'impresa che si poteva davvero definire epica, e quel che aveva visto, tutto quel dolore e quell'inutile spreco di vite giovani e piene di speranze per il futuro, l'aveva segnata, e, per un istante, aveva assaporato anche la vita da Cacciatrice.
Forse, dopotutto, una noiosa pace era la prospettiva più auspicabile.
<<Che caldo... ci prendiamo un gelato?>> propose Vlad asciugandosi un rivolo di sudore dalla fronte.
Dorothea annuì sovrappensiero. Si sedettero ad uno dei tavolini tondi in ferro battuto della gelateria più buona del Forum, e ordinarono due coppette doppie servita da una graziosa ragazza con la pelle color caramello, così come i suoi ipnotici occhi.
<<Grazie, cara!>> esclamò Vlad sorridendo alla cameriera.
<<Sei patetico, non ti si filerà mai...>> commentò Dora prendendolo in giro.
<<Uhm, può darsi. Le piacciono i tizi potenti...>> ammise lui prendendo il primo cucchiaio di gelato.
<<Cioè?>>
<<Uhm... che buono! Beh, dicono avesse una tresca col Console... una storiella da niente, eh, una botta e via, ancora l'anno scorso...>>
Dora quasi si strozzò col gelato, che d'un tratto le sembrò meno buono, e cercò di camuffare il proprio stupore, e la propria gelosia <<Sei solo un chiacchierone, ascolti questi gossip!? Che brutto vizio!>>
<<Beh, sono figlio di Liber e discendente di Fama, i vizi e i gossip sono il mio pane quotidiano insieme al vino...>>
<<... e al sesso, lo so... te l'ho detto che assomigli a Nadia!>> ribatté la ragazza con l'intenzione di infastidirlo, così ottenne qualche minuto di silenzio.
Mentre si gustavano quel rinfrescante sollievo cremoso, osservarono i manifesti politici affissi negli appositi spazi pubblicitari.
La campagna politica non si fermava mai, a Nuova Roma: ogni partito aveva libertà di parola e propaganda, e la satira talvolta era piuttosto pungente, anche verso i Consoli. Nessuno era intoccabile.
Alcuni manifesti con semplici scritte a caratteri cubitali suggerivano che chi deteneva il potere in quel momento, fosse raccomandato o corrotto, come quello che riportava una citazione di Cicerone: "Nihil tam munitum quod non expugnariI pecunia possit". Nulla è così forte da non poter essere vinto con il denaro.
Un altro aveva il faccione sorridente e artificialmente levigato di Ascoriati stampato in primo piano, con la dicitura "Vir sapiens fortis est". Un uomo saggio vale più di uno forte. Una chiara frecciatina a Percy Jackson, si capiva.
Ma l'attenzione fu attratta soprattutto da un manifesto proprio dei due Consoli, vestiti di tutto punto con delle toghe candidissime e adornati con i simboli consolari e le corone, senza risultare opulenti. Uno di fianco all'altro, con il volto sereno, lo sguardo fiero, ma senza sorridere. Anche su carta stampata, incutevano un certo rispetto e timore ed erano mozzafiato.
Emitur sola virtute potestas. Questo era scritto in caratteri semplici e non vistosi appena sotto i loro busti, come un semplice sussurro che mettesse a tacere tutte le malelingue: solo la virtù compra il potere.
<<Che fine credi abbia fatto?>>
<<Chi?>>
<<Ma come chi... il Console... Dai, non si vede da quanto? Tipo due mesi? Chi ci crede più alla scusa dei motivi famigliari?>>
Dorothea strinse le labbra, e rispose cercando di suonare disinvolta <<Non sarai mica anche tu tra quelli che credono alle storie assurde che girano, vero? Complottisti! Avrà solo avuto bisogno di prendersi del tempo...>>
<<Tempo? Non ti prendi del tempo quando sei Console, Nuova Roma ha la precedenza su tutto.>> ribatté Vlad in tono più serio del suo solito.
<<Sono pur sempre persone, hanno alti e bassi, e una vita privata... La politica non è tutto.>> rincarò Dorothea con convinzione.
Vlad fece spallucce <<L'opinione pubblica è inclemente.>> e lasciò cadere quel discorso in favore di qualcosa di più leggero.
Proprio quella sera, si diffuse la voce della festa indetta a Palazzo per il 18 agosto, compleanno del Console Jackson, come Dorothea già sapeva.
Era la notizia più succosa delle ultime settimane! In meno di 2 ore, il passaparola aveva fatto sì che l'intera Legione ne venisse a conoscenza, e tutti si chiesero se sarebbero stati invitati, e se finalmente il Console si sarebbe palesato.
Due giorni dopo, ebbero la conferma: l'invito era aperto anche a tutti coloro che stavano servendo la Legione, oltre che alle solite alte cariche di Stato e ospiti speciali esterni alla città.
Fu il delirio. Le ragazze iniziarono a pianificare shopping folle di gruppo alla ricerca dell'abito perfetto per fare colpo, mentre i ragazzi si chiedevano se avrebbero dovuto cimentarsi nell'imbarazzante rito sociale dell'invitare una ragazza alla festa, da bravi cavalieri.
A Dorothea, niente di tutto ciò interessava, nonostante la sua migliore amica la bombardasse con questi discorsi frivoli cercando di farla appassionare alla vita mondana. Le sarebbe bastato rivedere Percy per assicurarsi che stesse bene, e magari tenergli il muso per come l'aveva trattata provando a farlo sentire in colpa, ma la festa non aveva alcun'altra attrattiva.
Solo il pomeriggio del 18 agosto stesso, quando Nadia, pronta per prepararsi, le sventolò davanti il proprio tubino rosso attillato e scollato come solo lei poteva desiderare, a Dora venne un piccolo dubbio...
<<Ti piace!?>> le chiese Nadia mostrandolo con eccitazione.
La figlia di Spes trattenne una smorfia, e con tutta la diplomazia di cui era capace rispose <<Sono sicura che sia proprio adatto a te.>>
<<Esatto! Mi sta divinamente... chiunque io voglia mi crollerà ai piedi, non dovrò nemmeno usare il mio potere, vedrai! E tu, cosa indosserai?>>
E Dora, cosa avrebbe indossato?!
La ragazza sbatté le palpebre qualche volta, distogliendo lo sguardo dal proprio libro di preparazione ai test universitari, senza sapere cosa rispondere <<Io... ehm, io...>>
<<Oh andiamo! Non dirmi che sei l'unica ragazza di Nuova Roma a non essersi comprata un abito per questa festa! Un invito di questo tipo è esclusivo! Nessuno di noi ha mai messo piede in quel palazzo, né è mai stato ritenuto abbastanza importante per un'occasione del genere! Hai idea di quanta gente ci sarà? Il jet set divino, ragazza mia!>> spiegò incredula rimproverando l'amica.
Dorothea era stata così presa dai propri studi, da non aver considerato il piccolo dettaglio del dress-code per la festa. E, dato che oltre ad un paio di snickers, un pantalone per ogni stagione e una manciata di maglie, altro non possedeva, probabilmente avrebbe fatto prima a non presentarsi proprio.
<<... Non posso nemmeno prestarti un mio vecchio abito, tu non hai le mie forme, ci balleresti dentro! E non c'è nemmeno tempo per andare in un negozio ora, sta per chiudere tutto!>> esclamò Nadia esasperata.
Dorothea non era dispiaciuta della cosa, visto che, comunque, non avrebbe avuto i soldi per permettersi un nuovo abito. Viveva delle sovvenzioni pubbliche per gli orfani, e vitto e alloggio erano offerti dalla Legione <<Già, è tardi ormai... Forse dovrei starmene a casa...>>
Nadia, che sembrava tenere alla presenza di Dorothea alla festa più di Dorothea stessa, la fulminò sgranando gli occhi <<MA-VORRAI-SCHERZARE!? Cercherò di ignorare la tua totale avversione per la vita sociale e per la moda, solo perché ti voglio bene, e manterrò la calma. Ma per Venere, è possibile che tu non abbia nemmeno un vestito elegante!? Non puoi mancare proprio stasera! Sarebbe come mancare al ballo di fine anno del liceo! Saresti una sfigata a vita!>> commentò Nadia.
La ragazza pensò che fosse una considerazione esagerata e che di certo la sua vita sociale non dipendesse da un'unica festa, ma non volle infastidire ulteriormente l'amica, e sospirò ormai rassegnata.
Tanto, di tirarsi in ghingheri non le andava proprio, non si era mai sentita sexy o bella, e si sarebbe sentita a disagio. Tuttavia, le balenò il ricordo di una volta in cui, in effetti, si era sentita a proprio agio col proprio corpo... e apprezzata come donna. E le tornò in mente un dettaglio <<Ora che ci penso... Un vestito per l'occasione forse ce l'ho...>>
Aprì il baule ai piedi della propria branda, e da sotto i vestiti estrasse una scatola satinata sottile e larga, di quelle da botique costosa, e un'altra più cubica e piccola.
Le portò sul letto, davanti ad una incredula ed eccitata Nadia <<Uhhhh ora si ragiona! Apri apri apri!!>>
Dorothea ci mise qualche secondo, prima di trovare coraggio. Ricordava bene in quale occasione avesse ricevuto quelle scatole, e chi gliele avesse regalate. Dopo il ritorno a Nuova Roma, aveva seppellito il ricordo in fondo a quel baule.
Alzò il coperchio e spostò la velina protettiva per poter prendere l'abito, con molta delicatezza, e mostrarlo all'amica.
<<Wow. È stupendo! Questa è alta sartoria! Dora, come diavolo te lo sei permessa!?>>
<<Un regalo... di mia nonna... mai indossato...>> mugugnò.
<<La nonna aveva buon gusto, davvero! E poco ritegno, direi... Ma non era una fervente cattolica!?>> commentò notando il taglio per nulla pudico dell'abito. Dorothea arrossì, e si strinse nelle spalle.
Fortunatamente, a Nadia non interessava davvero della nonna, e passò oltre <<E queste décolleté? Sono perfette! Dai dai dai, corri a farti una doccia e indossa tutto! Dopo ci penso io a fare la mia magia su di te con trucco e capelli, Cenerentola mia! E stasera non guarderanno solo me, ne sono certa!>>
<<A quest'ora... credevo sarei migliorato... speravo, almeno...>> mormorò Percy a bassa voce. Era seduto su una poltrona del proprio salotto privato, gambe accavallate, espressione pensierosa. Si stava passando le dita sulle labbra, con sguardo perso.
Seduti di fronte a lui su un divanetto, Nico e Will gli lasciarono il tempo di metabolizzare i risultati delle ultime visite effettuate.
Dopo qualche secondo, fu Will a trovare il coraggio di spezzare quel silenzio <<Nel tuo caso, visto quanto fosse grave il quadro clinico, era fin troppo ottimistico pensare che non ci sarebbero state conseguenze. Onestamente, parlando da medico, sono piuttosto sorpreso che tu sia sopravvissuto.>>
Percy tornò presente nella conversazione, e sorrise ai due ragazzi, un po' mestamente <<Non ho mai avuto nemmeno un raffreddore in vita mia, fatta eccezione per un'allergia da fieno creata da dei Karpoi impazziti... E ora...>> fece una smorfia per non finire la frase.
Nico, seduto di fianco a Will, sembrava una statua, e lasciava che fosse il suo ragazzo a portare avanti il discorso <<Percy... non ti stiamo dicendo che morirai domani. Diciamo che devi essere cauto, prestare attenzione, evitare determinate situazioni, e ascoltare ogni segnale che arriva dal tuo corpo per avvisarti, proprio perché sei sempre stato... quasi invulnerabile, rispetto alla media della popolazione mondiale. Il soffio al cuore è una sindrome comune, nel tuo caso la disfunzione valvolare deriva dall'affaticamento che l'organo ha subito, così come i polmoni. Limita le situazioni di stress, e pratica attività sportiva moderata e supervisionata...>>
Percy ridacchiò sentendo quelle parole, e scosse la testa <<Assurdo. Non ho proprio quel che si dice "una vita tranquilla e rilassata", sai...>>
Will tacque, rendendosi conto di ciò che stava suggerendo, e a chi lo stava suggerendo, e si dispiacque, ora che non lo vedeva più come rivale <<Percy, questo non significa che non ci saranno miglioramenti. Devi provare a integrare nettare a ambrosia nella dieta, potrebbero aiutarti a tornare in forma...>>
<<Non mi daranno un cuore e dei polmoni nuovi, però... Nemmeno dei reni, o un fegato...>> elencò ironico, ricapitolando tutti gli organi che ora erano per lui delicati.
Will tacque di nuovo, e si voltò verso Nico, in cerca di un qualche supporto. Ma Nico sembrava più scosso di Percy. Stavolta, il figlio di Apollo non ne fu geloso, ma capì che non dovesse essere semplice vedere il proprio idolo d'infanzia decaduto e vulnerabile.
Da bravo medico, e da buon amico, cercò di rincuorare ulteriormente il paziente <<Con le giuste precauzioni, avrai una vita normale, come l'hanno miliardi di persone che vivono senza superpoteri. Devi solo stare più attento...>>
<<... e i tuoi poteri potrebbero ancora tornare.>> aggiunse Nico all'improvviso trovando il coraggio di intervenire.
Percy gli sorrise genuinamente, guardandolo negli occhi e cercando di rincuorarlo, come sapesse che il figlio di Ade era più preoccupato di quanto lo fosse lui <<Grazie, ad entrambi, per avermi salvato la vita.>> e si alzò dalla poltrona, con cautela.
I due ragazzi lo imitarono, comprendendo che quell'incontro medico privato fosse finito. E così fece anche Leo, che, per tutto quel tempo, era rimasto seduto in disparte, ad ascoltare quei discorsi fingendo poco interesse.
Percy si sistemò gli abiti eleganti, prese la corona d'alloro dorata da un tavolo vicino, e se la posò sul capo guardandosi allo specchio, sospirando. Contemplò per qualche secondo la propria figura, ancora emaciata rispetto al solito, e chiedendosi se il fondotinta applicatogli sul viso da Xanto per camuffare occhiaie e incarnato pallido si sarebbe notato.
Poi, si voltò verso i tre ragazzi che lo stavano osservando, sorridendo nuovamente, con quel suo bel sorriso contagioso, e in tono leggero esclamò <<Beh, andiamo a festeggiare il mio ventitreesimo compleanno?>>
Reyna aveva invitato tutti, proprio tutti, per mettere a tacere le voci sibilline riguardo alla prolungata assenza del proprio collega, Legionari inclusi, che sapeva bene essere tra i più chiacchieroni dell'intera città, visto che erano tutti teenagers in preda agli ormoni.
Si piazzò proprio davanti alle porte principali, accogliendo ogni ospite con gentilezza e calore, bravissima nel nascondere la propria preoccupazione.
Fu felice, quando vide arrivare Annabeth a braccetto con Richard, perché, nonostante la latente gelosia, sapeva bene che era la sua migliore amica e unica vera alleata.
Si abbracciarono con contegno, per non far intendere che fossero nulla più di semplici Console ed Edile, ma Annabeth la guardò negli occhi chiedendole <<Tutto ok?>> con molta intensità, al che Reyna annuì piano.
Nel frattempo, Percy uscì dai propri appartamenti insieme a Nico, Will e Leo, sperando di passare inosservato, ma ogni ospite già presente voltò lo sguardo verso di lui, e, chi più e chi meno, tutti lo accolsero con un saluto, e un brusio di voci sussurrate si insinuò di sala in sala per diffondere la notizia: Percy Jackson era tornato... e con lui c'erano altri 3 Greci, oltretutto! Che mistero!
E lui, non si era mai sentito più a disagio, disarmato, nudo. E quella corona d'alloro, sembrava di piombo.
Non si era reso conto di quanto il suo essere speciale lo facesse, in effetti, sentire sicuro di sé e spavaldo. Ma ora che non lo era più, gli sembrava di essersi rimpicciolito e trasformato in qualcosa di goffo e buffo che tutti guardavano per commentare con cattiveria.
Inspirò per calmarsi, e si diresse verso il primo banco bar disponibile.
<<Console Jackson! Che piacere rivederla!>> esclamò un omone con dei baffoni da tricheco che era lì per prendere un bicchiere di vino.
Riconoscendo il Senatore, Percy gli sorrise ringraziando e scambiando qualche convenevole, mentre a sua volta chiedeva un bicchiere di Prosecco, tanto per iniziare.
<<Attento, vacci piano.>> gli sussurrò Leo da dietro le spalle, avendo evidentemente deciso di diventare la sua ombra e accertarsi che seguisse i consigli medici.
Percy gli lanciò un'occhiataccia, e si scolò il bicchiere tutto d'un sorso <<Un altro, grazie.>> disse al barman fissando il figlio di Efesto negli occhi, mentre quest'ultimo gli lanciava uno sguardo di rimprovero.
E così iniziò la festa.
Con pazienza e determinazione, Percy riuscì a sostenere tutti gli sguardi interrogativi e le domande curiose lanciate con non-chalance, dimostrando, ancora una volta, di essere un politico più abile di quanto tutti si sarebbero mai aspettati.
Dopo circa un'ora, notò tra gli ospiti Annabeth, con Richard al proprio fianco, e per un attimo sentì le proprie barriere abbassarsi, mentre lei si voltava verso di lui per salutarlo.
Essendo troppo distanti, lei si limitò ad un sorriso, e sillabò un "ciao" ben distinguibile col labiale, accompagnato da un cenno di mano.
Percy sentì una lieve fitta al petto, le sorrise alzando appena il mento, e tornò alle chiacchiere con i Senatori per distrarsi.
Poi, il suo debole cuore saltò di nuovo un battito, quando vide l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, così vulnerabile com'era: in mezzo alla marea di giovani Legionari in cerca di divertimento e gloria, defilata e con quell'aria innocente ma spavalda che la contraddistingueva, spiccava Dorothea, in vesti del tutto nuove rispetto al suo solito.
Di fianco a lei, in un tubino rosso e appariscente, c'era Nadia, la provocante figlia di Voluptas che attirava gli sguardi ammiccanti di molti, e ne andava fiera.
Anche Percy fu attratto, per un momento, da quella ragazza che emanava un naturale carisma sessuale; ma pensò che non fosse minimamente interessante quanto l'amica al suo fianco, che, al contrario, aveva uno sguardo più dolce e sembrava un po' in imbarazzo in quelle vesti da femme fatale, anche se le calzavano a pennello.
Non poté neanche fare a meno di notare che indossava le scarpe e l'abito che le aveva regalato, molto più scollato e sensuale di quanto gli fosse sembrato quando era sul manichino. Le stava d'incanto, pensò. E non riuscì a trattenere dei pensieri proibiti.
Li bloccò subito, distraendosi con dell'altro vino e con la compagnia di Nico, Will e Leo <<Un sacco di gente, eh? Mi dispiace che siate così al centro dell'attenzione, a causa mia... Noi Greci siamo ancora visti con diffidenza...>>
<<Io lo trovo piacevole...>> rispose Will con un ghigno divertito.
<<Parla per te.>> ribatté Nico cupo.
<<Oh dai, un po' piace anche a te, avere attenzioni...>> gli rispose il fidanzato.
<<Ehi, quella tipa del Campo sta venendo qui...>> commentò Leo lanciando un'occhiata dietro le spalle di Percy.
<<Chi?>> gli chiese, non afferrando il riferimento.
<<Quella su cui non dovevo far battute... anche se, ragazzi, stasera di battute ne avrei da vendere, su di lei...>> commentò a bassa voce nascondendosi la bocca dietro un bicchiere, un attimo prima che Percy capisse e avesse il tempo di voltarsi per prepararsi a...
<<Allora sei vivo.>> esordì Dora sfrontata come al solito.
Percy sgranò gli occhi per lo stupore di trovarsela di fronte, anche più alta del solito dati i tacchi, e si ricompose assumendo un tono distaccato <<Rivers. Ma certo, avevi dubbi?>> riuscì a rispondere cercando di mantenere gli occhi sul volto della ragazza, anche se un paio di volte gli caddero in basso, verso la vertiginosa scollatura.
Lei dovette accorgersene, poiché incrociò le braccia come per nascondersi, ma ottenne il risultato di mettere ancora più in evidenza il proprio decolleté, purtroppo per lui...
<<Beh, sai, giravano delle voci sul tuo conto... e non eri ridotto molto bene l'ultima volta che ti ho visto... E ricordo anche che... avevi una guancia rossa, forse?>> commentò ironica, squadrandolo dal basso verso l'alto, mentre i ragazzi alle spalle di Percy cercavano di defilarsi un po' per lasciarli soli.
Sperando di non destare sospetti, si gonfiò il petto e ribatté ancora più secco <<Ebbene, come puoi vedere, sono qui, e sto divinamente, Rivers. Soddisfatta?>>
La ragazza inarcò un sopracciglio, poi fece un sorrisetto beffardo, un passo in avanti verso il ragazzo, e sussurrò con voce calda <<Beh, mi fa piacere che tu stia bene. Perché... abbiamo un conto in sospeso... e per tornare alla pari, la prossima volta che ne avrò l'occasione ti farò molto, molto male.>>
Percy rimase di sasso per tutto il tempo, colto alla sprovvista, con la bocca leggermente aperta e senza sapere cosa rispondere, né capendo cosa diavolo intendesse con quello strano discorso... non sembrava proprio da lei, un comportamento del genere. E non poté fare a meno di fissarla da dietro, mentre si allontanava con passo felino su quei tacchi a spillo per tornare verso i propri amici della Legione.
<<Sei sicuro che abbia solo 16 anni?>> gli mormorò Leo da dietro le spalle.
Il figlio di Poseidone, un po' confuso, si lasciò sfuggire un <<Purtroppo...>> sussurrato, prima di tornare in sé e fulminare il figlio di Efesto con lo sguardo <<Smettila, Leo!>> lo rimproverò, e guardò un'ultima volta Dorothea, che ora rideva e scherzava con gli amici.
Ma non smise di tenerla d'occhio per tutta la serata, sempre più attratto da lei dopo ogni bicchiere di vino.
<<Wow. Questo sì che è lusso.>> mormorò Tony appena varcati i cancelli del palazzo. Un lungo viale con fontane li separava dal palazzo stesso, e la coda di ospiti per entrare era infinita.
<<Sostenuto con le nostre tasse.>> commentò Vlad sibillino.
<<Tu neanche sai cosa siano le tasse, e di certo non le paghi!>> lo punzecchiò Nadia ottenendo una smorfia come risposta.
<<Resta un palazzo della Res Publica, e sarà abitato da generazioni di Consoli, non è di proprietà degli attuali Consoli...>> puntualizzò Markus con reverenza.
Dorothea ammirava ogni dettaglio, lei che per molto tempo non aveva avuto nemmeno il riscaldamento e l'acqua calda con cui lavarsi. Era così che viveva il ragazzo che le piaceva? Forse non avevano molto in comune...
<<... Se si arriva a questi livelli, si merita un trattamento privilegiato. Non pensi anche tu, Dora?>> chiese Markus proseguendo nei propri discorsi da tipico patrizio, sperando che l'amica fosse d'accordo con lui e guardandola con ansia.
<<Eh? Oh, uhm. Certo.>> rispose poco interessata.
<<Non ti piacerebbe, essere Console e vivere qui?>> insistette lui.
Lei ci pensò un attimo, sovrappensiero <<In effetti, sarebbe proprio figo, hai ragione. Questo alloggio è un ottimo incentivo per impegnarsi e puntare alla massima carica...>> rispose sorridendogli, e il ragazzone si illuminò.
Una volta entrati, l'atmosfera e la location erano ancora più sorprendenti, ma senza risultare opulenti.
I ragazzi gironzolarono ovunque fosse concesso, incuriositi da ogni sala e da ogni angolo... e dal buffet, ricco e vario oltre ogni loro immaginazione.
Ben presto, Nadia e Vlad convinsero anche gli altri amici a lasciarsi andare al divertimento e ai piaceri del vino.
Dorothea, che non era abituata all'alcool come gli amici più grandi, si sentì brilla già dopo un paio di calici di Prosecco, ma non ancora abbastanza da essere del tutto disinvolta in quell'abito così succinto che attirava non pochi sguardi.
Markus, invece, era già alla quinta birra <<Sei bellissima stasera, sai?>> si azzardò ad un certo punto, contemplando l'amica.
Dorothea bevve un altro sorso di vino, e un po' meno imbarazzata rispose <<Ah, quindi intendi dire che di solito non sono bella?!>>
<<Cosa? No! Io, intendo... no! Cioè...>> balbettò Markus paonazzo.
Nadia e Vlad si misero a ridere prendendo in giro il discendente di Marte nel suo goffo tentativo di far colpo, e anche Dorothea ridacchiò. Ma i suoi occhi saettavano da un angolo all'altro delle sale, in cerca di quella sua dannata ossessione.
<<Lo hai visto? Mio Giove, sembra più sexy del solito... ha un qualche non so che di tenebroso stasera!>> sussurrò Tony all'orecchio di Dorothea, dopo un altro paio di bicchieri.
La ragazza subito guardò nella direzione indicata dall'amico, affamata di quella vista che aveva bramato fino a quel momento, e scrutò Percy con attenzione, cercando di cogliere ogni dettaglio che le rivelasse come stava davvero.
Poi, una vocina nella sua testa già poco lucida le ricordò che era arrabbiata con lui, per tante cose, soprattutto per come l'aveva illusa con quel bacio durante la missione, e per averla cacciata dalla Settima Coorte <<Quanto vorrei cantargliene quattro, a quello sbruffone.>> ringhiò.
<<Ti ricordo che è il nostro istruttore...>> fece notare Markus.
<<Non più, è Reyna ora a seguirci negli allenamenti. E comunque Dora non è più alla Settima, nessuno dei due Consoli è il suo istruttore, in realtà...>> puntualizzò Nadia.
<<Ma sono comunque i Generali della Legione!>> insistette Markus alzando la voce, ligio alla gerarchia.
<<Ma non pensi che comunque la nostra Dora abbia diritto di farsi valere, visto come è stata trattata!? E oltretutto dopo aver partecipato alla missione contro il Leviatano!>> ribatté la figlia di Voluptas accarezzando le spalle dell'amica in un moto protettivo, nonostante all'epoca dell'espulsione avesse in parte sostenuto le ragioni del Console.
<<Ma certo che sì! E io stesso volevo difendere il suo onore, ma non ne ho avuto l'occasione, purtroppo!>> ricordò Markus riferendosi a quando aveva sfidato Percy a duello, prima che sparisse dalla circolazione.
<<Non ho bisogno di nessuno che difenda il mio onore, so farlo benissimo da sola!!>> esclamò la figlia di Spes con orgoglio, e, dopo essersi scolata al volo l'ennesimo bicchiere di vino, il settimo della serata, si diresse con determinazione verso il capannello di Greci, dove c'era proprio Percy, voltato di spalle.
Non dovette nemmeno chiamarlo, perché si voltò proprio quando lei gli fu ad un paio di passi di distanza, e nemmeno lo salutò. Si limitò a socchiudere gli occhi a fessura e a dirgli <<Allora sei vivo.>> con tutta l'acidità che le riuscì.
Il ragazzo sgranò gli occhi e la squadrò rispondendole <<Rivers. Ma certo, avevi dubbi?>>
Perché l'aveva squadrata così? Ah, ovvio: era dimagrita troppo, lui l'aveva sempre ripresa perché saltava i pasti e non aveva abbastanza massa muscolare, e le aveva fatto seguire una dieta ipercalorica... ma aveva perso almeno 5 chili, dopo che aveva smesso di allenarsi con lui.
Si vergognò, e cercò di nascondersi incrociando le braccia, sperando che le facesse sembrare più gonfie e muscolose e che lo sterno ossuto, scoperto dalla scollatura, non fosse così visibile <<Beh, sai, giravano delle voci sul tuo conto... e non eri ridotto molto bene l'ultima volta che ti ho visto... E ricordo anche che... avevi una guancia rossa, forse?>> commentò ironica per punzecchiarlo, e lo osservò meglio, in cerca di qualche segno di debolezza per capire se si fosse ripreso del tutto dal Leviatano.
Lui sembrò offeso, e ribatté ancora più secco <<Ebbene, come puoi vedere, sono qui, e sto divinamente, Rivers. Soddisfatta?>>
Dorothea era soddisfatta eccome. Era stata in pensiero ogni giorno, per lui, combattuta tra il desiderio di rivederlo e sapere come stesse, e la voglia di dargli un altro schiaffo per come l'aveva trattata.
E ora che ce l'aveva di fronte ed era sicura che stesse bene, voleva fargliela pagare in ogni modo.
Quindi, per una volta ascoltò i consigli di Nadia per provare ad essere maliziosa, consapevole di avere un'arma in più da poter usare quella sera per farlo impazzire, e con tutte le intenzioni di volerla usare. Cercò di assumere un'espressione sexy, con gli occhi più ammiccanti e le labbra socchiuse...
Inarcò un sopracciglio, poi fece un sorrisetto beffardo, un passo in avanti verso il ragazzo, e sussurrò con voce calda <<Beh, mi fa piacere che tu stia bene. Perché... abbiamo un conto in sospeso... e per tornare alla pari, la prossima volta che ne avrò l'occasione ti farò molto, molto male.>>
Notò piacevolmente di aver lasciato il ragazzo di sasso, si voltò con eleganza, e cercò di camminare disinvolta verso i propri amici, sperando di non cadere con quei tacchi assurdi. Probabilmente li avrebbe bruciati, a festa finita, non fossero stati un regalo del ragazzo che le piaceva.
<<Sono una stupida. Che diavolo gli ho detto!? Non aveva alcun senso! Assurdo!>> dichiarò appena arrivata dagli amici battendosi una mano sulla fronte, sentendosi una ragazzina idiota in preda agli ormoni e incapace di controllarsi.
<<Sono sicura che ti sei fatta valere!>> la rassicurò Nadia abbracciandola.
<<Il vino rende tutti più coraggiosi e saggi!>> confermò Vlad.
Il gruppetto di amici riprese a bere in compagnia, ridendo e scherzando come dei ragazzi qualsiasi ad una festa favolosa.
Una festa che, dopo le 2 di notte, si fece piuttosto bizzarra, e disinibita.
D'altronde, si sa, Greci e Romani sono sempre stati molto espansivi, durante le feste... e così furono anche gli ospiti ancora presenti a Palazzo.
I giovani ragazzi delle Coorti non potevano saperlo, ma non era di certo la prima festa a finire in dissolutezza. Anzi, sembrava essere la regola, per tutti gli eventi dei Consoli.
Ovviamente, i Legionari più giovani furono invitati a tornarsene al Campo Giove già verso mezzanotte, ma i maggiorenni, e qualche minorenne che sembrava particolarmente adulto, come Dorothea, riuscì a trattenersi alla festa nascondendosi tra le tante sale, dove ormai le luci erano più che soffuse.
Molti si limitarono a cantare molestamente verso la luna, nel patio di bacco. Alcuni si concessero un bagno notturno nella vasca di Venere al centro di esso. Altri, sonnecchiavano sui divanetti, troppo ubriachi. Altri ancora, quelli che avevano trovato un partner, si nascondevano negli angoli più bui del Palazzo e nel Labirinto di siepi per pomiciare.
Reyna aveva incontrato un vecchio amico, un semidio portoricano, una specie di missionario reporter che girava l'America Latina in cerca di semidei da portare a Nuova Roma, e stavano approfondendo la loro amicizia senza creare scandalo.
Nico e Will invece, dopo qualche effusione pubblica, si erano già ritirati nella loro stanza in un'ala del Palazzo chiusa agli ospiti.
Leo aveva incredibilmente fatto la conoscenza di una ragazza, e stava cercando di conquistarla con le sue solite battute.
Percy gironzolava da una sala all'altra, come un'anima in pena, con un bicchiere sempre in mano. Ormai nessuno più era interessato a lui, grazie al cielo, e poteva tirare un sospiro di sollievo e lasciarsi andare a smorfie di dolore per ogni parte acciaccata del suo corpo mortale.
Un corpo mortale che, a quanto pareva, era ancora attratto dai vizi carnali quanto lo era da potente semidio, ma ne reggeva molto meno le conseguenze.
Ormai, sentiva la testa girare, la vista annebbiata, e lo stomaco sottosopra. Nemmeno vedere Reyna con un altro lo aveva infastidito più di tanto. E il suo desiderio verso Dorothea era peggiorato insieme alla sua sbornia.
All'inizio, era stato abbastanza lucido da capire che era un desiderio malsano e proibito. Ma ora voleva semplicemente trovarla, e passava di sala in sala, sperando di vederla, e parlarle di nuovo, e magari chiederle scusa per quanto era stato stronzo. O farsi picchiare, se lei lo voleva, e sembrava volerlo, viste le minacce di qualche ora prima...
Cosa le avrebbe detto? Non ne aveva idea.
Cosa le voleva fare? Un'idea ce l'aveva, ma era meglio non dirlo.
Non sapeva nemmeno se fosse ancora lì a Palazzo, ma aveva intravisto la figlia di Voluptas appartarsi con un ragazzo, quindi una parte del suo cervello ipotizzò che anche Dorothea fosse ancora lì da qualche parte. Logico, no?
Purtroppo, aveva ragione.
Fu attirato da qualche mormorio proveniente da una sala che avrebbe dovuto essere chiusa e non accessibile agli ospiti. Quindi, ovviamente, qualcuno si era intrufolato in cerca di intimità.
Varcata la porta, la prima cosa che notò fu un ragazzone di spalle, davanti ad una specie di tavolo o scrivania, su cui era seduta una ragazza, a quanto pareva, e questo Percy lo poté capire soltanto dalle gambe evidentemente aperte e appoggiate sui fianchi del ragazzo.
Per un attimo, Percy pensò "Ehi, divertitevi ragazzi, top!" e stava per chiudere la porta e lasciarli soli. Poi, però, notò le scarpe di lei, abbandonate a terra vicino alla coppia, e gli si gelò il sangue.
<<Ehi, che fate qui!?>> sbottò secco, interrompendoli.
Il ragazzo si voltò, imbarazzato e sistemandosi i pantaloni <<Console... mi-mi dispiace, niente, non facciamo ni-niente...>> balbettò Markus.
Dorothea, seduta su quella scrivania, aveva lo sguardo vacuo e ondeggiava un poco. Si portò le mani davanti al viso per nascondersi, e iniziò a piagnucolare.
Il figlio di Poseidone la osservò, e d'un tratto tutta la sua consapevolezza e la sua maturità ritornarono. Lanciò un'occhiataccia in cagnesco al discendente di Marte, e dovette essere un'occhiataccia terribile, visto che il semidio sembrò rimpicciolire ad una formica.
<<Non è lucida! Cosa pensavi di fare!? Non ti vergogni!?>> ringhiò il Console, e fronteggiò il ragazzo tirandolo per il colletto della camicia.
<<Ma-ma mi ha detto s-sì! Era felice un attimo f-fa!>>
<<Vattene prima che ti faccia arrestare... o peggio!>> lo minacciò.
Markus fece per scappare, poi si voltò verso l'amica <<Ma... ma... la riporto a casa io... lei è con me...>>
<<NON OSARE AVVICINARTI A LEI!>> abbaiò Percy iracondo, e Markus scappò via.
Nel frattempo, la ragazza si era rannicchiata sul tavolo, chiudendosi a riccio e piangendo. Percy le andò vicino e cercò di confortarla. Non sapeva come comportarsi, né come approcciarla o toccarla, se anche solo poteva. Le avrebbe dato fastidio il tocco di un ragazzo in quel momento?
Si limitò a chinarsi verso di lei, lasciandole i propri spazi <<Dora... tutto bene? Ehi...>> mormorò premuroso, e provò a scostarle i capelli dal volto.
Lei scosse la testa, in dissenso.
Lui si preoccupò, e cautamente le chiese <<Ti ha fatto qualcosa... che non volevi?>>
E lei scosse ancora la testa, negando. Poi scoppiò a piangere ancora più forte, e gridò <<Andava tutto benissimo! Perché sei arrivato tu!? Non dovevi intrometterti! Lasciami stare!>> e spintonò violentemente il ragazzo, facendolo quasi cadere, prima di correre via a piedi nudi.
Percy non la seguì. Restò qualche secondo interdetto, confuso, poi si accarezzò lo sterno dove lei lo aveva colpito per spingerlo. Un altro dolore tra i tanti da sopportare.
Rammaricato e preoccupato, decise che ne aveva avuto abbastanza del suo ventitreesimo compleanno. Uscì da quella saletta e raggiunse la sala principale, dove ad alta voce dichiarò <<La festa è finita! Siete pregati di andarvene... grazie.>> cogliendo tutti di sorpresa, e si ritirò nei propri appartamenti senza salutare nessuno.
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