Una mente confusa
Ciao ragazzi! Stavolta non vi lascio a bocca asciutta per troppo tempo! Ecco qua, nuovo capitolo!
Questo è un po' diverso dal solito, ci faremo un giro tra i pensieri confusi della nostra Annabeth. Pronti?!
Come sempre, vi chiedo un like e qualche commento!! Au revoir!!
7 aprile 2016
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Annabeth guardò il ragazzo allontanarsi come una furia.
Aprì appena la bocca per provare a richiamarlo, ma non ne fu capace. Aveva capito di aver sorpassato il limite nell'esatto momento in cui lo sguardo dell'ex fidanzato era mutato, passando da dolce e rapito, a cupo e iracondo, ed era sicura di aver visto quei bellissimi occhi verdi diventare acidi come il fiele.
Qualsiasi cosa avesse provato a dire per rimediare, sarebbe stata inutile; quindi richiuse le labbra e rimase qualche secondo paralizzata in mezzo alla strada, pentendosi per le parole pronunciate.
Quando Percy fu abbastanza distante, la ragazza sospirò, e riprese a camminare verso la città.
Passò attraverso il forum, come sempre gremito di gente occupata nelle proprie attività quotidiane, in quella pittoresca cornice che era Nuova Roma, una cupola d'oro in cui i semidei potevano vivere le loro vite felici e protetti.
Eppure, Annabeth non trovava più Nuova Roma così bella, da quando si era lasciata con Percy. Ora, la bella cupola d'oro le sembrava una gabbia, piuttosto.
Aveva accettato di vivere lì per lui, ma era stata riluttante all'inizio, spaventata dai romani e dal loro mondo.
Nonostante fosse stata proprio la dea Athena la chiave per riappacificare il Campo Giove e il Campo Mezzosangue durante la Guerra con Gea, l'opinione dei romani riguardo a Minerva e alla sua progenie greca, da sempre considerata abominevole, restava piuttosto negativa e marginale.
Quindi, Annabeth ci aveva messo un po' ad abituarsi all'idea di vivere lì, ma, col tempo, e al fianco di Percy, si era ambientata e aveva iniziato a considerarla "casa".
Ma ora, quella casa sembrava proprio inospitale, scomoda, e sempre più sovente si sentiva un pesce fuor d'acqua in ogni circostanza pubblica a cui era costretta.
Si era distinta, la conoscevano come un'eroina e un'architetta formidabile, e avevano imparato a rispettarla.
Eppure, le sembrava di girare per la città con una lettera scarlatta sul petto. Se prima era "Annabeth Chase, la figlia di Athena fidanzata di Percy Jackson", ora era "L'ex del Console Jackson". Un marchio che odiava. Ed era sicura che qualcuno la considerasse pure una scema, per aver mollato il più grande semidio mai nato. "Chi pensa di trovare di meglio!?" la schernivano sicuramente alle spalle.
Tormentata dalle proprie paranoie, imboccò la stradina in salita che dal forum portava verso le colline, alla casetta in mattoni dal tetto rosso, quella che sarebbe dovuta diventare un nido d'amore per tutta una vita, magari. Ora un nido vuoto.
Ogni volta che entrava, sentiva un peso nel petto. Ma cercava di non farci caso, si prendeva un libro, e si immergeva nello studio o nella progettazione di qualcosa.
Il lavoro era l'unica cosa che l'aveva davvero aiutata a riprendere il controllo della propria vita nell'ultimo anno. L'unica cosa che le desse pace e stabilità in quel turbinio di sentimenti contrastanti.
E pensava di aver finalmente ritrovato un equilibrio nella propria vita... fino a quando, per caso, non incontrava Percy. Ogni volta, in qualche modo, finivano per litigare.
Lui, dopo un iniziale gelo, nel giro di qualche mese aveva ricominciato ad essere cordiale nei suoi confronti, e l'aveva anche nominata Edile a sorpresa. Nonostante avesse ogni valido motivo per ignorarla o detestarla, sembrava portarle ancora rispetto, dimostrandosi maturo e nobile.
Ma, forse, era proprio questa sua gentilezza a darle tanto sui nervi.
Se solo lui si fosse comportato male con lei, si sarebbe sentita più a suo agio, consapevole di meritarsi quel trattamento dopo avergli spezzato il cuore.
Invece, quando lui la trattava bene e le sorrideva, lei si sentiva turbata, e trovava inconsciamente un modo per aggredirlo, e riusciva sempre ad offenderlo e farlo imbestialire.
Litigavano, e lei, dopo un'iniziale sensazione di sollievo e giustizia nell'essere trattata in quel modo, si sentiva terribilmente in colpa per averlo ferito un'ennesima volta.
Come quando, dopo il tragico epilogo della storia tra Percy e Calypso, lui le si era presentato davanti casa. Voleva ringraziarla per il supporto dato a Reyna e chiederle di tenere la questione riservata, e sembrava davvero felice di rivederla in privato dopo tanto tempo.
E lei era davvero felice che lui stesse bene, ed era stata molto in pensiero quando lo aveva visto ridotto ad un corpo carbonizzato. Era rimasta a Palazzo per ore in attesa che si stabilizzasse, e solo quando Nico aveva detto che era fuori pericolo era riuscita a tornarsene a casa. E il giorno dopo era tornata per controllare i miglioramenti, e aveva portato dei pancake blu, che una riluttante Reyna aveva accettato e portato nella stanza del ragazzo, a cui nessuno poteva accedere se non lei.
Ciononostante, lei lo aveva aggredito, rinfacciandogli la sua decisione di intraprendere una relazione con Calypso, e di avere chiaramente rapporti anche con Reyna. Lì, era stata la gelosia a parlare per Annabeth, ne era consapevole, e sapeva anche che avrebbe dovuto starsene zitta e farsi gli affari propri; ma non era riuscita a trattenersi.
Poi, si erano rivisti sporadicamente per degli incontri politici, dato il suo nuovo ruolo di Edile, e le erano stati assegnati dei piccoli progetti di architettura e riqualificazione di alcune zone della città.
All'inizio, l'idea l'aveva elettrizzata, e in cuor suo forse sperava che questi incontri fossero un pretesto per riavvicinarsi a Percy e, quantomeno, farsi perdonare per come lo aveva trattato da dopo il Labirinto.
Tuttavia, lui era rimasto distaccato, non mostrando molto interesse alla sua compagnia o a parlare con lei, se non per quanto riguardava i lavori in corso, e lei si era arresa al fatto che tra loro fosse del tutto finita, anche l'amicizia.
<<Ma è ovvio...>> le aveva detto Damien, che, avendo giusto qualche anno più di lei, sembrava essere più esperto in ambito di rapporti intimi <<... è davvero molto difficile restare amici dopo una relazione, impossibile se questa era profonda e intensa. Non sarete mai più amici, non come un tempo almeno. Sarebbe solo una tortura restare amico di qualcuno che, magari, ancora ti attrae. È rischioso. Dovresti dimenticarti di Percy Jackson, tesoro.>>
<<Facile a dirsi! È ovunque! È il Console di Nuova Roma... ci manca solo che ci sia stampata la sua faccia sui sesterzi!>> si era lamentata lei sbuffando.
Damien aveva riso a quella battuta, ma l'aveva avvisata che quell'eventualità avrebbe anche potuto avverarsi. Dopodiché, l'aveva abbracciata per provare a distrarla con un po' di intimità.
Dopotutto, Annabeth doveva ammettere che Damien fosse un ottimo amante, nonostante fosse... diverso a ciò a cui era abituata, e si trovava spesso a paragonare il nuovo compagno francese, all'ex fidanzato, nella propria mente.
Ovviamente, questo non rendeva affatto facili le cose: non avrebbe mai pensato che le sarebbe mancato così tanto Percy, anche da un punto di vista sessuale, visto quanto lo aveva respinto negli ultimi mesi della loro relazione.
Invece, ora che stava meglio dopo il trauma fisico subito e che aveva ricominciato a sentirsi a proprio agio nel suo corpo, si rendeva conto di quanto la relazione con Percy fosse speciale, sotto ogni punto di vista.
Era stato il suo migliore amico, il compagno di battaglie, e il suo primo amante. Qualcosa di difficile da eguagliare.
E Damien, per quanto bravo ed esperto, non l'avrebbe mai appagata quanto Percy.
Anche questo l'aveva portata a pensare che, forse, era meglio troncare con il gentil francese, e provare nuove esperienze.
Dopotutto, Percy ci stava riuscendo, e, a quanto sentiva in giro dalle chiacchiere di paese, era proprio un conquistatore.
Non aveva mai avuto dubbi che il suo ex fidanzato fosse considerato attraente dal genere femminile (e non solo!), ma averne la prova certa, e sapere che altre donne stavano avendo accesso a quel corpo, che fino a pochi mesi prima era stato soltanto suo e di nessun'altra, la imbestialiva.
Pensare che qualcuna gli accarezzasse il petto, o gli addominali, o anche ben altro... o lo baciasse, o gli mettesse le mani nei capelli durante un amplesso... le faceva ribollire il sangue.
Forse era questa, la vera gelosia, quella che ti acceca e ti fa agire illogicamente. Forse poteva capire come una persona prima logica e stabile potesse impazzire e compiere atti indicibili. Forse era questo il sentimento che la spingeva davvero ad aggredirlo ogni volta che si incontravano.
Ne aveva avuto la prova quel giorno stesso, durante il pranzo con gli altri giudici, quando aveva notato l'eloquente gesto di Reyna che, per mettere in chiaro le cose, aveva allungato una mano sotto il tavolo per accarezzare Percy all'inguine.
Un gesto tanto sfacciato quanto fastidioso, un messaggio diretto ad Annabeth, e lì non aveva più ragionato. Aveva sopportato il resto della giornata, sforzandosi di non guardare Reyna al tavolo dei giudici, e promettendosi di scappare via appena finito il torneo.
Si sentiva una stupida ad essere stata così felice la sera prima, quando aveva letto il messaggio di Percy che le chiedeva di raggiungerla l'indomani all'alba al campo di addestramento della Quinta Coorte. In cosa sperava? In una riappacificazione? In un riavvicinamento?
Ancora peggio era stato scoprire che quel torneo, per il quale avrebbe fatto da giudice, era propedeutico ad una missione che Percy e Reyna avrebbero intrapreso insieme, su richiesta di Talìa, sua vecchia amica.
Si era sentita ancor di più tradita e tagliata fuori, come se non essere più la fidanzata di Percy la rendesse in qualche modo meno capace di intraprendere un'impresa di successo. Avrebbe voluto andare a cercare Talìa e dirgliene quattro... ma a quale scopo? Sarebbe solo passata per una pazza isterica... il che non era poi tanto lontano dalla realtà degli ultimi mesi.
E quando dopo il torneo Percy le si era avvicinato per parlarle amichevolmente, era stata solo questione di tempo prima che trovasse un pretesto per aggredirlo e offenderlo di nuovo.
Sciocca, confusa, orgogliosa e testarda Annabeth.
Quando rientrò a casa ancora immersa nei propri pensieri, percepì la presenza di qualcuno ad attenderla. Si diresse in camera, e vi trovò Damien coricato sul letto, quel letto con la testata intarsiata di civette e cavalli che nascevano dai flutti del mare.
Un regalo di Leo. Povero Leo, pensò Annabeth... La gelosia era davvero un mostro logorante. Si ripromise di andare a trovarlo.
<<Damien, che ci fai qui?!>> chiese scocciata.
Damien, che l'attendeva sorridente, spense il proprio entusiasmo <<Ti aspettavo, mi chiedevo quando saresti tornata...>>
Annabeth scosse la testa e si avvicinò al letto indispettita <<Ti ho lasciato le chiavi di casa per un'eventuale emergenza, non per venire qui quando vuoi. Dai, scendi dal letto...>> gli intimò.
<<Scusa, pensavo di fare cosa gradita. Di solito ti fa stare meglio...>> disse con voce suadente.
<<Non mi va, per favore, scendi da letto...>> insistette lei con la fronte corrugata.
Damien osservò quel letto con un sopracciglio inarcato, poi guardò la ragazza <<Ma certo. Non vuoi mai che resti qui a dormire, in questo letto, e guai a farci sesso sopra, eh?>> poi sospirò, si alzò, e si rivestì <<Non ti libererai mai del tuo ex. Non sopporti nemmeno che un altro uomo violi il vostro talamo!>> esclamò acido.
Annabeth si sentì in colpa, ma aveva ragione: quel letto era suo e di Percy, un regalo dei loro amici, e non trovava corretto che un altro uomo vi giacesse.
<<Mi dispiace, è complicato.>> si giustificò lei mortificata sedendosi sul letto.
<<Non è complicato...>> ridacchiò Damien con sarcasmo <<Tesoro, hai lasciato quel ragazzo perché non lo sopportavi più e non lo amavi, e ormai è passato oltre un anno, ma ancora sei legata al suo ricordo e ti lasci influenzare da lui... Sei tu a renderlo complicato!>>
Annabeth stava per ribattere, ma tacque, e distolse lo sguardo con gli occhi nebulosi e tristi. Damien osservò l'espressione cupa e riflessiva della ragazza, ed ebbe un'epifania <<O forse... non è così. Perché lo hai lasciato?>>
Annabeth sospirò, e con pazienza disse <<L'ho lasciato perché non sopportavo più di stare con lui. Te l'ho detto già più volte.>>
<<Già, infatti. Solo ora mi rendo conto che questa giustificazione è circostanziale...>>
<<Ma che stai dicendo!? Parli come un avvocato...!>> sbottò lei.
Damien sorrise, e con calma si avvicinò alla ragazza, si inginocchiò di fronte a lei, e l'obbligò a guardarlo negli occhi <<Tesoro, io vorrei davvero aiutarti a stare meglio. Ormai è da... quanto? Un anno che ci frequentiamo? Eppure, non mi lasci attraversare questo muro che ti sei creata. Sei ancora... presa da lui. È evidente. Sbaglio? Vuoi... vuoi riconquistarlo?>> chiese dolcemente e con pazienza.
Annabeth riuscì a reggere lo sguardo del compagno, ma una lacrima le solcò la guancia <<Io non amo più Percy. E non voglio tornare con lui. Solo che... è davvero difficile. Saremo per sempre legati, penso... Ma è tutto diverso. Devo ancora abituarmi all'idea di vivere la mia vita... senza di lui.>>
<<Ma la scelta è stata tua.>> sottolineò Damien.
<<Lo so benissimo, ma non per questo è meno doloroso.>> concluse lei, e si asciugò la guancia.
Damien le accarezzò i capelli, le diede un bacio sulla fronte, e in tono accondiscendente disse <<Tranquilla. Il tempo ci aiuterà...>>
<<Damien...>> pigolò lei per provare ad iniziare un discorso.
<<Ti va un caffè?>> le chiese lui ignorando quel tentativo, già sapendo dove avrebbe portato.
<<... Damien...>>
L'uomo era già in piedi, diretto verso la cucina, ma si bloccò per ascoltarla. Annabeth capì di avere la sua attenzione <<Non posso continuare a... illuderti.>>
Damien si voltò, e sorridendo esclamò <<Ma non mi stai illudendo! Mi piace stare con te, sei una persona interessante, geniale... e la tua compagnia è insostituibile. E spero che... ci teniamo compagnia a vicenda, no?>>
Annabeth sorrise, con ormai gli occhi rossi ricolmi di lacrime <<Sei molto dolce, e paziente. Ma lo sai bene che non possiamo continuare così. Che stiamo facendo? A cosa porterà questa relazione?>>
Damien mantenne il proprio sorriso smagliante, ma era chiaro che fosse triste <<Non mi sono posto il problema, fintanto che ci davamo appuntamento un giorno dopo l'altro...>>
Annabeth si alzò e si avvicinò all'ormai ex compagno, e gli diede un lieve bacio sulla guancia <<Grazie mille per tutto. Spero non mi odierai.>> sussurrò dispiaciuta.
Damien ridacchiò <<Tesoro, non potrei mai...>> e le accarezzò un'ultima volta la guancia <<Au revoir, ma belle.>> raccolse le proprie poche cose in casa, e se ne andò mantenendo un contegno signorile.
Ma appena varcata la soglia, rimasto solo, l'espressione sul volto del figlio di Bacco mutò drasticamente.
Quella dolce, splendida, geniale ragazza era ancora a pezzi, e doveva rimetterli insieme con le proprie forze per poter tornare ad essere sé stessa, e lui non poteva davvero aiutarla. Non avrebbe mai potuto odiare Annabeth per non essere riuscita ad innamorarsi di lui.
Ma poteva odiare Percy Jackson.
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