Una Fanciulla in Difficoltà
Autrice: ho dovuto riutilizzare una vecchia parte che ho recuperato unendo due vecchi capitoli, quindi ha già delle letture e potreste vedere già il vostro like a questo capitolo... In tal caso, lasciatemi un commento per farmi sapere se vi è piaciuto, oppure togliete e rimettete il like così vedo la notifica! :-D
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30 Novembre 2014
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Si avvicinò al letto del padre, e si chinò in ginocchio per parlargli, sperando che potesse sentirlo <<Papà, sto partendo per Porto Rico, ucciderò Ceto. Siamo tutti impegnati in varie azioni militari, difenderemo il tuo Regno e tornerai in forze, te lo prometto. Così non avrai bisogno di un drappo funebre...>> e lanciò un'occhiataccia alla matrigna nel pronunciare quell'ultima frase. Poi proseguì <<Riporterò la pace. Ti renderò fiero di me.>>. Si alzò e quando fu quasi fuori dalla stanza, Anfitrite parlò <<Le divinità non hanno bisogno di drappi funebri, sono solo per gli eroi caduti in battaglia. Questo drappo non è per tuo padre. Buona fortuna per la tua missione, eroe.>> e sorrise sprezzante.
Percy, per quanto nervoso e infastidito, cercò di non dare peso a quell'augurio nefasto, e andò nel tempio al consiglio di guerra, dove tutti si sarebbero riuniti prima di partire per le rispettive missioni.
Regnava un silenzio tombale, la città era disabitata (come aveva scoperto da Bentesicima, la popolazione era stata trasferita al alcune grotte sotterranee, per restare al riparo da attacchi e bombardamenti) e le guardie nuotavano lentamente intorno al perimetro. Guardando la vastità di ciò che lo circondava, in quell'abisso profondo, sentì davvero il peso dell'immane compito che si era preposto: salvare il regno di suo padre. Se non ci era riuscito un dio, come poteva riuscirci lui?
<<Fino a pochi mesi fa la vista da qui era molto più bella, quando il regno era al massimo splendore. Peccato che ci sia sempre una minaccia dietro l'angolo, per un dio potente come tuo padre...>>
Delfino sguizzò di fianco a Percy <<... ma se le tue strategie avranno successo, forse rivedremo quel panorama sublime. Ci serviva qualcuno che prendesse delle decisioni audaci, finalmente...>>
Percy continuò a guardare la devastazione che li circondava <<Non so se ne sono all'altezza. Forse è stato un azzardo, impormi così...>>
<<Bah! Qualsiasi cosa sarebbe meglio che aspettare inermi che tutto venga distrutto, come stavamo facendo... E comunque, se ti può confortare, tuo padre riponeva molta fiducia in te, e quando ha visto che le cose andavano davvero male, ha deciso di farti chiamare per aiutarlo. Non l'avrebbe fatto, se non ti ritenesse davvero in grado di fare la differenza, non credi?>>
Percy si sentì un po' rincuorato e salutò tutti gli incaricati prima delle loro partenze, incoraggiandoli, fino a quando il suo odioso fratello non arrivò, arrogante come sempre.
<<Bene, è il momento di prendere posizione seguendo le indicazioni del nostro nuovo grandioso stratega. Sarà meglio che vi avviate... Io sono già alla mia postazione.>>
<<Mi auguro che al mio ritorno avrai difeso la città e il trono di nostro padre.>>
<<Io mi auguro che tu possa far ritorno per verificare di persona, fratello. Buona fortuna>> fece un ghigno malevolo, e se ne andò scortato da delle guardie.
Erano rimasti solo Briareo e Tyson, in procinto di partire verso la parte orientale dell'Atlantico per contrastare Cimopolea.
Tyson aveva portato al fratello una collana con un ciondolo appeso a forma di tridente, e gli disse di indossarla.
<<... ok, grazie! Ma... Non so se un gioiello mi sarà utile per un combattimento...>>
Tyson sorrise felice <<Questo sì! Dai mettila!! E poi tocca il ciondolo con il palmo della mano!>>
Percy fece come detto, e dopo essersi messo la catenina, portò una mano aperta allo sterno per toccare il piccolo ciondolo a tridente. In quell'istante, per magia dal ciondolo si sprigionarono fili e lastre metalliche, che gli avvolsero velocemente tutto il torso, le braccia fino ai polsi e le mani, e poi più giù, fino a creare degli schinieri e degli stivali, e infine un elmo. In meno di 2 secondi, Percy si ritrovò coperto dalla testa ai piedi da un'armatura leggerissima, sembrava che la sua pelle fosse bagnata da acqua fresca.
Si guardò e notò la qualità della fattura della sua nuova armatura, con decorazioni su spalle, tricipiti e quadricipiti che sembravano delle squame affilate ed eleganti. Il materiale sembrava bronzo celeste, ma era più chiaro e lucente, come se riflettesse in parte la luce a creare un effetto madreperlaceo. L'armatura rivestiva il suo corpo come una tuta aderente fino al collo, ed era incredibilmente flessibile. L'elmo in stile greco era più rigido, lasciava liberi occhi e bocca, e poteva essere tolto come pezzo indipendente dal resto dell'armatura.
<<Wow... Tyson... ti sei superato... è... è fantastica.>>
Tyson era raggiante <<Ho pensato che uno scudo non fosse abbastanza, e un'armatura normale è scomoda per uno agile come te... ma ho creato una nuova lega con bronzo celeste e madreperla, è resistente ma leggera! Riuscirai a combattere senza problemi!! Ci lavoro da 3 anni! Non riuscivo a trovare il materiale adatto... scusa se ci ho messo tanto...>>
Percy sorrise grato <<Non so cosa dire. Grazie. Scommetto che mi sarà davvero utile, fratello!>> i due si abbracciarono, e per un attimo Percy ringraziò di avere ancora l'armatura indossata, o Tyson gli avrebbe rotto sicuramente qualche costola!
Si ritoccò il petto, dove era inciso un bel tridente elaborato, e l'armatura si richiuse nel piccolo tridente a ciondolo.
Salutò Briareo e Tyson, e partì anche lui verso il nascondiglio di Ceto, ordinando alla corrente marina di trasportarlo.
Dopo oltre 5 ore di viaggio ad una velocità paragonabile a quella di un aereo di linea (possibile solo grazie ai suoi poteri sott'acqua), Percy era quasi arrivato presso la Fossa di Porto Rico, evitando di passare attraverso il Triangolo delle Bermuda, ovvero il Mare di Mostri. A circa 5 km di distanza, rallentò ad una velocità più umana per perlustrare la zona ed essere più vigile.
Mentre si avvicinava all'abisso, notò qualcosa di strano: ovvero nulla! Si aspettava di vedere un gran movimento provenire dalla fossa, e di percepire terremoti e maremoti causati da Ceto, come aveva visto nel mosaico... invece, tutto taceva. Il mare era calmo e non proveniva alcun segno di vita da quello squarcio nella terra.
Poi, vicino a degli scogli sul bordo della fossa, vide una figura femminile, avvolta in un chitone bianco. Si avvicinò piano alla ragazza, e sentì che stava piangendo e singhiozzando.
La ragazza dimostrava circa 16 anni, aveva dei lunghi capelli neri fluttuanti e la pelle candida.
<<Ehi, che ci fai qui? È pericoloso, dovresti andartene...>>
La ragazzina si voltò, e Percy vide i suoi occhi di un intenso color nocciola, quasi dorato <<Lo so! Per questo piango! Io vivo qui, è la mia casa... Ma qualcosa l'ha distrutta! Ha iniziato a creare maremoti e terremoti, e ha ucciso quasi tutta la mia barriera corallina!>> sembrava disperata.
<<Sei una nereide vero? Mi dispiace... C'è un mostro, nella fossa... Sta creando problemi. Lo sconfiggerò e potrai tornare a vivere serenamente, ok?>>
La ragazza strillò <<COME!? NON È POSSIBILE! È troppo forte, ha ucciso tutte le mie amiche nella zona! Ha sterminato un sacco di esseri viventi per chilometri! Ti ucciderà!>>
Percy le sorrise <<Tranquilla, so quel che faccio.>> non era del tutto vero, ma suonò molto sicuro nel dirlo, perché voleva tranquillizzarla. <<Adesso però dovresti davvero andartene, sei in pericolo qui... Mettiti al riparo!>>
La nereide si alzò dallo scoglio, risoluta <<Quindi andrai davvero laggiù? Pensi di potercela fare?>>
<<Sì, certo. Ti prometto che ucciderò il mostro.>>
La ragazza sorrise <<Lo prometti? Allora... voglio venire con te...>>
<<No, mi dispiace, io agisco da solo... Non potrei proteggerti, e devo potermi concentrare...>>
Ma la ragazzina era irremovibile e determinata <<No! Non ti sarò di intralcio, lo giuro! Se sarò in pericolo, mi difenderò! Ma se anche dovessi morire... Non mi interessa, devo fare qualcosa per proteggere quel poco che resta di vivo qui... E poi, posso dirti il punto esatto in cui il mostro giace...>>
Percy apprezzò quello spirito, e accettò anche se con riluttanza <<Va bene, allora... seguimi, ma mi raccomando, stai attenta e dissolviti appena percepisci del pericolo, ok? Non posso davvero garantirti protezione, ma capisco il tuo desiderio di rivalsa... Mi mostrerai il punto esatto in cui si trova, poi te ne andrai, ok?>>
La ragazza annuì soddisfatta, e i due scesero cauti nel baratro oscuro.
Mentre si addentravano in profondità, l'atmosfera diventava sempre più fredda e cupa, e Percy riusciva a vedere qualcosa solo grazie al proprio potere, perché non c'era alcuna fonte di luce, lì sotto. Era sicuro che, se non ci fosse stata Ceto, quella fossa sarebbe stata piena di vita e abitata dagli esseri marini più rari e spettacolari esistenti. Invece, era solo un enorme squarcio oscuro nella crosta terrestre.
Durante la discesa, la giovane nereide raccontò con fervore di tutti i cataclismi causati nelle ultime settimane da quel mostro, di cui sembrava non sapere il nome, e Percy mai lo pronunciò per non spaventarla. In quasi 10 anni di vita da eroe, aveva imparato che i nomi sono potenti.
Quando furono oltre gli 8 mila metri di profondità, Percy si concentrò su tutto ciò che lo circondava, con i sensi all'erta per carpire ogni minimo movimento. Tuttavia, non percepiva nulla, nemmeno una forma di vita, là sotto, se non la giovane che nuotava appena dietro di lui.
Arrivarono sul fondale dell'abisso del Milwaukee, a oltre 8300 metri di profondità, e iniziarono a camminare piano verso una specie di caverna in un punto in cui le due placche terresti si incontravano, un'enorme bocca frastagliata alta almeno 100 metri e altrettanto larga, che la ragazza identificò come il nascondiglio della creatura.
<<Ok... ci siamo quasi... Stai attenta, se hai un'arma, usala per difenderti come puoi! Ma faresti meglio a scappare...>>
La ragazza estrasse un pugnale lungo oltre 30 cm, che finora aveva tenuto nascosto in una fondina di cuoio legata alla coscia.
Percy stava davanti, protettivo, e proseguiva a passi lenti e misurati.
La ragazza sussurrò <<Ceto è vicina... la senti?>>
Percy stava per rispondere che no, stranamente, non la percepiva, ma in quell'istante, sentì un formicolio lungo la nuca...
Troppo tardi, non fece in tempo a voltarsi, che sentì un dolore lancinante alla schiena, sotto al rene destro, e abbassando lo sguardo vide la punta del pugnale uscirgli dall'addome inferiore. Urlò di dolore squarciando quell'abissale silenzio.
<<Me l'avevano detto, grande eroe, che sei suscettibile alle dolci ragazze indifese. Credi che un mostro debba per forza avere sembianze orribili? Eppure ci siamo già incontrati in passato, e anche all'epoca non ero poi male, no?!>> Ceto parlò con la stessa voce da ragazzina, ma con tono aspro e pungente, ed estrasse la lama dal corpo del ragazzo, che iniziò a sanguinare sprigionando una nube scarlatta nell'acqua intorno.
Percy cadde carponi sul fondale e si voltò a guardare la fanciulla, che sorrideva sprezzante guardandolo agonizzare.
<<Tu...>> ansimò.
<<Sì, io! Perché così sorpreso? Mi hai detto tu di usare la mia arma per difendermi, e qui, sei tu la mia minaccia! Non lascerò che un altro Perseus mi uccida! E tu hai già distrutto il mio adorato acquario, obbligandomi a scappare, ma ti ringrazio, perché mi hai fatto capire che non posso fuggire dalla mia vera natura! E ora, voglio un regno tutto mio, qui nel mare, dove mi spetta di diritto!>>
<<Ceto...>> Percy era tanto sofferente quanto stupito, e cercò di mantenersi lucido senza pensare al dolore. Come aveva potuto essere così ingenuo? Si aspettava un enorme e ripugnante mostro marino, non di certo una gracile e piccola ragazzina implorante aiuto. Invece, Ceto lo stava aspettando, e lo aveva ingannato.
<<Pensavo ti saresti rivelato più difficile da sconfiggere, ho sentito così tanto parlare del grande figlio semidivino prediletto di Poseidone anche dopo il nostro primo incontro... Che delusione... Peccato, ma non ho tempo per giocare con te, ho perso già troppe ore ad aspettarti, devo scatenare un po' di cataclismi!>> si slanciò verso il ragazzo, puntando la lama alla sua gola, e Percy ebbe giusto il tempo di scansarsi, mentre attivava la propria armatura magica. Ceto, agilmente, si girò puntando il pugnale verso la schiena di Percy, ma lo colpì solo di striscio e l'armatura fece il proprio dovere: la lama cozzò contro le squame corazzate, scivolando.
Senza più farsi troppe remore, il ragazzo approfittò di quello slancio, bloccò il braccio di Ceto, e la tirò verso di sé per darle una forte gomitata dritta in faccia.
La ragazza si ritrasse col naso sanguinante, presa alla sprovvista da quella reazione repentina.
Percy si rimise in piedi ansimando, sforzandosi di non pensare alla propria ferita e sperando che si rimarginasse del tutto nonostante la sua gravità, e sguainò Anaklusmos.
Ceto lo guardò, e si mise a ridere istericamente <<Ma bene! Allora giochiamo, Perseus!>>
La terra iniziò a sussultare, e il semidio percepì le due placche terrestri muoversi, mentre il mare iniziava a ribollire.
Ceto iniziò a trasformarsi, e la bella giovane lasciò il posto ad una creatura con una lunga coda serpentesca con pinna caudale, il busto di donna ricoperto di squame, 3 paia di braccia con mani umane e pinne sui gomiti, e il viso da ragazzina ora era quello di una donna più matura, crudele, con gli occhi gialli da serpente e i denti da squalo. Il pugnale ora era una specie di scettro con una lama affilata sulla punta, a mo' di lancia. Per quanto mostruosa, Ceto manteneva un certo fascino.
La creatura ora era grande quasi 2 volte un uomo adulto, e Percy rimase paralizzato da quell'orribile e magnetico spettacolo. Poi il mostro parlò, e quella voce da ragazza ora era come un sibilo graffiante che scalfiva la roccia <<Ahhh Perseus, sarà un piacere ucciderti!>>. Ceto si lanciò in un affondo con la sua lancia, ma il semidio riuscì ad evitarla lanciandosi di lato. Tuttavia, lei usò la lunga coda per colpirlo da dietro, come una frusta, e lo spinse di schiena contro una roccia.
Già dolorante per la pugnalata, Percy si concentrò per drizzarsi, prima che Ceto provasse di nuovo a colpirlo. Riuscì a deviare il colpo, e la lama si incastrò nella roccia, dandogli qualche istante di vantaggio per slanciarsi in avanti contro il mostro, menando un fendente con Anaklusmos. Ma Ceto era pronta, e con un colpo di coda disarmò il ragazzo, facendogli volare la spada 5 metri di distanza. Poi, lo bloccò lungo le gambe con un paio di mani, e con un altro gli strinse i fianchi, avendo ben cura di premere dove l'aveva ferito, mentre si sporgeva verso il suo collo con i denti aguzzi pronti a morderlo.
Percy urlò dal dolore, mentre cercava di spingere via la faccia del mostro con le mani sanguinanti tra le sue fauci per non farsi sgozzare, ma con le altre due mani rimaste libere, Ceto cercava di fargli cedere la presa e gli tolse l'elmo <<Ah ah! Fammi sentire che sapore ha il tuo sangue!>>.
L'eroe non aveva scampo, ogni arto era bloccato, e non poteva liberarsi in alcun modo. In un tentativo disperato, lasciò andare la presa con una mano solo per un istante per prendere una scheggia di corallo lì vicino, rendendosi parzialmente vulnerabile, e Ceto riuscì ad addentarlo sul collo e la spalla sinistra, fortunatamente ancora quasi del tutto protetti dall'armatura; il morso non fu fatale, e Percy riuscì a colpire il mostro negli occhi con il corallo, distraendolo. La presa sul suo corpo si affievolì, e con uno slancio e l'aiuto della corrente da lui controllata, il giovane scivolò via, e iniziò a risalire velocemente da quell'abisso.
Ceto tornò concentrata, ma sembrava non riuscire più a vedere bene quanto prima, forse Percy l'aveva parzialmente accecata con quel colpo. Tuttavia, continuava a percepire benissimo la presenza del semidio grazie alla scia di sangue che si lasciava dietro, e si lanciò al suo inseguimento verso l'alto, provando ad infilzarlo con la sua lancia quando era a portata.
Percy riusciva ancora con agilità ad evitare i colpi e si nascondeva come poteva tra le sporgenze delle rocce, approfittando della scarsa vista del mostro, ma si sentiva debole e la ferita non si stava rimarginando abbastanza velocemente per impedirgli di morire dissanguato.
<<È inutile, non mi sfuggirai, semidio!>>
Aveva ragione: Ceto si slanciò, e riuscì ad afferrarlo per un piede con una delle 6 mani, ma lui ora aveva di nuovo Anaklusmos, e in un attimo la sguainò, si voltò e tagliò di netto un braccio della creatura, che urlò rabbiosa, lanciandosi con tutto il corpo e con la bocca aperta contro al punto in cui si trovava il ragazzo. Lui veloce si diede una spinta con le gambe e si lanciò verso la parte opposta del baratro, a qualche metro di distanza, riuscendo ancora una volta ad evitarla. E di nuovo cercò di risalire verso l'alto, il più velocemente possibile, imponendo alla corrente di spingerlo fuori dalla fossa, cercando al contempo di rallentare Ceto sotto di sé.
Con suo grande stupore, si accorse che il mostro non lo stava più inseguendo, e ora non riusciva nemmeno più a scorgerlo sotto di lui in quella fitta oscurità. Poi, sentì un rombo, e le pareti della fossa iniziarono a tremare, e vide due enormi occhi gialli iniettati di sangue che lo guardavano dal basso: Ceto si stava trasformando ancora, diventando sempre più grande.
Non aveva più tempo, doveva uscire da quella fossa e ucciderla. Ma come? Stavolta era solo, poteva contare solo sulle sue capacità, e stava fallendo miseramente. Avrebbe deluso tutti e sarebbe stata la fine del regno di suo padre, e della sua vita.
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