Una Calda Notte d'Estate
Percy saltò giù da Blackjack mentre questo era ancora a 3 metri dal suolo, e corse al cottage con fretta, bussando alla porta vigorosamente <<Calypso! Sono io, apri!!>>
Da dietro la porta, una voce assonnata rispose seccata <<Ma certo, chi può buttarmi giù dal letto a quest'ora, come sempre?! Non mi interessa se è il tuo compleanno! Non meriteresti che ti apra, maleducato!>> lo canzonò in tono scherzoso.
<<Dai su, sbrigati!>> insistette in tono urgente lui.
Calypso, in vestaglia da notte, arrivò ad aprire dopo qualche secondo, e Percy entrò in casa come una furia.
<<Ehi... neanche un bacio!? Che succede!?>> chiese esterrefatta.
Ma il ragazzo non si fermò e andò diretto alla camera da letto <<Presto, prendi la tua roba, devo portarti via da qui!>> esclamò serio.
La ragazza si accigliò e incrociò le braccia <<No se non mi dici che cosa sta succedendo, per gli Inferi!>>
Percy, che non avrebbe voluto turbarla, strinse gli occhi e sospirò, poi la guardò con espressione contrita <<Leo sa dove vivi. E sa di noi. E sta venendo qui.>> spiegò in tono pratico e senza giri di parole.
Le braccia della ragazza si sciolsero dall'intreccio e le caddero lungo i fianchi, mentre un'espressione sconvolta le conquistava il viso <<Cosa...? Ma... co-come?>>
<<Il come non lo so, ma dato che non aveva preso affatto bene la vostra rottura, al contrario di quel che voleva far credere, e aggiungendo il fatto che a quanto pare vi siete lasciati a causa mia in pratica...>> e lanciò un'occhiataccia alla fidanzata, che distolse lo sguardo colpevole, <<... direi che non è il caso che ci trovi qui, insieme, non credi?! Dai su, veloce! Abbiamo del vantaggio perché sono con Blackjack!>>
La ragazza rimase immobile, pietrificata da quella rivelazione, mentre Percy iniziava ad accatastare i suoi vestiti in una valigia. Dopo un paio di minuti, si rese conto che la fidanzata non stava collaborando <<CALYPSO!? VUOI DARTI UNA MOSSA!?>>
Lei trasalì, come tornando alla realtà solo in quel momento, e iniziò ad imitare il ragazzo.
Mentre impacchettavano le sue cose alla bell'e meglio in un paio di valigie, la ragazza mormorò <<Mi-mi dispiace... Avrei dovuto dirti come era finita tra noi... com'era davvero la situazione...>>
<<Sì, direi proprio di sì. Avresti dovuto dirmi molte cose, come il fatto che ti abbia ferita fisicamente, oltre al fatto che sia ancora geloso da morire di me. Un po' tardi ora, no?>> esclamò con un sarcasmo pungente, tanto che gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
<<Mi dispiace. Io volevo solo stare bene e andare oltre. Temevo avresti avuto paura sapendo la verità... e che non ti saresti nemmeno avvicinato...>>
Percy tornò serio <<Paura? Io? No, io non ho paura... Ma ammetto che non ti avrei mai neanche sfiorata sapendo come stavano davvero le cose, sapendo quanto Leo ci stesse profondamente male. Dovevi essere onesta con me, se davvero ci tenevi, e lasciarmi il modo di scegliere conoscendo tutti i dettagli. Così è solo un casino!>> la rimproverò.
La ragazza iniziò a singhiozzare, e Percy sospirò. La avvicinò al proprio petto, l'abbracciò, e le diede un bacio sui capelli <<Dai, tranquilla. Sistemeremo tutto. Ma non stasera, ci serve tempo, e Leo deve essere lucido e sbollire. Ora che ha appena scoperto la verità sarà infuriato, come minimo.>>
La ragazza annuì e si asciugò le lacrime con un polso <<Potremmo parlargli anche ora, io non ho paura di lui...>>
<<Stai scherzando!? Ti ha scottata!>> esclamò Percy incredulo.
Lei scosse la testa <<Lo so. Ma non l'ha fatto apposta...>>
<<E allora perché sei scappata!?>> chiese confuso.
Lei si strinse nelle spalle <<Non so, lui era ossessivo, e io volevo solo chiudere la questione... Era più semplice sparire e non fargli sapere dov'ero! Non mi avrebbe mai lasciata in pace! Ma stava malissimo per quel che aveva fatto... Non mi farebbe mai del male volontariamente, di questo sono sicura...>>
<<Beh, io no. Quindi ora prendi le tue cose e vieni via con me!>> esclamò perentorio e preoccupato.
<<Prima mi devo cambiare...>>
<<No, ti cambierai a Palazzo, andiamo dai!>> prese una delle valigie, e diede la mano libera a Calypso prima di andare verso l'uscita; ma rimase paralizzato quando, aperta la porta, si trovò di fronte proprio Leo.
Il figlio di Efesto fece un sorriso triste e una risata cupa <<Il dubbio già confermato, quindi. Eccoti qua, amico...>>.
Percy indietreggiò, spostando con il braccio Calypso dietro di sé per farle da scudo.
A Leo non sfuggì quel gesto, e, se possibile, la sua espressione si fece ancora più triste mentre guardava l'ex fidanzata. La ragazza, nascosta dietro al nuovo fidanzato, ricambiò comunque lo sguardo, e i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime.
<<Hai paura di me?>> chiese lui con un filo di voce, strozzato da un singulto.
Calypso, che aveva ormai ripreso a piangere, scosse la testa.
<<Eppure ti nascondi, da me... dietro di lui...>> disse quell'ultima parola con rabbia, come sputandola, e senza degnarsi di chiamare il ragazzo per nome.
<<Leo... calmati.>> disse Percy notando il cambiamento di tono nella sua voce.
<<Io sono calmo! Sono calmissimo! Ma sono a pezzi! Volevo solo salutarla, e scusarmi ora che so dov'è, dopo mesi che non la vedo! Ma tu me lo impedisci, Percy!>> ringhiò.
<<Ok, va bene. Ti sei scusato. Calypso ti ha perdonato... Vero?>> la ragazza annuì frettolosamente, nascondendosi la bocca con una mano per trattenere i singhiozzi, e Percy proseguì <<Adesso, siamo tutti amici e adulti... Buttiamoci questa storia alle spalle, e andiamo avanti, ok?>> propose in tono cauto, come cercando di ammansire una belva.
<<Amici?!>> gracchiò Leo con sarcasmo. <<Puah! Hai proprio un bel coraggio, Percy! Si comportano così, gli amici?! Rubano la fidanzata agli altri cosiddetti amici!?>>
<<Non è più la tua fidanzata, Leo. Ma... ma hai ragione. Sono stato uno stronzo. Avrei dovuto essere onesto e parlartene, ma sono stato un codardo e mi sono convinto che tu stessi bene, che non ti importasse... perché era più comodo. Mi dispiace, non sono stato un buon amico.>> ammise sincero con una mano al petto.
<<Quante belle parole dal Grande Percy Jackson. Ci cascano tutti quando fai così, con quegli occhioni verdi, vero? Passi proprio per un tipo fantastico!>> rispose acido.
Percy, per quanto preoccupato e guardingo, ribatté a tono <<Beh, credi quel che vuoi! Resta il fatto che non puoi decidere tu con chi Calypso debba stare! E se vuole stare con me, è liberissima di farlo! Il nostro unico vero errore è stato non dirtelo subito quando la cosa è iniziata!>>
Leo, in collera, tremava dal nervoso e cercava di controllarsi nascondendo degli spasmi alle mani.
Solo l'intervento di Calypso lo trattenne dall'esplodere <<Oh Leo...>>, mormorò da dietro Percy, <<Mi dispiace tanto! Non avrei mai voluto ferirti, sono stata superficiale, ed egoista!>>.
Leo alzò lo sguardò, e nei suoi occhi, ricolmi di lacrime, si poteva vedere tutto l'amore che aveva provato, e ancora provava, per quella ragazza. Annuì piano, e con un po' del suo vecchio tono scherzoso disse <<Ehi, Raggio di Sole, è tutto ok...>>
La ragazza scostò Percy, che rimase sull'uscio; corse fuori casa e abbracciò l'ex fidanzato <<Perdonami, avrei dovuto dirti di noi! E non avrei dovuto nascondermi così, scusami!>>
<<No, scusami tu. Ero ossessivo, me ne rendo conto... Ti ho allontanata...>> ammise amaramente affondando il volto tra i capelli della ragazza, <<Ma io... io non riuscivo a stare senza di te, lo capisci? Non riesco ad immaginarmi senza di te, nella mia vita, anche solo per vederti e salutarti! Ma di certo non ti immagino... con lui...>> concluse aspramente lanciando un'occhiataccia al ragazzo sull'uscio.
Lei annuì, e lo accarezzò dolcemente sperando di farlo calmare <<Capisco quanto tu stia male, mi dispiace...>>
Percy, rassicurato dal fatto che Leo stesse sfogando la sua frustrazione chiarendosi finalmente con Calypso, sospirò e rilassò i muscoli, che fino a quel momento erano rimasti tesi e pronti al combattimento <<Allora, è tutto ok? Non ci farai del male, vero? Per un attimo mi hai spaventato...>> ammise in tono più leggero.
Leo, continuando ad osservare Calypso con trasporto e accarezzandole una guancia, sussurrò <<Non farei mai del male a chi amo, non volontariamente, davvero...>>
Calypso, grata, sorrise. E Percy, rincuorato, fece lo stesso.
<<Tuttavia...>> disse poi cambiando tono ed espressione, e voltandosi verso il ragazzo <<... non posso dire lo stesso per un traditore.>> alzò la mano con già una palla di fuoco sul palmo, e la alimentò per farla ingrandire.
<<NO!!!!>> urlò Calypso, ma lui la spinse dietro di sé per proteggerla, e scagliò la meteora contro Percy, che, colto alla sprovvista, non si protesse.
Il ragazzo fu colpito in pieno petto e scagliato dentro casa. Un semidio qualsiasi, travolto da una palla di fuoco incandescente, sarebbe stato disintegrato. Ma lui, figlio di Poseidone, aveva una resistenza particolare al fuoco. Tuttavia, cadde ferito sul pavimento, e perse i sensi.
<<NO!! LEO, SMETTILA!!!>> urlò Calypso cercando di soccorrere il fidanzato.
Ma il figlio di Efesto era in preda alla collera, incontrollabile, infuriato verso colui che riteneva un amico e che l'aveva tradito così subdolamente, e non sembrava più in sé.
<<Stai lontana!! Posso perdonare te, perché ti amo! Ma lui deve pagare per il torto che mi ha fatto! E se non vuoi stare con me, di certo non lascerò che tu stia proprio con lui! Chiunque, ma NON LUI!!>> gridò trattenendola dal tornare in casa. La spinse di nuovo lontano, e lanciò altre palle di fuoco nella casetta di legno, appiccando in poco tempo un incendio poderoso.
Poi, chiuse gli scuri delle finestre incastrandoli tra loro, e chiuse la porta principale, rompendo il meccanismo della serratura per bloccarla.
Si diresse sull'altro lato della casa e fece lo stesso con le altre finestre e l'altra porta, mentre Calypso gli correva dietro urlando, piangendo e provando a fermarlo. Ma lui, come un automa ben programmato, proseguiva nel proprio intento senza lasciarsi distrarre e con una tenacia diabolica.
<<LEO FERMATI!!! BASTA!!!>> la ragazza provò ad aprire la porta sul retro, ma la maniglia era già incandescente e la ustionò.
<<LEO!! APRI SUBITO!!! APRI APRI APRI!!! COSA DIAVOLO STAI FACENDO!?! TU NON SEI COSÌ!! NON SEI IN TE!!!>> lo supplicò, ma il ragazzo non rispose, mantenendo un'espressione seria e assente.
Si avvicinò e la prese di peso per allontanarla dalla casa, ormai del tutto in fiamme, mentre lei si disperava.
Calypso lo picchiò e provò ad usare i suoi poteri per aprire la porta, col risultato di vederla smuoversi appena; ma anche aprendola, cosa avrebbe risolto? Il cottage stava cadendo a pezzi, e il suo fidanzato era in quell'inferno già da svariati minuti.
<<Resta qui. Non voglio che tu ti ferisca. Arrenditi, è finita...>> le disse lui in tono neutro, per nulla scosso da ciò che stava accadendo, da ciò che stava causando.
<<NOOOO PERCYYYY!!! PERCYYYYY!!!!>> le urla strazianti rimbombavano nella vallata, mentre provava a divincolarsi da Leo per strisciare verso la casa.
Percy provò ad aprire gli occhi, ma bruciavano troppo. Provò poi a prendere una boccata d'aria, ma gli mancava l'ossigeno. Provò a mettersi carponi, ma sentiva tutto il corpo tirare, come se fosse di gesso e si stesse sgretolando.
Strizzò gli occhi e si sforzò di guardarsi, e si vide quasi del tutto nudo, con la pelle che iniziava a carbonizzarsi emettendo una quantità esagerata di vapore. E tutt'intorno, un rumore assordante, il rumore delle fiamme che divorano qualsiasi cosa sul loro cammino.
Con gli occhi socchiusi, provò ad orientarsi in quell'inferno: un incendio innaturale, incandescente, alimentato dall'odio, dalla gelosia e dalla delusione; riuscì a distinguere soltanto la sagoma della porta sul retro, ad almeno 4 metri di distanza.
Cercò di strisciare per raggiungerla, ma ad ogni centimetro che avanzava, sentiva la pelle strapparsi e restare sul pavimento sotto di sé.
Ansimò dal dolore, inspirando fumo e calore, e si sentì bruciare dall'interno.
Si fermò, in preda a spasmi incontrollati, e provò a concentrarsi in cerca di una disperata soluzione. Ma quel rumore di distruzione era assordante. E quell'odore, la puzza della sua carne che bruciava, lo annebbiava.
Allungò una mano tremante verso la porta, oltre la quale sapeva che si trovava un lago, da lui stesso creato. <<Acqua...>> mormorò. Ma si accorse che non riusciva nemmeno a parlare, le corde vocali bruciate, così come la lingua.
Non accadde nulla. Il dolore si placò, e capì di non avere più alcuna terminazione nervosa. Strinse gli occhi, che ormai non vedevano più, consapevole che mancava poco, stavolta davvero poco, e sarebbe morto.
Si sforzò di restare conscio, ma sentiva le forze abbandonarlo; il cuore, prima a ritmo spasmodico, ora stava rallentando, così come il suo già flebile respiro.
Le palpebre pesanti gli calarono definitivamente sugli occhi ormai evaporati, e sentì i muscoli rilassarsi.
"Così non va proprio! Ti arrendi già? Mi avevi fatto una promessa, non ricordi? Non è da te non mantenere le promesse, Testa d'Alghe!"
Sentì una voce, una voce conosciuta, che avrebbe distinto anche in mezzo a miliardo di rumori assordanti. Sentì un punto alla base della schiena pizzicare. Sentì un famigliare groviglio alle viscere.
E, benché muto, urlò.
L'acqua esplose da dentro la casa, abbattendo porte e finestre e divellendo il tetto con un geyser. Fuoriuscì con una potenza spaventosa, travolgendo Leo e Calypso nel giardino, a quasi 10 metri di distanza, e trascinandoli verso il lago.
E continuò ad erompere dal cottage per diversi secondi, riversandosi tutt'intorno e spegnendo definitivamente quell'incendio.
Calypso, incredula, tossì per sputare l'acqua stranamente salata appena ingerita, e si mise carponi chiamando il nome del fidanzato.
Leo, invece, fissava il cottage distrutto, esterrefatto. Non stava provando emozioni, ma non si aspettava quel risvolto.
L'acqua stava ancora defluendo verso il lago, e Calypso provò a rimettersi in piedi per avvicinarsi verso quella che era stata la sua casa, gracchiando <<PERCY!!>>
Ma l'attenzione di Leo fu attirata da un movimento alla sua sinistra, a una quindicina di metri di distanza, sulle sponde del lago.
Percy, incredibilmente vivo, era riuscito a strisciare fino al lago, seguendo il richiamo dell'acqua. Non aveva altro a cui affidarsi, poiché non sentiva più nulla sulla pelle scorticata, né vedeva alcunché, né sentiva odori di qualsiasi tipo. Non poteva nemmeno udire chi si avvicinava a lui, calmo ma deciso.
Rotolò nel lago con ciò che restava del proprio corpo, immergendosi quasi totalmente. Aprì le palpebre, sperando che i suoi occhi si rigenerassero, e aprì la bocca, lasciando che l'acqua curasse anche le sue interiora.
Fu allora che iniziò di nuovo a percepire, e sentì dei tonfi alla propria sinistra, degli scialacqui di acqua spostata da dei passi. Ma non ebbe il tempo, né la forza, per reagire.
<<LEO!!! NO!! SMETTILA!!! BASTA!! TORNA IN TE!!!>> urlò Calypso resasi conto che il ragazzo si dirigeva verso il fidanzato.
Leo infilò le mani in acqua, e con decisione fece emergere il busto di Percy, tenendolo per il collo.
Il ragazzo rantolò, provando a parlare, ma ancora non riusciva, né poteva guardare il nemico negli occhi e supplicare pietà.
Calypso arrivò a riva, e rimase paralizzata nel vedere lo stato del proprio fidanzato <<Per gli dei...>> mormorò; poi trasalì, tornando lucida, e corse verso Leo, provando a staccarlo da Percy <<LEO!! SMETTILA!! QUESTO NON SEI TU!! NON SEI TU!!!>>
Ma Leo non reagiva, e continuava a serrare le mani sul collo dell'ex amico. Avrebbe voluto evocare di nuovo il fuoco, ma era immerso in un lago, e sia lui che Percy erano troppo bagnati per permettergli di generare fiamme.
Calypso continuò a tentare, anche con violenza, di allontanare Leo da Percy, colpendolo e graffiandolo, ma Leo non sembrava nemmeno umano, del tutto immune al dolore e alle suppliche.
Percy, ancora muto e cieco, alzò una mano e la portò verso il petto dell'avversario, che non si curò di quel gesto.
Ma non appena la mano gli ebbe toccato il petto, il figlio di Efesto sentì il sangue ribollire, come se stesse per schizzargli fuori dal corpo, e urlò lasciando la presa e allontanandosi da Percy, che ricadde in acqua. Calypso, invece, che si era arrampicata sulla schiena di Leo, cadde all'indietro, a terra, ma lui non se ne accorse.
A quel punto Percy, che era rimasto nudo dopo l'incendio, si ritrovò con la sua penna comparsa in mano, e in un gesto automatico evocò Anaklusmos.
Si mise in piedi col poco di forza che aveva, con l'acqua che gli arrivava alle cosce, e iniziò a muovere la testa per cercare di orientarsi con le ombre sfocate che ora riusciva a vedere e coi flebili rumori che riusciva a sentire.
Sentì della gente urlare, e forse riusciva a distinguere delle voci che si avvicinavano.
<<AMICO, CHE DIAVOLO STAI FACENDO!? SMETTILA!!>> urlò una voce maschile.
<<LEO! ARRENDITI, E NON TI SARÀ FATTO DEL MALE!>> gridò una donna forte e decisa.
Ma Leo ignorò quelle persone appena arrivate, e con un pigro gesto della mano incendiò tutto il terreno che li separava da lui, creando un muro di fiamme alto 4 metri, oltre il quale quelle voci erano solo dei fastidiosi ronzii lontani.
<<Leo...>> riuscì finalmente a parlare Percy con un filo di voce, <<Non voglio battermi con te! Basta! Finiamola qui!>> propose.
<<Non vuoi batterti? Curioso, hai una spada in mano!>> ribatté.
Percy si voltò verso il punto da cui proveniva la voce, e annuì. Quindi, richiuse Anaklusmos e lanciò la penna verso l'avversario.
<<Wow. Che gran bel gesto. Adesso sì che mi fido di te.>> esclamò il figlio di Efesto senza alcuna emozione nella voce.
<<Leo... ti prego... Non voglio farti del male! Siamo amici! Mi dispiace! E-e ti perdono... per quel che hai appena fatto.>>
<<Amici? No. Non vedo amici qui. E non mi interessa il tuo perdono, perché non ti sto chiedendo scusa! E non ho ancora finito!>> con quelle parole, alzò una mano, evocò una nuova sfera infuocata, e la scagliò verso il figlio di Poseidone.
Percy, che ancora non vedeva, percepì comunque l'attacco imminente, e riuscì a tuffarsi in acqua evitando di essere colpito e immergendosi in profondità per qualche secondo.
<<Oh, ecco il vero Percy Jackson! Un codardo che tradisce gli amici e sfugge alle conseguenze! Fatti avanti! O hai paura?>> esclamò con più convinzione di quanta ne avesse mai avuta. Non era mai stato così sicuro di sé. Non era mai stato così in collera.
A quel punto, Percy, ancora menomato, aveva però recuperato abbastanza energie per smettere di nascondersi. Si slanciò verso l'alto, aiutato da un getto d'acqua, e saltò oltre Leo, atterrandogli alle spalle.
Leo si voltò subito, e provò a scagliare un'altra palla di fuoco, ma Percy rotolò di lato, evitandola. Poi, si alzò di scatto, più veloce di quanto Leo potesse prevedere, e gli andò incontro bloccandogli le braccia, tenendolo stretto per i polsi ed evocando dell'acqua sulle sue mani.
Leo provò a divincolarsi e a menar calci verso il ragazzo, ma, seppur debole, il figlio di Poseidone era comunque troppo forte, e la sua presa troppo salda.
<<Leo! Ascoltami, ti prego! Basta! Basta! Basta! Tu non sei così, non sei il Leo che conosco!>> provava a guardarlo negli occhi, ma Leo non reggeva lo sguardo di quelle orbite quasi vuote, e si concentrava sul provare a colpirlo.
<<NON MI CONOSCI ABBASTANZA, AMICO!>> urlò mostrando finalmente un tremore nella voce.
<<Sì! Ti conosco! Sei buono! Gentile! Leale!>>
<<LEALE! NON COME TE! BASTARDO!!>> si infiammò, e un'ondata di calore e di fuoco si sprigionò dal suo corpo e colpì Percy, travolgendolo e ribaltandolo a terra.
Leo gli si gettò addosso, e con le mani in fiamme gli strinse di nuovo il collo, con le lacrime agli occhi e uno sguardo inferocito <<TI ODIO! TI ODIO! TI ODIO! TUTTI TI AMANO! TI ACCLAMANO! TI REPUTANO IL MIGLIORE! MA NON TI CONOSCONO DAVVERO! NON SEI UNA BRAVA PERSONA! ORA TI VEDO PER QUEL CHE SEI!! MI HAI RUBATO L'UNICA COSA BELLA CHE AVEVO! TU HAI TUTTO, E HAI VOLUTO L'UNICA COSA CHE ERA MIA E CHE MI RENDEVA FELICE! E SAPEVI QUANTO TI TEMESSI, QUANTO MI SENTISSI IN SOGGEZIONE! DEVI MORIRE PER IL MALE CHE MI HAI FATTO! >> ammise urlando e serrando la presa ancora di più.
Percy aveva provato a resistere e a liberarsi, ma nel sentire tutto quell'odio, sentì anche il dolore che aveva provocato, e si sentì totalmente colpevole. Stavolta, aveva causato del male a qualcuno che amava, e lo aveva fatto volontariamente, ignorando i suoi sentimenti e le sue paure.
Annuì a quelle ultime parole, e smise di opporsi. Ancora una volta, sentì il fuoco bruciarlo, incandescente, irascibile, intorno al proprio collo, che non gli permetteva di respirare.
Un turbinio di ombre. Un fruscìo veloce. E una lama nera fendette l'aria.
<<NOOOO!!>> gridò Calypso rinvenuta.
Il figlio di Efesto iniziò a urlare di dolore e stupore, mentre osservava il punto in cui fino ad un attimo prima si trovavano le sue mani.
<<CHE HAI FATTO!?!? CHE HAI FATTO!?!? LE MIE MANI!!!>> urlò squarciando la notte.
Il figlio di Ade, con espressione severa e decisa, rinfoderò la lama e soccorse il ragazzo appena ferito; si strappò un pezzo di maglia per avvolgergli i moncherini, già cauterizzati dalle fiamme stesse che fino a pochi secondi prima lambivano quelle mani, che ora giacevano al suolo.
Leo gridò, impazzito e furioso, ma Nico lo immobilizzò e lo spinse a terra <<Stai calmo! Ti prego, calmo! Non costringermi a fare altro!!>> sussurrò in tono mesto.
Nel frattempo, Reyna e Frank erano volati oltre la barriera grazie ad una trasformazione del figlio di Marte; Reyna era già in soccorso di Percy, coprendo il suo corpo nudo col proprio mantello e dandogli subito dell'ambrosia <<Oh per gli dei, Percy, come sei ridotto...>> mormorò preoccupata senza farsi sentire dagli altri.
Frank, invece, corse da Calypso, che aveva da poco recuperato i sensi e piangeva isterica dopo aver visto quel tragico epilogo <<LEO!!! PERCY!!! LEO!!!>> gridava disperata.
Frank la aiutò a rialzarsi, ma la ragazza sembrava non sapere da chi correre per primo. Poi, vide Reyna che si prendeva cura di Percy, e istintivamente andò verso Leo, e lo abbracciò mentre piangeva <<Mi dispiace, è tutta colpa mia! Mi dispiace!!>> gli diceva, e inveiva contro Nico, che cercava di restare impassibile, ma in realtà era sconvolto.
<<Come hai potuto!? COME HAI POTUTO!? LE SUE MANI! IL SUO DONO! È UN INVENTORE, UN COSTRUTTORE!! COME HAI POTUTO!?>>
Nico si voltò verso la ragazza, e con sguardo truce rispose <<Stava ammazzando il tuo fidanzato, non so se te ne sei accorta. È quello lì dietro, ridotto a brandelli fumanti, nel caso non l'avessi riconosciuto!>>
Lei rimase muta con la bocca socchiusa, e si voltò per guardare Percy, ancora terribilmente ustionato, senza capelli, senza occhi e con il collo incenerito, mentre Reyna, concentrata, gli spalmava del nettare sulle ferite più gravi.
Non riuscì a guardarlo per più di qualche secondo, distolse lo sguardo e si premette una mano sulla bocca per trattenere dei conati.
Mentre Leo continuava a piagnucolare e maledire Percy e Nico, Calypso smise di abbracciarlo e si allontanò, e facendosi coraggio provò ad avvicinarsi carponi al proprio fidanzato.
Ma Reyna la fulminò con lo sguardo e sibilò <<Credo tu abbia fatto abbastanza.>> e abbracciò Percy protettiva, avvolgendolo meglio nel proprio mantello e allontanandolo dalla fidanzata.
Lo so. Questo capitolo è violento. Questo capitolo è raccapricciante. Questo capitolo è eccessivo. Questo capitolo è blasfemo. Questo capitolo è odioso.
Ma così è la vita, così è la natura umana quando manifesta le più profonde debolezze e paure. E questa opera resta, prima di tutto e innanzitutto, un'opera epica di ispirazione mitologica, con tutto ciò che ne compete, in bene e in male.
D'altronde, nei miti classici, accade ben di peggio per molto meno, no?
Vi ho allietato con capitoli tranquilli, leggeri, felici oserei dire, illudendovi che ci fosse la possibilità che i nostri semidei, eroi tragici, potessero vivere in pace. E qualcuno magari ci ha creduto...
Ma se pensavate che questa fosse una storiella da merenda pomeridiana, mi dispiace, non è così.
Questo capitolo è un pugno allo stomaco, ne prendo atto. Ma vi chiedo, è scritto bene? Credibile? Scorre? Vi tiene incollati? Vi ha suscitato emozioni forti e contrastanti? Vi ha fatto bestemmiare o piangere, addirittura?
Allora ho raggiunto il mio scopo. E come vi ho promesso fin dall'inizio, non c'è un solo tema che io ritenga un tabù intoccabile, e farò del mio meglio (e del mio peggio) per stupirvi sempre.
E non temete, cari lettori, per la sorte capitata ai nostri eroi. L'unica vera fine di una storia, è la morte.
E, forse, per un semidio, nemmeno quella... 🙃
Alla prossima, e buona notte.
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