Un Valido Motivo
Visto che brava!? Stavolta non mi faccio attendere, sono riuscita a scrivere durante settimana!
E allora buona lettura, e fatemi sapere come sempre cosa ne pensate lasciandomi qualche commento e il vostro like! 😊
Le due ragazze portarono di corsa il semidio nella cabina del capitano, dove lo adagiarono sul tappeto vicino al camino appena ravvivato.
Tre Cacciatrici trafelate seguirono poco dopo, portando asciugamani, coperte, cuscini e medicamenti. Talìa fu scortata dalla sua vice Ines, che la sorreggeva a braccetto.
Reyna si prodigò totalmente per asciugare e scaldare il corpo del suo amante frizionandolo con asciugamani asciutti, e Dorothea l'aiutò, seppur tenendosi alla larga dai punti più intimi del ragazzo.
Ma questi restava pallido e freddo come un iceberg <<Perché non ti scaldi... perché non ti scaldi...>> commentò Reyna concentrata a bassa voce.
Nel frattempo, una Cacciatrice guaritrice medicò Talìa e la fasciò. Dopodiché, la figlia di Zeus si avvicinò al camino per portare delle coperte imbottite. Una la posò sopra al ragazzo, le altre due, invece, in un gesto molto premuroso, le appoggiò sulle spalle delle due ragazze impegnate nel rinvenirlo.
Poi, portò loro anche dei cuscini affinché si mettessero più comode. Reyna ne mise uno contro al fianco del camino, dove si adagiò con la schiena, e un altro se lo mise in grembo, dove teneva stretto a sé Percy nel tentativo di scaldarlo col proprio calore corporeo continuando a sfregarlo.
Dorothea ora sentì tutta la stanchezza degli scontri, e si accorse di essere anche lei bagnata fradicia; si accoccolò ad un cuscino per scaldarsi e trovare conforto, mentre guardava il volto di Percy sperando che riprendesse il suo classico bel colorito.
Vederlo in quello stato catatonico la turbava. Non conosceva nessuno di più potente, e se anche lui poteva ridursi in quelle condizioni, che possibilità avevano semidei normali come lei di sopravvivere alle insidie della loro vita?
<<Sei stata molto brava, davvero molto brava.>> esclamò Talìa sedendosi con cautela su una sedia vicino al camino, di fianco alle due ragazze e a Percy.
Reyna, per quanto affranta e concentrata nell'accarezzare il ragazzo, annuì appena a conferma di quelle parole.
Dorothea continuava a fissare il suo istruttore, preoccupata per la sua salute e gelosa delle premure che la Console poteva riservargli. Avrebbe voluto poterlo toccare allo stesso modo, con quella libertà. Rispose sovrappensiero <<Sì... grazie. Sono viva, incredibilmente. Sono stata addestrata bene.>> e sospirò.
Talìa notò malinconia nelle sue parole, e le suggerì di andare a farsi una doccia calda e riposarsi in cabina.
<<Ma... Percy starà bene? Non si è ancora ripreso...>> commentò.
<<Starà bene, ora gli diamo nettare e ambrosia...>> suggerì Reyna un po' seccata da tutte quelle attenzioni.
Dorothea schizzò in piedi per prendere le due sostanze lasciate sul tavolino, e si avvicinò al ragazzo con fare premuroso per imboccarlo.
<<Faccio io...>> disse però Reyna rubandole il pezzetto di ambrosia dalla mano.
<<Aspetta!>> sbottò Talìa allungando una mano per fermarla.
Reyna la guardò dubbiosa, e Talìa scosse la testa confusa <<Non so perché l'ho detto... Ma... non è strano che stesse affogando? E che un massaggio cardiaco... gli abbia spezzato una costola!?>>
<<Che vuoi dire?>> chiese cautamente Reyna, spaventata da ciò che quegli eventi potevano significare.
Talìa non seppe, o non volle, spiegarsi, ma era certa che in quel momento quelle sostanze divine avrebbero soltanto peggiorato lo stato fisico del ragazzo.
E Reyna, sebbene scettica, pensò che avesse ragione, ma non lo ammise. Spezzò l'ambrosia in due, ne mangiò un pezzetto, e porse l'altro a Dorothea <<Riprenditi, il viaggio di ritorno sarà lungo. Vai a riposare.>> disse in tono più dolce.
La figlia di Spes annuì, si alzò, e uscì dalla cabina masticando il cubetto dorato.
Finalmente senza l'ingombro di una sottoposta ad osservarla, Reyna chiuse gli occhi, rilassò i muscoli, e lasciò andare la tensione con un profondo e prolungato sospiro. Quella notte era stata di certo la peggiore della sua vita da quando era fuggita dall'isola di Circe.
Strinse ancor più forte Percy e continuò a cercare di scaldarlo.
<<Dovresti farti anche tu un bagno rilassante e medicarti, sei ridotta piuttosto male...>> osservò Talìa.
Reyna fece una smorfia guardando Percy tra le proprie braccia, ancora svenuto, e minimizzò <<Non sono minimamente ridotta male quanto lui, e lui ha bisogno di cure e attenzioni ora...>>
Talìa si lasciò sfuggire un mezzo sbuffo e un commento più acido del previsto <<Guarda che lo ritrovi ancora tra mezzora, mica si muove di qui! Non ha bisogno di tutte queste premure sdolcinate!>>
Reyna alzò lo sguardo e inchiodò la figlia di Zeus <<Mi spieghi per gli Inferi perché ti dà così fastidio la nostra relazione?!>>
<<Ah, è questo che è?>> chiese sarcastica.
Reyna ridusse gli occhi a fessura mentre continuava a fissarla, e Talìa in imbarazzo provò a giustificarsi <<Forse perché... era il fidanzato della mia migliore amica, e mi fa un po' strano vederli separati, e con altre persone...>>
Reyna fece spallucce e rispose con semplicità <<È la tua amica ad averlo lasciato, più di un anno fa, e lui ha tutto il diritto di fare quel che gli pare, con chi gli pare...>>
Talìa socchiuse gli occhi annuendo, consapevole che la ragazza avesse totalmente ragione, e si fece coraggio per arrivare al vero punto della questione <<Vero... ma...>>
La figlia di Bellona inarcò un sopracciglio interrogativa, e la Cacciatrice, dopo un sospiro pesante, disse <<Tu stavi con... mio fratello. Lo amavi, dicevi... E ora... lo hai dimenticato... e ti diverti con un altro.>>
Reyna, sconvolta da quella frase, rimase qualche istante a bocca aperta prima di rispondere <<Io non ho dimenticato Jason! Non potrò mai... Ma... è passato. Se n'è andato, e io sono riuscita ad andare avanti. Ma non mi dimenticherò mai di lui...>> concluse malinconica. Jason era stato il primo ragazzo per cui avesse mai provato qualcosa, il primo che era riuscito a fare breccia nella sua corazza, conquistandola.
<<E lui, lo ami?>> chiese Talìa di getto indicando Percy col mento.
Reyna strinse le labbra, e pigolò <<È complicato.>>
<<No non lo è! O ami una persona o non la ami, punto.>> ribatté perentoria la Cacciatrice.
Reyna inalò dalle narici per mantenere la calma, troppo stanca per litigare <<Non è davvero così semplice come credi! Siamo i Consoli di Nuova Roma, sempre sotto i riflettori, sempre giudicati, sempre sotto torchio! E abbiamo un milione di responsabilità, e tutti fanno affidamento su di noi e ci prendono ad esempio... Uscire allo scoperto significherebbe esporsi totalmente, rendersi vulnerabili! E poi...>> deglutì.
Talìa la incalzò <<... e poi?>>
Reyna distolse lo sguardo, in imbarazzo, e tornò a fissare Percy ribadendo <<È complicato, e non sono affari tuoi.>>
Talìa sbuffò, e con sarcasmo esclamò <<Credo che la politica sia solo una scusa, una copertura! Tu hai paura! Paura di ammettere che ti sei legata a qualcuno così tanto che la tua felicità ne dipende! Paura di soffrire... in caso lo perdessi. Sei una codarda, Reyna! E se hai così tanta paura da non riuscire ad ammettere ciò che provi... Beh, allora dovresti almeno smettere di renderti ridicola!>> concluse acida.
<<Rendermi ridicola!?>> chiese accigliata.
<<Sì, ridicola, mentre ti svilisci riducendoti a fare la sua... concubina!>>
<<Cosa!? Come osi darmi della puttana!?>> sbottò la figlia di Bellona.
E la figlia di Zeus alzò la voce<<Oso, perché, nonostante tutto... a te ci tengo, stupida! E mi ferisce guardarti mentre ti fai del male! Sei una guerriera, una donna forte, un'ispirazione... ma per lui ti stai sminuendo... perché credi di non meritare di essere felice e di non essere ricambiata...! Non lo sopporto! Stai lasciando ad un uomo il potere di influenzare la tua vita!>>
Reyna balbettò provando a giustificarsi <<...Ma... ma... io...>> e Talìa rincarò, irrigidendosi sulla sedia <<E sai che ti dico? Hai ragione ad avere paura! Lui non ricambierà mai i tuoi sentimenti! Lui non dimenticherà mai Annabeth, nessuna sarà mai paragonabile a lei! Io li conosco da quando eravamo ragazzini... e ti assicuro che quei due si appartengono, Percy non amerà mai nessuna come lei... Quindi smettila di perdere tempo e di starci male, e torna ad essere la donna che conosco!>> concluse con fervore e con un po' di tremolio nella voce, forse spaventata di aver esagerato.
Si aspettava una reazione violenta e irascibile, quindi fu enorme il suo stupore quando Reyna, invece, boccheggiò qualche istante, prima di chiudere la bocca e scoppiare in un pianto silenzioso.
Talìa si sentì terribilmente in colpa. Scese dalla sedia con cautela, si sedette sul tappeto vicino a Reyna, e non senza remore poggiò una mano sulla spalla dell'amica per confortarla <<Mi dispiace essere stata così brutale, sono esausta, e non ho soppesato bene le parole... Ma è ciò che penso, in effetti. La Reyna che conoscevo non si sarebbe mai persa per un uomo.>>
Reyna continuò a piagnucolare e singhiozzare piano <<Non sai... non capisci... come sia... difficile. Con Jason era... diverso. Eravamo ragazzini, e illusi. Ora... con Percy... è tutto così reale, e pericoloso... e spaventoso...>> poi si voltò a guardare la ragazza negli occhi, disperata <<E se fosse morto, stanotte? Come avrei fatto? Io... lo amo. E stavo anche per dirglielo, molte, molte volte... ma se lui non mi amasse? Potrebbe allontanarsi da me, e non lo sopporterei...>> e nel dirlo strinse il ragazzo ancora più forte a sé.
Talìa batté velocemente le palpebre, un po' confusa, e chiese <<Ma... allora... che aspetti?>>
<<Io... io speravo che... che si sarebbe innamorato di me... E che si sarebbe dichiarato per primo... è così passionale, che pensavo davvero sarebbe stato lui a prendere l'iniziativa, perché lui... lui è così dolce e premuroso con me, non solo durante il sesso...>> si sfogò.
Talìa si sentì in imbarazzo per quelle confidenze intime, ma capì di dover sopportare <<Ma se lui non l'ha ancora fatto, forse non ti ricambia, Reyna. Per questo dico che... dovresti pensarci bene, e capire se sei disposta a vivere così... Il tuo non è più amore, è diventata dipendenza...>>
Reyna deglutì, e annuì piano. Si calmò un poco, e mormorando chiese <<Cosa dovrei fare?>>
Talìa fu colta alla sprovvista da quella domanda. Non avrebbe mai pensato che le sue parole sortissero quel risultato <<Io... credo che... che dovresti fare quel che ti farà stare meglio, sul lungo termine...>> guardò Percy, ancora privo di conoscenza, e proseguì sperando di parlare per il bene di tutti <<Dico che... se pensi ci sia un futuro per voi, e pensi che lui possa amarti davvero, allora dovresti buttarti e dichiararti. Ma se non sei sicura di questo... se non sei sicura che lui ricambi e se pensi che soffriresti troppo nel scoprire la verità, allora dovresti troncare questa specie di relazione. Io... io penso non ti faccia bene andarci a letto insieme se tu sei coinvolta e lui no... Ti fai solo del male.>> concluse più dolcemente.
Reyna rimase un paio di minuti in silenzio, cercando di riprendere il controllo e smettere di piangere del tutto. Poi, si asciugò gli occhi con il dorso della mano, e asciugò un paio di lacrime che erano cadute sulla guancia del ragazzo tra le sue braccia.
Infine, lo baciò dolcemente, e poi lo scostò delicatamente dal proprio grembo, assicurandosi che restasse comodo con la testa sul cuscino e ben coperto. Si alzò piano, e dichiarò <<Credo andrò a farmi una doccia e a riposarmi un po'...>>
Talìa annuì <<Tranquilla, bado io a lui, finché non tornerai. Se vorrai tornare...>>
Reyna non rispose, e con espressione triste uscì dalla cabina zoppicando.
Talìa si sedette vicino al camino, di fianco a Percy, per poterlo tenere d'occhio. Gli passò una mano sulla fronte, e sentì che la sua temperatura era aumentata. Poi provò a sentire il suo polso, e sentì il suo battito più lento e debole del normale, ma ritmico.
Si morse un labbro, e decise di fare un tentativo audace: si bagnò un dito con del Nettare, e provò a passarlo sulle labbra dell'amico. In un attimo, sentì il suo battito accelerare all'impazzata, e la sua temperatura corporea aumentare in impennata. Del sudore gli imperlò la fronte, ma restò pallido.
Capì che i suoi dubbi erano più reali di quanto pensasse, e non osò più avvicinare quelle sostanze divine al ragazzo.
Ma almeno ora non era più ipotermico, si disse!
Rimase di fianco al ragazzo per le successive 4 ore, appisolandosi di tanto in tanto per la stanchezza, ma più che altro riflettendo su come le loro vite fossero perennemente sotto scacco.
E ammirò Percy per lo spirito con cui affrontava ogni pericolo, sempre pronto a sacrificarsi per gli altri, ma mai del tutto pedina degli Dei. Anzi, se poteva deluderli in qualche modo, ne andava fiero. Come se sapesse che la cosa peggiore che potevano fargli era ammazzarlo, ma prima o poi sarebbe successo comunque, quindi perché preoccuparsene poi tanto!?
Un atteggiamento che le ricordava molto Luke, e questo pensiero la rabbuiò mentre si addormentava nuovamente.
Quando aprì gli occhi, Percy avrebbe preferito essere morto.
Non aveva ricordi di aver provato così tanto dolore fisico, nemmeno dopo lo scontro con Crono o Ceto.
Beh, forse essere bruciato vivo era stato peggio, ma almeno era rimasto sedato per tutto il tempo di quella che sarebbe stata una guarigione molto dolorosa!
E anche essere scorticato dal veleno dell'Hydra non era stata una passeggiata...
Oh, e bere l'acqua del Flegetonte...
Okay, forse aveva vissuto di peggio, si disse, ma la sensazione era totalmente diversa, stavolta.
Provò a fare mente locale prima di muovere qualsiasi muscolo. Anche solo respirare e gonfiare la cassa toracica era un tormento, e capì di avere qualche costola rotta.
Provò quindi a muoversi appena, ma ogni giuntura e ogni osso sembrava trafitto da lame di vetro. Voltò appena la testa in cerca di un volto amico, e rimase un po' deluso non vedendo Reyna. Tuttavia, non poteva biasimarla, perché era sicuro che lei si fosse fatta un'idea riguardo la sua visione durante l'attacco delle sirene. E si vergognò.
Fu però felice di vedere Talìa, e riuscì ad abbozzare un mezzo sorriso. Mise una quantità spropositata di energia per alzare un braccio e allungarlo verso la ragazza, che sobbalzò nel sentirsi sfiorare all'improvviso.
<<Cazzo Percy, che paura!>> lo rimproverò coi suoi classici toni. Percy sorrise <<Ah, allora non è un sogno, sei proprio tu!>> disse con un filo di voce.
Talìa sospirò, grata che il ragazzo fosse ancora sé stesso, dopotutto, e ribatté <<Ma certo, Testa d'Alghe, qualcuno deve pur prendersi cura di te dopo le tue pazzie!>>
Il figlio di Poseidone fece una smorfia di dolore, e si limitò a dire <<Per favore, non chiamarmi così.>> tornando serio.
La ragazza annuì, e si avvicinò a lui per misurargli nuovamente il battito e la temperatura <<Stai meglio, ma sei ancora pallido.>> commentò.
<<Ah, starò una favola, dammi solo qualche ora...>> provò a tirarsi su facendo leva sui gomiti, ma sentì una fitta all'addome e le vertigini <<Ohhhhhhu!!>> esclamò.
<<Piano, Percy, stai meglio, ma meglio di uno schifo è comunque uno schifo!>> sottolineò lei.
Percy annuì dandole ragione e notò che anche lei aveva una fasciatura sul fianco <<Tu stai bene?>> chiese corrucciato.
<<Oh, starò una favola! Dammi solo qualche ora!>> ribatté lei sarcastica. Il ragazzo provò a ridere, ma ogni scossone era una tortura.
Rimase quindi coricato, e sospirò <<Reyna sta bene?>> chiese serio.
Talìa annuì <<Sta riposando, è stata una nottata dura per tutti.>>
<<Già.>> confermò lui ancora in imbarazzo fissando il soffitto.
<<Sono sicura che si riprenderà del tutto nel giro di poco, è forte...>> commentò la ragazza. Percy annuì, e sospirò di nuovo, consapevole di aver deluso la sua collega, nonché amante.
Sentirono bussare alla porta, e il ragazzo sperò che fosse proprio lei. Invece entrò Ines con un vassoio pieno di succo di melograno e della zuppa bollente dal profumo davvero invitante.
<<Grazie Ines, lascia pure sul tavolo.>>
Percy vide con la coda degli occhi Ines annuire con espressione triste, e lasciare poi la stanza.
Inspirò e dichiarò <<Okay, ora mi alzo!>> e si concentrò per mettersi dapprima almeno seduto. Talìa si alzò a sua volta e gli si avvicinò per aiutarlo, nonostante anche lei non fosse in ottima forma <<Dai, mettimi un braccio intorno alle spalle...>>
<<Woooohooo!!>> esclamò il ragazzo mentre si alzava, sia perché gli girò la testa, sia perché si accorse di essere totalmente nudo nel momento in cui la coperta gli scivolò di dosso.
La riprese in mano appena in tempo per miracolo, prima di sconvolgere la povera Talìa <<Ti prego, Percy, non ho bisogno di vedere altre mostruosità per oggi!!>> commentò lei sprezzante.
<<Ehi ehi, il mio è un mostro buono!>> ribatté lui sforzandosi di scherzare per resistere al dolore.
<<Ti prego, smettila!>>
<<No, sul serio, all'inizio può far paura perché, sai com'è, a volte le cose grosse spaventano, ma poi conoscendolo è davvero un tesoro!>> continuò lui.
<<SE NON SMETTI TI AMMAZZO IO, PERCY!>> tuonò lei tappandosi le orecchie mentre lui ridacchiava.
<<Eddai! Siamo quasi morti, fattela una risata!>>
Percy si strinse meglio nelle coperte, battendo i denti, e si mise al tavolo per mangiare restando il più vicino possibile al camino. Non aveva mai provato così tanto freddo in vita sua, come se le sue stesse ossa fossero dei pezzi di ghiaccio. Né si era mai sentito così debole e indifeso.
Talìa si sedette sul lato adiacente del tavolo, lasciando andare un sospiro di sollievo e rilassando finalmente le membra. Poi, guardò l'amico e sorrise mentre gli versava un bicchiere di succo <<Grazie. Sapevo che avevamo bisogno proprio di te.>> mormorò. Non lo aveva mai visto davvero in azione da quando si erano separati da ragazzini, e dovette ammettere che era diventato un guerriero formidabile.
Lui si limitò a stringersi nelle spalle mentre già si strafogava di zuppa corroborante e pane <<Non-fe-di-fe!>> ribatté a bocca piena.
Lei trattenne una risata, e insistette <<Sono seria. Mi hai stupito. E mi hai salvato la vita... rischiando la tua.>> ammise. Percy la guardò negli occhi, deglutì il boccone, e le sorrise <<Avresti fatto lo stesso a parti inverse, ne sono certo.>>
La ragazza, imbarazzata, iniziò a mangiare e proseguì la conversazione con un tema meno intimo <<E il Tridente... non sapevo avessi una tale arma...>>
Percy fece una smorfia <<Perché non la uso mai. Era la seconda volta, in realtà. Il suo utilizzo ha degli... effetti collaterali...>> ammise vago e cupo rabbrividendo prima di un altro boccone.
Talìa, che aveva visto come Percy si era ridotto per utilizzarlo, non ebbe il coraggio di andare più a fondo con l'argomento, e si limitò a dire <<Grazie per aver corso il rischio.>>
Percy ridacchiò <<Ah! Per così poco...>> cercò di sdrammatizzare e si pulì con un tovagliolo per nascondere il viso. I complimenti lo mettevano a disagio, e preferiva troncarli sul nascere, perché tutti pensavano fosse un eroe fiero e coraggioso, ma se si fermava a pensare a ciò che rischiava ogni volta, si sentiva soffocare <<Comunque, come stanno le Cacciatrici?>> chiese timoroso.
Talìa sospirò rigirando il cucchiaio nella zuppa <<Abbiamo subito... perdite terribili. Ma le mie ragazze sapevano a cosa andavano incontro.>>
<<Sul serio?>> chiese lui, forse con tono polemico. Lei fece una smorfia, e mormorò <<Devo esserne convinta, no? Il nostro è un dovere sacro, e dobbiamo rispettare il voto in ogni sua parte. Otteniamo immortalità, ma sappiamo di correre dei rischi...>>
Percy non volle ribattere. Non ne aveva le forze, né gli sembrava il caso. Si limitò a fissare il fuoco, che ancora lo turbava, ma in quel momento apprezzò ogni vampata che gli scaldava le viscere, e dedicò un pensiero alle ragazze cadute.
Dopo una decina di minuti di totale e goduto silenzio durante il quale si riempirono lo stomaco di zuppa calda, la luogotenente esordì <<Anche Dorothea è stata magnifica. Quando avevi proposto di portare delle reclute della tua Coorte ero scettica, ma ti ho lasciato fare visto che avevi accettato di aiutarci subito e senza preavviso. Tuttavia, quella ragazza si è dimostrata davvero fondamentale, capisco perché sia nella migliore Coorte della Legione...>>
Percy, mentre faceva la scarpetta nel piatto, annuì piano, sorridendo, orgoglioso della sua allieva, ma anche turbato al pensiero di quella ragazzina, che così tanto lo destabilizzava...
<<... E sono sicura che Artemide chiuderà un occhio sulla sua età e l'ammetterà tra le Cacciatrici.>> concluse Talìa, convinta che la ragazza avesse anticipato i propri piani al suo superiore durante le settimane trascorse in mare, non a conoscenza della loro situazione ambigua.
Percy registrò quell'informazione a fatica, smettendo di annuire e di mangiare, e corrugando la fronte confuso <<Un momento... vuoi dire...?>> guardò l'amica negli occhi, ed ebbe conferma alla sua domanda. E in tono deciso, quasi rabbioso, sentenziò <<No. Non esiste che lei diventi una Cacciatrice! Scordatelo!>> e posò cucchiaio e tovagliolo sul tavolo con veemenza, prima di bere un gran sorso di succo per ingoiare quel boccone amaro.
Talìa inarcò un sopracciglio e si sporse verso di lui <<Come!? Perché, scusa!?>> chiese indignata.
Percy si leccò le labbra dal succo e iniziò a balbettare <<Beh, perché... perché... è una mia recluta! Lei... io... io sono il suo mentore, l'ho addestrata io, ed è un membro fondamentale della Legione romana!!>> dichiarò infine, e gli costò un grande sforzo, nelle sue condizioni, concentrarsi per non farsi sfuggire qualche dettaglio compromettente.
D'un tratto, non sentiva più affatto freddo, anzi. Si alzò dalla sedia e si impuntò con le mani sul tavolo per fronteggiare la figlia di Zeus <<Non puoi portare via una tale risorsa a... a Nuova Roma!!>>
Talìa si offese ancor di più, e ignorò del tutto il fatto di avere di fronte un ragazzo nudo con solo una coperta intorno alle spalle <<Guarda che io non sto portando via un bel niente! Lei mi ha chiesto di poter essere ammessa, e le ho detto che la scelta spetta ad Artemide, non a me! E dato il suo valore, sono sicura che la dea accetterà!>>
Quel dettaglio trafisse il semidio <<Te lo ha chiesto lei? Davvero?>> chiese con timore.
<<Certo! Credi che me ne vada in giro a irretire giovani fanciulle dotate per convincerle a seguirmi con la forza!?>>
Lui rimase qualche istante interdetto, troppo sconvolto per ribattere. Poi si infuriò e puntò un dito minaccioso verso la figlia di Zeus <<Non l'avrai! Avevi quasi convinto Annabeth, e hai convinto Reyna in un momento di vulnerabilità... e ora non ti rifarai su Dora!>>
<<E che c'entrano Annabeth e Reyna ora!?>> gracchiò Talìa confusa dall'intera conversazione. Di certo non si aspettava che Percy fosse felice di perdere un valido soldato dopo averlo addestrato di persona, ma non si aspettava nemmeno una reazione talmente esagerata.
Il ragazzo sembrò ingarbugliato nei propri stessi ragionamenti contorti, e con un ultimo sguardo minaccioso esclamò <<Dora non sarà mai una Cacciatrice!>> si avvolse meglio nella coperta, e se ne andò dalla cabina a grandi passi, ma barcollando.
Voltò subito a sinistra ed entrò nella propria cabina. Si sfilò la coperta gettandola sul letto e cercò dei vestiti puliti da indossare. Ci mise un'esagerata quantità di tempo per indossarli, intorpidito e indolenzito com'era, ma in 10 minuti fu fuori dalla cabina.
Lanciò un'occhiataccia alla porta alla propria destra, la cabina di Talìa, poi si voltò e si trovò di fronte alla cabina di Reyna.
Per un lungo istante, ebbe l'impulso di bussare e andare da lei, per sapere come stesse e chiederle come mai non era presente quando si era svegliato. E abbracciarla, magari. O altro... Poi si vergognò ancora dei propri stessi sentimenti confusi.
Si convinse quindi che doveva assolutamente evitare che Dorothea facesse una scelta stupida e avventata, e doveva dirglielo subito, finché il raziocinio non lo bloccava.
Perché, se si fosse fermato a riflettere, avrebbe capito che forse quella era la soluzione ad un problema. Forse, se lei fosse diventata una Cacciatrice, avrebbe avuto una chance per una nuova vita, e lui non sarebbe più stato tra i suoi pensieri.
Se si fosse fermato a riflettere, avrebbe pensato che, non vedendola ogni giorno, anche i propri sentimenti si sarebbero affievoliti, fino a svanire, magari. E si sarebbe dimenticato di quella stramba ragazzina che minava la sua stabilità mentale ed emotiva.
Ma non si fermò, perché, per quanto si sforzasse di tenerla distante e ignorarla, non poteva sopportare l'idea di perderla così definitivamente, e sebbene non volesse dare retta alle proprie pulsioni, in quel momento di debolezza era vulnerabile e senza freni.
Quindi andò dritto alla porta alla sinistra di quella di Reyna. Bussò 3 volte velocemente, con decisione, ed entrò appena sentì una voce rispondere, senza nemmeno preoccuparsi che fosse un invito ad entrare o una richiesta di attendere.
Dorothea era coricata sul proprio letto, rilassata, vestita con un'ampia camicia da notte un po' infantile con un unicorno stampato sul petto, e aveva un libro al proprio fianco.
Probabilmente pensava che l'ospite alla sua porta fosse Talìa o una delle ragazze con cui aveva legato durante il viaggio, perché scattò seduta sull'attenti, rigida e imbarazzata quando notò che non era una delle Cacciatrici <<Console Jackson, non mi aspettavo... Sono felice che stia bene...>> concluse sollevata di vederlo in piedi sebbene ridotto male.
<<Risparmiati le formalità.>> la interruppe bruscamente lui.
Dopo il loro allontanamento, lei si era talmente abituata a rivolgersi a lui in quei toni distaccati, che rimase interdetta per qualche istante. Poi, la sua espressione dapprima educata svanì, e tornò sé stessa.
Si alzò dal letto, incrociò le braccia, squadrò il ragazzo, e con l'irriverenza e il carattere che la contraddistinguevano disse <<Bene, Percy. Che vuoi?>>
Percy non sapeva da dove iniziare. Scosse la testa guardandosi intorno, e seppe dire soltanto <<Dimmi che non hai preso una decisione così stupida, davvero.>>
<<Spiegati meglio, perché al momento mi sembra che tu mi stia dando della stupida per qualcosa, e non mi piace. Ti perdono solo perché ti sei quasi fatto ammazzare!>>
Lui socchiuse gli occhi per non lasciarsi toccare da certe frecciatine e restare distaccato, e rincarò <<Una Cacciatrice!? Sul serio!? Dopo essere stata istruita, addestrata, mantenuta dalla Legione, tu prendi e...>>
<<Oh ma smettila! Ti dà davvero così fastidio che un soldato decida di lasciare la Legione!?>> lo rimbeccò con decisione.
<<Certo! Soprattutto se per questo soldato ho perso un sacco di tempo con lezioni extra, portando una pazienza inaudita e dopo averlo riportato a casa dal Montana!!>> sbottò rabbioso, gesticolando.
Lei rimase di stucco e spalancò la bocca in una perfetta O prima di ribattere <<Ohhhh ma davvero!? Mi stai rinfacciando tutto questo!? Anche il tempo passato insieme!? Scusami se è stato un enorme sacrificio per te, oh grande Console! E vorrai ricordare che non sarei mai scappata in Montana se tu non ti fossi comportato come uno stronzo!>>
Percy si bloccò a bocca aperta, e si vergognò di sé stesso. Di nuovo. Capì che quella non era proprio la strada giusta per convincerla a restare, e cercò di calmarsi. La sua espressione si addolcì. Sbuffò, e finalmente la guardò negli occhi, che gli rimandavano uno sguardo carico di rancore.
E anche lui si spogliò dalle formalità, assumendo un tono più "suo" <<Dimmi che non lo fai per me. Non è una scelta da prendere... per un motivo simile. Non sai cosa comporti, a cosa andrai incontro! Sei ancora così giovane... credimi! Un giorno potresti conoscere qualcuno di speciale, e... e proverai delle emozioni indescrivibili. E ringrazierai di poter vivere la tua vita con quella persona, e di poter condividere certe esperienze. Ma se ti unisci alla Cacciatrici, non accadrà mai! Non sai nemmeno a cosa stai rinunciando.>> cercò di essere convincente, ma senza illuderla.
Era sicuro che presto qualcuno si sarebbe reso conto di lei e l'avrebbe apprezzata. Solo, non poteva prometterle di essere lui, quella persona, come invece lei sperava.
Lei continuò a fissarlo, e nei suoi occhioni nocciola la rabbia lasciò il posto al dolore, e alla delusione <<Lo so eccome, invece. Credi che non abbia provato quelle emozioni? Credi che non sappia come ci si sente... ad amare qualcuno?>> mise molta enfasi in quelle ultime parole, sfidandolo.
Lui scosse la testa <<Sei solo infatuata... di un'idea. Il ragazzo più maturo, esperto, famoso... il tuo superiore... il grande e potente eroe! È un tipico cliché! Se fossi Percy lo sfigato studente di Filosofia che lavora al McDonald's per mantenersi gli studi neanche mi guarderesti!>> concluse sforzando un tono leggero.
A quel punto Dorothea si era ormai davvero offesa, e ribatté acida <<Come osi dirmi una cosa del genere!? Pensi sia una stupida ragazzina superficiale!? Davvero!? Io so quel che provo! E non è per la tua fama o i tuoi poteri!>>
Per il semidio fu difficile continuare a reggere quello sguardo impavido e ricolmo di lacrime, e cercò di sdrammatizzare con un risolino nervoso <<Non sai nemmeno cosa significa amare! Sei troppo piccola per capire di cosa parlo!>>
<<Ma davvero!? E dimmi... quanti anni avevi quando hai conosciuto la tua prima ragazza? E quando hai capito di amarla? E quando hai rischiato la vita per lei? Mi hai raccontato proprio tu tutte queste cose, con orgoglio e convinzione dopo i nostri allenamenti segreti!>>
Percy deglutì. Era vero, le aveva raccontato quasi ogni dettaglio del suo passato adolescenziale, e non poteva negare la verità.
Aveva meno di 17 anni quando si era gettato nel Tartaro per la ragazza che amava. E ne aveva poco più di 14 quando aveva capito di amarla. E se qualcuno all'epoca gli avesse detto che era solo un ragazzino infatuato... beh, gli avrebbe fatto rimpiangere di avere una bocca per parlare.
Si morse un labbro, senza riuscire a ribattere, mentre Dorothea annuiva con sguardo vittorioso <<Appunto. Quindi, non permetterti mai più di sminuire i miei sentimenti! E ora, vattene dalla mia cabina! Hai detto già abbastanza!>> e andò verso la porta per aprirgliela, indicandogli di uscire con enfasi.
Percy chiuse gli occhi, e sospirò. Se le cose stavano così, non l'avrebbe mai convinta a non unirsi alle Cacciatrici. Se davvero si univa a loro per fuggire dai sentimenti che provava per lui, era inutile parlarle di un fantomatico futuro amore che le avrebbe guarito il cuore. Sapeva bene come ci si sente a non vedere alcun futuro con altre persone finché si pensa soltanto a quell'unica persona che ti ha fatto perdere la testa.
<<Se ti unisci alle Cacciatrici, te ne pentirai.>> ribadì infine andando verso la porta e fermandosi di fronte a lei, che ormai aveva le guance imperlate dalle lacrime e fissava un punto indistinto del corridoio.
Lui, mosso a compassione, provò ad attirare la sua attenzione per farsi guardare in volto, sussurrando <<Dora...?>>
Ma lei si impose di non guardarlo più, o si sarebbe persa di nuovo in quegli occhi verdi, dubitando della propria decisione <<Vattene, Percy, ti prego.>> mormorò.
A quel punto, al ragazzo non restava nessun'altra argomentazione logica per farla ragionare, nessun valido motivo per convincerla a restare. Eccetto uno.
Le prese il viso tra le mani e lo voltò delicatamente verso di sé, alzandole il mento. Poi, si sporse, e la baciò sulle labbra. Un bacio dolce, lieve, ma per nulla casto.
Dorothea rimase così sconvolta che si lasciò andare solo dopo qualche secondo, ed ebbe giusto un momento per accarezzargli una guancia e il petto, prima che lui si staccasse dalle sue labbra, allontanandola.
Percy continuò a fissarla negli occhi, sforzandosi di trattenersi dall'andare oltre, e le sussurrò <<Non farlo. Abbi pazienza, ti prego.>> prima di voltarsi e rintanarsi di nuovo nella propria cabina sull'altro lato del corridoio.
Dorothea rimase scioccata, appoggiata con la schiena alla porta, sfiorandosi le labbra per l'incredulità.
Era successo davvero?
E cosa significava?
Una cosa era certa: come diceva lui, se fosse diventata Cacciatrice, era qualcosa che non sarebbe successo mai più.
Se restava, invece, forse aveva ancora remota speranza.
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