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Un Piano Malandrino

Oh ragazzi, scusate ma sono dispersa sulle montagne al sud e per molti giorni non ho avuto internet abbastanza a lungo da poter pubblicare! Ho pure avuto a che fare con un incendio, lasciamo perdere!! 😣😣

Per farmi perdonare, supermega lungo capitolo! Spero vi piaccia... e come al solito attendo i vostri commenti!! 😘



[martedì mattina, 7 giugno 2016]

Nico vagava senza meta in quel mondo fluido.

Come al solito, dopo aver superato gli iniziali tragici ricordi legati alla sua infanzia che lo avrebbero di certo trascinato verso terribili incubi, dovette anche destreggiarsi tra le voci dei morti che supplicavano il suo aiuto.

Questo accadeva anche da sveglio, ma nel sonno, mondo di confine, le voci erano particolarmente insistenti.

Andato oltre, ed evitato di inciampare in qualche figlio di Hypnos, iniziò il suo vero viaggio onirico.

Ogni volta era diverso. A volte era come prendere una metropolitana senza conoscere le fermate, e doveva affacciarsi ai finestrini per capire dove si trovasse. Altre era una passeggiata in un bosco dai colori autunnali, dove ogni foglia era uno stralcio di sogno. Oppure era come percorrere un lungo corridoio di un negozio di elettronica con centinaia di televisori esposti, ognuno sintonizzato sulla mente di un diverso individuo.

Non era facile orientarsi, ma lui ormai era un esperto, e individuava anche piuttosto velocemente i sogni dei semidei, più nitidi e traumatici. Ad esempio, tra tutti i televisori, quello che mostrava il canale più chiassoso, luminoso e dalle scene cruente, era sicuramente il sogno di un semidio.

Per uno come Percy forse sarebbe stato allestito un vero e proprio angolo in dolby theater con tanto di pop corn, si disse.

Ma quella volta Nico si ritrovò su una barca a vela, e solcava con calma le dolci onde intorno a lui. E ogni onda aveva un colore, un profumo, un suono a sé.

Nico pensò fosse più che proverbiale, cercare il figlio di Poseidone in un mare infinito di sogni. E immaginò anche che Percy si trovasse proprio là, a largo, dove vedeva una tempesta oscurare il cielo e il mare tumultuoso e indomabile.

Senza timore, vi si diresse.

Come ci fosse un confine invisibile, appena varcato la barca fu percossa da violente onde, le vele strappate dalle sferzate del vento, e Nico dovette reggersi con forza per non cadere fuori bordo.

Iniziò a chiamare l'amico a pieni polmoni, sicuro che fosse vicino, perso in quel suo personale uragano. E cercò di non far troppo caso a ciò che scorgeva tra le onde, traumi, rimpianti e desideri, che infestavano la mente del figlio di Poseidone.

Sarebbe stata una violazione della sua privacy, si disse il figlio di Ade.

Eppure, alcune immagini erano troppo invitanti e travolgenti per essere ignorate: un ragazzo biondo in armatura con espressione tormentata che si pugnala sotto l'ascella. Una ragazza bionda e riccia sdraiata su un balcone al crepuscolo, con un braccio fasciato e in stato febbrile. La stessa ragazza, adulta, in un'altra onda, pallida ed emaciata, che si tocca il basso ventre insanguinato. Una ragazza mora su un palco, vestita con una toga bianca macchiata di rosso all'altezza della gamba ferita. Un ragazzo ispanico con gli occhi infuocati carichi di odio. Una lucida bara in mogano coi perni in ottone. Una ragazzina vestita da Cacciatrice, vista di spalle, mentre corre imperterrita verso un gigante di metallo.

Nico si soffermò troppo nell'osservare quell'ultima onda impetuosa; senza riuscire ad opporsi, ne fu travolto. E insieme ad essa, il figlio di Ade fu investito anche da tutte le sensazioni racchiuse in quell'onda e in tutte le altre che aveva notato: senso di colpa, impotenza, rabbia.

Per un momento, avrebbe preferito lasciarsi affogare piuttosto che sentirsi così male. Era così che si sentiva il suo amico, dietro a sorrisi e battute sciocche?

Si svegliò di soprassalto, ansimando. Si asciugò la fronte sudata, e decise che, per quella notte, aveva cercato abbastanza.

Si rivestì e tornò di fretta nella stanza del Console.

Nulla era cambiato in quelle ultime 6 ore.

Lui le aveva passate a dormire e a cercare Percy nel mondo onirico. Senza successo. Gli altri le avevano passate a monitorarlo e curarlo lì, nel mondo reale. Senza successo.

Sempre grave, sempre stabile.

Sbuffò, prese la cartella clinica accuratamente aggiornata, e si avvicinò a Will per essere informato anche di persona nel dettaglio.

<<Nulla di nuovo.>> confermò il figlio di Apollo con sguardo serio <<Le analisi sono lievemente migliori, certo, ma non abbastanza da tranquillizzarmi.>> concluse corrucciato grattandosi un principio di barba incolta sul collo.

Se Nico non fosse stato certo che Will mal sopportava Percy, avrebbe detto che, quasi quasi, era davvero preoccupato per lui. D'altronde, era pur sempre un ottimo medico dedito alla professione, e aveva sempre saputo che, una volta portatolo lì di persona, avrebbe dato il massimo.

<<C'è altro che possiamo fare?>> chiese il figlio di Ade assorto nella lettura.

Will scosse la testa <<Abbiamo più strumenti qui di quelli che si trovano in un ospedale ordinario, la camera viene sanificata dalle ninfe ogni due ore, una semidea gli trasmette la propria energia vitale mentre altri due esperti di medicina cercano di curarlo. Più di così, non è semidivinamente possibile...>> concluse con una smorfia.

Nico si sentiva impazzire. Gettò la cartella su un tavolino lì vicino, e sempre sbuffando iniziò a gironzolare per la stanza, riflettendo. Odiava dover restare in attesa, senza far altro che sperare. L'ottimismo non era da lui.

L'ultima volta che aveva vissuto una situazione analoga, aveva atteso il ritorno di sua sorella Bianca. E lei non era tornata. Quel pensiero fu stranamente più fastidioso del solito, forse perché aveva appena visto un frammento di ricordo di come era morta, dettagli che non aveva mai saputo.

<<Smettila di fare così, mi metti ansia.>> lo rimproverò Will.

<<Scusa.>> mugugnò Nico, e andò a sedersi vicino all'ex fidanzato <<Solo che... pensavo di trovarlo nei miei sogni, almeno...>> disse quella frase con leggerezza e innocenza, sovrappensiero, intendendola proprio letteralmente, visto che aveva provato a cercare il ragazzo nel mondo onirico per aiutarlo ad uscire dal coma.

Tuttavia, non fu così che Will interpretò quell'affermazione <<Certo, immagino. Sempre nei tuoi pensieri...>> sbuffò, si alzò, e indispettito fece per andarsene <<Ora tocca a me riposarmi. Svegliami se necessario. A dopo.>> aggiunse in tono secco.

Nico lo osservò uscire dalla stanza con un sopracciglio inarcato ed espressione confusa <<Ma che ho fatto stavolta?!>>

Leo, gonfiandosi il petto, con tono da esperto commentò <<Tipico. L'ho visto un milione di volte! Lui ha bisogno di attenzioni, e tu neanche ti accorgi che esiste. Anzi, non fai che parlare di Percy qui, Percy lì...>>

<<Stiamo cercando di salvargli la vita, non so se te ne sei accorto.>> fece notare Nico in tono serio e pratico.

<<Vero, ma quel ragazzo è cotto di te, e tu hai praticamente lo spettro emotivo di un sasso, caro mio. Oltre all'ansia e alla preoccupazione, sembra che non ci sia altro in quel tuo cuoricino nero e rinsecchito. Sei anche piuttosto remissivo...>>

<<Io non sono remissivo!>> ribatté Nico offeso.

<<Ah no? Beh, comunque sembra proprio che non te ne freghi nulla di Will e dei suoi sentimenti, anzi, sembra che la sua presenza non ti faccia né caldo né freddo, a dire il vero...>>

<<Ma non è così...>> mugugnò il ragazzo in imbarazzo.

<<Beh, allora diglielo! Non aspetta altro che vedere della passione uscire da te, capisci!?>> esclamò Leo con enfasi, gesticolando.

<<Shhh, abbassate la voce!>> li rimproverò Annabeth a quel punto. Si era alzata per sgranchirsi le gambe, e stava poggiando una coperta sulle spalle di Reyna, ancora intenta nel suo compito da oltre 6 ore.

Annabeth le scostò una ciocca di capelli corvini dal viso, e notò che aveva un'espressione assente e la fronte imperlata di sudore, come stesse condividendo lo stato febbrile del ragazzo.

<<Forse dovremmo farla smettere...>> suggerì preoccupata.

Nico studiò la scena attentamente, con quel suo solito sguardo stile raggi X <<Lui ha molta più vitalità, in effetti. È stabile. Lei invece è debilitata. Dovremmo dirle di riposarsi.>> e si alzò per avvicinarsi all'amica.

Annabeth si abbassò per sussurrarle all'orecchio <<Reyna... ehi, basta così... Va bene così, è sufficiente... vieni a riposare e a mangiare dell'ambrosia...>> disse col tono più soave possibile, come per paura di svegliare un sonnambulo e creare uno shock.

La allontanò piano piano dal ragazzo, dividendo le loro mani. Per un secondo, trovò il proprio gesto molto rude, come se si stesse interponendo nella loro relazione amorosa, o qualsiasi cosa ci fosse tra quei due.

Sentì un magone in gola, e un improvviso e inspiegabile moto di gelosia nel pensare all'intimità fisica che il suo ex aveva raggiunto con quella ragazza.

Anche Nico l'aiutò, e, una volta allontanata del tutto, la semidea si abbandonò alla stanchezza, chiudendo gli occhi e lasciando che l'amico la portasse in braccio su un divanetto del salotto, dove l'adagiò con delicatezza.

La coprì meglio, le asciugò la fronte, e le portò subito una tazza di cioccolata calda, la sua bevanda preferita, con una bella dose di nettare a correzione.

Reyna non ebbe nemmeno il tempo di rimettersi in piedi che Emone accorse con passo felpato ed espressione urgente <<Console, c'è una visita per lei.>>

La ragazza, ancora pallida e con le mani strette intorno alla tazza per trovare conforto, sospirò <<Non sono nemmeno le 8 di mattina, chi è?>> chiese scocciata.

La ninfa, consapevole che la questione fosse delicata, si abbassò e bisbigliò all'orecchio della sua Signora. Udito il nome dell'ospite, Reyna sgranò gli occhi, finì la cioccolata in un sorso, gettò via la coperta, e si alzò di scatto lisciandosi i vestiti e riordinandosi i capelli.

Poi, mentre Emone le passava la fascia consolare su una spalla, la ragazza si voltò verso Annabeth, che aveva osservato in silenzio tutta la scena intuendone la gravità, e dubbiosa le chiese <<Sono presentabile?>>

La figlia di Athena annuì, e la figlia di Bellona si convinse ad affrontare il proprio ospite.

Mentre la Console usciva dalle stanze di Poseidone, Nico preparò la nuova dose di antibiotico per la cura di Percy, e Annabeth, per rendersi utile, annotò il tutto sulla cartella medica seguendo le indicazioni dettate dal ragazzo.

<<Sta funzionando?>> chiese poi prendendo coraggio.

Nico fece una smorfia <<Troppo presto per dirlo, forse stasera vedremo dei miglioramenti con le nuove analisi...>>

<<... COME OSA INSINUARE UNA COSA DEL GENERE!?>> sbottò Reyna dall'atrio del palazzo, e tutti poterono udirla chiaramente anche a 4 camere di distanza.

Leo, Annabeth e Nico si scambiarono delle occhiate incuriosite. La voce dell'altro interlocutore non era invece udibile, indice che era rimasto calmo e composto nonostante avesse decisamente spazientito una, di solito, imperturbabile Reyna.

<<QUESTI NON SONO AFFARI DEL SENATO!>> rincarò la ragazza con rabbia.

Al che, Annabeth si preoccupò <<Vado ad evitare che ammazzi chiunque la stia facendo incazzare così tanto.>>

Mentre attraversava gli appartamenti di Poseidone diretta all'atrio d'ingresso, la voce dell'ospite si fece via via più chiara, e la ragazza iniziò a riconoscere il tono caldo, suadente, con un lieve accento francese, di qualcuno che lei in persona aveva conosciuto molto bene, e pure molto intimamente...

<<Non fraintenda, Console. Nessuno di noi sta insinuando una tale menzogna, no di certo. Siamo solo molto preoccupati, e ci chiediamo cosa abbia spinto il Console Jackson ad assentarsi improvvisamente e così a lungo... addirittura in concomitanza alla Festa dedicata a Bellona...>> lo sentì dire prima ancora di arrivare nell'atrio.

Non lo avesse conosciuto bene, lo avrebbe trovato davvero detestabile per quel tono così mellifluo. Ma sapeva che Damien era solo un abile oratore quando si trattava di politica, e di donne. Lei stessa ne era rimasta affascinata, d'altronde.

<<A me invece sembra proprio che dubitiate della buona condotta del Console!>> ribatté Reyna decisa.

Damien ridacchiò amabilmente, come se quell'idea fosse del tutto impensabile, ma smise di colpo quando vide arrivare la figlia di Athena. La guardò intensamente per qualche secondo, malinconico dei momenti passati insieme, prima di salutarla freddamente <<Edile Chase, ma che bella sorpresa.>>

Annabeth lo salutò con lo stesso distacco richiesto dai loro ruoli politici <<Questore Lacroix, buongiorno. Che piacere...>> poi si voltò verso Reyna, e in tono eloquente chiese <<Va tutto bene, Console?>>

La figlia di Bellona, pallida e con la fronte ancora imperlata di sudore, sembrava un animale braccato. Nonostante i toni e l'espressione feroce, aveva le braccia incrociate ed era poggiata ad una console di arredo per mantenere una postura decente dopo lo sforzo delle ultime ore.

Annuì con un lieve cenno, ma Damien approfittò della sua debolezza per coinvolgere Annabeth nel discorso, forse pensando che l'ex amante con ingenuità gli rivelasse qualcosa di più <<Nulla di cui preoccuparsi, Edile Chase, ma, dato che è qui, la informo che è stato indetto un incontro straordinario del Senato alle 10 di questa mattina, ed ero venuto a notificare la Console. Sarei venuto ad informare anche lei poco dopo...>> aggiunse sforzandosi di sembrare premuroso.

Annabeth sguainò il proprio miglior sorriso <<Ne sono certa. Ma mi dica... a cosa si deve questa riunione speciale?>>

<<Tradimento, ecco di cosa si tratta!>> commentò Reyna totalmente incapace di controllarsi. Non era da lei, esplodere così, ma lo stress e la stanchezza stavano avendo il sopravvento.

<<Oh ma no, ma no, suvvia! Come detto, è solo una premura, una proforma... il Console Jackson manca da molti giorni, e non ha lasciato informazioni a riguardo. Anzi, sembra si sia allontanato per un'emergenza personale, volevamo capire meglio la situazione...>>

<<I Consoli non sono tenuti a dare spiegazioni!>> lo interruppe Reyna, <<E, soprattutto, fintanto che uno dei due Consoli è presente a Nuova Roma, il Senato non ha di che preoccuparsi! In tempo di guerra era normale che un Console si occupasse dell'Urbe e uno guidasse le Legioni!>>

<<Vero. Ma, grazie a Marte benevolo, non siamo in guerra, e... come scritto nello Statuto...>> estrasse un foglio dalla tasca dei propri pantaloni, ma era ovvio che sapesse a memoria il paragrafo che stava per recitare <<... "In caso di assenza dalla città oltre alle 120 ore per motivi non legati a Nuova Roma o al ruolo ricoperto, ovvero per motivi ritenuti personali, il Console è tenuto a nominare un Console ad interim con una lettera di incarico firmata e vidimata col proprio unico timbro. Se l'assenza riguarda entrambi i Consoli per oltre le 48 ore, gli stessi devono procedere col delineare due sostituti ad interim. Questo nella salvaguardia del buon funzionamento dello Stato, eccetera eccetera..." beh, mi pare chiaro. Lo avete firmato di vostro pugno, no? Se non sbaglio, è una delle tante leggi che lei stessa, Console Ramirez-Arellano, ha contribuito a creare prima che la Repubblica Consolare fosse instaurata.>>

Se solo fosse stata un briciolo meno debilitata, Reyna lo avrebbe sbranato. Invece, si limitò a socchiudere gli occhi e irrigidire la mascella ammettendo amaramente <<Lo so bene.>>

Damien sorrise gioviale <<Bene, quindi... non c'è nulla di strano se il Senato vuole saperne di più, non credete? Sembra che il Console Jackson non abbia rispettato quella clausola, quindi...>> stava già per gongolare, quando Annabeth ridacchiò con leggerezza, stupendo anche la stessa Reyna.

<<Ahaha! Oh, ma è solo un malinteso! Il Console Jackson ha, in effetti, delegato un sostituto prima di assentarsi, come richiesto dalla suddetta Legge.>>

<<Ah davvero?>> chiese il Questore stupito.

<<Ma certo. Me. Solo... beh, non si pensava fosse necessario renderlo pubblico, dato che la sua assenza non doveva prolungarsi oltre le 120 ore. Tutto qui. Adesso che le 120 ore sono passate, io e Reyna vi avremmo informati a riguardo, per questo sono qui stamattina... per coordinarci sul da farsi.>> spiegò con semplicità.

Damien spalancò la bocca dicendo <<Ah.>>, ma il suo sguardo si fece di nuovo furbo <<Quindi ha nominato come sostituto un semplice Edile... inusuale.>> commentò in una velata offesa.

Annabeth si gonfiò il petto con orgoglio <<Un titolo non definisce la persona e le sue doti, e godo della piena fiducia del Console.>>

<<Ma davvero? Proprio tu?>> fece una smorfia confusa, e la punzecchiò direttamente, senza più mantenere quel distacco politico <<... eppure, non mi sembrava foste così in buoni rapporti...>>

La ragazza, pronta e calma, ribatté <<Il Console Jackson è in grado di discernere la vita privata da quella pubblica, per il bene di Nuova Roma.>>

Damien rimase genuinamente colpito da quella frase così ben assestata, e incassò il colpo con dignità <<Ottimo. Dunque, vi attendiamo al Senato per mostrarci la lettera di incarico. Alle 10. Consoli...>> e si inchinò in segno di rispetto, prima di congedarsi dalle due ragazze.

Appena rimaste sole, Reyna si voltò lentamente verso Annabeth con un'espressione a metà tra l'incredulo e il "adesso ti ammazzo".

<<Cosa cazzo ti è venuto in mente!? Sei pazza!?>>

Annabeth, un po' offesa, si strinse nelle spalle corrugando la fronte <<Ho improvvisato! Tu eri nel panico... e conosco Damien, sospetta qualcosa, o non sarebbe venuto fin qui a punzecchiarti! Deve pensare di aver trovato un punto debole o un modo per rompervi le palle seriamente... Non potevo dargliela vinta così!>>

Reyna iniziò a scuotere la testa e tornò verso la stanza di Percy gesticolando, come per scacciare il malocchio <<Un conto è improvvisare, un altro è mentire spudoratamente! E per di più su una cosa del genere!>>

<<Non è quello che fate tutti i giorni, voi politici!?>> chiese la figlia di Athena con un tono derisorio, ma Reyna non si lasciò trascinare da quella frecciatina e proseguì nella sua invettiva <<Il problema resta uno: non hai una lettera di incarico da parte di Percy! E non puoi presentarti in Senato a mani vuote ora, ci linceranno e chiederanno la mia sospensione per aver tramato con te, anche se hai fatto tutto da sola!>>

<<Beh, allora fabbrichiamo una lettera di incarico!>> propose Annabeth risoluta, <<Che ci vorrà mai?! La scriviamo, la firmiamo, e la vidimiamo col timbro di Percy!>>

<<Ah beh, grazie! Perché non ci ho pensato prima!?>> ribatté l'altra con sarcasmo.

Erano ormai arrivate nello studio di Percy, a sole due porte da dove lui giaceva in coma, e Reyna aveva preso posto alla sua scrivania, gettandosi pesantemente sulla poltrona.

<<Posso imitare perfettamente la sua firma. Siamo stati insieme per anni, ha la grafia da piccione per via della grave dislessia e ci ridevamo spesso su! Gli ho insegnato io a firmare in modo da sembrare un adulto e non un bambino di quinta elementare!>> spiegò Annabeth in tono pratico, forse con un filo di malinconia, ripensando a quei momenti del passato condivisi con lui.

Reyna restò seria e impassibile, ma un sopracciglio le schizzò verso l'alto, come se, per un attimo, stesse davvero prendendo in considerazione l'idea di contraffare un documento ufficiale.

E ad Annabeth non sfuggì quello spiraglio <<Dai, Reyna! Non faremmo niente di male... in fondo. Stiamo cercando di proteggere Percy.>>

Reyna strinse le labbra, fissando le pile di fogli sulla scrivania davanti a sé, assorta <<Potremmo anche creare il documento... e potresti firmarlo a suo nome, imitando perfettamente la sua grafia. Tuttavia, resta la questione del timbro. Ognuno dei Consoli indossa l'anello col proprio timbro personalizzato, e solo il Console stesso può usarlo. L'anello non può essere tolto con la forza, solo il Console può sfilarselo.>> spiegò, mostrando ad Annabeth il proprio col simbolo di Bellona intagliato.

Annabeth ridacchiò <<Beh, non c'è bisogno di toglierglielo! Possiamo usarlo mentre lo indossa lui, no!?>>

Ma Reyna scosse la testa <<Non capisci. È incantato. Se viene usato contro il volere del Console, possono esserci conseguenze molto gravi per il malintenzionato. È tutto pensato per evitare contraffazioni e far sì che nessun documento venga timbrato se non dal Console stesso per sua spontanea volontà!>>

Annabeth deglutì, e con coraggio sentenziò <<Io non sono una malintenzionata. Io agisco per il bene di Percy... e anche di Nuova Roma. E sono sicura che, se fosse cosciente, lui stesso timbrerebbe senza esitare. Quindi, non credo di andare contro la sua volontà. Lui si fiderebbe di me, ciecamente.>>

Reyna scrutò intensamente Annabeth, e quest'ultima si sentì nuda sotto quello sguardo. Stava osando troppo? Stava creando squilibri? Reyna era gelosa e stava per trucidarla con un tagliacarte? Chissà...

<<Ne sei davvero così sicura?>> le chiese la semidea portoricana in tono solenne.

<<Sì.>> confermò lei senza indugio.

<<Come?>>

Annabeth inspirò, e con tutta la serenità del mondo ammise <<Perché, se fossi al suo posto, io mi fiderei ciecamente di lui.>>

Ci furono dei secondi, dopo questa affermazione, che sembrarono secoli, in cui le due ragazze continuarono a fissarsi, studiandosi, e Annabeth era sicura che, da un momento all'altro, Reyna avrebbe preso il calamaio e glielo avrebbe tirato in fronte per quella sfacciataggine da ex fidanzata.

Invece, la figlia di Bellona sospirò, prese una pergamena in bianco con gli stemmi ufficiali di Nuova Roma e dei due Consoli a piè di pagina, e la passò dall'altra parte della scrivania, verso la figlia di Athena, insieme alla penna già intinta <<Hai meno di un'ora e mezza. Scrivi bene... ma non troppo. Percy non scrive troppo complesso, ma è diretto ed efficace.>>

Annabeth sorrise <<Lo so. Ci penso io.>>

Dopo mezzora, le due ragazze erano già di fianco al letto di Percy con un vassoietto di ceralacca sciolta, e Annabeth si avvicinò con la pergamena per completare la propria opera malandrina.

Nel mentre, Reyna si voltò verso Nico e Leo, che fissavano la scena incuriositi, e con tono vagamente minaccioso disse <<Questa cosa non è mai successa. Intesi?>>

Leo alzò le mani robotiche scuotendo la testa <<Sono cieco e sordo!>>

Nico si portò una mano al cuore <<Io non sono nemmeno qui.>>

E Annabeth, con un filo di ansia, prese la mano di Percy, e, prestando attenzione a non scottarlo con la ceralacca calda, intinse il suo anello e lo impresse sulla pergamena, vicino alla firma perfettamente imitata, mentre tra sé e sé pensava "Spero proprio di non sbagliarmi sul tuo conto, Testa d'Alghe!".

Appena staccato il timbro, ammirò lo stemma a tridente sul foglio, poi si guardò un attimo intorno, e lo stesso fece Reyna, come se si aspettassero che crollasse il tetto o scoppiasse una bomba, o chissà che altro.

Invece, non successe proprio niente. Annabeth si voltò a guardare Percy, e, col sorriso sulle labbra, gli passò velocemente una mano sulla guancia in una veloce carezza, mormorando "Grazie".

<<Avanti, devi metterti una toga bianca con gli ornamenti consolari, poi dobbiamo andare in Senato. Emone ti attende nelle mie stanze, indosserai una delle mie per il momento. Diamoci entrambe una sistemata per renderci presentabili!>>

Durante il tragitto che le separava dal Senato, Reyna non faceva altro che lanciare occhiatacce fuori dal finestrino dell'auto guidata da un suo Littore, come temendo che il mondo esterno sapesse cosa stavano tramando, mentre si rigirava nervosamente il proprio anello da Console intorno al dito.

Annabeth, invece, era assorta nella lettura dello Statuto Cittadino, che sfogliava maniacalmente come passandolo ai raggi X.

<<Mi stai mettendo ansia!>> la rimproverò Reyna.

Annabeth, senza distogliere lo sguardo dai fogli, le rispose calma <<E tu la stai mettendo a me. Stai tranquilla. Andrà tutto liscio.>>

Ma Reyna sbuffò <<Perché lo leggi? Qualcosa non va?>> chiese indicando col mento lo Statuto.

L'altra scosse la testa <<Ho solo un dubbio, e, se conosco bene Damien, già mi immagino la sua prossima mossa...>>

<<E sarebbe?>> chiese la Console curiosa e preoccupata al contempo.

La figlia di Athena non rispose subito, ma, dopo qualche secondo, le sue labbra si piegarono in un sorriso trionfante, e alzò lo sguardo verso la sua nuova, improbabile amica, esclamando <<Come ricordavo! È tutto a posto, fidati di me.>>

L'automobile si fermò prima che Reyna, spazientita, potesse chiederle maggiori dettagli, e le due ragazze si avviarono verso il Senato, fianco a fianco.

Fin da subito la seduta prese una piega storta: già solo nel vederle entrare, entrambe agghindate come Consoli, qualcuno ebbe da borbottare in dissenso.

Addirittura, Annabeth fu sicura di udire distintamente una frasetta del tipo "ci mancava solo un'altra donna al potere!" pronunciata con sdegno.

Frank ed Hazel, invece, rimasero a bocca aperta dallo stupore.

Ascoriati fu sicuramente il primo a manifestare la propria contrarietà pubblicamente, alzandosi subito in piedi appena le due ragazze ebbero preso posto ai propri scranni <<Ebbene, il Console Jackson, sparito all'improvviso senza nemmeno avvisare, ha scelto una semplice Edile come sua sostituta? Sul serio!?>> chiese sprezzante.

Reyna, con rinnovata calma e decisione, rispose subito <<Il grado gerarchico non è un elemento fondamentale per la scelta di un sostituto da parte del Console. Potremmo scegliere anche un comune cittadino romano!>>

Qualcuno annuì confermando quanto detto, mentre invece altri sbuffarono insoddisfatti.

Annabeth, nel frattempo, spiava l'ex amante Damien per provare a leggere le sue intenzioni nelle espressioni del viso.

E non sbagliò: appena il mormorio si fu placato, proprio come lei si aspettava il Questore si alzò per prendere parola, volgendo un garbato cenno a tutti i Senatori per chiedere attenzione.

<<Signori, la Console dice bene: qualsiasi romano, ritenuto degno, può ricoprire il ruolo di Console. E qui giace il problema. Annabeth Chase, per quanto sicuramente degna e dotata – disse voltandosi verso di lei e guardandola negli occhi, per poi concludere con enfasi – non è romana. È greca.>> 

Il Senato esplose. Qualcuno si alzò indignato, qualcuno vociferò, qualcuno approfittò per sottolineare con acidità un dettaglio spinoso: <<Beh, se è per questo, nemmeno il Console Jackson è un vero romano!>>

Reyna ribatté subito con fermezza <<Sia Annabeth che Percy hanno la cittadinanza romana e per giunta sono eroi illustri!>>

E Damien gongolò sotto i baffi per il subbuglio creato, cercando di non farsi notare. Tuttavia, restò di stucco quando, guardando Annabeth, vide che lei era calma, anzi, serafica, quasi godesse di quella scena. E si chiese cosa la ragazza avesse in mente.

Ascoriati invece non attendeva altro che un gancio simile per ribadire nuovamente le sue idee radicali <<Questo è un dilemma che vi pongo da sempre, Signori! Come è possibile che la nostra amata città sia guidata da un Grecus?! Mi piange il cuore, nel vedere come ci siamo lasciati ammorbidire negli anni, perdendo integrità, perdendo la nostra identità! Ce ne rendiamo conto?!>>

Fortunatamente, ben pochi erano d'accordo con lui, poiché tutti avevano stima di Percy nonostante le sue origini ambigue.

Reyna non accettò un tale discorso e si alzò attirando l'attenzione di tutti, pronta a ribattere... ma fu Frank ad anticiparla, alzandosi di scatto e stupendo l'intera platea per la convinzione e la chiarezza con cui espresse la sua opinione <<Percy Jackson è stato ammesso a Nuova Roma come ogni altro romano, dopo la selezione e l'addestramento di Lupa. È arrivato con umiltà, scortando Giunone stessa, una dea che ci ha esortato ad accoglierlo. Ha riportato il vessillo perduto della Dodicesima Legione, insieme a tutte le armi di oro imperiale, e, come se non bastasse, ha difeso la città contro un gigante, annientandolo con le sue sole forze... per questo è stato innalzato come Pretore per acclamazione dalla Legione stessa addirittura durante la sua probatio! Il tutto in meno di un mese. Chi può vantare una tale carriera militare e un tale spirito? Chi è più romano di lui?! Nemmeno Jason Grace è riuscito in tanto!>> e, a quel nome, calò il silenzio.

Nessuno osò ribattere, perché qualsiasi cosa fosse stata detta, avrebbe screditato o l'uno o l'altro semidio, entrambi troppo stimati.

In tutto ciò, Annabeth stette in silenzio, lasciando che il dibattito seguisse il suo naturale corso.

A quel punto, Damien si ricollegò al discorso di Frank con molta abilità e diplomazia <<Le gesta del Console Jackson sono di indubbio valore, e la sua cittadinanza non è, in questo momento, al vaglio...>> disse come lasciando intendere che, comunque, la questione fosse poco chiara; poi proseguì <<...ma stiamo valutando la particolare situazione dell'Edile Chase, che possiede una cittadinanza del tutto straordinaria, concessa dall'allora Dictatrix solo in virtù del suo stimato nome e del suo legame col Console Jackson, che tanto desiderava vivere qui con lei come suo compagno per la vita, se non ricordo male...>> concluse infilando parecchie dita in altrettante piaghe ancora dolenti.

Si voltò quindi verso il professore Casena, Senatore a vita e massimo esperto di diritto della città, lo stesso che aveva coordinato le elezioni dichiarando che Percy, suo studente, fosse eleggibile.

L'anziano Senatore inspirò, e con solennità si alzò per prendere parola, chiarendo anche un paio di punti ambigui a lui molto cari <<Innanzitutto, non vi è dubbio alcuno che il Console Jackson sia romano, de facto. Come spiegato dal Censore Zhang, non ha eguali in termini di carriera militare, e rispetta tutti i requisiti necessari per essere considerato un cittadino. E il grado gerarchico raggiunto e i suoi studi gli hanno dato accesso all'elezione Consolare, come già spiegai all'epoca. Inoltre, da fonti ufficiali sappiamo che, in più di un'occasione, è stato appellato come "Figlio di Nettuno" anche da alcune divinità, cosa mai successa per altri semidei. Questo, secondo la mia opinione da studioso, potrebbe addirittura mettere in discussione il modo in cui il semidio è stato in primis concepito, lasciando intendere che il dio suo padre abbia conciliato entrambe le sue nature in lui, creando un precedente forse senza eguali e rendendolo anche romano de iure. Detto ciò, non posso negare che Annabeth Chase abbia una cittadinanza anomala, concessa honoris causa. Non è mai stata ammessa nella Legione dopo l'addestramento di Lupa, né ha quindi mai superato la sua probatio. Questo, secondo lo Statuto, non la rende eleggibile a Console. Il che vale per molti altri cittadini romani, che non possiedono anche solo uno dei requisiti necessari per ricoprire il ruolo.>> concluse con amarezza, come se avesse davvero tanto preferito sbagliarsi.

Damien sorrise, fingendosi molto rammaricato <<Grazie, Professore, per la sua preziosa spiegazione. Come volevasi dimostrare, per essere eletti Consoli, si deve essere dei cittadini romani in piena regola, con determinati requisiti... che la Signorina Chase, benché dotata e davvero adorabile – lo disse in tono vezzeggiativo, suscitando qualche risatina che sia Reyna che Annabeth gradirono ben poco – non possiede.>> Concluse gonfiandosi il petto, per poi riprendere posto tra mormorii di assenso e qualche complimento condito da tanto di pacche di spalle dalla parte più radicale del Senato.

A quel punto, con aria contrita, Reyna stava per alzarsi e ammettere la sconfitta, e lasciare che il Senato designasse un nuovo sostituto ad interim per Percy... con tutte le disastrose conseguenze che questo poteva portare nel caso si fosse scoperto che, in realtà, Percy Jackson era con un piede nella fossa e la situazione era stata tenuta nascosta a tutta la città.

Ma Annabeth la bloccò posandole una mano sul braccio, con pacatezza, e si alzò al suo posto intervenendo finalmente in prima persona <<Questore Lacroix, forse lei, così come altri, era così ansioso di trovare un cavillo alla legittimità del mio ruolo di Console ad interim da non tener conto di un dettaglio fondamentale...>> esordì con sicurezza, suscitando la curiosità di tutti.

Lasciò qualche secondo di silenzio, affinché l'attenzione fosse totalmente su di lei, prima di spiegare con semplicità <<Quel che è scritto nello Statuto è chiaro, e tutto ciò che è estato detto finora, è corretto. Per essere eletti Consoli, serve una cittadinanza romana e altri requisiti che, come avete ampiamente ribadito, io non possiedo. A quanto pare, sono anche considerata una cittadina di serie B...>> commentò facendoli vergognare un po' per la loro maleducazione, per poi proseguire <<...Ma non starò qui a trovare scuse o astrusi dettagli per convincervi che la mia cittadinanza sia più o meno valida per essere eletta Console, non è questo il punto e sarebbe anche una grande perdita di tempo. Il punto è solo uno e molto semplice... Io non mi sono candidata a delle elezioni. Io sono stata scelta come sostituta dal Console stesso per coprire una sua momentanea assenza. La pergamena firmata e timbrata, qui in mio possesso, lo attesta chiaramente - e la porse al Senatore più vicino con molta naturalezza, lasciando che se la passassero a turno per leggerla. Poi proseguì - Nello Statuto, non vi è alcun tipo di vincolo per i Consoli su come debbano designare il loro sostituto, né vi sono particolari requisiti, previsti invece per le Elezioni, quali l'età minima, l'aver servito la Legione per almeno 10 anni, e l'aver esperienza politica anche solo teorica. Vado errata, Professor Casena?>>

Al vecchio Casena si illuminarono gli occhi, e trattenendo a stento un sorriso disse <<Corretto.>>

Un'altra esplosione scosse il Senato. Frank ed Hazel guidavano la fazione a sostegno di Annabeth, mentre Ascoriati inveiva sdegnato insieme a chi voleva una nuova nomina.

Damien, invece, scosse la testa incredulo <<Impossibile che nello Statuto non vi sia nulla a riguardo e che sia stata lasciata una tale libertà!>>

Annabeth sorrise trionfante <<Controlla tu stesso, ho una copia dello Statuto proprio qui con me.>> e gli porse i fogli che stava leggendo in macchina durante il tragitto dal palazzo al Senato.

Reyna, tanto sorpresa quanto piacevolmente colpita, si limitò ad alzare fieramente la testa commentando <<Forse si è ritenuto che i Consoli eletti dal Popolo siano perfettamente in grado di scegliere con un giusto criterio i propri sostituti. Non trova, Questore?>> chiese ironica.

Mentre Damien sfogliava lo Statuto famelicamente in cerca di un vizio di forma o qualsiasi altra cosa a cui aggrapparsi, Frank con tono burbero richiamava l'ordine tra i presenti per proseguire con la seduta.

Annabeth, ancora di fronte all'ex amante con sguardo trionfante, esclamò ad alta voce <<Ora, se nessun altro ha qualcosa da ridire sulla mia temporanea nomina a Console, potremmo anche proseguire col discutere di questioni davvero importanti per la nostra amata città, non trovate?>>

Il figlio di Bacco non ebbe quasi coraggio di alzare lo sguardo e incrociare quello della ragazza. Ma si sforzò, la guardò negli occhi, le regalò il suo miglior sorriso costruito, e chinò appena il capo il segno di rispetto <<Come comanda, Console Chase.>>

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