Un Nuovo Obiettivo
Buonasera gente, e buon weekend! Come avrete notato, diventa sempre più difficile pubblicare più di 1 volta a settimana per via del poco tempo, e spero apprezziate la dedizione che comunque metto in questa storia, che non è minimamente vicino alla fine... 😁😁🤯
Per questo, come sempre, se vi piace vi chiedo di lasciare qualche commento per interagire tra di noi, e il vostro like! Grazie mille e... buona lettura!! 😘
Ps. Per chi ha letto la storia "Never Let Me Go", la Percabeth one shot un po' più "piccante" ambientata nel periodo tra la vittoria contro Crono e la sparizione di Percy per mano di Era/Giunone, state attenti perché avrete una sorpresa...!! 🙄
8 aprile 2016
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Dorothea avrebbe voluto gettarsi in mare e affogare.
Tuttavia, ora che aveva imparato almeno a stare a galla, si rese conto che, con l'istinto di sopravvivenza semidivino all'opera, sarebbe stata una morte davvero lenta e agonizzante.
Quando era stato indetto il torneo per scegliere chi avrebbe partecipato alla fantasmagorica missione col Console Jackson in persona, aveva dato il massimo per vincere, ovviamente.
Ma non si aspettava che nel pacchetto fosse incluso l'imbarazzo di imbattersi nel ragazzo che le piaceva ogni volta che era in atteggiamenti intimi con la propria amante segreta.
Non più tanto segreta su quella nave, dato il modo a dir poco "entusiasmante" con cui si incontravano "di nascosto", ma nessuna delle Cacciatrici avrebbe mai fiatato a riguardo. Il solo pensiero di ciò che quei due facevano era un tabù, figurarsi parlarne apertamente!
Ma lei non era una Cacciatrice, e se fosse stata a Nuova Roma, quello sarebbe stato lo scoop del secolo... non fosse stato che mai ne avrebbe parlato con qualcuno, dato che, ogni volta che ci pensava, sentiva un tuffo al cuore.
Allora era per quello che lui l'aveva respinta? Era fedele ad una nuova compagna?
E che compagna, si disse...
Non poteva essere una ragazza qualsiasi, semplice e magari un po' insulsa, una di quelle che si può avere speranza di "superare", eh no... Doveva essere nientemeno che una delle semidee romane più capaci e potenti in vita, e la più famosa in assoluto negli ultimi 10 secoli o giù di lì, tanto per dire. Nonché, ovviamente, Console di Nuova Roma, quindi sua superiore in gerarchia militare, e in qualsiasi altra gerarchia immaginabile per un semidio romano.
Ah, ed era pure bella. Come non esserlo, se la tua madre divina ha ispirato la stessa parola "Bella"! Un po' come essere un incrocio tra un figlio di Marte e di Venere, ecco.
E, sapendo chi fosse stata la sua prima fidanzata, Dorothea capì che il ragazzo aveva degli standard davvero elevati.
Quindi lei, inutile figlia di Spes, cosa poteva mai sperare!?
Quando li incrociava sul ponte, o in mensa, o in qualsiasi angolo della nave, li salutava con riverenza, ma sentiva un pezzetto della sua anima sgretolarsi.
Perché lui non l'avrebbe mai considerata importante quanto una Reyna o una Annabeth, né tanto capace, o affidabile, o indispensabile. Non l'avrebbe mai guardata come lo vedeva guardare lei, con quel desiderio ardente negli occhi, e la malizia nel sorriso.
Lei era una sciocca ragazzina che, per un momento, aveva pensato di contare qualcosa in un'istituzione come Nuova Roma, e di poter sedurre un semidio come lui. Che scema!
Però, e questo doveva concederglielo, lui era stato onesto con lei. Fin da subito le aveva detto di non sperarci, di non insistere, di dimenticarlo e non illudersi. Il che, comunque, non rendeva le cose più facili.
Ormai erano mesi che a mala pena si parlavano. Dopo quei momenti così intimi e densi vissuti insieme, ora erano estranei. Anzi, peggio, erano semplici allieva e istruttore, il più distaccati e oggettivi possibile, ma comunque ancora uniti, in qualche modo. Forse sarebbe stato meglio smettere di vederlo del tutto. Forse sarebbe stato meglio non tornare affatto.
Tornare era stata una pessima scelta, soprattutto visto che le cose erano cambiate totalmente: non si sarebbe mai perdonata di aver gettato la spugna ed essersene andata, e le cose con Percy si erano incrinate irrimediabilmente, e non poteva più nemmeno sperare di vederlo ai loro allenamenti segreti, che lui aveva annullato.
Era inevitabile, dopo quel che era successo. Tutto era cambiato, e anche lei non vedeva più le cose allo stesso modo, non era più la stessa ragazza.
Aveva portato a galla demoni che pensava di aver seppellito, e lui l'aveva aiutata ad affogarli, insegnandole anche a nuotare. Letteralmente.
E quando aveva creduto che questo avesse un qualche valore, un significato profondo... tutto era svanito.
Quel cambiamento non le piaceva affatto. Tanto sarebbe valso restarsene in Montana a fare la cameriera di quel lumacone di Charlie, pensò.
Con tutti quei pensieri, si stava dirigendo sul ponte per iniziare il proprio turno di guardia con almeno mezzora di ritardo, e uscì all'aria aperta inspirando una fresca boccata salmastra, sperando di schiarirsi le idee e smettere di pensare a Percy.
Invece, sentì ridacchiare da prua, e riconobbe subito quella risata così contagiosa. E un altro pezzettino andò in frantumi quando, voltandosi, lo vide abbracciare Reyna.
Suo malgrado, pensò fossero una bella coppia. E li odiò.
Si voltò verso la parte opposta della nave e vi si diresse per allontanarsi da quella vista.
Non si era mai sentita così abbandonata. Aveva vissuto da sola, badato a sé stessa e lottato per sopravvivere in più di un'occasione.
Ma in quel momento, su quella nave, circondata da ragazzine estranee e unite da un sacro giuramento che le rendeva delle elette, e con Percy e Reyna che sembravano in luna di miele, si sentì un pesce fuor d'acqua, esclusa, vuota e senza scopo.
Cosa era andata a fare? Certo, aveva vinto l'occasione di affrontare un mostro raro e bla bla. E poi? Probabilmente non avrebbe nemmeno partecipato all'azione vera e propria, o sarebbe morta provandoci.
E, se non fosse morta, sarebbe tornata a Nuova Roma, dove avrebbe ottenuto la gloria per un giorno o due, e l'invidia dei compagni che pensavano avesse ricevuto l'onore più grande in vita.
Lo avrebbe pensato anche lei, prima di abbandonare la Quinta Coorte e la città. Non c'era nulla di più onorevole che servire la Legione e magari immolarsi per essa.
Ora, tuttavia, dopo aver assaporato un po' di vita vera, dopo aver conosciuto davvero Percy, dopo aver provato certe emozioni e sentimenti, voleva soltanto rivivere tutto di nuovo, sentirsi così di nuovo, ed essere felice e spensierata come quando si era sentita apprezzata e amata per la prima volta.
Per quello aveva voluto partecipare alla missione: per stare ancora con lui, e dimostrare che era anche lei una guerriera capace e fondamentale per la città, meritevole di lodi e attenzioni... e, magari, di affetto.
Mentre andava verso poppa, assorta in quelle elucubrazioni, la sua attenzione fu attirata da un singhiozzo trattenuto.
Incuriosita, cercò la fonte di quel gemito, e scovò una ragazza che provava a passare inosservata su un divanetto appartato.
Quando Talìa si accorse di essere stata scoperta, si schiarì la voce e si asciugò gli occhi col dorso della mano, mentre Dorothea, imbarazzata, provava a svignarsela.
<<Ehi, aspetta... Non sei obbligata ad andartene a causa mia. Stai facendo il tuo turno di guardia, è giusto che tu possa andare ovunque.>> dichiarò.
Dorothea si bloccò, si voltò, e le sorrise <<Mi dispiace, non volevo disturbarti.>>
Talìa trovò quel sorriso molto dolce e genuino <<No, scusami tu. Volevo prendere una boccata d'aria, ma avrei fatto meglio a restarmene in cabina...>>
<<Posso... posso aiutare in qualche modo?>> si propose la figlia di Spes stropicciandosi le mani.
Talìa apprezzò quel gesto di puro altruismo, e sorrise <<No, ma grazie. Devo solo chiarirmi le idee, e devo farlo da sola.>>
<<A chi lo dici...>> esclamò subito Dorothea roteando gli occhi.
La figlia di Zeus studiò la ragazza più attentamente <<A quanto pare abbiamo un problema analogo. Ti chiami Dorothea, vero? Sei la recluta del Campo Giove, quella che Percy ha voluto portare...>>
Senza rendersene conto, la ragazza reagì con una smorfia al nome del proprio istruttore, e ribatté <<Sì, beh, ho vinto un torneo di combattimento per poter venire...>>
<<Allora devi essere proprio brava!>> la rincuorò la Cacciatrice capendo di poterla aiutare con un po' di sostegno morale, e le fece segno di prendere posto di fianco a lei.
<<Mah, non così tanto, in realtà. Sono discreta coi pugnali, ma nulla di più.>> esclamò con modestia. Si era avvicinata alla ragazza, e si era seduta sul divano, pur mantenendo la massima distanza per rispetto.
<<Sono sicura che tu sia eccezionale per essere stata scelta da Percy per questa impresa.>> ammise. Per quanto fosse arrabbiata, non poteva negare le doti del suo rivale.
Di nuovo, la ragazza sussultò appena con una smorfia di dolore sul viso quando udì il nome del ragazzo, e rispose <<A dire il vero non mi ha scelta lui. I giudici del torneo erano il Censore, i Pretori, la Console Ramirez-Arellano e... l'ex fidanzata del Console.>>
Talìa annuì colpita <<Dunque, ribadisco, devi essere davvero brava.>> e le sorrise. Poi, con gentilezza le chiese <<Perché sembri così triste?>>
<<Oh. Nah, solo... un po' di malumore. Passerà. E tu? Perché piangevi!?>>
<<Non piangevo.>> ribatté la Talìa orgogliosa come sempre.
Dorothea alzò un sopracciglio <<Ah no?! Che strano... Eppure mi sembrava...>>
Talìa apprezzò quella dimostrazione di carattere, e decise di concedere fiducia alla ragazza <<Facciamo così. Ti racconto il mio problema, se tu mi racconti il tuo...>>
Dorothea la fissò in quegli occhi blu elettrici che sembravano volersi imporre su chiunque a qualsiasi costo. Le sembrava scortese rifiutare quello scambio, e doveva ammettere di essere curiosa del motivo per cui la Luogotenente delle Cacciatrici fosse così turbata.
Sospirò, e vuotò il sacco <<C'è un ragazzo che mi piace, ma lui non mi considera minimamente. Eppure... c'è stato un momento, in cui ho pensato ci fosse un legame profondo tra noi e credevo ci tenesse davvero a me. Invece, ora siamo come estranei...>>
Talìa strinse le labbra <<Ah, i soliti problemi coi ragazzi, quindi... Ti deludono sempre.>> mormorò.
<<È capitato anche a te?>> chiese curiosa.
Talìa soppesò bene quella domanda prima di rispondere. Per un secondo le venne in mente Luke, e non solo <<Beh, non sono sempre stata una Cacciatrice. C'è stato un tempo in cui questo genere di emozioni mi disturbavano. Poi, unendomi alle Cacciatrici, ho visto le cose in modo più chiaro e oggettivo. Quando diventi immortale, certi problemi sembrano sciocchezze di poco conto, e vivi più serenamente.>>
Dorothea fissava il mare, assorta ed interessata a quelle informazioni <<Davvero? Non hai più sofferto per amore?>>
Talìa inspirò a fondo prima di rispondere <<L'amore ha una connotazione del tutto diversa, per noi. Aborriamo il sesso e l'amore romantico, ma l'amore ha molte sfaccettature, e noi sappiamo benissimo come amarci tra sorelle e compiamo atti di amore continui quando abbattiamo dei mostri per il bene dell'umanità e degli altri semidei.>>
Restarono qualche secondo in silenzio, durante i quali Dorothea soppesò attentamente quelle parole; poi cambiò discorso <<Ora tocca a te!>>
L'altra ragazza mantenne il patto <<Ho chiesto aiuto ad una persona che sta minando la mia credibilità come leader. Sapevo che rivolgermi a lui era rischioso, siamo rivali per nascita... Ma pensavo di poter gestire la cosa. Invece, qualsiasi cosa faccia mi da ai nervi, e come se non bastasse sembra proprio goderci nel non rispettare le mie regole, mettendomi in difficoltà con le mie compagne. E ora devo scegliere se continuare a sopportare tutto questo, o se restare sola e rischiare di non sconfiggere questo mostro biblico...>>
La figlia di Spes capì al volo, e in tono leggero e sicuro dichiarò <<Oh... ma Percy non vuole minare alla tua autorità. Lui ha sempre parlato bene di te, e ti stima molto. Credo solo che siate molto diversi, e non gli piace seguire regole che non condivide... tutto qui. Ma non gli interessa di certo sottometterti...>>. Nonostante tutto, era certa di aver visto il lato più intimo del ragazzo, e poteva dire di averlo capito fino in fondo.
Talìa socchiuse gli occhi, pensierosa <<Davvero parla così di me?>>
La ragazza per un istante si lasciò sfuggire un sorriso mentre ripensava alle serate trascorse con Percy nascosta tra i boschi o le colline di Nuova Roma per combattere e chiacchierare. Poi tornò seria, e cercò di giustificarsi <<Oh, beh... sai, è il nostro istruttore, ci racconta un po' delle sue vecchie avventure...per metterci in guardia, no? Ma è questo che ho percepito quando parlava di te, e mai una volta ha nominato il fatto che tu sia figlia di Zeus, non credo nemmeno gli interessi...>>.
<<Capisco. E dimmi... com'è come istruttore?>>
Dorothea sbuffò piegando di lato la testa <<Diciamo... piuttosto severo, e rigido. Forse brutale, a volte. E pretende molto da tutti noi. Ci mette proprio sotto torchio... e ci tiene alla disciplina e al rispetto. Io stessa non lo sopportavo, all'inizio...>>
La figlia di Zeus ridacchiò <<E chi l'avrebbe mai detto! Quel ragazzino scalmanato e sregolato... un istruttore nazi!>>
<<Beh, lo hai conosciuto molto tempo fa. Ora è cresciuto, e ha molte responsabilità. Ma tutto quel che fa, lo fa per il nostro bene, ne sono certa.>> ribatté convinta. Per quanto la facesse soffrire, si sentì di difenderlo.
Talìa mugugnò <<Uhm, quindi... secondo te posso fidarmi?>>
Dorothea strinse le labbra, e confermò << Io credo che sia l'uomo più affidabile che conosco. Tu lo conosci da molto più di me, non pensi lo stesso?>>
Talìa annuì in silenzio, vergognandosi un po' per aver dubitato del proprio amico. Ed era stata una ragazza che non conosceva ad averglielo fatto notare.
Era facile parlare con Dorothea. Le aveva raccontato il suo problema senza remore, anche se era una perfetta estranea. Non avrebbe mai rivelato alle sue compagne questi tormenti per timore di essere giudicata e considerata inadatta come guida. Ma quella ragazza era... rassicurante, e saggia, a modo suo <<Forse sono partita con dei pregiudizi, e la presenza di Reyna non ha giovato. Magari dovrei essere più paziente... e scusarmi...>> pronunciò quell'ultima parola a gran fatica, ma sapeva di doverlo fare per convincere i due Consoli a restare.
Dorothea sorrise <<Mi fa piacere che tu ti sia chiarita le idee, alla fine! Sembra la soluzione al tuo problema...>>
Anche Talìa sorrise senza sforzi <<Grazie a te. Parlarti mi ha... aiutato. Mi piacerebbe poterti aiutare allo stesso modo...>>
Dorothea corrugò la fronte, si morse il labbro inferiore, e infine propose <<Beh... magari... puoi spiegarmi un po' meglio questa storia delle Cacciatrici?>>
<<Cosa vorresti sapere di preciso?>>
La ragazza fece spallucce <<Non saprei, in generale... quel che fate, perché lo fate... come lo fate. E com'è vivere come vivete voi. Sono curiosa... Sembrate... una grande famiglia.>> ammise. Una famiglia era qualcosa che lei non aveva mai avuto, e la fame di affetto la rendeva disperata.
Talìa le raccontò delle loro avventure, del loro legame, del giuramento alla dea Artemide, e di tutti i luoghi fantastici che aveva avuto modo di vedere da quando faceva parte di quella sorellanza. Inoltre, le spiegò quanto l'intera visione del senso della vita fosse cambiata, da quando era Cacciatrice. Ma non era qualcosa di facile da spiegare a parole.
Dorothea rimase colpita <<Wow, sembra davvero... speciale...>> sospirò.
Talìa scrutò la ragazza, studiandola. E prima di aggiungere qualsiasi altra cosa, le chiese <<Quanti anni hai?>>
<<Sedici. Perché?>>
La Cacciatrice storse le labbra <<Beh, perché qualsiasi cosa io ti abbia detto, non vorrei averti illusa. Sei troppo grande per essere una Cacciatrice.>>
La ragazza sgranò gli occhi incredula <<Cosa!?>>. Era incredibile. Secondo Percy era troppo piccola per certe cose, per lui... E per Talìa era troppo grande?! Che assurdità!
<<Mi dispiace. Non so se tu fossi solo curiosa o davvero interessata, ma sei quasi una donna, ormai. A questa età, è molto più difficile inserirsi, certi pensieri e bisogni sono già dentro di te, radicati... non sei più del tutto innocente. Abbiamo già fatto eccezioni per ragazze della tua età, e quasi nessuna è riuscita a restare...>> concluse con amarezza. Dorothea non poteva saperlo, ma Talìa si riferiva proprio a Reyna, che si era unita alle Cacciatrici dopo i sedici anni, e non aveva resistito più di qualche mese.
<Ma no! Non è vero! Io... io non sono ancora... una donna...>> ammise con imbarazzo, e arrossì.
Talìa sorrise, come una sorella maggiore <<Il fatto che tu sia ancora vergine gioca sicuramente a tuo vantaggio, e sembri ancora pura anche nell'animo. Forse gli uomini e l'amore non ti hanno ancora corrotta. Ma la scelta non spetta a me. Se vuoi, possiamo rimandare questo discorso a...>> si interruppe un istante, temendo che ciò che stava per dire non si sarebbe mai realizzato; poi proseguì <<... a quando ci sarà anche Artemide.>> e deglutì.
<<Lei potrebbe decidere di ammettermi!?>>
Talìa sospirò <<Beh, non so, ma, come ho detto, non sarebbe la prima volta... e anche io ho praticamente sedici anni... quasi, ecco. Mi sarebbero mancate meno di 24 ore! Quindi... chissà... Se dimostrerai valore e dedizione, potresti anche farcela.>>
Quell'idea stuzzicò la figlia di Spes.
Talìa la lasciò sola e decise di tornare nella propria cabina. Doveva prepararsi a mettere da parte tutto il proprio orgoglio e chiedere scusa a Percy e Reyna entro le successive 4 ore, e ammettere di essere stata scontrosa e fredda con i due Consoli, che avevano abbandonato la loro città solo per aiutarla.
Ciononostante, pensava ancora che quei due avessero esagerato facendo sesso su una nave piena di Cacciatrici, e, almeno, pretendeva un po' di rispetto e, se proprio non potevano resistere, discrezione.
Dorothea, invece, riprese la propria ronda, evitando di andare a prua finché i due amanti non se ne furono andati – e non poté fare a meno di chiedersi se si fossero ritirati in una delle loro cabine per un'altra notte di passione sfrenata.
Ma, dopo quell'iniziale scossa di gelosia, si ritrovò a pensare a qualcosa di nuovo.
Per la prima volta dopo molto tempo sentiva di avere uno scopo, un obiettivo da raggiungere, per dare una svolta alla propria vita.
Forse, non si rendeva ancora davvero conto di ciò che un tale scelta avrebbe comportato, ma in quel momento non desiderò altro che diventare una Cacciatrice.
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