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Un'Esperienza Disastrosa

Vi lascio con qualcosa di più leggero per qualche capitolo...
Godetevelo!


[venerdì 6 gennaio 2017]

<<NUOVE ELEZIONI! SUBITO!>> tuonò Ascoriati col volto paonazzo.

Il Senato esplose, tutti in piedi a gesticolare, tra urla di assenso, insulti e minacce.

<<VERGOGNA AI CONSOLI!>> gridò qualcun altro.

<<BADATE A CIÒ CHE DITE! TRADITORI!>> sfidò Frank con coraggio lanciando sguardi truci a tutta la cricca del Questore.

<<NON SONO DEGNI! UN CONSOLE E GENERALE CHE SI ASSENTA DURANTE UNA TALE INCURSIONE? INDECENTE!>> ribadì Ascoriati aizzando ancora di più la fazione degli scontenti.

<<E LEI DOV'ERA INVECE, QUESTORE? NON MI SEMBRA SIA RIMASTO IN CITTÀ AD AIUTARE!>> si infervorò Annabeth con frecciatine ben poco velate. Il vecchio le lanciò un'occhiataccia, e si voltò per dire qualcosa ad un suo sostenitore, probabilmente un insulto verso la ragazza.

<<Ordine, Signori, ordine!>> chiese Richard Trade con compostezza, supportando l'anziano senatore e moderatore Casena che non riusciva a farsi dar retta nel tentativo di sedare quell'insurrezione.

Damien Lacroix era l'unico insieme a Nico e Leo ad essersene rimasto seduto per non schierarsi, e osservava quello spettacolo con un sorrisetto compiaciuto. D'altronde, se l'era ripromesso di distruggere Percy Jackson. E non aveva nemmeno dovuto faticare davvero... Anzi, era riuscito anche a fare la parte del buon samaritano con Annabeth. Doppia vittoria.

Anche i due ragazzi greci osservavano il dibattito senza intervenire, cercando di capire quanto grave fosse la situazione per i loro amici.

<<Siamo in un pollaio o in un Senato!?>> domandò Hazel beffandosi di tutti.

<<CI STIAMO FACENDO COMANDARE DA DEI RAGAZZINI!>>

<<OLTRAGGIO! OLTRAGGIO!>>

<<NUOVA ROMA NON È AL SICURO!>>

<<SAREBBE AL SICURO CON VOI, INVECE!?>>

...

In tutto ciò, i due Consoli se ne stavano muti e con sguardo impassibile sui propri scranni. Sapevano a cosa sarebbero andati incontro, e Reyna aveva istruito Percy a dovere prima di affrontare le sedute in Senato: nessuna reazione, di alcun tipo. Se si fossero lasciati toccare, si sarebbero mostrati deboli e in difetto. Quindi, che si sfogassero pure!

Il figlio di Poseidone si morse la lingua quasi a farla sanguinare per evitare di sbottare. Solo immaginarsi lontano da lì, a fare tutt'altro, lo aiutò a concentrarsi. In quel momento, era su una spiaggia a prendere il sole con Dorothea al suo fianco. Stavano per tuffarsi in un mare fresco e limpido. Niente poteva turbarlo. Forse ad un certo punto sorrise inebetito, addirittura.

Anche Reyna dovette impegnare ogni fibra del proprio essere per non pugnalare Ascoriati e gli altri suoi seguaci. Mantenne un perfetto contegno, invidiabile.

Però, quando fu troppo, fu davvero troppo. Senza preavviso e con estrema eleganza si alzò. Tutti ammutolirono sorpresi, e si voltarono a guardarla in attesa del suo intervento.

Tuttavia, la semidea si limitò a squadrare l'intera platea, muovendo solo gli occhi. Dopodiché, solennemente disse <<Questa seduta è terminata.>>, si sistemò il mantello, e si avviò verso l'uscita.

Percy la imitò seguendola in silenzio, e tutti li guardarono andarsene accompagnandoli con bisbigli e sussurri.

Una volta saliti in carrozza e rimasti soli, Reyna iniziò ad imprecare in latino misto spagnolo, e stizzita tirò anche un pugno contro una parete, ammaccandola.

Il ragazzo inspirò e provò a parlarle per confortarla <<Pensavo peggio, tutto sommato.>>

<<Peggio di così, Percy?! Che dovevano fare?! Ghigliottinarci nel forum?!>>

<<Stanno solo cavalcando quest'onda, ma cosa possono dire davvero contro di noi? La città è ben difesa, come è stato dimostrato. Sbolliranno, come hai detto tu qualche giorno fa. Lasciamo che si sfoghino... Stai tranquilla.>>

<<Tranquilla! Bah! Il tuo menefreghismo non è d'aiuto! Né tantomeno il tuo sarcasmo!>>

<<Sto solo cercando di sdrammatizzare. Non è vero che me ne frego.>>

La ragazza scosse la testa, come trattenendo dei pensieri troppo pungenti per essere espressi. Lui fece un sorriso sghembo....

Contro ogni previsione del semidio, la figlia di Bellona non ribatté. Invece, scoppiò a piangere. Un pianto stanco, sommesso e a singhiozzi, con la testa poggiata ad una mano.

Percy si accigliò. Non si era proprio aspettato questa reazione, e non sapeva come comportarsi. Odiava veder piangere qualcuno, specialmente le donne. Imbarazzato, cercò di avvicinarsi a lei spostandosi sullo stesso sedile.

<<Ehi... Ra-ra...>> provò a dire dolcemente accarezzandole una spalla. Erano stati ben più intimi di così, eppure in quel momento non sapeva come toccarla.

<<Dai, non fare così, per favore.>> la supplicò.

Lei tirò su col naso, e sempre a testa china e col volto nascosto da una mano mugugnò <<Tu non capisci. Non ti interessa sul serio.>>

<<Ma sì invece! Cerco solo di... alleggerire la tensione, lo sai come sono...>> provò a spiegare.

Lei scosse la testa <<Non dovevo farti eleggere come Console...>> mormorò.

Percy lo diceva da sempre, lamentandosi e commiserandosi. Eppure, detto da lei, faceva tutt'altro effetto. Sembrava una sentenza di non idoneità. E non gli piaceva affatto...

<<Scherzi? Mi hai ridato una ragione di vita quando mi trovavo in un baratro. Questa è la verità. Chissà che starei facendo se non mi avessi incastrato! Dai, non preoccuparti, vedrai che lo supereremo.>> dichiarò leggero sporgendosi verso di lei e avvicinandola a sé per poterla abbracciare. Lei lo lasciò fare, continuando a piangere sul suo petto.

Dopo un paio di minuti, la ragazza sembrava già più tranquilla, e lui gongolò <<... E poi... Non possono nulla contro di noi. Siamo inimitabili! Cioè... guardaci, siamo dei fighi! I cittadini non vorrebbero mai il muso di Ascoriati su manifesti ed effigi, anche per questo non lo preferiranno mai a noi!>>

Reyna ridacchiò tra le lacrime <<Che scemo...>>

<<Davvero! Dove li trovano due Consoli più giusti!? Ma dai... non c'è storia!>>

<<Puoi prendere la questione più seriamente?>> chiese lei asciugandosi occhi e guance e staccandosi dall'abbraccio.

Percy sospirò <<Che vuoi che faccia?>>

<<Curati. Segui scrupolosamente le indicazioni di Will.>>

<<Okay. Come fatto.>>

<<Stai più attento. Sei avventato, impulsivo, superficiale. Non puoi più permettertelo, te lo continuiamo a dire.>>

<<Capito. Mi impegnerò per stare più attento.>> annuì serio.

<<E smettila di bisticciare con Annabeth...>> aggiunse in tono di rimprovero.

<<...Ah, ma quella è routine...>> banalizzò lui.

<<No, sei pesante. Continui a prenderla in giro, tiri troppo la corda. Non siete più dei quindicenni. Ci sta aiutando tanto, mi è stata di enorme supporto quando eri in coma, e anche ora si prodiga per difenderti e spalleggiarci in politica. Non inimicartela.>>

<<Va bene. Cercherò di trattenermi. Ma anche lei ci mette del suo!>> si giustificò lui.

<<Guarda che lo so che sei geloso di Richard, ti si legge in faccia ogni volta che aleggia il suo nome nell'aria.>>

<<Ma no, non è vero...>>

<<E allora perché lo deridi così?>>

Percy fece spallucce, ma non seppe cosa rispondere <<Non penso sia giusto per lei.>>

<<E chi sarà mai giusto per la tua ex?!>> chiese tagliente la figlia di Bellona guardandolo in volto.

I muscoli mandibolari del ragazzo scattarono un paio di volte per l'imbarazzo mentre evitava gli occhi della ragazza. Una vocina nella sua testa, istintivamente, aveva risposto senza esitare "Solo io."; ma si era sentito subito in colpa, e uno stupido. Tacque qualche istante, poi sbuffò <<Va bene. Ho capito.>>

<<Bene. Grazie.>> confermò seria. Ormai erano arrivati, scese con grazia e passo sicuro, come se non avesse appena avuto un crollo nervoso.

Percy la osservò stupito. Era davvero così risoluta, o lo aveva appena manipolato?

[domenica sera, 8 gennaio 2017]

Con il buio di quella sera invernale come complice, il ragazzo si avvicinò al cancelletto della proprietà lanciandosi occhiate intorno per essere sicuro che nessuno lo stesse osservando. Lo aprì con naturalezza, già sapendo che sarebbe stato sbloccato, e velocemente percorse il breve vialetto fino alla porta principale. Bussò piano.

Dorothea aprì dopo pochissimi istanti.

<<Ehi.>> mormorò lui sorridendo.

<<Ehi! Entra, veloce!>> lo esortò la ragazza tirandolo per la giacca con fretta.

Percy si accigliò <<Mi hai detto tu di venire a quest'ora...>>

<<Sì ma... se ti vedono? E Nadia potrebbe rientrare da un momento all'altro... Meglio essere prudenti!>>

Il ragazzo non se lo fece ripetere. Entrò in casa e seguì subito la ragazza in camera da letto, dove poté togliersi giubbotto, sciarpa e berretto usati in modo da camuffarsi il più possibile.

Al sicuro in quella stanza, i due poterono finalmente abbracciarsi e baciarsi, e dopo pochi secondi lei lo spinse sul letto.

<<Wow, non perdi tempo!>> ridacchiò lui.

<<Non ti vedo da 4 giorni!>> si giustificò sedendoglisi sopra.

<<Ahu, attenta, piano! Le costole... e la scottatura!>> l'avvisò, poi tra un bacio e l'altro disse <<Lo so, mi dispiace vederti così poco... Dobbiamo incastrare bene gli orari, e non posso venire di giorno, o quando Nadia non è di turno... Insomma, è un casino. Quando eri al Palazzo in convalescenza era più semplice.>>

<<Potresti mandare Blackjack a prendermi, verrei io.>> propose continuando a spogliarlo con trasporto.

<<Mmm. Blackjack è facilmente riconoscibile. E poi, potrebbe vederti Reyna...>> spiegò sovrappensiero ricambiando la passione.

<<E che ti frega se anche mi vede?>> chiese stizzita inarcando un sopracciglio e fermandosi.

<<Beh, non credo approverebbe una mia storia con una soldatessa diciassettenne.>> ammise con un sorrisetto sghembo.

<<Solo quello!?>> indagò incrociando le braccia.

<<E che altro?>> chiese lui confuso.

<<Che altro? Non tergiversare! Lo so che andavate a letto insieme!>>

Percy roteò gli occhi esasperato, mentre la ragazza iniziava uno sfogo di gelosia. Non era la prima volta.

D'altronde, si sentiva tremendamente insicura, sia per la situazione delicata che li costringeva a quella relazione clandestina, sia perché era la sua prima esperienza sentimentale e sessuale, proprio con lo scapolo più ambito di Nuova Roma, il che la rendeva paranoica e timorosa di perderlo per altre donne più "desiderabili" e "alla sua altezza" – nonostante nei momenti di lucidità si rendesse conto di quanto fossero stupidi e infantili quei pensieri.

Il ragazzo capiva quello stato d'animo, e pazientemente la rassicurava come meglio poteva <<Dai, lo sai che non c'è più niente da mesi... Siamo solo colleghi.>>

<<Beh, 8 mesi non è poi così tanto, considerando che vivete a stretto contatto! E con Nadia sei andato a letto fino ad un mese fa o meno!>> aggiunse lasciandosi trascinare dalla rabbia.

Percy sbuffò, e spostò la ragazza di peso per non averla più in braccio, sistemandosi poi i vestiti.

Quel gesto di distacco la spaventò, e si pentì subito di essere stata così pressante <<Insomma, non fai più niente con nessuna? Perché... non abbiamo chiarito che sia qualcosa di esclusivo, tra noi...>> aggiunse quindi in tono più pacato e titubante provando a indagare.

Lui non la guardò in volto, ma con calma disse <<<Te l'ho detto. Non mi vedo con altre. Però, te lo ripeto, se tu volessi vederti con altri, potresti...>>

<<E perché mi dici una cosa del genere!? Se vuoi fare sul serio con me non dovresti volere che vada con altri!>> si lamentò, sconcertata per l'ennesima volta da quel discorso che trovava bizzarro.

<<Ti ho spiegato perché. Sono stato molto chiaro... L'unico modo in cui possiamo stare insieme, per il momento, è vedendoci di nascosto, non possiamo concederci altro. Ma tu hai 17 anni, sono anni bellissimi... Le prime esperienze di coppia... Passeggiate, cinema, un semplice gelato... Una cena romantica... Un'uscita insieme agli amici... Effusioni in pubblico solo per il gusto di poterlo fare...>> elencò con un pizzico di nostalgia, poi proseguì <<Sono tutte cose che con me non puoi vivere, ed è un peccato. Quindi, se tu conoscessi un ragazzo della tua età con cui condividere queste esperienze, io vorrei che tu lo facessi, non fissarti con me.>>

<<Fissarmi con te!?>> chiese sconvolta. Ancora lui non capiva l'intensità del sentimento che lei provava, e questo la offendeva e imbestialiva.

<<Sì. Non precluderti una vita... normale... da adolescente, spensierata, semplice...>>

<<Semplice e spensierata!? Siamo semidei, Percy! Che cazzo dici! Mi hai stufato con questi discorsi! Non vuoi fare l'amore con me e poi mi dici queste cose... Mi prendi in giro!?>>

<<No. E lo sai che non posso fare l'amore con te, non ancora...>>

<<Ma sono passate quasi 3 settimane!>>

<<Mi serve ancora qualche giorno.>> spiegò rammentando le raccomandazioni di Will, e la promessa fatta a Reyna.

<<Balle!>> ribatté spazientita, e si alzò dal letto gesticolando e indicando la porta al ragazzo <<Se non vuoi stare con me, vattene. Te l'avevo detto che non avrei accettato giochetti.>>

<<Ma voglio stare con te.>> confermò il ragazzo serio.

<<Lo ripeti, però ti contraddici con tutte queste stronzate! E allora vattene, preferisco stare da sola!>>

<<Ma... abbiamo aspettato 4 giorni per poterci vedere, e abbiamo solo un'ora o due forse...>> sottolineò lui corrucciato.

Lei fece spallucce, e con il broncio ribadì la propria posizione.

<<Ma potrebbe rientrare Nadia da un momento all'altro e incrociarmi...>> contestò titubante sperando di farla ragionare.

<<Allora esci dalla finestra che dà sul retro. Vai.>>

La osservò per qualche istante, incredulo. Ma chi glielo faceva fare di sopportare tutte quelle scenate e con così tanti rischi!?

Si alzò sbuffando, si rivestì, e senza salutare si calò giù dalla finestra. Per fortuna, erano ad un piano solo leggermente rialzato, e non si fece male nel cadere di 2 metri.

Forse, Dorothea non si aspettava che lui stavolta se ne andasse, ma che, come sempre, sopportasse e la rincuorasse. Magari aveva esagerato con quello sfogo...

Spaventata, si affacciò alla finestra per provare a chiamarlo, ma lui era già troppo distante e avrebbero attirato l'attenzione.

E si spaventò ancor di più nel notare che non si era mai voltato.

Provò a chiamarlo al cellulare quasi subito per chiedergli di tornare, ma non rispose. Lo richiamò per almeno 5 volte in 10 minuti, ma niente. Gli scrisse, banalizzando l'accaduto "Ma davvero te ne sei andato!?"

Sapeva di essere stata lei a cacciarlo, ma era troppo orgogliosa per piegarsi totalmente. Si limitò a delle scuse piuttosto blande "Dai su, lo sai che esagero... Torna qui!"

Ma lui non rispose. Non riuscì a rintracciarlo per le seguenti 3 ore. Forse esagerò tra chiamate e messaggi, e si sentì una ragazzina stupida e assillante. Che doveva fare? L'aveva definitivamente stufato? Stava dando di matto!

"Percy, per favore, rispondimi. Sto impazzendo." Fu l'ultimo messaggio che gli mandò, poi si costrinse a posare il cellulare per non cercarlo più. Le sembrò un supplizio attendere un qualsiasi segno!

Finalmente, verso le 2 di notte, sentì vibrare il dispositivo, e lo prese con smania e il cuore in gola.

"Chiarisciti le idee, poi ne riparliamo con calma.", lesse.

Lei chiarirsi le idee?! Lui piuttosto! Lei sapeva bene cosa voleva da quella relazione, mentre lui non si impegnava al 100%.

"Cosa!? Sei tu quello che mi dice di vedermi con altri! Mi sa che sei tu a non sapere cosa vuoi da me! Chiarisciti tu e fammi sapere che vuoi fare, non solo a parole ma coi fatti!"

Inviò, e gettò il cellulare sul comodino con stizza, ripromettendosi di non scrivergli o telefonargli più fino a quando non fosse stato lui a farsi vivo e scusarsi.

Peccato che, alla sera del giorno seguente, ancora non le aveva risposto. Sparito. Sul serio!? La stava lasciando così, con un banale e indegno ghosting!?

Che poi... mica stavano insieme sul serio. Non avevano ben definito cosa fossero. Un po' più di amici, non del tutto amanti... Tutto in segreto... Poteva davvero definirsi la sua ragazza? Non proprio, si disse.

Pensò di arrendersi e chiedergli scusa davvero, implorandolo di incontrarsi. Però, prima di inviare il messaggio, capì che, se voleva davvero qualcosa di serio, forse l'unico modo era lasciarlo libero e vedere come si sarebbe comportato. Se ci teneva a lei, si sarebbe fatto vivo.

O almeno, questo sperava.

[martedì 10 gennaio 2017]

Il giorno seguente, ancora tutto taceva. Andò a lezione di malumore, impossibilitata a concentrarsi e con troppe ore insonni accumulate. Si perdeva nei propri pensieri su Percy, e si rabbuiava.

Perché non le aveva ancora scritto? Erano passate ben 34 ore!

36, 38. Poi 40 e 42 in scioltezza!

Partecipò agli allenamenti della settima coorte, a cui si era riunita da poco. Alla fine di questi, seguì svogliatamente gli amici al Tipsy Legionnaire.

Fortunatamente, su di loro poteva ancora contare, e si era riavvicinata anche a Markus nonostante la delusione amorosa che gli aveva procurato.

Fu proprio al pub che, una volta entrata, notò subito ad un tavolo in disparte la Pretore Levesque, il Censore Zhang, il neo eletto Eroe della Città Valdez, e nientemeno che il Console Jackson.

Eccolo lì. Allora era vivo e aveva ancora le dita e la voce... Eppure, per lei non le aveva usate nelle ultime 46 ore!

Lui finse di non notarla, ma era sicura che l'avesse vista e che l'avesse proprio osservata per un breve ma intenso istante mentre varcava la porta.

Si sedette al tavolo con gli amici prendendo posto in modo da poterlo vedere, mentre lui invece le dava quasi totalmente le spalle. E si sforzò di ignorarlo.

Beh, impossibile... Ci stava proprio sotto di brutto! Perciò, gli fissò la nuca quasi tutto il tempo...

<<... Dora! Quindi?>> insistette Markus.

<<Quindi che?>> chiese stralunata.

<<Io, Tony e Vlad andiamo a prendere altre birre, cosa vuoi? Te l'ho chiesto 3 volte!>>

<<Ah. Una rossa, grazie.>> rispose poco entusiasta.

La ragazza rimase sola al tavolo, e si ritrovò di nuovo suo malgrado a fissare Percy, a meno di 5 metri di distanza. Ma perché non si era fatto vivo? Era finita? Se non fosse stata in mezzo a quel pub, si sarebbe messa a piangere...

<<Ehi, Dorothea...>> un ragazzone muscoloso si era avvicinato al tavolo della semidea momentaneamente sola.

<<Ciao, Ryan...>> salutò lei sovrappensiero.

<<Senti, mi chiedevo... ti vedi con qualcuno?>> chiese quello andando dritto al sodo. Era uno piuttosto sicuro di sé, benché taciturno e riservato.

Lei si chiese se Percy stesse allungando un orecchio per ascoltare, e si assicurò che la sua risposta fosse ben udibile <<No, direi di no...>>

<<Oh, beh, in tal caso... ti andrebbe di uscire insieme, qualche volta?>>

La semidea trasalì per quella proposta, ma capitava proprio al momento giusto <<Perché no?>>

<<Fantastico! Diciamo... questo sabato?>>

<<Perché aspettare? Facciamo domani sera?>> rilanciò lei con rinnovato entusiasmo.

<<Oh... ottimo! Allora... che ne dici di trovarci qui per le 19 e andare poi al cinema? È appena uscito... quel film romantico... come si chiama, La La Land? Ti piacerebbe?>>

<<Lo trovo perfetto.>> confermò lei non avendo la benché minima idea di cosa stesse parlando.

Markus, Tony e Vlad tornarono con le birre, quest'ultimo ancora zoppicante dallo scontro con Behemoth.

Ryan lanciò un occhiolino alla ragazza, e salutò tutti prima di andarsene. Saggiamente, non aveva continuato il discorso di fronte al discendente di Marte.

<<Che succede? Sembri rinata... prima avevi un muso...>> notò Tony.

<<Oh. Diciamo che... ho un'idea che mi stuzzica! Vedremo...>>

Tornata a casa, si aspettava che Percy sarebbe stato già davanti alla sua porta ad attenderla per impedirle di uscire con un altro.

Non c'era.

Beh, sicuramente l'avrebbe chiamata per parlarle e chiarire.

Non chiamò.

Come minimo le avrebbe mandato un messaggio...

Ma no, nemmeno quello. Alle 3 di notte si ritrovò a stringere il proprio cuscino in preda ad un pianto addolorato.

Essere innamorati faceva schifo.

[mercoledì 11 gennaio 2017]

L'indomani ripensò più volte all'invito di Ryan, e stava per annullare tutto. Non aveva senso perdere tempo con lui... Né era corretto usarlo per far ingelosire il ragazzo che le piaceva.

Tuttavia, si convinse che chiudersi in casa a piangersi addosso non sarebbe servito a nulla, come Nadia le aveva insegnato in anni di relazioni occasionali.

Era solo un'uscita, che male poteva fare?

Si vestì svogliatamente sforzandosi di essere attraente. Raggiunse il pub qualche minuto in anticipo. Ryan ancora non c'era. Si guardò bene in giro in cerca di Percy, forse sperando che, sapendo del suo appuntamento, sarebbe stato lì per fermarla.

Non c'era. Tuttavia, vide quel buffo ragazzo riccio che un tempo aveva quelle strane mani robotiche. Era in compagnia di una ragazza, e stava flirtando alla grande.

Lo ignorò e andò a sedersi al bancone per salutare Nadia che era di turno.

<<Woho, che sexy la mia Dora!>>

<<Piantala.>> la rimproverò in tono stanco.

<<Dai su, goditi la serata. Magari ti rilassi un po', sei sempre così nervosa! Ryan non è male, ci sa anche fare per certi aspetti...>>

<<Ci sei stata a letto!?>> chiese sconvolta.

La figlia di Voluptas fece spallucce spillando una birra.

<<Oddio, c'è qualcuno che non ti sei fatta a Nuova Roma!?>>

<<Ehi! Il sesso è bello, sei solo tu a non farlo qui, cara mia!>> ridacchiò l'altra canzonandola.

Dorothea fece una smorfia e cercò di cancellarsi dalla mente il pensiero dell'amica con metà della gente che conosceva...

<<Ehi, Raggio di Sole, che è quel muso lungo? È perché manca il tuo Console preferito?>> chiese il ragazzo a bassa voce.

Lei si voltò a guardarlo con gli occhi a fessura. Leo si era avvicinato di soppiatto per ordinare un'altra birra, e le si era posizionato a pochi centimetri per poterle parlare a quattrocchi.

<<E tu che ne sai? Fatti gli affari tuoi!>> rispose a denti stretti.

Il ragazzo alzò le braccia in segno di sottomissione <<Oh oh, calma! Era per dire... Comunque, se lui non ti vuole, ti prendo io senza pensarci due volte! Quello ha le alghe in testa...>>

Dorothea gli lanciò un'occhiataccia, sia per la battuta espansiva, sia per la leggerezza con cui dava ad intendere di sapere cosa ci fosse tra loro due.

<<Abbassa la voce! Che diavolo dici!>> mormorò preoccupata.

Leo le fece un occhiolino, e bevve un sorso della sua nuova birra prima di dire <<Il tuo nuovo cavaliere di riserva è arrivato. Passa una buona serata!>> con un cenno verso l'entrata, per poi ritirarsi e tornare al tavolo con la ragazza che stava corteggiando.

Ryan raggiunse Dorothea dopo pochi secondi, sorridendole dopo averla squadrata per bene. La ragazza pensò fosse un po' troppo diretto, se non addirittura maleducato.

<<Allora, beviamo qualcosa prima di andare al cinema?>>

La figlia di Spes annuì, optando per un bicchiere di vino; lui invece per una pinta di birra, che si bevve in meno di due minuti. Se ne ordinò subito una seconda, mentre lei lo osservava esterrefatta.

<<Beh... quindi... che mi racconti?>> chiese Dorothea per intavolare un discorso e fermarlo dal bersi l'intero piccolo Tevere.

Il figlio di Vulcano deglutì sonoramente, poi fece spallucce <<Bah, tutto tranqui. Figo l'allenamento di oggi, eh? Ho usato il mio martello finalmente! Pazzesco!>> e riprese a bere.

Che pensieri profondi, pensò Dorothea con un sopracciglio inarcato. Forse non doveva fargli domande così generiche <<E il film di stasera volevi vederlo per qualche motivo?>>

<<Bah, è un film da donne, pensavo potesse piacerti.>>

Beh, se non altro, si poteva considerare altruista in quel pensiero così erroneamente macho.

Si scambiarono qualche altra chiacchiera elementare per 5 minuti o poco più, poi Dorothea mostrò il proprio bicchiere vuoto prima che lui si ordinasse la quarta birra <<Che ne dici se ci avviamo, eh?>>

<<Okay.>> il ragazzo si infilò le mani in tasca e ne tirò fuori dei sesterzi, sufficienti a coprire le proprie ordinazioni.

Lei non pretendeva che lui offrisse, ma le avrebbe fatto piacere che fingesse almeno un po' di galanteria, a dire il vero... Cercò di non darci peso e pagò il proprio calice di vino.

Arrivati al cinema quasi in totale silenzio, comprarono i biglietti, e nemmeno in questo caso emerse la generosità del ragazzo. Okay, forse era un sostenitore dei pari diritti, non era per forza qualcosa di negativo, pensò lei.

Presero i propri posti e iniziarono la visione del film. Era chiaro che a lui non interessasse affatto né la trama o la recitazione, o il canto o i balli, mentre Dorothea fu piacevolmente sorpresa di scoprire che fosse un musical. Adorava i musical!

Si ritrovò totalmente rapita e coinvolta, emozionandosi davvero per i protagonisti.

Tuttavia, dopo più di metà film, Ryan la distrasse dimostrandosi più espansivo... più del desiderato, diciamo.

Provò ad allungare un braccio per metterlo sulle spalle della ragazza e avvicinarla. Banale!

<<Ho un po' caldo...>> si inventò lei per respingerlo in modo educato. Non aveva voglia di scenate, voleva solo vedere il film in pace.

Lui si ritrasse, ma tornò all'attacco dopo qualche minuto, posandole una mano sulle cosce e provando ad infilarsi sotto alla gonna...

Eh no. Così sfacciato proprio no! Non avevano praticamente parlato, e lui voleva andare già in terza base!? Non esisteva!

<<Ehi, ma che fai?!>> lo rimproverò scansandogli la mano.

Lui la guardò accigliato <<Beh, cosa pensavi di venire a fare al cinema?>>

Lei lo guardò con gli occhi sgranati, incredula <<Vedere un film...?!>>

<<Questa roba qui!? Ma stanno... cantando e ballando...>> disse schifato.

<<Shhh! Silenzio!>> li rimproverò qualcuno da un paio di file dietro.

<<Beh, a me piace!>> ribatté lei stizzita.

<<Sei seria!?>>

<<E tu sei serio!? Non sai nulla di me e ti prendi certe libertà!?>>

Il figlio di Vulcano la guardò come fosse un'aliena, evidentemente abituato a ben altri approcci.

<<La piantate? Andate fuori a litigare!>>

<<Pensavo di piacerti! Hai voluto uscire con me e anche in anticipo!>> le disse come fosse evidente il nesso tra questo e il concedersi sessualmente.

<<Ho accettato di uscire per conoscerti, neanche lo so se mi piaci!>>

<<Scusate, devo chiedervi di lasciare la sala. State disturbando la visione.>> disse un addetto del cinema arrivato di soppiatto.

<<Ma... manca quasi metà film!>> si lamentò lei.

<<Mi dispiace.>>

Ryan si era già alzato per uscire, e così fece Dorothea sbuffando.

Una volta fuori, il ragazzo evitò lo sguardo dei lei tenendosi le mani in tasca <<Beh, quindi?>>

<<Quindi buonanotte, Ryan.>> disse lei voltandogli le spalle e incamminandosi allibita verso casa.

E non poté fare a meno di piangere per la disastrosa esperienza appena avuta, pensando a quanto Percy invece fosse rispettoso, premuroso, gentile e dolce. E lo aveva praticamente cacciato per le proprie paranoie.

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