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Punizione

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lunedì 16 maggio 2016

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Dopo aver passato 10 minuti buoni a fissare il soffitto imprecando a bassa voce, Percy a malincuore si convinse che non c'era alcuna possibilità che quelli fossero gli Inferi e lui fosse morto.

No, era vivo, e Leo Valdez era proprio lì, a torturarlo, in carne, ossa e titanio.

Si alzò sbuffando e iniziò la propria routine quotidiana fingendo che quel fastidioso individuo zompettante fosse parte dell'arredamento.

Ma non era semplice: quel ragazzo sembrava programmato per fargli saltare i nervi, e ci riusciva benissimo anche solo con le sue espressioni facciali... come quando corrugò la fronte scuotendo la testa nel notare le ferite ancora vivide sul corpo del figlio di Poseidone, o quando fece una strana smorfia fissando i suoi boxer mentre si vestiva.

Maledicendosi, osò chiedere <<Cosa c'è che ti rende tanto contrariato nei miei indumenti intimi!?>>

Leo fece spallucce <<Nah, niente... non adoro il colore di quei boxer...>>

Percy fece scattare un sopracciglio, e continuando a vestirsi mugugnò a bassa voce <<Alla tua ex però piaceva cosa c'era sotto, a questi boxer...>>

<<Cosa!?>> chiese Leo non sicuro di cosa avesse sentito, ma certo che fosse una punzecchiatura a sfondo sessuale.

<<Cosa!?>> ribatté Percy facendo il finto tonto.

<<Attento... non mettere alla prova i miei nervi...>> bisbigliò il figlio di Efesto trattenendosi, proprio mentre Xanto entrava in stanza per aiutare il proprio Console a prepararsi, come ogni giorno.

<<Promettente, per qualcuno che dovrebbe proteggermi... Le minacce sono incluse nel pacchetto?!>> commentò con ironia il figlio di Poseidone tenendo alzate le braccia per permettere alla naiade di allacciargli il pettorale dell'armatura di allenamento.

Leo ridacchiò <<Oh no, prevedono un supplemento! Se puoi permetterti una balia per vestirti, puoi permetterti degli extra!>>

A quel punto fu proprio Xanto a voltarsi di scatto e guardare in cagnesco il ragazzo, e con un tono che mai Percy le aveva sentito prima, esclamò <<Non sono la balia di nessuno! È un onore servire il mio Signore, e lo farei anche gratis per rendermi utile! Tu, invece, dovresti ringraziare che lui sia così magnanimo, o non saresti qui a gongolare!>> e scappò via impettita e con le guance in fiamme.

Entrambi i ragazzi rimasero qualche istante interdetti e confusi, poi Leo sbatté velocemente le palpebre, incredulo <<Wow. Ma che gli fai alle donne?!>>

Percy sbuffò, infastidito da quella domanda così stupida, e si incamminò verso l'uscita del proprio appartamento. Il suo nuovo bodyguard scattò in piedi e lo seguì <<Non facciamo colazione!?>> chiese notando che il Console puntava diritto verso l'ingresso principale del palazzo senza altre tappe.

<<Non ho fame.>>

<<Ma io sì!>>

<<Oh, che peccato...>>

Questo bastò ad indispettire Leo e farlo stare zitto... almeno per qualche minuto, grazie al cielo!

<<Ma perché voi Consoli di Nuova Roma, nel 2016, vi spostate con delle specie di carrozze!? Non sono nemmeno tipiche romane! È così anacronistico... non ti dà fastidio? Non ha senso...>>

Percy roteò gli occhi e sopportò quel blaterare per i restanti 20 minuti fino all'arrivo al Campo Giove, rimpiangendo di non essere stato ammazzato dal Leviatano più di quanto potesse immaginarsi.

<<Raccontami di nuovo quella parte! Quella in cui ti sei messa a cantare a squarciagola!>> esclamò Nadia su di giri.

<<Eddai, te l'ho già raccontata almeno 10 volte! Non è che se te la racconto per l'undicesima qualcosa cambia nella storia, eh!>> ribatté Dorothea un po' imbarazzata.

Le due amiche si trovavano già al campo di allenamento insieme a tutti gli altri ragazzi della Settima Coorte. Si stavano riscaldando con un po' di stretching e del sano gossip mentre attendevano l'arrivo del loro istruttore.

Quello era un giorno speciale, perché finalmente il loro mentore avrebbe ripreso ad allenarli dopo il trionfale ritorno in città.

Certo, mentre lui era assente, non era stato male essere seguiti dai Pretori Levesque e Asimov, o dal Censore Zhang... forti, fortissimi, sicuramente... ma, ecco... il loro vero istruttore era Percy Jackson, che, per quanto severo, era davvero il migliore, e il suo mese di assenza lo aveva reso ben chiaro...

E ora tutti lo attendevano con ansia, impazienti e curiosi di conoscere i dettagli di quella nuova eroica impresa!

<<Ma non mi stufo mai di sentirtela raccontare! Quella parte mi fa morire dal ridere!!>> disse Nadia ammiccando con espressione divertita.

Dorothea sorrise, ma dopo un istante si rabbuiò <<Già, fa ridere, ora... Ma non è stato affatto divertente, e sono solo stata fortunata...>>

Nadia capì di aver peccato di leggerezza e smise di gongolare cercando di cambiare discorso in favore di qualcosa di più allegro <<Allora, com'è stato restare su una nave per un mese intero con quel gran pezzo di...>>

<<Shhhhhh ma che dici!!>> la rimproverò Dorothea abbassando la voce.

<<Dai, su, non fare la pudica! Pensavo avessi superato questa fase... Nonostante la tua totale repulsione verso gli uomini, devi aver notato anche tu quanto sia figo...>> ammiccò la ragazza allungando i tricipiti <<Ah, se solo me lo immagino con quel suo sguardo serio e quei muscoli ben delineati mentre mi dà ordini, mi sento tutta...>>

<<Smettila!!>> sbottò Dorothea infastidita. Per quanto si fidasse dell'amica, sapeva bene che qualsiasi cosa ci fosse – o non ci fosse – tra lei e Percy, doveva restare un assoluto segreto, quindi non aveva mai rivelato nulla a Nadia, e sentirla parlare in quel modo del ragazzo che le piaceva non era affatto divertente.

Nadia ridacchiò ingenuamente <<Insomma, lo sai, sono figlia di Voluptas...>> si giustificò con semplicità, e sospirò <<Se punto una preda, non sono soddisfatta finché non l'ho conquistata... Chissà se sarebbe facile con lui come con tutti gli altri...>>

Dorothea non commentò né indagò più a fondo le intenzioni dell'amica.

Ma sapeva bene che ogni uomo con un paio d'occhi non poteva fare a meno di notarla, e, se lei voleva, era in grado di sedurre chiunque con facilità, e sembrava essere proprio il suo sport preferito! Ormai, la figlia di Spes aveva perso il conto di tutti gli amanti avuti dall'amica.

Ma per la miseria, doveva per forza puntare lui!?

<<Eccolo... che pallido, sembra ancora provato dall'impresa... Oh, non sarebbe un problema, farei tutto io, dovrebbe solo stare coricato!>> esclamò giuliva Nadia.

Quando Dorothea vide Percy arrivare al campo di allenamento, i suoi grandi occhi nocciola si illuminarono, e non fu in grado di trattenere un sorriso. Fulminò con lo sguardo l'amica per quella battuta audace, poi dichiarò <<Voglio andare a chiedergli come sta, non ho ancora avuto modo da quando siamo tornati...>> e si incamminò senza indugio.

Erano passate meno di 12 ore da quando aveva coraggiosamente rifiutato di entrare a fare parte delle Cacciatrici, e il suo cuore tamburellava per l'audacia avuta in quella scelta.

Artemide non si era ancora ripresentata al cospetto delle proprie Cacciatrici, ma aveva mandato una missiva a Talìa, approvando l'idea di ammettere Dorothea nel loro gruppo.

E la luogotenente ne era rimasta alquanto sorpresa, visto che aveva mandato un messaggio alla dea per parlarle della figlia di Spes soltanto la mattina dello sbarco.

Evidentemente la dea, per quanto dovesse restare estranea da quella faccenda biblica, si era tenuta aggiornata riguardo agli avvenimenti dell'ultimo mese sulla nave Zöe, e non aveva avuto bisogno di riflettere molto sulla questione.

Era un grande onore, essere ammesse nelle Cacciatrici senza nemmeno una remora riguardo all'età o ai motivi che possano aver portato una ragazza ad una tale scelta.

E Talìa, subito dopo i riti funebri e la visita al Palazzo, dove non aveva ricevuto affatto buone notizie, era tornata al Campo Giove agli alloggi della Settima Coorte.

<<Rivers? Dorothea Rivers? È qui?>> aveva chiesto dopo aver fatto capolino in uno dei dormitori. Era anche rimasta alquanto sbalordita nel vedere quanto fosse facile accedere ad un qualsiasi edificio, senza invito o permesso... Era così normale sentirsi al sicuro in quella città, da non doversi nemmeno preoccupare di avere le porte chiuse!?

<<Talìa! Eccomi!>> aveva risposto la ragazza saltellando fuori dalla propria cuccetta con entusiasmo.

In altre circostanze, un comportamento così avrebbe irritato la figlia di Zeus, ma era un tratto che trovava adorabile in Dorothea. Quella ragazza riusciva a metterle allegria senza nemmeno sforzarsi!

<<Dora, ho ottime notizie! Pensavo ci sarebbe voluto più tempo, invece Artemide ha già dato la sua approvazione!>> aveva esclamato sorridendo.

La ragazza, confusa, aveva chiuso la porta del dormitorio alle proprie spalle e aveva portato l'amica lontano da orecchie indiscrete in una passeggiata verso i boschi <<Non capisco, non ho nemmeno parlato con la dea... Non pensavo sarebbe stato cosi facile...>> aveva detto. Forse non voleva ammetterlo, ma una parte di lei aveva sperato di non essere affatto accettata nelle Cacciatrici, così da non dover nemmeno scegliere o dire a Talìa che ci aveva ripensato.

<<Nemmeno io! Ma Artemide è saggia, ti avrà tenuto d'occhio percependo le tue doti! Devi ritenerti davvero fortunata!>>

<<Già, sempre più fortunata...>> aveva pigolato sovrappensiero. L'idea che Artemide, una dea vergine, l'avesse tenuta d'occhio non la rincuorava affatto, anzi, la metteva molto a disagio, visto ciò che aveva da nascondere.

<<Allora, tra qualche giorno ripartiremo. Ti consiglio di salutare i tuoi amici, chissà quando li rivedrai... Ti manca solo il giuramento. Puoi farlo anche ora, se ti va, o domani davanti alle altre ragazze se preferisci...>>

Dorothea aveva sospirato e smesso di camminare. Si era voltata e aveva guardato l'amica negli occhi per fermarla prima che galoppasse troppo con i progetti <<Talìa... sei stata molto gentile con me, e comprensiva. Mi hai dato ottimi consigli, e mi hai aiutato a capire tante cose... ma... ecco...>>

<<Cosa stai cercando di dirmi?>>

<<Beh, ecco... io... forse... forse non sono portata per essere una Cacciatrice... cioè, ci sono degli aspetti, del giuramento, che non... non fanno per me...>> aveva distolto lo sguardo con una smorfia, imbarazzata.

<<Spero tu stia scherzando! Ti rendi conto di quale grande onore ti sia stato concesso!? Ho tessuto le tue lodi per soprassedere alla tua età! Pensavo lo volessi davvero!>>

<<Ma io lo volevo... ma... ma per i motivi sbagliati.>>

Talìa l'aveva guardata torva <<Si tratta di un ragazzo, vero!? Non ci credo, dopo tutti i nostri discorsi, rinunci ad una tale opportunità solo per una cottarella!? Ti viene offerta la grandezza, l'immortalità! Saresti una sciocca a non capirlo!>>

La ragazza si era offesa, ma aveva mantenuto la calma cercando di proporre una motivazione che l'amica potesse comprendere <<Io ho già fatto un giuramento... alla Legione Romana, ho un dovere verso di essa. Non sarei leale ad andarmene così... Questa è casa mia, ne faccio parte e devo essere pronta a difenderla.>>

Talìa aveva quasi ribattuto a tono, ma si era fermata prima di dire qualcosa di sconveniente. Se Dorothea non voleva unirsi alle Cacciatrici, costringerla non sarebbe stato saggio. Eppure, c'era anche qualcos'altro che la preoccupava se la ragazza avesse deciso di rimanere in quella città.

<<Dora... Mi rendo conto di non poterti far cambiare idea. Ma... ti prego, ripensaci. Difendere questa città potrebbe essere molto pericoloso, e credo che ci saranno dei problemi, in futuro...>>

<<Problemi? Questa città è una roccaforte nascosta, protetta dai semidei più forti in vita, e siamo in un periodo di pace!>>

<<Tu dici? Non credo che il Leviatano sia un caso isolato... E questo luogo... potrebbe essere un facile bersaglio...>>

E Dorothea aveva sorriso <<Ma abbiamo Percy! Solo un folle attaccherebbe questa città sapendo che abbiamo lui come Console a proteggerla...>>

Talìa si era rabbuiata, ma non aveva rivelato ciò che sapeva, e si era congedata dall'amica con un mezzo sorriso <<Stai attenta.>>

E ora, eccolo lì, a pochi passi da lei, il vero motivo per cui le Cacciatrici non avevano più alcun ascendente su di lei. Quando Dorothea lo ebbe raggiunto, si concentrò per mantenere i soliti toni riverenti e consoni alla gerarchia <<Console Jackson... buongiorno... come sta?>> chiese con un lieve tremore nella voce.

<<Ciao, bellezza...>> esclamò Leo in tono smagliante e ammiccando, prima che il diretto interessato potesse rispondere.

Lei lo squadrò, non proprio lusingata <<E tu saresti...?>>

<<Leo Valdez! A tua completa disposizione!>> rispose gonfiandosi il petto e porgendole una fredda mano robotica, e aggiunse <<Sono il suo...>>

<<... attendente!>> intervenne Percy prontamente <<Leo è il mio attendente, in visita dal Campo Mezzosangue...>>

Leo non fu felice di quella definizione, ma immaginò fosse meglio non rivelare il suo vero compito.

<<Ma... ma non era uno dei Sette della profezia?>> chiese lei confusa ricordando alcuni dei racconti post-incontri segreti di Percy, e ancora più confusa chiese direttamente a Leo <<E perché hai queste mani!?>>

<<Eh-eh...ehm, è una storia davvero molto divertente, sai, quando io e il tuo istruttore eravamo più giovani e...>> Leo, in imbarazzo, stava per iniziare uno dei suoi sproloqui nel tentativo di fornire una versione plausibile.

Ma Percy lo interruppe prima che potesse dire qualcosa di troppo <<Magari le racconterai questa storia in un altro momento... Rivers, visto che sei qui, dovrei parlarti...>> le disse in tono serio, e, facendole cenno di seguirlo, si avviò verso un piccolo edificio poco distante dai dormitori della Settima Coorte, dove lui e gli altri ufficiali avevano delle specie di uffici.

<<Okay...>> la ragazza lo seguì, incuriosita, e lo stesso fece Leo.

<<In privato...>> puntualizzò Percy lanciando un'occhiataccia al bodyguard, così Leo alzò le mani in segno di resa e attese fuori dalla porta.

Entrarono in un piccolo studio a pianta rettangolare arredato molto spartanamente, e, una volta rimasti soli, Percy assunse un'espressione ancora più autorevole e severa e si andò a sedere alla propria poltrona, indicando alla recluta di sedersi di fronte, oltre la scrivania che li separava come una barriera invalicabile.

Dorothea, deglutendo per l'ansia, prese posto con cautela, come temendo che la sedia potesse scottarla. Poi, alzò lo sguardo per incrociare quello del ragazzo, e azzardò di nuovo un sorriso <<Non mi hai risposto, prima. Come stai?>> chiese dolcemente sperando di sciogliere la tensione.

Ma Percy non si lasciò sedurre, e rispose in tono distaccato. <<Bene, grazie.>> poi, per un attimo, sembrò il solito gentile Percy, e chiese <<Tu, invece, stai bene?>>

Lei annuì, e con trasporto raccontò <<Sì! È stata un'avventura che non dimenticherò mai, un'esperienza davvero... profonda, e ho capito cosa significa essere degli eroi! Non posso descrivere a parole quel che ho provato, in bene e in male... e devo ringraziarti per avermi portato con te, Percy... e per avermi difesa. So che hai cercato di tenermi lontano dai guai, e hai provato a salvare anche tutte le Cacciatrici. Sei stato... formidabile. Non so davvero come faremmo senza di te!>> e sorrise ancora, con quegli occhioni nocciola ricolmi di sentimento.

Percy abbozzò un sorriso, più simile ad una smorfia, e tagliò corto per non dare modo a quel discorso di proseguire oltre <<Grazie. Anche tu sei stata bravissima. Hai dimostrato doti fuori dal comune, e grinta e ingegno invidiabili. Sei stata all'altezza del compito, e se ci siamo salvati è anche grazie a te, ricordatelo.>> concluse con sincerità.

La ragazza si emozionò a quei complimenti, e strinse le labbra per trattenere la commozione. Inspirò, gonfiandosi il petto, assaporando quel momento di gloria e di riconoscimento, soprattutto perché era proprio lui ad aver notato le sue capacità, e non avrebbe potuto esserne più felice.

Anzi, si aspettava che lui, magari, finalmente la vedesse per quello che era, una semidea sua pari, non una semplice ragazzina, recluta in formazione e subordinata. E si sentì ancora più convinta di aver fatto la cosa giusta nel rifiutare la proposta di Artemide, per poter avere la possibilità di stare con lui.

Ma non era pronta a ciò che Percy stava per dire. Il ragazzo, dopo quel breve momento di indulgenza, tornò serio. Distolse lo sguardo, e con la mascella irrigidita esordì <<Proprio la tua incredibile prestazione mi ha fatto notare quanto tu sia forte e dotata... e questo ha evidenziato quanto poco ti sia impegnata in questi mesi nella Settima Coorte, invece.>>

Dorothea sbatté velocemente le palpebre, confusa <<Che...?>>

Percy si alzò e iniziò a gironzolare per la stanza, per mantenere il controllo ed evitare il contatto visivo <<Non ero affatto convinto di volerti nell'impresa perché non ti ritenevo pronta, dati gli scarsi risultati che ottenevi nella Coorte... Invece, il desiderio di partecipare all'impresa ti ha spinta a dare il massimo per vincere il torneo, e il brivido del pericolo ha risvegliato le tue vere capacità. Tuttavia, questo non significa che ne sia compiaciuto. Anzi. Questo dimostra che, finora, non sei mai stata davvero coinvolta nella Coorte, non ti sei applicata nelle esercitazioni, non sei interessata a dare il massimo di te stessa per Nuova Roma. Ma ogni giorno dovresti dimostrare il tuo vero valore, non solo durante un'impresa eroica! Ogni giorno dovresti comportarti da eroina, nell'esercito, coi tuoi compagni.>> aveva snocciolato.

Dorothea scuoteva la testa con espressione corrucciata, e in tono offeso chiese <<Non sto capendo, nonostante l'impegno e i risultati ottenuti contro il Leviatano... mi stai rimproverando, Percy!?>>

<<Sì, Rivers.>> rispose lui, sottolineando il distacco col cognome. E in tono severo aggiunse <<Come ben sai, voglio solo i migliori nella mia coorte, non solo per potenziale, che tu avresti, ma per motivazione. Non sei motivata. Potresti essere davvero la migliore, ma non ci provi nemmeno. E questo, per me, è un comportamento inaccettabile, e mi offende. Soprattutto dopo tutto il tempo dedicatoti per delle lezioni private, e la seconda possibilità concessati quando hai abbandonato la coorte e i compagni. Sono stato troppo morbido, all'epoca. Ma ora mi è chiaro: la Settima Coorte non è il posto per te.>>

<<Quindi, mi stai punendo per qualcosa che avevi promesso di non considerare!? Mi hai fatto tornare qui con la promessa che non ci sarebbero state ripercussioni e che sarei potuta restare alla Settima! Sei un bugiardo!>> sbottò.

<<Quando ho promesso quelle cose, pensavo ci tenessi davvero a restare nella Settima Coorte, invece hai dimostrato tutt'altro nei mesi successivi... E ho portato pazienza proprio perché eri tu, per quella promessa... ho fatto delle preferenze, che nel mio ruolo non dovrei fare.>> spiegò, sforzandosi di sembrare oggettivo.

A quel punto, la ragazza scattò in piedi ribaltando la sedia, pestò i piedi dalla frustrazione al suo solito, e sbraitò <<BALLE! BALLE BALLE!! MI PUNISCI PERCHÉ È PIÙ FACILE DARE LA COLPA A ME, INVECE CHE AMMETTERE CHE È COLPA TUA SE MI COMPORTO COSÌ! PERCHÉ MI HAI ILLUSO!>>

Percy scosse la testa <<Ecco, sei solo una ragazzina immatura...>>

<<SMETTILA! CONTINUI A FARE COSÌ, AD ALLONTANARMI! MI CACCI DALLA SETTIMA PER EVITARMI! CREDI CHE COSÌ SMETTERAI DI PENSARMI!?>>

Percy, che continuava a non guardarla, ridacchiò <<Ma che stai blaterando!>> e si alzò per non farsi sovrastare.

Ma la ragazza si avvicinò a muso duro, guardandolo dal basso verso l'alto e costringendolo a ricambiare lo sguardo <<Non volevi che mi unissi alle Cacciatrici! Mi hai baciato per convincermi a non farlo! Vorrà pur dire qualcosa! Altrimenti... sei solo uno stronzo egoista...>>

Percy deglutì, faticando a sostenere quello sguardo ricolmo di lacrime e rimprovero, e si sentì davvero uno stronzo egoista, incapace di ammettere i propri sentimenti, le proprie paure, le proprie debolezze. E senza dare ulteriori spiegazioni, mormorò <<Mi dispiace. Devi tornare alla Quinta Coorte.>>

La povera ragazza sussultò dallo sconforto; in un impeto di rabbia, mollò uno schiaffo al suo istruttore, e senza dire altro scappò via in lacrime da quell'ufficio.

Percy rimase immobile per un minuto che sembrò un'eternità, appoggiato alla propria scrivania come sostegno, sentendo la guancia pulsare più di quanto avrebbe voluto ammettere, e con un senso di oppressione nel petto.

Quando uscì, Leo lo attendeva appoggiato disinvoltamente al muro dell'edificio <<Un colloquio piuttosto movimentato, mi pare... Dovrò pensare ad un modo per consolarla, povera... Ho già qualche idea...>> esclamò con un sorriso sarcastico convinto di alleggerire la tensione.

Ma il figlio di Poseidone, esasperato da tutti i casini che aveva in testa, era già al limite di ciò che poteva sopportare per un'intera giornata, e quella battuta su Dorothea lo fece esplodere.

Fronteggiò il figlio di Efesto squadrandolo dall'alto, noncurante che ora fosse lui il più forte tra i due, e ringhiò <<Uno, è solo una ragazzina di 16 anni, non azzardarti mai più a fare una battuta del genere...>>

Leo si rabbuiò e cercò di giustificarsi <<Ma io stavo solo sche...>>

<<Due, se vuoi davvero portare avanti questa pagliacciata del bodyguard, resta ad almeno tre metri da me, oppure per Ade non me ne frega un cazzo che tu ora possa ammazzarmi con un pizzicotto, giuro che ti prendo a sberle finché non si staccano le mani pure a me!>> proseguì tenendo il conto con le dita.

Leo lo fulminò con lo sguardo <<Ehi, questa è una battuta davvero bassa...>>

<<TRE...>> sbottò ancora più rabbioso <<DEVI-STARE-ZITTO!!!>>

Leo ammutolì con ancora la parola bloccata sulle labbra, e capì di aver appena ricevuto un ultimatum. Percy Jackson poteva anche non essere più il semidio potente di un tempo, ma il figlio di Efesto non era comunque sicuro di volerlo mettere alla prova.

Quindi, smise di sparare battute a raffica, come era solito fare per mantenere una maschera impenetrabile dal mondo intero, e divenne stranamente serio <<Bene, come desideri, Console.>>

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