Nuove Esperienze Italiane
Revisionato il 13/10/2020 a seguito di nuovi dettagli ne "Le Sfide di Apollo".
Se non volete spoiler, non leggete!!!
Settembre 2011
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La mattina seguente, Percy si svegliò comunque piuttosto presto per la luce del sole che filtrava dalla porta finestra, e sentendo il rumore del torrente scorrere fuori dalla loro camera da letto. Non gli sembrava vero; si sentiva rilassato, positivo ed energico come non mai.
Guardò la sua amata Annabeth pieno di fiducia verso il futuro. Lei dormiva ancora profondamente; non volle svegliarla, quindi le diede un bacio leggero sulla guancia, chiuse le ante per lasciarla al buio, e uscì nel giardino sul retro.
Avrebbe voluto prepararsi un caffè e gustarselo lì fuori, ammirando quel panorama bucolico, ma non avevano né caffè, né una macchina per farlo... E aveva fame, molta fame, dato anche lo sforzo fisico della notte!
E, come se non bastasse, una leggera brezza portava il profumo di pane e dolciumi appena sfornati fino a casa loro, e sentì lo stomaco fare delle capricciose capriole.
Non poteva resistere. Si infilò jeans e T-shirt presi dalla valigia e si incamminò verso il centro. Vide molti cittadini già svegli e pronti per una giornata di lavoro, come in una qualsiasi città.
Passò davanti al fornaio che avevano visto il pomeriggio precedente, a circa di 10 minuti a piedi dalla loro casa, e capì che il profumo di squisitezze arrivava proprio da lì.
Entrò e si gustò una bella brioche al cioccolato ancora calda, con un buon cappuccino (il fornaio aveva anche un angolo caffè!); poi, ancora affamato, mangiò anche una fragrante focaccia con la mortadella... Non l'aveva mai assaggiata, e ne rimase estasiato.
Infine comprò del pane, della focaccia e altre due brioche da portare ad Annabeth.
Quando fu il momento di pagare, il cordiale fornaio gli chiese se fosse nuovo in città, e lui rispose <<Oh sì, mi sono trasferito con la mia fidanzata ieri... per studiare, sa...>>.
Il fornaio gli sorrise, ma, nel prendere i soldi dalla mano del ragazzo, notò il suo avambraccio, e rimase a bocca aperta: non aveva mai visto il simbolo del tridente su nessun Romano in quasi sessant'anni di vita.
<<Grazie mille, era tutto buonissimo... arrivederci!>> salutò Percy.
<<Grazie a lei, Figlio di Nettuno, Eroe dell'Olimpo,>> rispose il fornaio chinando il capo in segno di rispetto, dopo aver riconosciuto Percy Jackson.
Il ragazzo si sentì in imbarazzo, non abituato a quel genere di riconoscenza... Non nel mondo normale, dove fino a quel momento era stato solo un adolescente problematico che aveva a stento completato il liceo.
Uscito, pensò che non poteva proprio tornarsene a casa con la colazione ma senza il caffè, e con 10 minuti di strada da fare in salita, non poteva mica comprarlo lì e portarlo via, o si sarebbe raffreddato... quindi, pensò di andare alla ricerca di un negozio dove comprare una macchinetta per il caffè. Logico, no?!
Si incamminò, senza meta, e dovette chiedere consigli e indicazioni a dei passanti per scoprire dove fosse un negozio di elettrodomestici.
Il negozio si trovava sul Cardo, la via principale che attraversava la città da nord a sud, e avrebbe dovuto camminare altri 15 minuti per arrivarci, ma l'idea non gli dispiacque affatto, anzi, gli dava modo di conoscere di più la città.
Una volta arrivato, non solo comprò una macchina del caffè, ma anche una per i toast, i waffle e uno spremiagrumi! E già che c'era, ordinò anche un frigorifero e una televisione in offerta da farsi consegnare a casa!
Era così elettrizzato da essersi lasciato andare agli acquisti folli, e gli bastò mostrare l'avambraccio e presentarsi in cassa per ottenere lo sconto per studenti di cui parlava Reyna.
Quando capì chi il ragazzo fosse, anche la commessa che lo servì restò piuttosto stupita e cambiò atteggiamento, come intimorita. Lui le sorrise per distendere il clima, ma era evidente che lei si sentisse in soggezione.
Uscito di lì, con una borsona contenente le scatole dei piccoli elettrodomestici appesa ad un braccio, e la sporta del fornaio a penzoloni dall'altro, si rese conto che aveva circa 25 minuti di camminata o più in salita per tornare a casa.
Caso volle che, sempre percorrendo il Cardo, Percy passasse davanti a un venditore di auto e scooter, e, sempre per caso ovviamente, rimase rapito da una Vespa esposta in bella vista.
Si bloccò a fissarla. Si disse che era proprio iconica, e già si vedeva in sella con Annabeth a gironzolare per Nuova Roma, fin sui colli disabitati, per fare un bel pic-nic romantico lontano da occhi indiscreti, con tanto di dolci effusioni ben poco caste...
Il proprietario del negozio evidentemente capì di avere di fronte un possibile acquirente, e si avvicinò per sedurre la propria preda <<Fantastica, vero? In assoluto il mezzo migliore per spostarsi in città, comodo e pratico! E che stile...!>>
<<Ce l'ha blu??>> chiese Percy non distogliendo gli occhi dal mezzo.
<<Ah ah ah! Sai quel che vuoi, eh? Ma certo ragazzo, vieni a vedere!>>
Ora era proprio fregato, doveva avere quella Vespa blu. <<Quanto costa??>> chiese timoroso.
<<3 mila sesterzi...ma per te, ragazzo mio, posso arrivare a 2 mila e 200, incluso lo sconto studenti, sei sicuramente uno studente, eh?>>
<<Ehm... e quanto sarebbe in dollari?>> chiese in imbarazzo.
<<Eh eh, sei nuovo nuovo proprio, eh? Con lo sconto, sono 3 mila dollari.>>
<<3 MILA...3 mila dollari!? Oh, no no, mi dispiace, quei soldi mi dovrebbero durare per mesi, mi dispiace... magari... più avanti... chissà>> mormorò infine atterrito. Era così deluso, che sentì il rumore di uno specchio infrangersi. Figurativamente, ovvio.
Il venditore pensò che non era ancora tutto perduto <<Senti, ragazzo, mi sembri un tipo a posto. Facciamo così, fai un giro di prova, usala per andare fino a casa a portarti le cose che hai comprato, poi me la riporti. Ti fai un giro e vedi se ti piace, eh? Poi... poi ne parliamo, ti vengo incontro... vedrai.>> gli fece l'occhiolino battendogli una pacca sulle spalle.
Il semidio era davvero tentato, ma titubante e piuttosto sconcertato da quell'atteggiamento così amichevole e fiducioso verso il prossimo <<No no, non posso accettare, davvero...>> rispose.
<<Oh sì che puoi, insisto, sai guidarla, no? Vedrai che te ne innamorerai.>>
Si lasciò convincere dal venditore insistente. Mise i prodotti da forno nella sella, le scatole in mezzo ai piedi, e partì verso casa, sentendosi un autentico cittadino romano.
Mentre imboccava il sentiero che portava alla sua casetta, Percy vide una ragazza mora con un mantello porpora ormai quasi al cancelletto, e le sfrecciò vicino suonandole il clacson e spaventandola.
Parcheggiò davanti casa pochi secondi dopo aver sorpassato Reyna, e l'aspettò sull'uscio con un sorriso da orecchio a orecchio.
<<Ma bene, ti sei immedesimato piuttosto velocemente, vedo!>> esclamò lei incrociando le braccia con un sorriso divertito.
<<Beh... sì...>> Percy cercò di contenersi, ma esplose quasi subito <<È tutto F-A-N-T-A-S-T-I-C-O, mi sto divertendo un sacco. DAVVERO!>>
La ragazza gli sorrise sinceramente <<Sono davvero contenta che ti trovi bene, non era scontato.>>
Il semidio scese dalla Vespa <<Come mai sei qui?... Aspetta solo un secondo, devo portare queste cose in casa, vuoi entrare?>>
<<Oh, no no, ti aspetto qui, volevo chiederti una cosa veloce.>>
Percy entrò e non vide Annabeth, così cercò di fare poco rumore per non svegliarla, e uscì subito di casa.
<<Allora, dimmi, mea Dictatrice!!>>
Reyna storse le labbra <<Oh niente di che, volevo chiedervi se avreste il piacere di venire a cena come miei ospiti al Palazzo del Forum... per conoscere un po' alcune personalità dell'Urbe, sono tutti molto curiosi di poter incontrare i famosi Percy e Annabeth.>>
<<Ma sì, certo, volentieri. Quando?>> rispose lui senza neanche pensarci.
<<Venerdì sera, spero che 4 giorni di preavviso siano sufficienti.>>
<<Certo, tranquilla!>> la rassicurò sorridendole in modo molto disinvolto, tanto che lei distolse lo sguardo, incupendosi all'improvviso <<Bene, bene, grazie. Allora... ci vediamo venerdì sera verso le 19, se volete mando un mezzo a prendervi, ma immagino che potrete venire con questa nuova Vespa... così blu!>> sottolineo divertita.
<<Ehm no, a dire il vero no. Adesso devo restituirla. Sai, un venditore mi voleva convincere a comprarla e ha insistito per farmela provare... ma il prezzo è totalmente inaccessibile... peccato.>> concluse dispiaciuto.
<<Oh, quindi non la comprerai?>>
Percy fece una smorfia e una specie di fischio risucchiando l'aria a denti stretti <<Oh no, direi di no, non avrei i soldi necessari nemmeno in un anno... e dobbiamo prima arredare tutta casa con quel poco che abbiamo, la priorità è quella.>>
<<Sì certo, capisco. Bene, allora... ti saluto, a venerdì sera!>> disse la ragazza tagliando corto, e il suo sorriso lasciò di nuovo spazio ad un'espressione seria e affaticata.
Sembrava sempre così trattenuta e repressa, che Percy provò una gran pena per lei, soprattutto ripensando allo stato in cui si trovava fino a pochi mesi prima, quando aveva perso il suo ex collega nonché amico (e forse anche qualcosa di più), Jason.
Il ragazzo la fissò allontanarsi di qualche passo, poi si decise, e la richiamò con tono energico <<Ehi! Dai, salta su!>>
<<Cosa?!>> si accigliò lei.
<<Beh, devo restituirla, devo andare verso il centro, ti posso accompagnare per un pezzo... dai, monta!>> lui si era già messo in sella e la incitava a salire dietro di lui picchiettando sul sellino.
Reyna era titubante <<Io non... non potrei... non so...>>, iniziò a stropicciarsi le mani, tesa e combattuta. Percy non l'aveva mai vista così poco decisa, ma era sicuro che non si sarebbe mai mostrata così in pubblico.
<<Ma di che hai paura? So guidarla, giuro che ti farò arrivare sana e salva!>> la tranquillizzò.
<<No no, non metto in dubbio quello... io... non posso...>> ribadì stringendo le labbra in una smorfia sofferente.
Il semidio capì, e la guardò contrariato scuotendo la testa <<Cosa te ne frega di quello che pensa la gente? Sei una ragazza di soli 18 anni già al top della carriera politica e militare, svolgi il tuo lavoro egregiamente e con passione, nessuno ti giudicherebbe meno competente perché ogni tanto ti diverti un po'... te lo meriti.>>
<<Ma io mi diverto! Solo che preferisco non farmi vedere da tutti quando lo faccio...>> spiegò imbarazzata.
<<Allora togliti il mantello, dai, lo mettiamo nella sella, e slegati i capelli, nessuno ti riconoscerà mentre sfrecciamo per strada.>> propose lui col suo solito ghigno.
Reyna era molto titubante, combattuta da quella proposta; poi guardò Percy negli occhi, quegli occhi così profondi e rassicuranti. Sbuffò, si tolse il mantello e si sciolse i capelli <<Ok, ci sto... ma sì, che male potrebbe farmi!?>>
Salì sul sellino dietro di lui, ma si imbarazzò per quell'improvvisa vicinanza fisica, e non sapeva come tenersi salda.
Percy sembrò intuire il suo dubbio, e la rassicurò <<Però devi tenerti stretta a me sennò voli via... non voglio essere il responsabile della morte della Dictatrix dopo meno di 24 ore dal mio trasferimento qui!>>
Lei ridacchiò e gli mise le braccia intorno al torso, le mani sull'addome, e partirono verso il centro, senza rendersi conto che una gelosa Annabeth li osservava dalla finestra della cucina.
La Dittatrice si lasciò andare e restò spensierata per dieci minuti buoni mentre sfrecciavano nelle stradine;
Il ragazzo, vedendola felice, allungò un po' il tragitto per farle godere quel viaggetto; quando passavano vicino a qualcuno, lui rallentava un po' per scherzare e lei nascondeva ridacchiando il volto contro la sua schiena per non farsi riconoscere.
Quando furono quasi sul Cardo e la strada iniziava ad essere più affollata, Reyna gli strattonò la maglietta per fargli capire di fermarsi; quindi trovarono una viuzza laterale poco esposta e scesero. Si ridiede un tono, si sistemò e legò i capelli in ordine e si rimise il mantello; e la sua espressione tornò seria. Si incamminarono a piedi con la Vespa al fianco, e parlarono un po'.
Sentendosi più leggera, le riuscì di sfogarsi un riguardo al proprio ruolo e allo stress che questo comportava. Era davvero un grande impegno per una ragazza così giovane. Inoltre, non si era ancora ripresa del tutto dai recenti avvenimenti, e questo glielo si leggeva negli occhi.
Percy, sapendo quanto lei fosse esigente con sé stessa, cercò di rassicurarla <<Ma tu sei portata, sei nata per guidare questa società. Questa città ha bisogno di te, e lo sai, tant'è che hai ripensato subito alla tua decisione di unirti alle cacciatrici. Lo hai fatto per la città che ami, no? Nessuno ci tiene quanto te.>>
La semidea trasalì appena per quei complimenti così genuini, e rispose <<Sì, certo. Amo questa città e farò di tutto per proteggerla e renderla sempre migliore. E poi... forse le cacciatrici non erano la famiglia giusta per me. Ho capito di non voler rinunciare del tutto all'amore nella mia vita. Ho capito che l'amore può avere diverse forme e sfaccettature... e può far soffrire, certo, ma va bene così...>> sospirò, e concluse <<Comunque grazie, Percy. Faccio del mio meglio... ma è dura, a volte. Mi sento molto sola.>>
<<Ma non sei sola, sei circondata da amici che ti conoscono e con cui puoi confidarti e a cui puoi chiedere consiglio, lo sai.>> disse dolcemente il ragazzo.
<<Non è così semplice. E preferisco non coinvolgere troppe persone nelle vicende dell'Urbe. Non sarebbe... professionale. Non potrei parlarne nemmeno con te, a dire il vero. Sei un cittadino qualsiasi, a pensarci bene.>>
<<Ma sono tuo amico.>> sottolineò lui cogliendola alla sprovvista e rubandole un sorriso.
Rimasero qualche secondo in silenzio, poi sempre Percy aggiunse <<Dico davvero. Se vuoi parlarne... Beh, sai dove abito!>> ridacchiò leggero.
Reyna lo guardò, e i suoi occhi sembrarono meno tristi <<Sono felice che tu sia qui ora.>>
Arrivarono al negozio di Vespe, e il venditore andò loro incontro. Quando vide che Reyna lo accompagnava, si bloccò di colpo e fece un inchino molto profondo, poi alzò il braccio destro ed esclamò <<Ave, Dictatrix! Quale onore averla qui! Il ragazzo è... un suo amico?>> chiese timoroso.
Reyna era tornata seria, distaccata e solenne come al suo solito; fece un unico cenno col capo in risposta al saluto e alla domanda.
<<Bene... bene. Allora, Signore, le è piaciuta la Vespa?>> il venditore aveva d'un tratto cambiato totalmente tono e registro nel rivolgersi a Percy, e gli sorrideva mellifluo.
<<Sì, è molto bella e davvero comoda... però, come già detto, non posso proprio. Grazie per il giro, comunque.>>
<<Sono sicura che si possa trovare un accordo per rendere felice il grande figlio di Nettuno, Salvatore ed Eroe dell'Olimpo>>
Percy rimase un attimo interdetto, mentre il venditore sgranava gli occhi sconvolto <<Oh... Il figlio... di Nettuno... io... non sapevo...>> mormorò in una specie di scusa.
Reyna fece un sorriso tirato, lo stesso che aveva rivolto ad Annabeth il giorno precedente quando le aveva chiesto se il sistema di Nuova Roma fosse efficiente.
<<Oh, ma non si preoccupi, davvero, non è impor...>> disse Percy gesticolando in segno di rifiuto.
<<...del resto, trattare bene gli amici è un dovere di ogni buon Romano che si rispetti...>> esclamò Reyna con tono convincente e piuttosto allusivo.
Il venditore si agitò, come se si sentisse sotto ricatto <<Assolutamente. Totalmente d'accordo. E gli amici della Dictatrix sono anche miei carissimi amici. E sarei onorato se il grande figlio di Nettuno gradisse ricevere in omaggio questa Vespa, come pegno della mia amicizia...>>
Percy, sempre più confuso, era rimasto letteralmente con la bocca aperta dopo essere stato interrotto dalla ragazza.
<<Eccellente. Bene, devo proprio andare ora. Perseus, è stato un piacere. Aspetto te e Annabeth a cena venerdì. Buona giornata.>> si congedò con un elegante cenno del capo, e se ne andò.
Percy la guardò uscire dal negozio, totalmente sconvolto. Reyna gli aveva appena "regalato" una Vespa.
Annabeth lo aspettava sull'uscio di casa, le braccia incrociate <<Buongiorno. Fatto un bel giro?>> chiese sarcastica.
Lui le sorrise mentre parcheggiava <<Assolutamente sì! Ti piace?>>
<<Bellissima, davvero... ma come possiamo permettercela??>> chiese dubbiosa.
<<Oh possiamo, possiamo questo... ed altro!>> rispose euforico.
Entrò in casa di gran carriera e lei lo seguì. Lui continuò a parlare come una macchinetta senza nemmeno prendere fiato <<Non hai idea di cosa mi sia successo... Prima il fornaio, stamattina, mi ha riconosciuto e mi ha ringraziato come se gli avessi salvato la vita, assurdo... A proposito, hai fatto colazione? Sono o non sono le migliori brioche del mondo!? Comunque, dopo sono andato a prendere una macchina del caffè, perché non potevi fare colazione senza caffè, né fare il caffè senza la macchinetta, giusto?? Hai bevuto il caffè, amore mio?>>
Annabeth lo guardava come se fosse un alieno <<...Non hai comprato il caffè...>> sottolineò con un sopracciglio inarcato.
Percy strinse gli occhi e si diede dei colpetti in testa <<Giusto. Mi sembrava di aver dimenticato qualcosa, ma devi capire che quando ho comprato la macchinetta per caffè, e toast e waffle e spremiagrumi...e TV e frigorifero...>>
<<HAI COMPRATO UNA TV E UN FRIGORIFERO!?>> lo interruppe sgranando gli occhi.
<<Sì, ma non è un problema, i prezzi erano ottimi e ci hanno fatto quello sconto, sai... per studenti... e la commessa in cassa... anche lei mi ha riconosciuto!>>
<<Bene, sei famoso, ma...>>
<<...e poi, sono passato davanti a questo negozio dove c'era quella Vespa blu, stupenda no? E ho pensato "wow è così stilosa, voglio girarci Nuova Roma con il mio amore"... e il venditore mi ha detto che costava 3 mila dollari... COSA!? Ho pensato subito... Assurdo! No? Ma me l'ha voluta far provare a tutti i costi, pazzesco, no!? Quando mai ti costringono a provare qualcosa così?! E poi... poi l'ho riconsegnata insieme a Reyna, e quando lui mi ha visto con lei, non so bene cosa sia successo ma è nato un discorso sull'amicizia o qualcosa del genere, discorsi da Romani... e me l'ha regalata! Perché sono il famoso figlio di Nettuno. Incredibile! Io ero così imbarazzato, davvero...>> Percy era in estasi e non smetteva di gesticolare.
Annabeth si avvicinò, gli prese le mani e cercò di placare la sua frenesia <<Percy... Percy, tesoro... Hai fumato qualcosa!?>>
<<Cosa?! No! Non ne ho bisogno... questo posto è... FANTASTICO, Annabeth!>>
<<Sì, bene, sono felice che tu ti senta a tuo agio. Però ascolta... Torniamo alla parte in cui hai comprato TV e frigorifero così, su due piedi...>> analizzò cauta.
<<Sì, hai ragione. Sono stato impulsivo. Ma non ti devi preoccupare. Io penso che qui... staremo bene. Davvero bene. Ci amano, Annabeth, ci rispettano. Non dico che dobbiamo approfittarne, ma sarà tutto molto più facile qui per noi, saremo protetti e... potremo essere noi stessi, senza nasconderci. Non sarebbe mai così, nel mondo là fuori.>>
Annabeth gli sorrise <<Sì, immagino tu abbia ragione. Ma Percy, ti prego, resta lucido. Mia mamma, dea della saggezza guarda caso, una volta mi ha detto che nessuno ti dà niente per niente. Do ut des, Percy. Attento...>>
<<Capito. Certo, tranquilla, so capire quando cercano di fregarmi...>>
Annabeth gli sorrise ad occhi chiusi <<Mmmm non sempre, tesoro. Sei fantastico in tante cose ma... sei un po' ingenuo, non pensi mai male di nessuno.>>
Percy si spense e si lasciò cadere su una sedia in cucina, mentre lei lo fissava appoggiata in piedi al tavolo, sempre a braccia incrociate.
<<Ok. Scusami se ho fatto degli acquisti compulsivi. Ho pensato che da qualche parte dovevamo pur cominciare ad arredare...>> si giustificò con tono colpevole.
<<Ma certo, però... dobbiamo stare attenti, non abbiamo troppi risparmi, e dovremo anche cercarci un lavoretto durante gli studi. Fortunatamente non avremo da pagare il college e la l'affitto, ma le altre tasse sì, e ovviamente dobbiamo mantenerci... quindi...>> snocciolò lei pratica smorzando l'entusiasmo del fidanzato.
<<Sì, certo. Hai ragione. Magari venerdì sera a cena potremmo chiedere un consiglio a Reyna, potrebbe mettere una buona parola per te per qualche studio di architettura o qualcosa del genere e io...>>
<<... Aspetta aspetta... venerdì a cena?>> chiese curiosa.
<<Sì, Reyna è venuta stamattina per chiederci di andare a cena al Palazzo venerdì sera, c'è una cena e vuole presentarci qualche personalità dell'Urbe, cose così...>> banalizzò.
Ed eccola lì, la moneta di scambio. Percy forse considerava Reyna un'amica disinteressata e si fidava di lei accettando i suoi doni e favori, ma Annabeth aveva già capito come girava il mondo, e Nuova Roma non era da meno.
L'esempio del venditore della Vespa ne era una dimostrazione. Reyna era stata sicuramente gentile e premurosa, ma tutto aveva un prezzo, e lei aveva sicuramente un tornaconto.
A quella cena, Annabeth era sicura che la figlia di Bellona avrebbe esposto i due Greci come nuovi cittadini romani fedeli, grandi eroi e potenti semidei, utili alla società, ed era stata proprio lei a portarli lì per il bene di tutti. Ed era stata anche in grado di far apparire il loro trasferimento come una grande fatica, cosicché loro due si sentissero in debito! Oh, era davvero brava, una politica nata. Annabeth provò ammirazione mista a indignazione.
<<Ah. Bene. Siamo invitati ad una cena di Stato, in poche parole...>>
<<Lei non l'ha definita così, ma, se anche fosse, non ci vedo niente di male... Siamo nuovi, dobbiamo inserirci, va bene conoscere gente, no? E lei è stata molto gentile con noi... Guarda questa casa!>>
Annabeth arricciò le labbra e roteò gli occhi. Lui la tirò a sé per provare a disinnescarla, e l'abbracciò da seduto, con la testa all'altezza del suo ventre <<Dai amore, lasciati andare. Staremo bene qui, vedrai. Sai, io ora vedo sempre più chiaro il nostro futuro insieme, questo è un posto magnifico per vivere e crescere i nostri figli... Me li immagino già a correre nel giardino...>>
Lui forse correva un po' troppo con la fantasia, invece. Aveva sempre detto di volere dei bambini e non perdeva occasione per ricordarlo, ma lei decisamente non si sentiva pronta, e non sapeva nemmeno se si sarebbe mai sentita pronta, forse. Lo amava tanto e voleva stare con lui senza alcun dubbio, ma parlare già di figli? C'erano così tante cose da fare prima, da imparare, luoghi da visitare... E non era egoista e sconsiderato mettere al mondo altri semidei sempre a rischio? E chi aveva detto che Nuova Roma fosse una dimora definitiva!?
<<Beh... vacci piano, Testa d'Alghe, i figli non vivono solo d'amore. Dovremmo prima completare gli studi come minimo, e trovare un lavoro stabile. E io voglio viaggiare, lo sai. Voglio girare l'Europa, e l'Asia, e...>>
<<Ma certo, amore mio, faremo tutto questo e anche di più. Ti porterò ovunque vorrai.>> e iniziò a baciarle la pancia scoperta, mentre lei gli accarezzava i capelli.
<<Ok... adesso però mi serve proprio un caffè!>> concluse lei sospirando.
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