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Limbo

<<Rassicurante.>> commentò Reyna sarcastica.

<<Non ha un'eccezione così negativa come sembra, è più una sorta di consiglio. Dove stiamo andando avere speranza sarebbe controproducente, ci farebbe impazzire. Hai mai letto la Divina Commedia?>>

<<Non sono acculturata quanto te, no.>> ribatté la figlia di Bellona un po' seccata.

<<Interessante libello. Quel figlio di Calliope si è impegnato molto. Immagino che il suo viaggio qui deve averlo ispirato profondamente.>>

<<Intendi Dante!? Allora... era figlio di Calliope?>> chiese Annabeth curiosa.

<<Sì, certo. Ha saputo trasformare il suo trauma del viaggio agli Inferi alla ricerca della sua amata in qualcosa di epico, che è rimasto nella storia...>>

<<... Come un'allegoria dell'intera natura umana.>> concluse colpita Annabeth, per poi aggiungere <<Quindi... Dante non se l'è inventato... ha avuto davvero una catabasi?>> insistette già con un milione di idee in testa.

<<Sì. Lo ha guidato Virgilio, come sapete.>> confermò lui.

<<Ma... hai appena detto... agli Inferi... non all'Inferno. Quindi, come ha potuto scrivere di Inferno, Purgatorio e Paradiso se lui era un semidio greco come noi ed è stato agli Inferi? Tutto il resto... non esisteva... e forse nemmeno l'ha visto, no?>> sottolineò acuta.

Enea non rispose. Sembrò restare impassibile, come se non avesse nemmeno sentito la domanda. Eppure, ad Annabeth sembrò di notare una brevissima ma intensa occhiata ambigua e curiosa verso di lei. Decise di non insistere oltre finché non avesse instaurato un rapporto di fiducia e capito che tipo fosse quella loro guida.

I quattro restarono qualche istante in silenzio, lasciando scivolare quell'argomento tabù.

Enea proseguì sicuro fino di fronte al cancello, saltando tutta la fila. Parlò brevemente con il guardiano, in greco antico notò la figlia di Atena, mentre Nico imprecava <<Ancora lui, quello stronzo...>>

Annabeth non era sicura di aver riconosciuto quell'anima a guardia delle porte dell'Inferno, e volle avere conferma <<Ma è proprio lui?>>

<<Sì, Minosse.>> confermò il figlio di Ade digrignando i denti.

<<Ma lui non è a guardia delle porte dell'Inferno nella Divina Commedia.>> considerò contrariata, e subito cercò affinità con l'Eneide.

<<Annabeth, non devi pensare in bianco o nero, te l'ho detto che è un gran casino.>> le ribadì un po' infastidito, ma non tanto da lei quanto da quella vecchia conoscenza che stava per riaffrontare faccia a faccia.

Difatti, dopo quel breve colloquio con Enea, Minosse si voltò a guardare i ragazzi fulminandoli con un'occhiata che non era proprio di benvenuto, e soffermandosi particolarmente su Nico: <<Salve, neo Re Fantasma.>> lo salutò con disprezzo.

Il ragazzo fece una smorfia compiaciuta <<Ancora infastidito che ti abbia rubato il titolo?>>

<<Tze! Un titolo ridicolo non genera rispetto.>> bofonchiò mal celando l'invidia.

<<Eppure, di rispetto ne ho ottenuto eccome...>>

<<Che stronzate!>>

<<Dici? E come mai non stai nemmeno giudicando le anime? Forse qualcuno non si fida più della tua opinione!?>> chiese punzecchiandolo, mentre Minosse borbottava sprezzante.

Enea non si intromise ma sembrò comunque interessato a quel confronto. Lasciò che tornasse a regnare il silenzio per qualche istante, poi si intromise calmissimo andando al punto <<Quindi, Minosse, dobbiamo entrare all'Inferno. Puoi farci entrare subito, dato che i nostri ospiti hanno un lasciapassare limitato?>>

Il re di Creta soppesò l'idea di negare loro l'accesso così da far perdere tempo utile ai semidei, ma sembrò non avere il coraggio di opporsi alla richiesta di Enea, come se lo rispettasse, o le temesse. Quindi annuì controvoglia, ed estrasse una chiave nera quanto il cancello per cui era stata forgiata.

Le anime in attesa iniziarono a fremere e bisbigliare temendo ciò che le attendeva. Anche Annabeth e Reyna non sapevano cosa aspettarsi e si irrigidirono per mettersi in allerta.

In quel momento, osservando quella marea di disgraziati in attesa del proprio supplizio, Annabeth notò che l'anima di Enea era diversa dalle altre: era come se risplendesse di un'intensa luce propria, una sfumatura dorata, mentre le altre avevano a mala pena un alone, per lo più grigiastro o biancastro, o in pochi casi bluastro. Si chiese se era quello che intendeva Nico quando aveva detto che le anime degli eroi si notano.

Il cancello si aprì cigolando e si generò una corrente d'aria verso di esso, come se quel posto volesse risucchiare le anime a lui destinate.

Enea entrò senza esitazioni, così come Nico. Le due ragazze li seguirono a ruota. Dopodiché, il cancello si chiuse alle loro spalle senza ammettere nessun altro.

Si ritrovarono nel buio pesto. Annabeth e Reyna strizzarono più volte gli occhi, sperando che si abituassero a percepire qualcosa... ma non c'era alcuna fonte di luce ad aiutarle.

<<Proseguite senza indugio e tutto vi sarà più chiaro.>> le esortò Enea.

E difatti, dopo aver mosso qualche passo, le due semidee iniziarono a distinguere qualcosa, o qualcuno. Anime fioche, corpi nudi, non riconoscibili in volto. Correvano avanti e indietro, perseguitati da vespe e mosconi, inseguendo un'insegna che vagava senza meta. Un supplizio non eccessivamente doloroso, ma insopportabile considerando l'eternità.

Si iniziarono a udire anche lamenti e suppliche in ogni lingua umana, e capirono che quel luogo era immenso, così come il numero di anime. Annabeth e Reyna restarono sconvolte da quello scenario e rallentarono il passo per osservare, mentre la prima mormorava <<Gli ignavi...>>

Nico ed Enea, invece, proseguivano spediti, e quest'ultimo si voltò per sollecitare le ragazze <<Non soffermatevi su di loro, non meritano attenzione. Andiamo oltre.>>

Annabeth, per quanto curiosa, ascoltò il consiglio, e prese Reyna a braccetto per velocizzarla.

Arrivarono sulle sponde di quello che Annabeth riconobbe subito come l'Acheronte. Alla sola vista sentì un tuffo al cuore, temendo di rivivere le visioni e le sensazioni della prima volte in cui aveva fissato le sue acque. Ad una chiatta in legno, Caronte attendeva il prossimo carico di anime da traghettare.

Con loro grande stupore, lo psicopompo era come lo ricordavano da semidei greci... Anche se, di solito, era lo Stige a delimitare il passaggio delle anime, notò ovviamente la figlia di Atena. Possibile che la conformazione dell'Aldilà si fosse così alterata?

Nico iniziò a frugare nelle tasche della propria giacca da aviatore, estraendone delle dracme sufficienti per loro tre.

Il traghettatore fece un lieve cenno col capo al figlio di Ade, in segno di saluto e rispetto, e allungò la mano per ricevere le dracme, il doppio della solita tariffa: <<Volete fare ritorno, quindi.>>

<<Ci è permesso, siamo vivi.>> sottolineò Nico.

<<Certo. Se farete in tempo.>> commentò quello.

<<Non ho mai avuto grandi problemi, anche senza pagare.>> ribatté Nico sorridendo un po' tronfio, al che Caronte fece spallucce <<Tu no, vero... Quando era tuo padre a comandare. Ma chissà che direbbe ora se ti sapesse qui... e con queste tue amiche, per giunta...>> aggiunse infine sottovoce sottintendendo molto.

Stavolta Nico, più cupo della sua norma, non ribatté, e fece cenno alle amiche di salire sulla zattera. Enea le seguì. Lui salì per ultimo, aiutando Caronte a dare una spinta alla sponda per prendere il largo.

La zattera era abbastanza larga da poter portare almeno un centinaio di anime in piedi... eppure sembrava rischiare di imbarcare acqua con solo loro cinque sopra.

Annabeth continuava a guardarsi intorno, sempre più preoccupata ad ogni remata ma sforzandosi di non concentrarsi troppo sulle acque del fiume. Lo psicopompo sembrò leggerle nel pensiero, e atono spiegò <<Le vostre anime sono pesanti... perché siete vivi. Siete ancora aggrappati alle vostre preoccupazioni terrene. Quando arrivano da me le anime abbandonano tutto ciò, che si riversa nell'Acheronte qui sotto.>>

Curiosa, la ragazza non resistette dall'osservare meglio le acque amarantine, così come Reyna, e iniziarono ad intravedere oggetti vari: pergamene di lauree e diplomi, fotografie, giocattoli, anelli, strumenti musicali e attrezzi sportivi... sogni, passioni, speranze e tormenti umani erano tutti lì, perduti in quel fiume del dolore.

Affascinata e angosciata al contempo, Annabeth distolse lo sguardo prima di perdersi, e cercò di distrarre anche l'amica che iniziava ad avere un'espressione molto cupa.

Nico, invece, impassibile fissava il traghettatore <<Ti piace sempre raccontare questa storiella. Adori ricordare alle anime di gettare via tutto prima di andare oltre...>> lo rimproverò.

Caronte si strinse nelle spalle <<Faccio solo il mio lavoro, altrimenti non potrei portarle dall'altra parte. In un certo senso, le aiuto.>>

Nico sbuffò una mezza risata amara, mentre le due semidee continuavano a lanciare occhiate preoccupate oltre la zattera, resistendo al cupo fascino del fiume.

<<Quindi, posso sapere i vostri nomi e qual è la vostra impresa qui, semidei?>> chiese d'un tratto Enea.

Reyna scattò subito sull'attenti, e in tono riverente rispose <<Oh, è vero, non ci siamo nemmeno presentati... Io mi chiamo Reyna, e loro sono Annabeth e Nico. Stiamo cercando l'anima di un altro semidio greco... Bellerofonte. Lo conosci?>>

<<Certo.>> confermò con un mezzo sorriso ambiguo.

<<E sapresti dove trovarlo?>> chiese speranzosa la figlia di Atena.

<<No.>>

<<Beh, supponiamo sia all'Inferno, comunque. Se non nel Limbo, in qualche girone.> aggiunse sperando di dargli un gancio.

<<Probabile.>> rispose lui senza esporsi.

Annabeth pensò che quel tipo non fosse proprio la persona più loquace con cui avesse avuto a che fare, come poteva aiutarli e guidarli!?

<<Quando lo hai visto l'ultima volta?>> chiese Nico.

<<Molto tempo fa. Non saprei quantificare in anni mortali... forse mezzo secolo, forse mezzo millennio...>>

<<Uff, questo non ci aiuta...>> mormorò la figlia di Atena corrucciata.

<<Mi dispiace. Il tempo non ha lo stesso valore per me.>> disse sembrano sincero.

<<Quindi non si è reincarnato, comunque...>> ipotizzò Annabeth ad alta voce.

Enea scosse la testa <<Non è una decisione facile da prendere... E lui portava molto rancore, non avrebbe mai ottenuto l'Isola dei Beati, quindi ha lasciato perdere...>>

<<E tu?>> gli chiese curiosa, forse azzardando troppa confidenza.

Lui le regalò uno sguardo intenso, sempre con quel suo mezzo sorriso criptico. La ragazza pensò fosse tremendamente simile a quello di Percy, seppur più ambiguo e tenebroso.

Le rispose in tono che sembrò altrettanto sincero <<Non ero interessato, mi andava bene restare qui.>>

<<Qui... dove? Nei Campi Elisi, intendi? O nel Limbo? Perché al momento qui... beh, non è come dovrebbe essere per te, no?>>

Ancora una volta, il fondatore di Roma ignorò totalmente la domanda, continuando a guardare la ragazza con espressione persa e vacua, per poi cambiare totalmente discorso <<Perché dovete trovare Bellerofonte?>>

I tre semidei si scambiarono un'occhiata interrogativa, un po' allarmati da quello strano comportamento. Reyna si schiarì la voce, e più rispettosa dell'amica ripose <<Pensiamo possa darci qualche indizio per aiutare un caro amico in pericolo.>>

<<Davvero? Quindi... volete salvare qualcuno, in fin dei conti. Un'impresa altruista.>>

<<Già, a differenza di molte altre...>> ribatté Annabeth con un filo di ironia pungente, che il figlio di Afrodite ben colse, al che chiese a tutti e tre <<E come mai rischiate così tanto per un amico?>>

I tre si scambiarono dei veloci sguardi, come per concordare una risposta non scomoda che potesse andare bene, e fu Reyna a rispondere <<È una persona speciale.>> mettendo tutti d'accordo.

Enea sembrò studiarli per qualche istante nel profondo; poi disse <<Lo vedo. Lo amate tutti e tre.>> sentenziò semplicemente col tono da esperto.

Questa affermazione sembrò creare agitazione: Annabeth sospirò abbassando lo sguardo, borbottando <<Ma no no, è il mio ex...>> mentre Reyna allo stesso modo mugugnava <<È solo un collega...>> e Nico scuoteva la testa con una mezza risata.

La loro guida sembrò molto divertita dalla loro reazione, e cercò di alleggerire la situazione giustificandosi <<Scusate, dopotutto, sono un figlio di Afrodite, questi intrecci mi stuzzicano.>>

Qualcuno dei tre non sembrò accettare quelle scuse e assunse un atteggiamento più freddo. Il fondatore di Roma tuttavia non demorse, e indagò ancora <<Che pericolo corre, questo vostro... amico?>>

Annabeth, ora guardinga, ribatté secca <<Non possiamo parlarne, ma su di lui incombe una grave minaccia.>>

<<Una profezia?>> chiese insistente. Lei fece una smorfia <<Non proprio.>>

<<Ma c'entra il suo fato, vero? Allora... è un bel guaio. Non si dovrebbe andare contro al fato.>> dichiarò in tono leggero, totalmente antitetico al discorso intavolato.

<<Il nostro destino ce lo creiamo.>> rispose lei a mo' di sfida... Lui la accettò. La guardò intensamente, e chiese <<Tu dici? E hai delle prove a sostegno di questa tesi? Perché la storia insegna tutt'altro, non trovi?>>

<<Il libero arbitrio. È questo che gli dei ci hanno donato, no? Possiamo scegliere.>> rispose convinta.

<<E che differenza fa il poter scegliere? È solo un inganno. Alla fine, si realizza ciò che era necessario succedesse, comunque.>>

<<Lo dici come se fosse tutto già scritto e inalterabile!>> protestò Annabeth contrariata.

<<Lo è. Quando l'avrai capito, e accettato... Ti sentirai meglio. Più serena.>> disse come se volesse darle un consiglio.

Ma lei scosse la testa <<Non potrei mai accettare un destino che non mi sia costruita con i miei sforzi, non sarei affatto serena.>>

La zattera subì uno scossone: aveva toccato riva. Caronte fece loro cenno di sbarcare.

I due sfidanti tacquero, così come Nico e Reyna, che si erano astenuti dal partecipare al dibattito. Enea fissò Annabeth per qualche istante, senza lasciar trapelare alcuna emozione. Poi, sorrise appena, e scese dalla zattera dandole le spalle.

Lei fece per seguirlo, ma Nico la fermò prendendola per un braccio e le sibilò all'orecchio <<Che diavolo stai facendo!?>>

<<Cosa?!>>

<<La vuoi piantare di contrariarlo!? Non è una buona idea indisporre un'anima così antica, nonché nostra guida qui sotto!>> la rimproverò a bassa voce.

<<Concordo. È il fondatore di Roma e un eroe mitologico! Piantala, Annabeth!>> aggiunse Reyna altrettanto seria.

Annabeth scosse la testa <<Non so, non mi convince... non diamogli troppa fiducia, ragazzi.>> suggerì preoccupata.

<<Allora, venite?>> chiese Enea da terraferma, calmo e composto come lo era stato fin dall'inizio, in quel chitone candido e riccamente adornato, degno di un re.

I tre semidei scesero a ruota, pronti a seguirlo con cautela.

Si ritrovarono in una specie di sconfinato campo, meno lugubre di quanto si sarebbero aspettati. Anzi, la scena era arcadica e distesa, come un pic-nic in campagna in un sabato pomeriggio di inizio estate. Un'infinità di anime vagabondava, come pecore al pascolo. Alcune di loro avevano la stessa sfumatura dorata di Enea, e Annabeth ipotizzò fossero altri eroi mitologici famosi.

D'altronde, solo lì potevano essere: il Limbo.

<<Quindi, è qui dove sei destinato a stare anche tu?>> chiese Reyna sinceramente interessata.

<<Sì.>>

<<Perciò... secondo questo sistema... se uno si merita il Paradiso ma non è battezzato finisce qui. Per sempre.>> sottolineò Annabeth.

<<Sì e no. Posso spostarmi, come vedete.>>

<<Perché?>>

<<Che differenza potrebbe mai fare la mia ubicazione? Finché non vado in Paradiso, non è di alcuna importanza.>>

Annabeth rimuginò. Non aveva molto senso, quel posto era un po' come i Prati degli Asfodeli, ma non concepiva come il non essere battezzati potesse essere ritenuto una colpa, mentre per altre azioni ben più gravi vi era clemenza, quindi chiese perplessa <<Ma tu, come molti altri qui, hai sicuramente ucciso... e non sei stato "perfetto" in vita...>>

<<Dove vuoi arrivare?>>

<<Mi chiedo quali siano i criteri con cui le anime vengono giudicate, tutto qui.>> spiegò un po' combattuta da quell'insensatezza. Lei avrebbe avuto parametri ben diversi.

<<Immagino che le intenzioni facciano la differenza.>>

<<Quindi... il fine giustifica i mezzi, sempre e comunque, sembrerebbe.>> concluse disarmata.

<<Non è così semplice.>>

<<No, immagino.>> tagliò corto non in vena di ulteriori confronti poco produttivi.

<<Che sia qui magari Bellerofonte? Dopotutto, era un eroe greco, non battezzato... Dovrebbe essere qui, no?>> ipotizzò Reyna.

<<Sei troppo ottimista, temo. Bellerofonte non ha goduto della clemenza divina, come sapete.>> rispose Enea dando un primo vero aiuto finalmente.

<<Questo secondo i nostri canoni greci, ma che mi dici dei canoni cristiani?>> chiese Annabeth.

<<Io risiedo qui, e lui non c'è mai stato. Questo è ciò che posso dirti.>>

<<Ah, allora le mie domande le senti...>> sibilò la ragazza pungente. Enea non le rispose, ma le regalò un'altra delle sue occhiate curiose e ambigue prima di proseguire verso quell'immenso campo.

<<Che dite, proviamo ad interpellare qualche anima? Magari qualcuno di loro ha incontrato Bellerofonte fuori dal Limbo, visto che possono spostarsi.>> propose Reyna.

<<Non so se ci daranno retta... Come dicevo, sono tutti piuttosto confusi e poco collaborativi... Ma chissà, magari avremo fortuna.>> soppesò Nico.

<<Allora, iniziamo dalle anime con l'aura dorata, magari gli eroi mitologici sapranno qualcosa di un loro simile... E che ne dite di dividerci? Così triplichiamo la velocità di ricerca, non riusciremo comunque mai a chiedere a tutti.>> aggiunse Annabeth pragmatica.

Nico le sorrise, perché non aveva nemmeno avuto bisogno di spiegarle come individuare le anime degli eroi, poi annuì accettando la proposta, e così fece anche Reyna.

Enea li osservò mentre si organizzavano, dopodiché, senza nulla commentare, seguì Annabeth nella sua ricerca. Lei lo notò, e si chiese subito perché avesse deciso di stare appiccicato proprio a lei. Dopotutto, forse al figlio di Afrodite piaceva qualcuno che gli tenesse testa...

La ragazza individuò una prima anima appariscente, non dorata quanto quella di Enea ma comunque molto luminosa, e si avvicinò con iniziale cautela, timorosa di interrompere quella che sembrava essere una piacevole chiacchierata tra un quartetto di anime annoiate, in greco antico: <<Scusate... scu... scusate l'interruzione, vorrei chiedervi un'informazione...>>

I quattro uomini si voltarono a guardarla, per nulla interessati o colpiti. Anzi, forse un po' infastiditi <<Chi è costei che ci rivolge la parola?>>

<<Gironzoli da sola, donna?>>

Annabeth si accigliò <<Come, scusate?>>

<<Sei scusata. Vattene ora.>> rispose proprio l'anima più luminosa, non ancora identificata, voltandosi poi per tornare a parlare con i propri conoscenti.

Annabeth spalancò la bocca, offesa e incredula, mentre Enea alle sue spalle si schiariva la voce <<Mmhhh-mhhh. Ti serve aiuto?>>

La ragazza si girò per guardarlo in faccia, notando solo in quel momento l'espressione divertita sul suo volto, una faccia da schiaffi terribilmente famigliare, e biascicò <<Ma che...!?>>

Enea rise <<Forse non stai tenendo in considerazione un piccolo dettaglio: sono greci di oltre duemila anni fa, le donne non erano considerate... delle pari, ecco...>> spiegò un po' imbarazzato.

<<Questo... questo lo so! Ma ora, qui, che differenza può fare!? Non hanno forse capito che sbagliavano?>>

<<E perché mai dovrebbero averlo capito? Questo posto non serve per imparare e migliorare...>>

Annabeth capì il punto. Quelle anime erano fossilizzate al momento della loro morte, e la loro mentalità non era cambiata. <<Ma... tu... tu non... non mi hai trattata così.>> mormorò sentendosi in colpa per averlo sfidato poco prima.

<<No. Vero.>> ammise.

<<Perché no?>> chiese curiosa.

Enea fece spallucce <<Non ho mai ritenuto le donne inferiori nemmeno in vita, anzi. Le ho sempre... ammirate e rispettate. E amate, in alcuni casi.>> disse in tono sincero. E ancora una volta ad Annabeth sembrò di sentir parlare qualcun altro, a cui non poteva fare a meno di credere.

Fece una smorfia, soppesando le possibilità che le restavano. Infine, ammansita chiese <<Potresti... parlare tu con loro?>>

<<Volentieri.>> disse sorridendo, e si avvicinò al capannello di anime <<Scusate... Aristotele? Possiamo scambiare una parola?>> chiese rivolgendosi subito all'anima luminosa.

Ad Annabeth, se possibile, cascò ancor di più la mandibola nel conoscere il nome dell'uomo che le aveva mancato di rispetto. Beh, del resto, il grande filosofo era pur sempre figlio dei suoi tempi, si disse.

Eppure, non poteva comunque perdonarlo: se era una grande mente, avrebbe dovuto essere una persona giusta, no? Invece, si ricordò anche di come nella sua filosofia politica non avesse ritenuto le donne degne di cittadinanza ateniese, al pari degli schiavi.

<<Enea! Ma certo, chiedi pure!>> rispose decisamente più bendisposto verso quel nuovo interlocutore.

<<Io e la mia amica Annabeth ci chiedevamo se per caso conoscessi Bellerofonte.>>

<<Ovvio.>> confermò tronfio.

<<E per caso lo hai incontrato, di recente?>>

<<Mmm no, purtroppo.>>

<<Davvero? Nemmeno... in altri luoghi?>> tentò speranzoso.

<<No, mi dispiace. Mai incontrato. Posso fare altro per te?>>

<<No, grazie. Buon proseguimento.>> concluse il figlio di Afrodite riavvicinandosi alla ragazza con espressione dispiaciuta <<Niente.>>

<<Beh, per lo meno abbiamo fatto in fretta. Cerchiamo qualcun altro.>> tagliò corto la ragazza allontanandosi dal deludente filosofo.

<<Di preciso, cosa volete sapere da Bellerofonte?>>

La ragazza rispose sovrappensiero, ancora contrariata da quell'incontro con un mostro sacro della cultura <<In verità... non lo sappiamo. Speriamo solo ci possa aiutare con qualche indizio riguardo alla minaccia di cui parlavamo... E magari potrebbe sapere come aiutare la salute di Percy...>>

<<Perché, sta male?>> chiese curioso.

Annabeth si morse il labbro. Non avrebbe dovuto rivelare un dettaglio simile, ma era stata vaga... poteva ancora cavarsela <<Oh, beh... è cagionevole, ultimamente, magari è qualcosa che accomuna i figli di Poseidone e Bellerofonte potrebbe avere qualche informazione...>>

Ci fu qualche istante di silenzio, durante il quale la ragazza sperò che il semidio si bevesse quella storiella, e lui, a sua volta, rimuginò su quelle parole, per poi chiedere <<Quindi... il vostro amico che dovete aiutare... è un figlio di Poseidone?>>

Grata di dirottare il discorso, Annabeth rispose loquace <<Sì, non te l'avevamo detto? Forse l'abbiamo dato per scontato... Percy è piuttosto famoso... Pensavo lo intuissi sapendo chi siamo anche noi, comunque.>>

<<No, non so nulla nemmeno di voi. Ho solo visto che eravate tre semidei in cerca di una guida. Chi siete, di preciso? Siete conosciuti?>>

<<Beh... ai nostri tempi tra semidei direi di sì. Percy ha preso parte a due Grandi Profezie... Io al suo fianco in entrambe. Reyna è Console di Nuova Roma e ha riappacificato i due campi greco e romano, e Nico è figlio di Ade e piuttosto potente...>>

<<Capisco. E tu, di chi sei figlia?>> chiese notando che la ragazza aveva omesso quel dettaglio.

<<Atena.>> rispose atona.

<<E non ne vai fiera?>> suppose interpretando quel tono.

La ragazza sospirò <<Diciamo che non siamo in buoni rapporti da qualche anno.>>

<<Capisco anche questo.>> le concesse comprensivo, capendo anche di dover cambiare discorso <<Guarda, c'è qualcun altro là. Mi sembra di conoscerlo... andiamo a parlarci?>>

Annabeth annuì, apprezzando la sensibilità della sua guida, e stupendosi di quanto fosse semplice parlarci.

Tuttavia, ancora non poteva dire di fidarsi di quell'ambiguo figlio di Afrodite.

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