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La curiosità non è peccato

Buonasera a tutti!! Stavolta sono brava e pubblico in meno di una settimana!
Anzi! Vi dico che, se tutto va bene, il prossimo capitolo arriverà già nel weekend! Contenti!? 
😛
Dai dai su, mi aspetto un po' di entusiasmo per tirarmi su in un periodo un po' difficile... 😕 Come sempre, commenti a gogo anche per cazzeggiare e like sono ben accetti!! 

P.S. La pacchia sta per finire... 🤐



fine aprile 2016

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I giorni passavano, e la nave stava setacciando l'intera costa del Pacifico, senza successo.

L'ultima volta che le Cacciatrici avevano avvistato il Leviatano, si trovava nei pressi di San Diego, dove aveva scatenato cataclismi; quindi, una volta salpato, si erano diretti subito verso sud.

Non trovandone traccia per molte miglia intorno a San Diego, Percy aveva però consigliato di seguire un'insolita corrente marina che si spingeva verso il Sud America; ma Talìa aveva preferito andare verso nord, ai confini col Canada, dove pensava che il territorio meno soggetto all'influenza degli dei greco-romani fosse l'ideale per un mostro biblico.

In realtà, dopo essersi abbassata a scusarsi con Percy e Reyna per convincerli a continuare quel viaggio, stava ancora cercando in ogni modo di ribadire che era lei a guidare quella missione, e dovette trovare una spiegazione logica a quella decisione in opposizione al figlio di Poseidone.

Tuttavia, dopo non aver avvistato quel mostro nemmeno al confine con l'Alaska, la Cacciatrice si arrese, e ordinò di tornare verso sud e seguire la corrente di cui parlava Percy.

<<... Sempre che la percepisca ancora! Sono passate due settimane, potrebbe essere svanita, e quel mostro trovarsi ovunque, ormai...>> sottolineò il semidio quando fu rimasto solo con Talìa durante il turno di guardia sul ponte.

Avevano ripreso rotta verso sud soltanto la sera prima, e Percy non aveva ancora avuto occasione di punzecchiare la figlia di Zeus col suo personale tormento stile "te l'avevo detto!".

Talìa sbuffò, ma non aveva voglia di litigare <<Beh, staremo a vedere. Da qualche parte deve essersi rintanato.>>

<<Ma certo... perché non nell'Oceano Indiano, magari? Oh, o nel Mar Baltico! È un mostro divino, potremmo dover setacciare anche l'intera distesa d'acqua del pianeta!>> sbottò lui con un sarcasmo acido.

La convivenza forzata lo stava rendendo sempre più astioso e irascibile: non solo doveva sopportare Talìa che faceva la bulla poiché si sentiva minacciata da lui, ma non aveva nemmeno più avuto molte occasioni per stare solo con Reyna... come avrebbero voluto, almeno.

Perché, guarda caso, i loro turni di guardia non combaciavano mai, e avevano di solito solo i turni pomeridiani per stare insieme, durante i quali erano tenuti sott'occhio da Talìa e dalle sue vice fidate.

Talìa e Reyna continuavano a punzecchiarsi e bisticciare come cane e gatto, esasperandolo ogni volta.

E il resto del tempo libero lo passava da solo, segregato nella propria cabina, poiché aveva promesso di essere più rispettoso e non disturbare le ragazze, troppo suscettibili alla presenza di un uomo.

In tutto ciò, cercava di evitare Dorothea il più possibile: si pentì di averla portata con sé, la situazione sarebbe stata già abbastanza complicata senza avere tra i piedi una ragazzina innamorata di lui che poteva metterlo nei guai se solo avesse parlato con leggerezza di certi momenti passati insieme.

Inoltre, era evidente che la ragazza soffrisse nel vedere Percy e Reyna così intimi, e lui si sentiva tremendamente in colpa; cercava quindi di convincersi che, per quanto brutale, quello poteva essere un modo per far sì che lei si dimenticasse di lui, magari anche odiandolo, ma almeno col tempo avrebbe smesso di soffrire.

Tutto questo lo faceva impazzire. Capitava sempre più spesso che si tuffasse in mare per seguire la nave a nuoto, restando sott'acqua e isolandosi da tutti quegli ormoni femminili.

Ma dopo aver troncato i rapporti col padre, anche sott'acqua non si sentiva del tutto a proprio agio.

Aveva voltato le spalle a quel mondo, rifiutando di diventare un dio, erede ufficiale di Poseidone, e non aveva mai avuto un solo dubbio riguardo a quella decisione... ma era ancora il prediletto del dio del mare? Godeva ancora del suo favore? Poteva ancora usare i poteri che gli erano stati donati senza sentirsi un impostore?

Se lo chiese più volte in quei giorni in mare, in cerca di un mostro che sembrava in grado di scuotere le fondamenta stesse del sistema greco-romano con la sua sola esistenza. Perché Poseidone non li aiutava in quell'impresa, se tutti gli dei ne avrebbero tratto vantaggio?

Dopo quasi 3 settimane, erano ormai nelle acque del Messico. Percy non aveva più percepito quella strana corrente che pensava fosse la scia del mostro, e iniziò a dubitare dei propri poteri.

Gli era già capitato ai tempi della Guerra contro Gea, quando in ben due occasioni aveva rischiato di "annegare", e la sensazione era proprio la stessa: aveva paura di non riuscire nemmeno a fare ciò per cui era famoso, ciò per cui tutti lo ammiravano e per cui contavano su di lui.

Restava sul ponte per ore, sforzandosi di concentrarsi per ottenere un qualche minimo segnale che potesse aiutarli in quell'impresa, ma sembrava totalmente inutile.

Un giorno di fine aprile, era così frustrato da tutta quella situazione di stallo e da quella convivenza ostile, che durante uno dei suoi soliti tentativi, iniziò ad essere molto ansioso, sempre più suscettibile.

Provò a liberare la mente, ma d'un tratto questa fu invasa da un maremoto di pensieri e preoccupazioni: Reyna e la loro relazione strana e delicata, Dorothea e il tabù che rappresentava, Talìa con le sue richieste, le aspettative che tutti avevano su di lui, e gli amici, e la città, e gli oppositori politici, e tutti quelli che lo avrebbero voluto morto, e gli dei che gli chiedevano di rischiare la vita per le loro futilità, e... Annabeth?

Si sentì mancare l'aria, lo stomaco contorcersi, e il rollio della nave che lo frastornava... Mal di mare!?

Corse sottocoperta, diretto alla propria cabina, e si imbatté in Talìa e Reyna che litigavano per qualcosa di futile. Quando lo videro, entrambe gli puntarono gli occhi contro:

Talìa lo indicò per prima <<Ecco Percy! Lui mi ha promesso che non avreste più messo in discussione le mie regole su questa nave! E se dico che i turni della doccia sono in determinati orari, significa che al di fuori di quelli non ci si può andare!!>>

Reyna, avvolta in un asciugamano, gesticolò isterica <<Oh ma smettila! Sei così ossessionata da voler fare la capetta da imporre regole inutili! Avevo bisogno di una doccia, ho staccato in ritardo dal turno di guardia e sono andata comunque! Scommetto che l'igiene abbia maggiore importanza!! Percy non ti ha promesso che avremmo puzzato!>>

<<Sono io a decidere cosa sia importante su questa nave! Percy, diglielo!>> lo esortò la Cacciatrice.

<<Sì, Percy, diglielo che noi a Nuova Roma ci laviamo!>>

<<NON VI SOPPORTO PIÙ!>> sbottò il ragazzo, e le superò di fretta, col fiatone, per rintanarsi nella propria cabina e affrontare quell'attacco di panico.

Si rannicchiò in un angolo, stringendo forte a sé il cuscino e impegnando ogni briciola del suo essere per respirare ritmicamente.

Qualcuno bussò alla porta dopo un paio di minuti. Capì che era Reyna. Lo chiamava, voleva entrare per parlargli.

<<Lasciatemi stare! TUTTI! DOVETE LASCIARMI STARE!>> e ottenne silenzio e pace.

Non si fece vedere fino al proprio turno di guardia, la mattina seguente. Non andò a colazione, ma si diresse direttamente sul ponte. Si poggiò al parapetto per osservare il mare, inspirò a fondo l'aria salmastra, e cercò di convincere sé stesso che nulla era cambiato, che quello era il suo mondo, e che era ancora il figlio del potente Dio del Mare, e poteva riuscire in quell'impresa.

<<Se hai saltato cena e colazione, deve essere proprio grave...>> Reyna era arrivata di soppiatto, o forse lo stava aspettando sul ponte e lui neanche l'aveva notata.

Gli si avvicinò da dietro, e gli accarezzò la nuca e i capelli in un gesto molto dolce. Lui la lasciò fare, continuando ad osservare il mare <<Non avevo fame.>>

<<Certo... Ti capisco. Sei stressato. Tutti che guardano verso di te e pensano abbia la soluzione in tasca per questo problema, perché sei figlio di Poseidone e così via...>>

<<Ma che ne sai...>> sbottò acido, e si sentì subito in colpa.

<<Che ne so? Ho vissuto così per anni, portando avanti una città praticamente da sola, finché non hai condiviso il mio fardello...>> rispose lei con onestà, senza toni di rimprovero. Poi, guardò il suo compagno, preoccupata, e in tono premuroso chiese <<Vuoi parlarne?>>

<<No.>> rispose secco.

<<Ok. Non sei ancora nella fase di apertura. Hai bisogno di sfogarti...>> e si avvicinò di più a lui, mettendogli una mano sull'avambraccio. E in tono allusivo disse <<Io saprei di cosa avresti bisogno... qualcosa che non facciamo da molto...>>

Riuscì a strappargli un mezzo sorriso <<Non possiamo, lo sai. E ci osservano.>>

Reyna si guardò intorno gongolando <<Io ora non vedo nessuno, sono ancora a colazione, e c'è il cambio del turno di guardia, quindi...>>

Lui la guardò confuso <<Vuoi farlo qui?!>>

<<Ma no, sciocchino! Però... conosco un posto... e ti prometto che dopo ti sentirai molto meglio, come sempre...>> lo prese per mano, e iniziò a trascinarlo.

Lui oppose una tenue resistenza <<Sono di guardia, non posso...>>

<<Oh dai, mancherai per 20 minuti e basta... 15 se sono brava!>> e gli fece un occhiolino.

Lui rise, e la seguì. E dopo una ventina di minuti, tornò di guardia molto più rilassato.

Reyna non riusciva a fare sesso con Percy quanto desiderava, ma fece il possibile per stargli vicino in quel momento di debolezza. Capiva come si sentiva, e cercava di alleggerirgli l'animo come poteva.

Si impegnò anche per non scontrarsi più con Talìa, evitandola del tutto o rispettando le sue assurde regole come meglio poteva.

Quindi, riprese a fare la doccia negli orari prestabiliti. Di per sé, poteva accettare una regola come quella. La verità era che, dopo la prima volta in cui tutte le ragazzine l'avevano squadrata da capo a piedi, aveva sempre cercato di andare alle docce quando non c'era nessuno, finché non era stata beccata sul fatto da Talìa.

Quella sera, dopo essere riuscita a stare finalmente sola con Percy in atteggiamenti intimi, andò alle docce durante il turno serale. Come previsto, appena messo piede in bagno, le ragazzine iniziarono a mormorare e a lanciarle occhiatacce.

Cercò di ignorarle autoconvincendosi che fosse solo invidia e curiosità. Si lavò con calma, senza nascondersi, poi tornò nell'anticamera del bagno, dove iniziò a pettinarsi i lunghi capelli neri applicandovi una crema profumata al gelsomino.

Si pettinò e pettinò, mentre la stanza si riempiva di ragazzine bisbiglianti e poco discrete. Ben presto, si accorse di avere un capannello di almeno 10 Cacciatrici avvolte negli asciugamani intorno a sé, tutte con gli occhi puntati su di lei.

Smise di curarsi i capelli, e si guardò attorno confusa <<Posso fare qualcosa per voi?>> chiese con garbo.

Le giovani si trattennero, ma la più coraggiosa di loro si schiarì la voce e si avvicinò un po' di più sulla stessa panca su cui sedeva Reyna.

<<Ehm... ciao Reyna...>> esordì con imbarazzo.

Oh, ora la salutavano e la chiamavano per nome!? Ma che passo da giganti! Reyna rimase composta come sempre <<Ciao...>>

<<Ehm... ecco... tu... tu sei stata una Cacciatrice, come noi... una volta...>>

<<Sì...>> confermò piuttosto curiosa di dove quel discorso potesse portare.

<<Però... però non lo sei più, e sei diventata una donna...>> aggiunse con reticenza la ragazzina.

<<Sì...? Cosa volete chiedermi di preciso!?>> la incalzò.

La giovane sussultò <<Beh, ecco... noi volevamo chiederti... visto che sei stata una di noi... volevamo chiederti... com'è essere donna?>>

Reyna alzò un sopracciglio, sorpresa da una domanda così semplice, ma profonda, e decise di accontentarle <<Il primo aggettivo che mi viene in mente è... "complicato".>>

<<Complicato?!>> chiese la ragazzina mentre le compagne si guardavano confuse.

<<Ma certo! È uno schifo! Lasciate perdere!>> sbottò da dietro il gruppetto una Cacciatrice che era rimasta in disparte per non essere considerata partecipe di quel discorso.

<<No, non fa schifo... è difficile, e ci sono alti e bassi... Ma ogni giorno ci si trasforma, si cresce. È per questo che sono contenta di aver lasciato le Cacciatrici. L'idea di un'eternità statica, mi opprimeva...>>

<<Ma così morirai!>> sottolineò una ragazzina di non più di 11 anni.

<<Sì... ma così vivrò davvero. Credetemi, ci sono esperienze che non baratterei mai per l'immortalità!!>> ammise con un sorriso loquace.

<<Come conoscere i ragazzi!?>> ipotizzò una quattordicenne dallo sguardo vispo suscitando dei risolini imbarazzati.

Reyna non immaginava che sarebbero arrivati al punto così velocemente, e annuendo piano concesse <<Sì, anche questo è un aspetto da considerare, certo...>>

<<E com'è stare con i ragazzi!?>> insistette la più coraggiosa.

Reyna si trovò in difficoltà. Tutte pendevano dalle sue labbra, e sapeva di camminare sui gusci d'uova... quel discorso poteva sfociare in un disastro!

<<Beh, anche in questo caso direi... complicato! Perché...>>

<<... perché gli uomini sono cattivi e pericolosi!!>> la interruppe la solita ragazzina in disparte con acidità.

<<Oh, certo ci sono ragazzi che sarebbe meglio evitare...>> un lampo attraversò la mente di Reyna, e un'ondata di emozioni intricate la travolse. Due occhi neri e profondi come la pece, un sorriso malevolo, una barba perfetta. Rabbrividì, incapace di parlare. Poi però nella sua mente si fece strada l'immagine di un bel sorriso beffardo, e due occhi verdi e rassicuranti <<... ma ce ne sono altri che vi faranno sentire davvero felici di essere vive... e donne!>> concluse ammiccante.

<<Come Percy Jackson!?>> azzardò un'altra tappandosi poi la bocca per l'imbarazzo, mentre le amiche iniziavano a ridere.

Reyna sorrise a tutte loro, ma fu lieta di confermare <<Sì... come lui. I ragazzi come lui vanno bene!>>

<<Belli e forti!>> pigolò un'altra lasciandosi andare, e tutte risero ancor più di gusto.

<<E quando si diventa donne, come...>>

<<BASTA! Che vi prende!? Siete impazzite!? È oltraggioso! Se non smettete subito lo riferirò alla Luogotenente!>> minacciò la ragazzina che era rimasta in disparte.

<<Riferirmi cosa, Emily?>> Talìa era arrivata per farsi una doccia a sua volta; al suo fianco, Dorothea provò a rimpicciolirsi: l'idea di indispettire la Console amante di Percy facendosi vedere in compagnia della sua rivale la innervosiva.

Tutte le Cacciatrici sussultarono, temendo di essere state colte sul fatto. Reyna non si scompose, e prontamente rispose <<Che mi sono portata un prodotto per i capelli... mi chiedevo se fosse vietato, con tutte queste regole, sono un po' confusa!>> e fece un gesto plateale roteando gli occhi.

Talìa non se la bevve, ma lasciò correre <<Tornate nelle vostre cabine se avete finito!>> ordinò, e in quattro e quattr'otto le ragazze si dileguarono. Reyna, invece, riprese a spazzolarsi i capelli con calma e grazia, noncurante della figlia di Zeus, e piuttosto compiaciuta.

Il giorno seguente, appena ne ebbe occasione, raggiunse Percy sul ponte, impaziente di riferirgli quello strano episodio. Lo trascinò verso poppa, dove sperava che le loro voci si sarebbero perse seguendo la scia della nave, ed esordì <<A quanto pare le Cacciatrici di Artemide non sono poi così tanto caste e pure!!>>

Iniziò a raccontargli l'accaduto, ma non ebbe modo di arrivare fino alla fine.

Talìa arrivò sul ponte come una furia, e si interpose tra i due ragazzi piuttosto maleducatamente. Reyna la fulminò con lo sguardo, ma Talìa stava fissando solo Percy <<Tu, nella mia cabina. Ora.>> e si allontanò velocemente come era arrivata.

Percy, temendo si trattasse di una questione urgente, la seguì subito senza fiatare.

Una volta arrivati alla cabina del capitano, Percy notò una Cacciatrice di circa 13 anni in piedi vicino alla scrivania di Talìa; spostava il peso da una gamba all'altra, in ansia, e si stropicciava un lembo della tunica argentea.

Talìa prese posto al proprio scranno, di fronte alla scrivania, e indicò con stizzo una sedia di fronte a questa per Percy.

Il ragazzo intuì e si sedette, sempre con espressione corrucciata e preoccupata, quanto quella dell'amica.

Si fissarono negli occhi qualche secondo, poi Talìa prese parola <<Laura, racconta al Console Jackson la storiella che tanto ti diverte...>>

La ragazzina sembrò rimpicciolirsi <<Co-come scusi?>>

Talìa insistette <<Sì, racconta a Percy Jackson ciò che hai visto, nei minimi dettagli, come lo hai raccontato alle tue compagne ieri...>>

Percy percepì un tono minaccioso, e provò pena per la ragazzina, qualsiasi fosse il motivo di quella tortura.

Laura si schiarì la voce, e fissando un punto indecifrato sul pavimento esordì <<Ehm... io... io ero nelle cucine, per-per uno spuntino... perché mi viene fame spesso, dopo la colazione... avevo voglia di un dolce... quando ho sentito dei rumori verso la sala macchine, e temendo che...>>

<<Vai avanti, Laura, arriva al punto.>> la interruppe Talìa seccata.

La ragazzina sussultò, e saltò i preamboli <<Beh, dunque... nella sala macchine c'erano il Console Percy Jackson... e la Console Reyna Ramirez-Arellano...>>

Un barlume di chiarezza si fece strada nella mente del ragazzo, che si accigliò e ascoltò la successiva parte con espressione stupita, e molto interessata.

<<... ecco, ho visto lui che abbassava i pantaloni a lei... e-e poi... poi... si chinava e la baciava nel suo... giardino proibito...>>

Percy non riuscì a trattenere lo stimolo di una risata, che soffocò subito nascondendosi la bocca e tornando fintamente serio per non essere trucidato da Talìa.

<<Continua, Laura...>> la esortò la luogotenente dopo aver fulminato Percy con lo sguardo.

<<Ehm, poi-poi lui si è rimesso in piedi... e... l'ha presa in braccio, e ho visto che si slacciava i propri pantaloni, e dopo... dopo hanno iniziato a muoversi insieme, come saltellando, e facendo strani versi...>>

Percy, paonazzo, tratteneva a stento le lacrime. Nessuna impresa era mai stata tanto ardua quanto evitare di ridere in quel momento. Un supplizio.

<<...E poi, dopo un po' hanno gridato, e si sono fermati... e lui l'ha rimessa giù... ma lei poi ha fatto una cosa strana... si è messa in ginocchio e non ho capito perché, ma a lui sembrava piacere... e poi sono scappata...>> concluse l'innocente ragazzina.

Percy annuiva incredulo, a labbra strette, mentre Talìa fissava la ragazza. Poi, il suo sguardo impietoso si posò sul ragazzo <<Quindi. È così come sembra?>> chiese.

Percy sospirò <<Beh... direi sì, è proprio come sembra... manca qualche dettaglio, ma sì...>> rispose con la sua solita impudenza.

<<Ti sembra divertente!?>> ringhiò lei.

E lui rispose ridendo <<Oh-oh lo è stato eccome, credimi! Dovresti provare!!>>

Talìa batté un pugno sulla scrivania gridando <<PERCY! NON È UNO SCHERZO!>>. Laura sussultò con un gridolino dallo spavento, mentre Percy rimase impassibile con quella sua faccia da schiaffi.

<<Puoi andare, Laura!>> ordinò la Cacciatrice.

Ma, prima di scappare via, la ragazzina azzardò una domanda <<Scusate... quello... quello che ho visto... è qualcosa di brutto?>>

Prima che la sua luogotenente potesse rispondere, lo fece Percy <<Oh no tesoro, assolutamente no! Ti sembrava brutto!?>>

Laura rispose subito, senza pensarci <<No! Anzi... sembrava... piacevole!>>

Talìa diventò paonazza, e aprì la bocca per parlare, ma sembrava soffocarsi con le parole, e rispose il semidio per primo <<Lo è molto! Vedi, quello è il sesso, mia cara...>>

<<Oh... ma il sesso è una cosa cattiva, ci hanno detto...>>

<<LAURA! FUORI DI QUI!>> sbraitò Talìa.

La ragazzina non se lo fece ripetere più, e schizzò via come un lampo.

<<COME OSI TURBARE LE MENTI DELLE MIE CACCIATRICI!!>> tuonò la figlia di Zeus.

<<Turbare le menti!? Queste povere ragazzine sono costrette ad un'eternità nella totale ignoranza e nella menzogna! Sono io a turbare le loro menti!?>> chiese Percy con coraggio.

<<LORO FANNO UNA SCELTA! SANNO A COSA RINUNCIANO QUANDO GIURANO FEDELTÀ AD ARTEMIDE!! LO SAPPIAMO TUTTE!!>>

<<NO! NON È VERO! Altrimenti non sarebbero così curiose di ciò che facciamo io e Reyna per passare il tempo! E non avrebbero chiesto dettagli a lei riguardo cosa significhi essere donna! State soggiogando delle ragazzine da millenni spaventandole con tremendi racconti sugli uomini e sul sesso!>>

<<Gli uomini sono terribili, fanno cose orribili! È colpa degli uomini se il mondo fa schifo e se le ragazze non possono vivere al sicuro!! I maschi sono meschini e bugiardi!>>

<<Non tutti gli uomini sono così, Talìa! Dovresti saperlo! Non tutti sono Luke!>> azzardò.

Talìa sembrò pietrificarsi e sgretolarsi davanti agli occhi del semidio <<Non osare pronunciare il suo nome!>> mormorò con voce tremante.

Percy scosse la testa, esasperato <<Tu hai fatto una scelta, e forse ne eri consapevole e convinta, ma non è detto che la tua scelta sia quella giusta per tutti! E non è detto che tu non possa pentirtene! E anche quelle ragazzine... hanno tutto il diritto di cambiare idea, se lo desiderano... Ma non potete tenerle al vostro servizio manipolando la realtà!>>

<<Noi le proteggiamo!>>

<<Voi le ingannate. Il sesso non è qualcosa di brutto. Né lo è l'amore di coppia!>>

Talìa inarcò un sopracciglio <<Ah no? Perché io credo che se Annabeth si fosse unita alle Cacciatrici insieme a me, ora starebbe molto meglio...>> disse lei ripagandolo con la stessa medaglia.

Percy, che fino a quel momento sembrava più divertito che arrabbiato, si rabbuiò e assunse un'espressione feroce.

Talìa deglutì, spaventata già solo da quello sguardo.

E dopo qualche secondo, Percy parlò in tono perentorio <<Ti aiuterò ad uccidere il Leviatano, perché mantengo le mie promesse. Dopodiché, non voglio vederti per il resto della mia vita. O della tua.>> e si alzò mantenendo un contegno degno del Console di Nuova Roma. Si voltò, e se ne andò senza salutare.

Ma Talìa non gliel'avrebbe data vinta concedendogli l'ultima parola. Si fece coraggio, e, complice la rabbia, riuscì a gridargli dietro in tono fermo <<Lei lo sa?>>

Percy si bloccò prima di uscire dalla porta, si voltò verso la Cacciatrice, e con espressione confusa sbottò <<Chi sa cosa!? Che diavolo stai dicendo!?>>

Talìa riacquistò sicurezza, e in tono sprezzante aggiunse <<La cara Reyna, che ci ha lasciato credendo di poter trovare il vero amore. Lo sa, che a te non frega niente di lei, e che non l'amerai mai come hai amato Annabeth!?>>

Percy, se possibile, diventò ancora più spaventoso, e puntandole un dito contro ringhiò <<Fatti i cazzi tuoi, Talìa! Non sai neanche di cosa stai parlando!>> e uscì sbattendo la porta.

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