Il Risveglio
Capitolo revisionato il 18/03/2021
Giovedì 5 giugno 2014
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<<Dovevi per forza dirglielo!? >> sbottò il figlio di Ade.
Il fidanzato sbuffò, ed esclamò <<Sì, era necessario. Sono un medico, devo essere oggettivo e...>>
<<Sì ok, ma era proprio necessario infierire così? Non potevi aspettare? Era già a pezzi, e lo hai devastato!>> insistette.
<<Mi dispiace Nico, non era mia intenzione turbarlo ulteriormente, ma doveva sapere, te lo ripeto da 10 minuti...>>
Ma Nico non era ancora soddisfatto da quelle giustificazioni <<Certo, certo... è il tuo dovere, stavi solo lavorando... e bla bla! Ma non capisco perché non potessi aspettare qualche ora! Lasciarlo riposare, curarlo e nutrirlo prima... Invece no, lo hai tenuto inchiodato a quella sedia e lo hai costretto ad ascoltare tutto... Sembrava ci godessi...>>
Will si sentì offeso per quell'insinuazione <<Goderci!? Stai scherzando? È stata probabilmente la notte più difficile della mia vita dopo l'attacco di Gea al campo 4 anni fa ... Come puoi solo pensare una cosa del genere!? Tu piuttosto... Non sei oggettivo quando si tratta di Percy! Non vuoi capire che non c'è niente di personale in quello che ho fatto perché tu invece la vivi molto personalmente, quel ragazzo non ti è mai uscito dalla testa e tutto ciò che lo riguarda ti colpisce nel profondo...>>
<<Ma cosa cazzo stai dicendo!?! Sei fuori!? Non c'è niente tra me e Percy, non c'è mai stato!! E stasera ti ho guardato sterilizzare la sua fidanzata e ti ho aiutato a farlo, se fosse personale non sarei riuscito a distaccarmi così!! Ma è stato brutale dirgli tutte quelle cose in una volta sola, non poteva sopportarle, era ovvio!!>>
<<Vedi come fai!? Sei preoccupato più di come possa sentirsi lui che di quello che sta passando la sua ragazza ancora in bilico tra la vita e la morte! Forse perché se morisse non ti starebbe più tra i piedi, no!?>> si azzardò Will non trattenendo la propria gelosia latente.
<<Devi essere impazzito... Come puoi dire una cosa del genere?>> Nico era serio e indignato. Stavano sistemando la sala operatoria e si fermò nel sentire quelle parole. <<Credo tu possa finire da solo, me ne vado>>.
<<Sì bravo, vai a cercare il tuo amico, sarà distrutto... Pensaci tu a confortarlo...>> Will sputò quelle parole con acidità. Non era in sé, evidentemente gli avvenimenti di quella notte lo avevano sconvolto.
Nico non se lo fece ripetere due volte, lo guardò con disprezzo e uscì dalla sala, ma non andò a cercare Percy. Non ci voleva un genio per capire che ora lui volesse stare da solo. Andò invece da Annabeth, nella stanza in cui riposava, e si mise seduto di fianco al suo letto, vegliando su di lei finché Percy non fosse tornato per farlo lui stesso.
Non avrebbe mai scordato quella notte, e quell'esperienza lo aveva aiutato a capire quale facoltà seguire: dopotutto, salvare vite era decisamente la cosa migliore che un figlio di Ade potesse mai decidere di fare.
Percy rimase sott'acqua per almeno un'ora, in uno stato catatonico. Non aveva più nemmeno le forze per pensare. Piano piano l'acqua gli ridiede vigore, tornò lucido, e si diresse verso la riva.
Tornò sui suoi passi nel bosco, verso il campo. Camminando ci stava mettendo molto di più rispetto all'andata.
Stava già albeggiando, il Campo ancora dormiva, un silenzio di pace regnava su tutta la vallata.
Si sentiva nell'aria il profumo delle fragole che arrivava con una leggera brezza. Tutto questo gli ricordò la sua adolescenza, i momenti più belli li aveva trascorsi in quel posto, con Annabeth.
Avrebbe pianto di nuovo, se avesse avuto ancora lacrime. Si diresse alla cabina 3 di suo padre. Era tutto come l'aveva lasciato l'ultima volta che l'aveva abitata.
Si guardò allo specchio e si rese conto del proprio aspetto terribile: i vestiti erano a brandelli, ed era praticamente mezzo nudo.
Deperito e pallido, capelli lunghi e barba incolta. Non aveva più sangue sulla propria pelle, lavato via dall'acqua del mare, e le sue ferite più gravi ora erano dei tagli in fase di cicatrizzazione: stava guarendo, l'acqua del mare per lui era miracolosa, lo rendeva praticamente invulnerabile. Ma non aveva potuto nulla contro un altro tipo di ferite.
Cercò di darsi un contegno e pensare in modo pratico. Doveva farsi una doccia, radersi e cambiare gli abiti. Non aveva nulla con sé, quindi, dopo essersi accertato che Annabeth fosse stabile, si diresse verso la Casa Grande in cerca di aiuto.
Chirone era già sveglio ed era sotto al portico, seduto sulla sua sedia a rotelle magica. Al suo fianco sedeva Rachel. Non era sicuro di volerli incontrare, non voleva incontrare nessuno a dire il vero; ma era inevitabile, e loro lo stavano aspettando, e, a giudicare dalle loro espressioni, sapevano tutto.
Rachel aveva il volto triste e non guardò mai Percy dritto negli occhi. Chirone, invece, sostenne il suo sguardo <<Figliolo... >>
Percy non gli diede modo di proseguire, e parlò <<Buongiorno. Spero di non avervi svegliato stanotte, devo aver fatto un gran baccano.>> cercò di suonare distaccato.
Chirone scosse la testa e sorrise cautamente <<Non dirlo nemmeno. Potete restare quanto volete, nessuno vi importunerà.>>
Percy sospettò che, non fosse stato per Chirone, ci sarebbe stata molta più gente sveglia a quell'ora in giro per il campo, curiosa di sapere cosa fosse successo ai famosi eroi veterani Percy e Annabeth. Gli fu grato.
Il centauro cercò di distrarre il ragazzo <<Ti va di mangiare qualcosa?>>. Era un modo come un altro di invitarlo in casa e dargli modo di sfogarsi, ma lui non aveva voglia di parlare.
Ma Percy rispose in tono mesto <<A dire il vero vorrei soltanto darmi una ripulita e mettermi degli abiti interi, poi andrò da Annabeth.>>
<<Ma certo... certo... Aspetta, ti do qualcosa per raderti e... puoi usare la camera al secondo piano, sulla destra in fondo al corridoio. Ti farò portare qualcosa da vestire. Puoi restare in quella stanza finché vuoi nei prossimi giorni anziché usare la Casa 3, così non dovrai incontrare gli altri ragazzi del campo se non ti va.>>
Percy lo ringraziò, entrò in casa e salì le scale verso la stanza. Era una camera da letto doppia molto spaziosa, con un bagno privato.
Si rase subito con il kit prestato da Chirone, e si buttò in doccia. Uscito, si mise un asciugamano intorno alla vita, e nel farlo notò le ossa del proprio bacino più esposte del normale, così come le clavicole, gli zigomi e le costole: era davvero dimagrito parecchio.
Si guardò allo specchio, si passò una mano tra i capelli per tirarli indietro, notando dei riflessi grigi; era già più presentabile di mezzora prima, ma faticava ancora a riconoscere il proprio volto.
Quasi quattro mesi nel Labirinto erano sembrati anni, ora che era un dominio di Ecate, e lo avevano segnato.
Per un istante, gli sembrò tutto così surreale, pensò che forse si trovava in un incubo. Poi vide il riflesso di Rachel nello specchio: era entrata nella stanza ed era alle sue spalle. Lui si voltò e si fissarono negli occhi per qualche secondo, in silenzio.
<<Ti ho portato dei vestiti puliti. Niente di che, biancheria nuova, un paio di jeans e una maglia del Campo>> disse titubante la ragazza.
Le sorrise debolmente , per educazione <<Grazie mille.>>
Lei rimase in piedi vicino alla porta per qualche altro secondo, poi si avvicinò al letto per appoggiare gli abiti. Dopodiché si diresse verso Percy, e lo abbracciò, noncurante del fatto che fosse ancora mezzo nudo e bagnato.
Lui dapprima rimase immobile, poi ricambiò l'abbraccio, rilassando i muscoli e i nervi dopo ore e ore di tensione.
Lei si staccò dall'abbraccio e lo guardò negli occhi <<Percy... mi dispiace così tanto... Non l'avevo previsto. Io... se hai bisogno... ci sono sempre per te>>.
Le sorrise di nuovo, e si allontanò da lei, facendole capire che ora voleva un momento di privacy.
La ragazza se ne andò imbarazzata, ma non prima di fargli promettere di incontrarsi per mangiare qualcosa a pranzo, al quale lui, ovviamente, non si presentò.
Percy tornò in ospedale e trovò Will nella hall a compilare una cartella. Sembrava esausto.
<<Will...>>
<<Oh Percy... eccoti. Stai... bene? Non ti sei fatto medicare...>> disse squadrandolo, e rimase stupito di vedere solo dei lievi tagli.
<<Sto già meglio. Avevo bisogno di... stare da solo. Ascolta... non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto stanotte...>>
<<Oh non dirlo nemmeno, ti prego, ho fatto quel che ho potuto... E per fortuna quando siete arrivati era già tutto pronto, se Nico non mi avesse svegliato...>>
Percy fu confuso da quella frase <<... aspetta, Nico? Che c'entra?>>
<<Beh... lui... vi ha visti, non so di preciso come ma sapeva che avevate bisogno di aiuto e ha mandato la Sig.ra O'Leary, poi mi ha svegliato per prepararmi...>>
Quell'informazione lo colpì come un fulmine. Era stato Nico, li aveva salvati. Sentì un moto di gratitudine dentro di sé verso quel tenebroso ragazzo così riservato... e si sentì in colpa per non essere stato un amico migliore per lui, e per non aver salvato sua sorella Bianca molti anni prima.
Pensò di non meritare un amico così fedele. Poi tornò sui suoi pensieri nel tempo reale, più urgenti <<Ah... ascolta, devo chiederti un altro favore. Quando Annabeth si risveglierà, le dovrai raccontare tutto quello che le è accaduto dal punto di vista medico... è tuo compito... giusto?>>
Will annuì <<Sì, certo.>>
<<Bene. Ma lei non deve sapere che io sono a conoscenza della sua condizione. Se te lo chiede, dille che l'avete operata ma che non mi hai aggiornato su cosa sia successo. Dille che non so nulla. Ok?>>
Will sbatté velocemente le palpebre, confuso <<Aspetta, non vuoi che le dica che eri con noi, che ci hai aiutato a salvarla? E che sai... del bambino anche?>>
Percì confermò con decisione <<Esatto. Io non so niente. Lei deve avere modo di... di elaborare la cosa coi suoi tempi... e quando sarà pronta, me ne parlerà lei. Voglio che si senta tranquilla, che non abbia pressioni, avrà tutto il tempo che le serve. La conosco, è una maniaca del controllo, deve poter gestire questa cosa a modo suo. Io mi comporterò come se niente fosse, perché se sapesse che so tutto, penserebbe che la tratto con condiscendenza e con pietà, penserebbe che la vedo in modo diverso. Non lo sopporterebbe, non voglio questo.>>
Will non ne era affatto convinto <<Ne sei proprio sicuro? Avrà bisogno del tuo supporto... >>
<<Sì, sono sicuro. Io le sarò vicino costantemente, come un qualsiasi fidanzato preoccupato che la sua ragazza sia quasi morta. Tutto il resto, come già ho detto, non conta, e ne parleremo quando lei sarà pronta. Tanto... lei non voleva figli... cioè, non ne sembrava molto entusiasta quando ne parlavamo, quindi starà male ma supererà la cosa, è forte, e me ne parlerà quando sarà pronta a condividere.>>
<<...E se non te ne parlasse mai?>> azzardò il figlio di Apollo.
Percy non aveva pensato a quell'eventualità. Pensava che appena saputo tutto, lei gliene avrebbe parlato subito. Lui si sarebbe dimostrato comprensivo e poco dispiaciuto dell'impossibilità di avere figli, e sarebbero andati avanti come se niente fosse.
O, nella peggiore delle ipotesi, lei avrebbe elaborato la notizia nel giro di qualche giorno, e alla fine glielo avrebbe raccontato come se fosse cosa di poco conto, certa che lui avrebbe capito e che non sarebbe cambiato nulla.
Perché lei era così, forte, caparbia, indipendente, emancipata... L'impossibilità di avere figli non la rendeva meno donna e non la definiva come individuo, e si sarebbe comportata di conseguenza, pretendendo giustamente lo stesso atteggiamento da lui. Ma doveva avere lei il controllo di tutto questo, ne era certo.
Quindi, rispose senza remore <<Lo farà. E se non lo farà... allora vivremo la nostra vita insieme, come una qualsiasi coppia che si ama tanto e che sta insieme solo per scelta senza altro scopo se non la compagnia reciproca, e basta. Non le farò mai pesare niente.>>
Will rimase colpito, e non ribatté <<Ok. Puoi entrare e stare con lei ora, se vuoi>>.
In stanza c'era già Nico, coricato sulla poltroncina dei visitatori. Quando vide Percy, si alzò di scatto per lasciargli il posto e si diresse verso l'uscita. Percy lo bloccò prendendolo per un polso prima che potesse uscire, e lo guardò negli occhi <<Grazie>>.
Non servivano altre parole, gli trasmise tutta la sua gratitudine con lo sguardo, e lo abbracciò. Gli chiese anche di viaggiare nell'ombra insieme alla Sig.ra O'Leary per portare l'Ancile a Nuova Roma e consegnarlo a Reyna il prima possibile, dicendole che avevano deciso di restare qualche giorno al Campo Mezzosangue per riprendersi, ma senza raccontare dell'accaduto.
Poi si sedette alla poltrona e prese la mano della sua fidanzata, portandola alle proprie labbra. Era ancora molto pallida e fredda.
Rimase al suo fianco tutto il giorno fino a notte fonda, quando appoggiò la testa sul letto vicino alla sua mano, e crollò esausto.
Giovedì 5 – Mercoledì 11 giugno 2014
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Annabeth rimase incosciente per altri 5 giorni. Percy era molto preoccupato, temeva non si sarebbe più svegliata o che qualcosa fosse andato storto, e tartassava Will ogni volta che si arrischiava ad entrare in stanza per visitarla.
Ormai il figlio di Apollo non sapeva più in che lingua dirglielo, quindi ci provò anche in greco: era andato tutto bene e si stava rimettendo, pian piano, ma lo stress subito dal corpo era stato intenso, bisognava avere pazienza!
Nico, a modo suo, le aveva fatto il miglior regalo che una persona potesse sperare dopo un trauma del genere: un bel sonno profondo e senza sogni, così da evitare anche gli incubi; questo e altro poteva il figlio di Ade.
Quando al sesto giorno Annabeth aprì gli occhi, si sentiva intontita, assonnata e debole. Avvertiva una pressione sul lato sinistro del corpo, un peso. Si guardò in basso e vide Percy addormentato con la testa appoggiata sul letto, vicino al suo fianco, e tirava leggermente le coperte.
Provò a muovere una mano verso di lui, ma sentì i muscoli indolenziti, e capì che doveva essere rimasta priva di sensi e immobile per giorni. Accarezzò piano la guancia di Percy, svegliandolo di soprassalto.
<<Oddio, Annie, tesoro! Sei sveglia! Stai bene!>> scattò subito su, vigile, e iniziò ad accarezzarla stringendole la mano e baciandola: non si sentiva così felice da mesi.
Lei gli sorrise, sentendo tirare tutti i muscoli della faccia <<Sono viva... Come è possibile? Da quanto dormo? Io... ricordo che c'era... tanto sangue...>> e rabbrividì.
Percy ridacchiò dal nervoso <<Hai dormito quasi 6 giorni. Adesso stai bene, ce l'abbiamo fatta! Te l'avevo detto che ne saremmo usciti. Sei al sicuro ora, devi solo riposare e ti rimetterai...>>
Provò a tirarsi su per mettersi seduta, ma non riusciva nemmeno a reggersi, si sentiva svenire dallo sforzo. Percy l'aiuto piano mettendole dei cuscini dietro alla schiena.
<<Vuoi mangiare qualcosa? Tieni, prendi del nettare intanto, vado a dire di cucinarti qualcosa di solido, ok? E chiamo Will così ti può visitare...>> le sorrise, accarezzandole una guancia, e uscì dalla stanza.
Annabeth ne approfittò per concentrarsi e ricordare cosa fosse successo.
Ricordava il duello contro Phobos, vagamente, e poi ricordava di aver visto la luce del sole, che l'accecava, e Percy che urlava; ricordava del liquido caldo sul suo ventre, che capì essere sangue quando accarezzò Percy, sporcandolo di rosso sul viso e sul collo.
Il resto era buio, vuoto totale. Come poteva essere viva con un'emorragia del genere? Si accarezzò il ventre e sentì la fasciatura sulla ferita, e si rese conto che le faceva male.
Percy tornò dopo 2 minuti, e ora, più lucida, ebbe modo di notare quanto fosse dimagrito. Era pallido e aveva delle occhiaie profonde, quindi capì che non aveva dormito molto nei giorni in cui era stato al suo capezzale. Lui le sorrise ancora dolcemente.
<<Come ti senti? Hai dei dolori?>>
Annabeth gli sorrise di rimando e lo rassicurò. Il dolore era sopportabile, ed era felice di essere salva, e che anche lui lo fosse.
Percy si avvicinò piano e la baciò, ancora commosso dalla felicità. In quel momento, entrò Will.
<<Ehi Annabeth, che bello vederti sveglia. Ci è mancato poco, stavolta. Ci hai fatto spaventare...>> era cordiale, ma qualcosa nel suo tono la insospettì.
<<Beh... Non ricordo molto, ma so di aver avuto un brutto scontro. Mi sento ancora stanca...>> ammise.
Will le si avvicinò <<Adesso ti visito e ti medico la ferita, ok? Percy, vai a vedere se hanno pronto qualcosa che possa mangiare?>>.
<<Ma certo, vado>> Percy colse il segnale per uscire dalla stanza, e lasciò che Will le raccontasse l'accaduto, mentre lui attendeva fuori.
Il figlio di Apollo le medicò la ferita e le cambiò fasciatura, poi si mise seduto vicino ad Annabeth per parlarle.
Lei ovviamente capì che la situazione dovesse essere seria se lui si prendeva tutto quel disturbo, e andò dritta al punto <<Quanto è grave? Quali sono state le conseguenze?>>.
<<Annabeth, avrai intuito che la tua ferita fosse in un punto molto delicato. L'emorragia così massiccia era causata dall'utero...>>
Annabeth strinse gli occhi, già conscia di cosa questo implicasse <<... Avete dovuto rimuoverlo, vero?>>.
Will annuì piano, mestamente <<Sì, quasi tutto, comprese le ovaie...>>, e rimase totalmente sorpreso dalla reazione inaspettata di Annabeth: lei iniziò a ridere, coprendosi il volto con le mani.
Era una risata isterica, accompagnata da singhiozzi e lacrime. <<Non ci posso credere... Per gli dei! Ah ah!! Ma certo! Ah!!>>
Will si preoccupò <<Annabeth, ti senti bene!?>>
<<Sai... la cosa comica...!? Io non ero sicura di volere dei figli!! Ma adesso... adesso NON POSSO nemmeno più!! E adesso che non posso più scegliere... è... è...>> tornò di colpo seria, con lo sguardo perso nel vuoto <<... è terribile. Oddio, è terribile!>> e iniziò a piangere davvero, senza più ridere.
Will trovò molto difficile proseguire nel discorso, ma si sforzò <<Mi dispiace molto. Dalla tua reazione deduco che non fossi nemmeno al corrente... del tuo stato mentre eri nel Labirinto...>>
<<Quale... quale stato?>> chiese lei smettendo di singhiozzare.
Will sospirò <<Mi dispiace, eri incinta di quasi 4 mesi.>> non fece troppi giri di parole, era inutile provare a indorare la pillola.
Lei sentì come una seconda pugnalata nel ventre.
<<Stai... stai scherzando? Scherzi, vero!? Non è possibile... Io... Io prendevo la pillola!>> ma poi si bloccò a riflettere, e ricordò l'attacco a Nuova Roma.
Quella mattina, appena sveglia, aveva fatto l'amore con Percy. E dopo l'attacco, era rimasta sveglia tutta la notte per aiutare in ospedale, e tornata a casa, la sera dopo, aveva fatto di nuovo l'amore col proprio fidanzato, sopravvissuto all'ennesimo mostro.
Aveva saltato l'assunzione, ma non ci aveva dato tutto quel peso all'epoca dati gli avvenimenti ben più importanti. Poi si era preoccupata di prepararsi per il Labirinto, ed erano partiti pochi giorni dopo. Non si era minimamente accorta della propria dimenticanza.
Si passò le mani sul volto e tra i capelli, nervosa <<Percy lo sa? Lui sa tutto questo? Quello che mi è successo e... del bambino?>>
Will inspirò, e rispose cercando di non tradirsi <<No. Non sa niente. Ti ha portata qui appena in tempo e poi ti abbiamo portata subito in sala operatoria. Non potevo dirgli nulla senza prima dirlo a te.>>
Lei si fece seria e pragmatica, e annuì compiaciuta <<Ok. Bene. Meglio così. Lo distruggerebbe. Devo... devo trovare il modo giusto per dirglielo. Lui desiderava così tanto dei bambini...>> le si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime <<... Va bene così, ci penserò io... Grazie, Will. Tienilo per te. Per favore. E potresti dire a Percy che sto dormendo? Vorrei restare un po' da sola.>>
Will annuì piano, e si alzò per uscire dalla stanza, quando lei lo chiamò <<Will... Che cosa... che cos'era?>>
Will ci mise qualche secondo, poi capì, e rispose <<Era un maschietto>> e uscì, lasciandola a piangere in silenzio.
Percy si drizzò subito in piedi, pronto ad entrare nella stanza, ma lui lo bloccò e gli disse che stava riposando.
<<Ma... ma devo... Devo stare con lei... io...>> balbettò preoccupato.
Ma Will insistette <<No Percy, lasciale spazio... deve metabolizzare la cosa. Quando vorrà vederti, ti chiamerà.>> gli strinse forte una spalla e lasciò solo anche lui. Ne aveva avuto abbastanza di tutto quel dramma per quel giorno.
Andò a cercare Nico, desideroso di vederlo e pensare ad altro. Lo trovò vicino al lago delle canoe, che giocava con la Sig.ra O'Leary lanciandole uno scudo come fosse un frisbee per farglielo riportare.
<<Nico... tesoro... sono stufo di litigare. Ci parliamo a mala pena da giorni... ho bisogno di te.>>
Nico non si voltò a guardarlo, si limitò a un "mhh-mhh" di assenso.
<<Ehi... dai guardami. Mi dispiace tanto per... per quello che ti ho detto. Ero molto provato, non ragionavo...>> si giustificò in preda al panico. Stava vedendo la coppia più salda che conosceva affrontare un dramma assurdo, e si rese conto di quanto le sue paranoie fossero futili.
Ma Nico non sembrava affatto pronto a riconciliarsi <<No, è evidente. Non te ne faccio una colpa. Ognuno reagisce in modo diverso di fronte alla morte.>> disse in tono neutro.
Will non capì se quelle fossero parole di scherno o di supporto, ma non volle ribattere, voleva solo fare pace.
<<Annabeth si è svegliata. Sta bene, è fuori pericolo e si rimetterà. Sei stato molto bravo durante l'operazione, non ce l'avrei fatta senza di te.>>
Nico inarcò un sopracciglio <<Beh, dire che stia bene è un parolone, con quel che le è successo...>> era così cupo e negativo, che Will perse la pazienza.
<<Oh ma dai insomma, sto cercando di vedere il lato positivo e ti sto facendo un complimento. Non puoi semplicemente... accettarlo e guardarmi in faccia magari!?>>
Nico smise di lanciare lo scudo-frisbee, si voltò verso Will e gli fece un mezzo sorriso <<Certo. Hai ragione. Grazie... A tal proposito, ho capito di voler studiare medicina. Credo sia proprio questo che voglio fare. Dopotutto... mi piace salvare vite...>>
Will si aprì in un grande sorriso <<Ma è fantastico! Sono felicissimo!! Credo sia la decisione giusta! Wow... Studieremo insieme! Sono sicuro che ti piacerà un sacco! E potresti vivere al campus con me... O potremmo prendere un appartamento lì vicino...>> galoppava con la fantasia, ad alta voce, ma Nico lo interruppe.
<<No... Io non verrò ad Harvard. Avevo più opzioni, e ho ritenuto più opportuno iscrivermi alla UCSF School of Medicine, ha un ottimo programma... D'altronde, l'ha fondata mio padre, non so se lo sapevi...>>
Will rimase scioccato e incredulo <<...Come? Ma... Ma Harvard è la migliore e... La UCSF è al secondo posto nelle graduatorie... ed è a... San Francisco...>> guardò Nico negli occhi, cercando di capire cosa significasse quella scelta. Nico si voltò e riprese a tirare lo scudo alla Sig.ra O'Leary.
Il figlio di Apollo si fece coraggio, e andò dritto al punto <<Mi stai lasciando?>>
Nico non lo guardò <<Non ho detto questo. Ma credo che studiare nello stesso college non sia la scelta giusta, non ora... Ho bisogno di capire se posso farcela da solo, e se sono bravo anche senza di te in questo campo.>>
Will era ancora più confuso. Nico non voleva lasciarlo, ma stava mettendo 3 mila miglia di distanza tra loro. Non aveva senso, ma cercò di essere razionale e comprensivo per non peggiorare la situazione <<Ok, capisco... Sì, va bene... Potremo vederci nei weekend, e durante le vacanze... e chissà, magari studiando in programmi diversi impareremo molto più cose e potremo confrontarci...>> aveva le lacrime agli occhi e la voce mozzata.
Nico si voltò e andò verso di lui, lo baciò dolcemente e lo abbracciò. Avrebbe voluto dirgli che lo amava ancora, e che aveva solo bisogno di spazio e di tempo, ma non ci riuscì.
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