I Deambulatori sono per Vecchi
Sì, lo so. Manco da molto. Ma, per un attimo, ho pensato di mollare tutto... un po' di demotivazione, legata al poco tempo libero e al grande impegno che questa storia sta comportando. Tuttavia, nonostante la storia non abbia raggiunto la fama in cui speravo e non ci siano molti like e commenti, qualcuno è davvero appassionato, e mi dispiacerebbe deluderlo. Quindi, farò del mio meglio per proseguire la storia e portarla a termine, se voi promettete di non abbandonarmi! 😘
[Lunedì 26 giugno – venerdì 8 luglio 2016]
Ogni giorno, Reyna si svegliava presto. Faceva colazione nel patio con Annabeth, chiacchierando decisamente molto meno che nelle settimane precedenti, poi si recava al Campo Marte per l'addestramento della Settima Coorte in sostituzione a Percy.
E ogni giorno, dopo la taciturna colazione con Reyna, Annabeth sgattaiolava in camera di Percy, e restava con lui fino al pomeriggio, quando, intorno alle 16, Reyna faceva ritorno.
Inconsciamente, entrambi i ragazzi preferivano che quegli incontri restassero segreti, anche se non facevano nulla di male, in fin dei conti.
La prima settimana, si dedicarono quasi esclusivamente allo studio.
Dopodiché, superato un iniziale imbarazzo, i due intervallarono lo studio con qualche chiacchierata più leggera e amichevole.
Dato che Percy aveva a mala pena le forze di restare sveglio, non si muoveva nemmeno dal letto durante i loro incontri. Neanche la sua attenzione era delle migliori.
Certo, non era mai riuscito a concentrarsi su un unico compito, iperattivo com'era, ma ora faticava a focalizzarsi, si stancava molto più velocemente, ogni ora aveva bisogno di una pausa per riprendersi, e dopo pranzo si doveva concedere sempre un sonnellino.
Annabeth restava sempre in sua compagnia, proseguendo con la lettura di un libro o con la stesura del piano di studi per il ragazzo, attendendo il suo risveglio.
Spesso, però, il suo passatempo preferito era osservarlo, in silenzio, notando ogni dettaglio che era cambiato da quando non stavano più insieme, e da quando lui aveva perso i propri poteri.
Era sicuramente più uomo, rispetto ad un anno e mezzo prima. Ma, ridotto com'era, avrebbe faticato a riconoscerlo incontrandolo per caso.
La carnagione era pallida e spenta, così come il suo sorriso, non più allegro e smagliante come un tempo, con le labbra più sottili e disidratate. I capelli, che erano sempre stati neri, lucidi, robusti e indisciplinati quanto lui, sembravano ora sottili e più radi, e anch'essi sembravano privi di luce.
Aveva perso almeno 10 chili durante quella degenza. Anche dopo il Labirinto era stato così deperito, se non di più. Ma, all'epoca, il suo fisico sembrava comunque in salute, atletico e reattivo, pronto a riprendersi appena tornato ad una normale alimentazione.
Ora, invece, sembrava un malato terminale.
Era come se tutta la sua persona fosse stata abbandonata da una scintilla, che fino ad allora lo aveva fatto risplendere di luce propria.
La figlia di Athena raccoglieva mentalmente ogni dettaglio, e cercava una soluzione a quel dilemma da settimane, leggendo libri su libri, studiando miti e leggende, in cerca di indizi o altri casi simili. Ma sembrava non ci fossero precedenti, tra i semidei, se non per maledizioni o volere divino.
In attesa di capirne di più, sperava solo di poterlo aiutare ad accettare la propria nuova condizione. L'importante era stargli vicino, si diceva.
Quel venerdì pomeriggio, Percy stava riposando più a lungo del previsto. E sembrava proprio dormire di gusto.
La ragazza lo osservò ancora una volta, ormai abituata a quel suo nuovo aspetto malconcio, ma non per questo meno preoccupata della lentezza con cui il suo corpo stava guarendo.
Sorrise, tuttavia, quando notò un rigolo di bava scendergli da un angolo della bocca... e non riuscì a trattenere un risolino malinconico.
Percy si svegliò di soprassalto, russando un po', e si asciugò istintivamente la bocca con la mano mentre ancora si stiracchiava <<Pancake!?>> mugugnò.
<<Sei serio?! Hai pranzato meno di 2 ore fa!>> lo rimproverò scherzosa.
In risposta, lui fece spallucce sbadigliando <<Forse stavo sognando...>> si giustificò.
Lei inclinò appena la testa, come per studiargli l'anima, e con quel suo solito tono indagatore chiese <<Hai sognato altro, di particolare, ultimamente... oltre ai dolci!?>>
Il ragazzo rifletté qualche istante. Ripensò a quel suo incubo ricorrente, un elmo che rotola giù da un'altura, risuonando cupo, e una risata soddisfatta in sottofondo. Erano passate settimane dall'ultima volta che l'aveva sognato, e ormai il ricordo era sbiadito.
In effetti, non aveva ricordi di alcun altro sogno, da quando era tornato dalla missione.
<<Uhm, no... non mi pare...>> ammise, chiedendosi se fosse un buon segno, o uno molto cattivo.
<<Mmh.>> fu l'unico commento di Annabeth, che sembrava raccogliere dati per un esperimento.
Percy la osservò con gli occhi ancora cisposi, un po' a disagio per quelle attenzioni. Ma fu attratto da altro, e assonnato chiese <<Che leggi?>>
La ragazza si rigirò tra le mani il libro che teneva in grembo, stupita da quella domanda, e ne mostrò il titolo.
Lui sbatté le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco, altrettanto stupito <<La Bibbia?!>>
Annabeth annuì con una smorfia, mentre lui si poggiava sui gomiti per mettersi meglio seduto e dedicarle la giusta attenzione. Quindi, la ragazza decise di esporgli finalmente i propri dubbi e pensieri:
<<Sai... Fin da quando ho saputo del Leviatano, ho voluto informarmi, visto che la cultura cristiana non è proprio pane per i denti di semidei greci... nella speranza di trovare qualche indizio, una qualche spiegazione, riguardo a ciò che ti è successo...>> spiegò con semplicità.
<<E un rimedio, magari?>> tentò lui speranzoso.
La ragazza fece un'altra smorfia, poco convinta <<A dire il vero... non ho trovato nulla che possa aiutarti, in questa tua particolare situazione... Nemmeno nei miti greci ho trovato alcunché... però... sono rimasta stupita da quanti racconti, parabole... e miti, se così vogliamo definirli, siano simili, se non del tutto uguali, a quelli della nostra tradizione greca. Come se... beh, se fossero tutte le stesse vicende, solo raccontate in chiave diversa...>>
<<Ah sì? Tipo?>>
Annabeth si strinse nelle spalle, quasi non sapendo da dove iniziare <<Beh... sto riscontrando vari parallelismi... Però, ad esempio, per dirne uno proprio palese... ecco, guarda...>> aprì il libro ad una specifica pagina, e indicò col dito <<Il Diluvio Universale. Famosissimo nella Bibbia, per i Cristiani... eppure, c'è un racconto praticamente identico, con protagonisti diversi, certo, ma è proprio la stessa cosa, nella mitologia greca... Deucalione e Pirra, risparmiati dall'ira degli Dei per ripopolare la Terra dopo una disastrosa alluvione voluta dagli Dei stessi...>>
<<Quindi... chi ha copiato chi!?>> chiese sarcastico Percy.
<<Beh, ovviamente, la cultura greca è più antica, una delle più antiche, insieme a quella egizia, ed è anche sociologicamente risaputo che le religioni monoteiste come teologie si sono sviluppate solo in un secondo momento, dopo quelle politeiste... quindi, la cultura cristiana ha "preso in prestito" da quella greca, e da molte altre, per creare i propri scritti... Chi lo sa che Noé e sua moglie non fossero proprio Deucalione e Pirra? E se, a loro volta, Deucalione e Pirra non fossero nemmeno gli originali? Se fosse tutto... solo... una copia di una copia...>> teorizzò. Aveva quel solito sguardo, di quando gli ingranaggi del suo cervello si muovono più veloci delle sue stesse parole, in concetti troppo complessi e astratti per essere espressi.
Percy non sapeva come commentare, e si soffermò a riflettere a sua volta. Poi, quando ebbe finito le proprie lucubrazioni, Annabeth si schiarì la voce, e in tono cauto disse <<Sai... tu... tu ricordi... nel Labirinto?>>
Percy la guardò in volto, con un po' di panico nelle membra, e annuì piano, curioso di dove lei volesse arrivare.
<<Ecco... ricordi anche tu, che abbiamo incontrato vari vani e stanze... e c'erano molti riferimenti non greci, anche... un tempio dove eseguivano sacrifici... sembrava qualcosa di nativo-americano... e poi... quella piramide... in cui abbiamo trovato l'Ancile di Ares...>> si bloccò un attimo, senza nominare Phobos, né ciò che le aveva fatto.
Percy annuì di nuovo, esortandola a proseguire, e lei concluse <<Beh, era una piramide ebraica... l'Ebraismo è precursore del Cristianesimo... io... credo che sia tutto connesso... e che non sia una coincidenza, che il cimelio di un dio greco fosse lì.>>
Il figlio di Poseidone sospirò. Un po' perché era sollevato di non aver affrontato un altro tipo di discorso riguardo al Labirinto, un po' per rassegnazione. Perché se la sua ex ragazza aveva ragione, e l'aveva quasi sempre, c'era qualcosa di grosso in ballo, e forse erano solo all'inizio di una lunga serie di guai.
Ma, con lui in quello stato, chi si sarebbe sobbarcato il peso del mondo? Cos'altro poteva succedere? Si chiese assorto.
Annabeth notò che l'ex fidanzato si era incupito, sembrando ancora più sciupato di quanto non fosse. Chiuse il libro di scatto, e si alzò dalla poltrona <<Dai, andiamo!>> dichiarò risoluta.
Il ragazzo si accigliò <<Cosa?!>>
<<Su! In piedi, pigrone! Sei in quel letto da settimane, non ti sei quasi mai alzato se non per il bagno!>>
<<Beh, l'ultima volta che ho provato a camminare, il mio comodino non ha gradito...>> rispose ironico riferendosi alla caduta dopo il bagno in vasca.
Lei scosse la testa alzando gli occhi al cielo <<Ti eri appena risvegliato da un coma, dopo una malattia debilitante. Ora sei vigile da molti giorni, mangi regolarmente cibo solido e sano, e stiamo reintegrando nettare e ambrosia nella tua alimentazione. Sono sicura che riuscirai a fare un paio di passi!>>
Percy non vedeva la situazione così rosea come era appena stata dipinta, dato che il solo mettersi seduto gli causava ancora fitte a petto e addome, e provare a mettere una goccia di nettare al giorno in una tazza di caffè, sentendo poi vampate di caldo per ore, non l'avrebbe proprio definito una "reintegrazione nell'alimentazione"; ma se avesse discusso con lei, avrebbe perso di sicuro <<Nah non riesco, sono ancora debole...>>
<<Non puoi dirlo finché non provi, no? Su su!>>
<<E va bene, va bene!!>> sbottò. Ancora una volta, Annabeth aveva avuto la meglio.
Si girò portando le gambe fuori dal letto, e poggiò i piedi sul pavimento. Poi, con cautela e reggendosi al comodino che non aveva offeso, fece leva sulle ginocchia, e si alzò.
<<Ottimo. Il più è fatto!>> gongolò Annabeth allegra.
<<Certo, sono pronto per la maratona di New York!>> commentò con sarcasmo, e barcollando.
<<Una maratona forse no, ma una passeggiata nel parco per prendere una boccata d'aria... sì!>> propose lei, e gli si avvicinò con un deambulatore che gli era stato portato appositamente per la degenza, e che lui non aveva ancora mai usato.
<<No. Mi rifiuto!>> disse perentorio guardando torvo l'aggeggio metallico.
Lei lo rimproverò, ma con gentilezza <<Ma smettila! Non vorrai rompere altri mobili!>>
<<Meglio la gamba di un tavolino che la mia! Per quello me ne sono stato a letto finora!>>
<<E con questo non romperai né una né l'altra...>> sottolineò lei mettendogli il deambulatore ancora più vicino, con un cipiglio furbo in volto.
<<Annabeth, ho 22 anni, non 92! Portalo a Nico!>>
<<Non fa ridere.>> commentò lei mantenendosi serissima. A fatica.
<<Ah no?>>
<<No. Dai!>>
Percy sbuffò. Non si sentiva per nulla a proprio agio, nel farsi vedere così debole e vulnerabile dalla donna con cui aveva condiviso così tante avventure mortali. Ma, alla fine, ancora una volta, lei l'ebbe vinta, lui si appoggiò a quell'aggeggio metallico con rotelle, e i due si incamminarono fuori dall'appartamento, verso il parco.
Percy camminava piano, facendo attenzione ad ogni passo. Aveva un colorito pallido, che diventava verdastro ad ogni sforzo. Strizzava gli occhi di tanto in tanto, per i vari dolori, o per la carenza di ossigeno. Ma non demordeva, né si lamentava ad alta voce.
Annabeth gli lanciava occhiate apprensive, ma senza farsi notare preoccupata, e senza chiedergli come stesse per evitare di offenderlo.
Parlava del più e del meno, facendogli qualche domanda semplice di tanto in tanto per farlo interagire, ma senza richiedergli lo sforzo di sostenere una conversazione e sprecare altro fiato.
Quando ebbero raggiunto uno stagno, Annabeth pensò fosse il luogo giusto per concedergli una pausa <<Dai, sediamoci un po' su quelle panchine...>>
<<Oh no... proprio ora... che stavo... ingranando...!>> commentò lui boccheggiando, sempre sarcastico, e si sedette socchiudendo gli occhi per il sollievo.
Annabeth non commentò, ma guardò preoccupata l'orologio, e verso il palazzo.
<<Vuoi dell'ambrosia?>> gli chiese poi estraendo un pezzetto di materiale dorato da un contenitore di tic tac. Aveva spezzettato l'ambrosia appositamente in quelle piccole monoporzioni da portare in giro in caso di bisogno, per lui.
Percy non era molto convinto, ma, senza un piccolo aiuto, non sarebbe mai riuscito a recuperare le forze per tornare al palazzo prima che Reyna rientrasse... e sapeva che mancava poco, visto che Annabeth si era innervosita e aveva guardato l'orologio almeno 3 volte negli ultimi 5 minuti.
Quindi, accettò quella tic tac d'ambrosia, e con riluttanza la mangiò. Appena sulla lingua, sentì subito il calore irradiarsi in tutto il corpo, come se avesse messo in bocca carbone incandescente, e sospirò.
<<Tutto okay? Ti senti meglio?>>
Percy annuì velocemente, cercando di non essere drammatico. Poi, notò che lei ancora lanciava occhiate all'orologio.
<<Sono già le 16?>> chiese infine.
<<Già... passate da mezzora, ormai...>> confermò lei poco entusiasta.
<<Mi sa che stavolta saremo beccati...>>
<<Scusa?>> chiese lei confusa.
<<Beh, è ovvio che sei in ansia per il ritorno di Reyna... e ogni sera, questa settimana, te ne sei andata via prima che lei rientrasse a Palazzo...>>
Annabeth strinse le labbra, imbarazzata <<Ecco... non è che mi vergogni... ma... insomma... quando lei rientra, viene subito in stanza da te, e resta con te tutta sera... se ci trovasse insieme, come la prenderebbe? Io sono la tua ex, e lei la tua nuova ragazza...>>
<<Non è la mia ragazza. Siamo colleghi, e amici.>> puntualizzò lui con un po' troppo vigore.
<<... ma avete comunque un rapporto molto... intimo... e non voglio intromettermi...>> spiegò diplomaticamente.
<<Non ti stai intromettendo, mi stai dando ripetizioni! E mi aiuti... a riprendermi...>> ribatté lui con innocenza, abbassando lo sguardo. Non voleva dirglielo in modo troppo diretto, ma la sua vicinanza gli faceva bene, gli era proprio mancata la sua amicizia.
Annabeth sospirò, ponderando pro e contro di quella situazione <<Uhm... vero, ma... non credo che lei ne sarebbe contenta, comunque... e non voglio ferirla... non se lo merita, con tutto quel che ha già passato.>> concluse cupa.
Percy non commentò, ne volle approfondire quel discorso spinoso. Anzi, decise di cambiarlo <<Quindi, come diavolo sei diventata Console!?>>
Annabeth ridacchiò <<Te l'ho detto l'altro ieri! Tutto grazie ad un piano malandrino!>>
<<Sei stata vaga, ti vergogni!? Chissà cosa ti sarai inventata!>>
<<Niente di che, ho semplicemente fatto credere che tu avessi previsto un'assenza prolungata e mi avessi nominato Console ad interim in precedenza e di tua spontanea volontà...>> rispose in tono leggero, come fosse cosa da niente.
<<AH! Questa è bella, ma ti serviva una dichiarazione scritta con tanto di timbro del mio anello!>> osservò sventolandoglielo davanti.
<<Avevo entrambi!>> confermò lei con soddisfazione.
<<E come? Solo io posso timbrare di mia volontà! Altrimenti l'anello è inutilizzabile...>>
Annabeth fece un sorrisetto furbo, e con semplicità spiegò <<Beh... diciamo che... ho dato per scontato che... se fossi stato cosciente, non avresti avuto nulla da obiettare e sarei stata la tua prima scelta... quindi, tecnicamente, poteva essere considerata una tua volontà...>>
Percy inarcò un sopracciglio e ridacchiò <<Ahah, quindi, tecnicamente, hai imbrogliato!>>
Lei fece spallucce spostandosi un ciuffo riccio dal viso <<Chi tace acconsente! Sono solo cavilli semantici...>>
<<Certo...>> commentò lui sarcastico. Poi, ci fu qualche istante di silenzio, e infine lui aggiunse <<Però, avevi ragione. Da cosciente, avrei scelto te come Console, e non solo ad interim... Non c'è nessuno di cui mi fidi di più.>>
Annabeth lo sapeva, e la riuscita del suo "imbroglio" ne era stata la conferma. Ma sentirselo dire così, con la classica semplicità disarmante di cui era capace Percy, la spiazzò.
Eccolo lì, l'ennesimo silenzio imbarazzante. Ci erano incappati in parecchie occasioni, in quei giorni. Ogni volta che chiacchieravano del più e del meno, alla fine si ritrovavano a toccare punti ancora dolenti, questioni irrisolte, del loro rapporto, o di quel che ne era stato. Oppure, uno dei due faceva o diceva qualcosa, che creava un alone di malinconia.
E tacevano, ancora incapaci di affrontare quelle scomode verità, cambiando infine discorso.
Fu quello che accadde anche in quel caso, quando Percy si schiarì la voce <<Hmm-hmm... Allora... hai altre... ipotesi su questa faccenda... di... cristianesimo, ebraismo e mitologia greca...?>>
Annabeth colse l'occasione al balzo <<Oh... beh... tante, ma devo fare altre ricerche prima di poter esporre la mia teoria... ci sono ancora alcune cose che non mi tornano, e pochi indizi... insomma... di solito quando succedono eventi del genere, gli dei strepitano o corrono ai ripari chiedendoci aiuto... invece non hanno detto una sola parola riguardo al Leviatano! E poi... nemmeno uno straccio di profezia o altro? È strano che nemmeno un oracolo abbia avuto qualcosa da premonire, nemmeno un sentore...!?>> ragionò.
<<Mmhh...>> mugugnò Percy sovrappensiero.
<<... Sai, insomma... è solo che... sento che dobbiamo fare ancora chiarezza su questa storia, e sento quell'elettricità nell'aria... come quando siamo stati coinvolti nella Grande Profezia, ricordi? Tu non senti questa sensazione?>> chiese curiosa, e un po' imbarazzata.
Percy scosse la testa mestamente. In realtà, in quelle ultime settimane dopo la missione, non aveva sentito proprio nulla, se non dolore, dolore e altro dolore, contornato da depressione e senso di inutilità. I suoi sensi semidivini non gli trasmettevano messaggi o visioni come un tempo...
Tuttavia, prima di quel momento, aveva avuto le stesse sensazioni di Annabeth, e, all'improvviso, si ricordò di qualcosa, a cui non aveva dato così tanto peso, preso dagli impegni politici come era stato. E se fosse stato quello, il primo indizio?
Corrugò la fronte, e seriamente esordì <<Annabeth... mi è venuto in mente... quando io e Reyna...>>
<<Annabeth!>>
Da dietro di loro, una voce chiamò la ragazza. I due, concentrati come erano, non si erano accorti del ragazzo che si era avvicinato alla loro panchina.
Percy alzò gli occhi al cielo, più infastidito da chi lo aveva interrotto, che dall'interruzione in sé. E a Leo non sfuggì quel gesto <<Ho interrotto qualcosa di interessante!?>> chiese fingendosi mortificato.
<<Che vuoi?>> ribatté Percy sbottando.
Leo sorrise, un po' godendo di quel che stava per dire <<Beh, il Questore Trade è a Palazzo, e attende Annabeth...>>
La ragazza si picchiò la fronte: si era totalmente dimenticata di aver programmato un'uscita con Richard per le 17:30. Avrebbero dovuto fare un giro in centro, prendere un aperitivo, e poi cenare... Sarebbe stato già il terzo appuntamento, quello <<Ma è in anticipo di mezzora!>>
Leo fece spallucce <<Si vede che moriva dalla voglia di vederti!>> ipotizzò con un sorrisetto, e aggiunse ironico <<... quindi, per non farlo attendere troppo, sono venuto a cercarti... tanto vi avevo visto venire verso qui dal patio... ad una tale lentezza, che in 30 secondi di corsa vi ho raggiunto...>>
Percy sorrise con una smorfia, ammettendo la colpa per quella camminata così lenta <<Mi sono dimenticato di oleare le ruote del deambulatore...>> disse con sarcasmo.
<<Oh certo... Colpa del deambulatore...>>
<<Finitela voi due! Dovrei riaccompagnare Percy al Palazzo... Puoi dire a Richard di attendermi ancora?>> chiese Annabeth sentendosi tra l'incudine e il martello.
<<Oh, non so se quel poverino abbia voglia di attendere fino a notte fonda...>> esclamò Leo beffandosi di Percy.
E lui sorrise gioviale <<Tranquilla... vai pure... Ci penserà Leo a farmi compagnia sulla strada del ritorno... Non è vero, Leo?>>
Il sorriso svanì dal volto del figlio di Efesto, che, perennemente sotto osservazione sia di Annabeth che di Reyna, non poteva mai rifiutare di prendersi cura del figlio di Poseidone per redimersi dalle proprie azioni, e confermò suo malgrado <<Certo.>>
Annabeth lo ringraziò, e sorridendo imbarazzata salutò <<Okay... allora... io... vado... ciao Leo! E ciao Percy.>> e scappò verso il Palazzo.
Percy la guardò allontanarsi, con un po' di malinconia sul volto, e con più gelosia nelle vene di quanto avrebbe voluto ammettere.
<<E togliti quella faccia da cane bastonato! Ti sei scopato mezza Nuova Roma, e l'altra metà è in lista d'attesa... non hai il diritto di essere contrariato se lei esce con qualcuno!>> esclamò Leo sedendosi scomposto al suo fianco sulla panchina.
Il ragazzo strizzò gli occhi e gesticolò infastidito <<Ma fatti i cazzi tuoi! Non sai neanche di cosa parli!>>
<<Ah no? Ho la camera vicino alla tua, e Reyna viene a trovarti ogni sera... Non hai fiato per camminare mezzo chilometro, ma per altro lo trovi, eh?>>
Percy sbuffò, ma si vergognò troppo per ribattere. In effetti, dopo che si era risvegliato dal coma, Reyna gli era stata molto vicino... rintanandosi con lui nel suo appartamento per prendersi cura di lui, dopo che Annabeth se ne andava.
All'inizio, avevano parlato del più e del meno. Poi, dopo un paio di giorni, Percy ebbe finalmente il coraggio di chiedere ogni minimo particolare della situazione delicata in cui si trovavano.
E il venerdì della settimana precedente, dopo essere stato aggiornato su tutto, lei trovò il coraggio di diventare più espansiva.
Lui non era ancora abbastanza in forze per un vero atto sessuale, e, a dirla tutta, non aveva nemmeno voglia di tornare in quello strano limbo che era stata la relazione con Reyna fino a prima dello scontro col Leviatano.
Tuttavia, stava così male, da così tanto, ed era pure così frustrato e infastidito quella sera, nel sapere che Annabeth avrebbe avuto il primo appuntamento con Richard Trade, che, quando Reyna allungò la mano sotto al lenzuolo per dargli piacere, non la fermò.
E non la fermò nemmeno le sere successive, visto che quelli erano gli unici momenti in cui riusciva a sfogare la frustrazione.
Anzi, si rese conto che quelli erano proprio gli unici momenti in cui il dolore e la miseria di non sentirsi più un semidio venivano del tutto annullati dal piacere sessuale, seppur temporaneamente.
E anziché ribattere a tono a Leo, mandandolo al diavolo, o invitandolo per l'ennesima volta a farsi i cazzi propri, Percy abbassò lo sguardo, e ammise <<Non andiamo a letto insieme, ma... mi fa stare bene... quel che facciamo...>>
Ma Leo lo interruppe gesticolando <<Ehi ehi, non mi interessa proprio quel che fate o no fate, davvero! Basta che lo facciate in silenzio per farmi dormire! Sono contento che vi divertiate, eh! Buon per voi...!>>
Percy scosse la testa, deglutì, e in tono rassegnato ammise <<Non è così semplice come credi...>>
Leo lo guardò torvo. Ancora una volta, provò pena per lui, e in tono più gentile disse <<E quando mai lo è per noi semidei?>>
I due rimasero su quella panchina per almeno un'altra mezzora, rispettando il reciproco silenzio e ascoltando i suoni della natura, finché Leo propose a Percy di tornare verso Palazzo <<Dai, incamminiamoci, o arriveremo stanotte!>>
<<Okay.>> accettò senza lamentarsi, si alzò con calma, cercando di non far notare quanto facesse fatica.
<<Ehi, facciamo a gara a chi arriva primo?!>>
Percy non replicò. Nemmeno quel tono scherzoso bastò per farlo tornare reattivo.
Che senso aveva punzecchiarlo, se nemmeno ribatteva più? Non c'era divertimento così, pensò Leo.
Lo osservò arrancare, mentre provava a camminare con quel deambulatore, che aveva una ruota incastrata.
Continuò ad osservarlo, mentre si agitava cercando di sbloccare la ruota, scuotendo quell'aggeggio di metallo e imprecando in greco antico.
E non sbatté ciglio, quando lo vide esplodere di rabbia, urlare di frustrazione, e gettare il deambulatore nello stagno <<AHHHHHH AGLI INFERI, DANNATI DEAMBULATORI PER VECCHI!! AHHHHH!!!>>
Leo restò a guardarlo in silenzio per qualche altro istante, prima di esclamare con sarcasmo <<Beh, ora sappiamo che puoi trovare le forze per le cose davvero importanti... sesso, e distruggere cose... ottimo! Penso sia un grande progresso!>>
Percy non commentò. Restò con le mani poggiate sui fianchi, a fissare lo stagno in cui il deambulatore era affondato.
Poi sbuffò, prima di inspirare a fondo e voltarsi verso Leo <<Se cado, mi porti in braccio!>> sentenziò puntandogli un dito contro.
Leo ridacchiò <<Ma certo, credici!>>
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