Gigli e Rose
[giovedì, 26 gennaio 2017]
Percy si risvegliò riposato e rilassato.
Si stiracchiò per bene allungando braccia e gambe ed emettendo un verso di estasi, poi sbadigliò.
Boccheggiò un paio di volte per la bocca impastata guardandosi intorno confuso. Per qualche istante, non si era ricordato di essersi addormentato nella sua vecchia casa dove aveva vissuto con Annabeth, e si sentì smarrito. Dopodiché sorrise, spontaneamente.
Si alzò barcollando con ancora la coperta avvolta intorno a sé, e rimase qualche secondo impalato davanti al divano a fissare Annabeth.
Ancora una volta, gli sembrò una gatta scarmigliata e beata. La Bibbia era a terra, evidentemente cadutale dalle mani quando era crollata addormentata. Ebbe l'impulso di accarezzarla, o addirittura baciarla. Si trattenne, ovviamente.
Si snebbiò la mente scuotendo la testa, e si diresse in bagno. Dopo aver espletato i propri bisogni fisiologici, si diede una sciacquata bella prolungata in faccia per svegliarsi del tutto. Poi, l'occhio gli cadde sul ripiano del lavandino, dove notò lo spazzolino da denti di Annabeth, e un secondo spazzolino non gradito.
Grugnì. Decise di usare una dose di collutorio versandoselo direttamente in bocca senza posare le labbra sulla bottiglietta.
E mentre gorgogliava, notò sui ripiani anche altri prodotti per l'igiene maschile e un paio di profumi. Curiosò prendendoli in mano e studiandoli, denigrandoli mentalmente e prendendo nota di non comprarli mai e poi mai. Ma proprio mai. Sputò nel lavandino. Ripose l'ultimo flacone sbuffando, e uscì dal bagno.
Annabeth dormiva ancora. Guardò l'ora per la prima volta, erano solo le 6 di mattina. Pensò di preparare delle uova per entrambi. All'occhio di bue, come le preferiva lei. Dopodiché scaldò del latte per poter preparare due cappuccini.
Annabeth si svegliò sentendo il rumore del latte schiumato e il profumo di pane tostato. Raggiunse il ragazzo in cucina, un po' stordita. Percy si voltò a guardarla, e si sorrisero.
<<Dormito bene?>> gli chiese sedendosi al bancone della penisola. Lui annuì, e le servì le uova in un piatto con una fetta di pane, e subito dopo le passò anche il cappuccino.
<<Wow, potrei assumerti come maggiordomo...>> commentò compiaciuta.
Percy fece un sorriso sghembo inarcando un sopracciglio <<Mi hai già avuto per più di 5 anni come schiavo, ma non ti andavo bene...>> sibilò.
La ragazza gli lanciò un'occhiataccia mentre addentava la fetta di pane <<Questa era pessima.>>
<<Ancora troppo presto per il mio sarcasmo pungente?>>
<<No.>> ribatté lei, e si schiarì la voce preparandosi per una delle sue puntualizzazioni <<È che hai usato impropriamente il termine schiavo. Io non ti davo vitto e alloggio, dovevi procurartelo da solo lavorando altrove... Quindi, tecnicamente, tu pagavi per stare qui a farti "schiavizzare" da me, nel tuo tempo libero...>>
<<Uhm. Quindi, tecnicamente, pagavo per stare con te, per svago. Penso ci sia un termine per questo...>>
<<Non osare!>> lo ammonì con un dito alzato mentre iniziavano a ridere.
Parlarono allegri del più e del meno finendo la colazione, poi entrambi si resero conto di dover iniziare le proprie routine quotidiane.
<<Devo prepararmi e scappare in università, ho una lezione fondamentale alle 9. Poi dovrò andare allo studio per consegnare il progetto di una fontana... che banalità!>> sbuffò.
<<Il professore spaccia ancora i tuoi lavori come suoi?>> chiese interessato.
<<Beh, io non sono ancora ufficialmente architetta, non posso firmare nulla secondo le leggi della città...>>
<<Assurdo...>> borbottò.
<<Sei il Console, dovresti saperlo bene come funziona qui!>>
<<Questo non toglie che sia assurdo.>>
<<Comunque... ancora per poco! Se tutto va bene per quest'estate mi laureo finalmente... Ho perso fin troppo tempo, basta rimandare!>> annunciò soddisfatta finendo l'ultimo pezzo di pane.
<<Fantastico!>> commentò felice Percy, <<Dovremo festeggiare!>> aggiunse propositivo.
<<Sì, quest'estate penserò a qualcosa... Fammi finire la tesina prima! Sono un attimo bloccata su alcuni punti... Ci sono delle parti che proprio non mi convincono! Avrei bisogno di ispirazione... >> spiegò. Nemmeno per un secondo pensò che quell'estate aveva anche un altro evento importante in programma.
Percy, invece, ripensò d'un tratto alla busta che languiva su uno dei suoi comò, sepolta sotto altre mille scartoffie e contenente un tour mozzafiato in Europa, e disse <<Sono sicuro che la troverai.>>
La figlia di Athena, piacevolmente spronata, sorrise, e sinceramente rispose <<Grazie. Comunque... vado a prepararmi...>> annunciò alzandosi.
<<Beh, io stamattina non ho noiose riunioni... Posso accompagnarti fino al campo universitario se ti va...>> propose il ragazzo di buon umore.
<<Va bene.>> accettò lei, forse un po' timorosa per tutto quel tempo che stavano trascorrendo insieme. Però, non poteva negare che fosse piacevole.
I due si avviarono verso la città con largo anticipo, così da poter fare un bel giro lungo prima di arrivare all'università.
Fortunatamente, essendo mattina presto, e avendo Percy degli abiti casual e nessun orpello, incontrarono poca gente per strada, e nessuno prestò loro molta attenzione. Forse due o tre persone ebbero il dubbio che quel ragazzo moro e disinvolto in jeans e bomber fosse proprio il Console, ma erano tutti troppo impegnati con le proprie faccende per importunarlo.
Così proseguirono indisturbati per almeno mezzora, godendosi la reciproca compagnia.
Ad un certo punto una signora in carne e con il viso severo fece un cenno amichevole alla ragazza e uscì dal proprio negozio di fiori, il più famoso e fornito della città, per andarle incontro <<Cara, hai dato un occhio alle proposte floreali?>>
La ragazza fece una smorfia dispiaciuta, e guizzò lo sguardo dalla donna al suo compagno di passeggiata <<No, mi dispiace... non ho avuto molto tempo... Sono sempre così impegnata! Ma prometto che la chiamerò al più presto.>> disse seria cercando di proseguire lungo la via per allontanarsi, mentre Percy la guardava con espressione interrogativa.
<<Ma cara, mancano meno di 5 mesi al matrimonio! Scegliere i fiori significa scegliere lo stile stesso dell'evento! E la famiglia Trade si vuole contraddistinguere per eleganza e sobrietà... Di solito ordinano delle calle e delle peonie! Vanno bene?>>
Percy storse il naso ma si trattenne dall'esprimere il proprio totale disgusto. Annabeth strinse le labbra, desiderando tanto di poter sparire come per magia.
<<Non so, ci devo pensare...>> tergiversò imbarazzata, mentre la signora la incalzava.
<<Se hai un attimo ti faccio vedere qualche altra foto come idea... O qualche altro fiore, se proprio calle e peonie non ti piacciono!>>
<<Oh, no, noi...>>
<<Ma certo, la lezione inizia tra un'ora, no? C'è tempo per dare un occhio ai fiori...>> rispose Percy ostentando allegria. Lei lo guardò con compassione, mentre lui le sorrideva – forse troppo per sembrare naturale - e la invitava ad entrare nel negozio.
La fioraia parlava e parlava, proponendo nomi di fiori più o meno conosciuti ed elencandone significati e consueti utilizzi e costumi <<... Ovviamente non potrà mancare la corona di fiori d'arancio per la sposa, eh no...>>
Nel frattempo, il figlio di Poseidone passeggiava con le mani in tasca, guardandosi intorno con espressione indecifrabile. Annabeth ascoltava la logorroica signora senza davvero darle retta, mentre questa già le aveva mostrato cinque diverse composizioni tipo <<... Guarda che bella questa!>> disse tenendo tra le mani ortensie grandi come palloni da basket e rose color pesca stracolme di petali.
La ragazza, sopraffatta e a disagio per la situazione creatasi con l'ex fidanzato, non sapeva minimamente cosa dire e scuoteva la testa confusa, sperando che quel supplizio finisse il prima possibile.
<<Gigli. Dovresti scegliere quelli... Sono i tuoi preferiti. E le rose.>> intervenne Percy in tono calmo, ma senza riuscire a celare malinconia.
<<Oh, il suo amico la conosce bene!>> commentò la fioraia, che evidentemente non aveva riconosciuto il Console in vesti comuni e senza il trucco che ultimamente portava durante le uscite ufficiali per camuffare il proprio pessimo stato.
Annabeth guardò il ragazzo negli occhi. Lui le sorrise <<Ti piacciono ancora, i gigli e le rose?>> le chiese poi cauto. Come se d'un tratto si fosse reso conto che erano passati anni, e forse quella ragazza non era più la stessa che lui aveva conosciuto così bene, e poteva aver cambiato anche i gusti, oltre al proprio uomo. Ma lei annuì piano, a labbra strette.
<<E gigli e rose siano! Guarda, qui ho la variante arancione, ma sul retro ho anche quelli bianchi e quelli con sfumature rosa, vado a prenderteli insieme a qualche rosa abbinata!>> dichiarò giuliva la signora, e sparì da una porticina dietro al bancone.
Rimasti soli, i due cercarono di evitare di guardarsi a vicenda, ma la tensione era palpabile.
La figlia di Athena prese coraggio ed esordì <<Mi dis...>>
<<Tranquilla.>> ribatté subito lui senza lasciarla concludere, e le sorrise ancora ostentando disinteresse. Ma quel tentativo di sembrare impassibile morì ben presto <<Quindi... meno di 5 mesi... Il mio invito deve essere andato perso da Ermes, o...?>>
Annabeth sospirò e cercò di mostrarsi superiore inarcando un sopracciglio, come se stessero parlando del tempo <<Beh, avevi chiaramente detto di non voler venire...>>
<<Ah sì?>>
<<Oh sì, me lo ricordo bene...>> ribadì ironica.
<<Potrei aver cambiato idea.>> ipotizzò lui stringendosi nelle spalle.
<<Ma davvero?>> chiese sarcastica lanciandogli uno sguardo di sfida, <<E ti comporteresti bene, o faresti una delle tue scenate alla Percy!?>>
<<Scenate alla Percy!?>> gracchiò offeso.
<<Sì, sei diventato piuttosto melodrammatico. Sarà per via della politica...>> commentò facendo spallucce.
Il ragazzo sbuffò, ma si sforzò di tornare calmo e ragionevole <<Dico solo che... Per te sarà un giorno molto importante e mi dispiacerebbe non farne parte, comunque...>>
Evidentemente usò le parole giuste toccando i punti perfetti, e l'ex fidanzata non poté far altro che mordersi la lingua, impossibilitata a ribattere con sagacia.
<<... Solo se anche a te fa piacere che ci sia, ovvio...>> aggiunse subito dopo. E la ragazza annuì ancora.
<<Bene, ecco qua, ti piacciono questi? E queste rose? O le preferisci di un colore più caldo? Dipende tutto dal colore del giglio che sceglierai...>> spiegò la fioraia tornata al bancone con le braccia piene di fiori.
<<Questi gigli bianchi andranno benissimo. E quelle rose cipria.>> decise la ragazza indicando i due fiori che le piacevano.
La signora non sembrava del tutto convinta della scelta <<E se aggiungessimo anche questo e questo per spezzare?>>
<<Va bene, faccia lei. Ora dovremmo proprio andare...>> tagliò corto avvicinandosi già verso l'uscita e salutando con rispetto, mentre Percy la seguiva.
Si riavviarono, stavolta in silenzio. Quell'imprevisto aveva decisamente guastato l'atmosfera.
Arrivati davanti all'università, i due si salutarono un po' freddamente. Tuttavia, prima di andarsene Percy ebbe il coraggio di chiedere <<Ci vediamo stasera?>>
Perché glielo stava proponendo? Aveva appena scelto i fiori del bouquet che lei avrebbe portato all'altare con un altro... In cosa diavolo sperava, di preciso?
Forse voleva solo passare del tempo con lei, finché gli era concesso.
Ma Annabeth non sembrava altrettanto bendisposta. Non che l'idea non le piacesse... Ma stava diventando tutto troppo complicato, confuso, pericoloso.
<<Mi dispiace ma... Stasera rientra Richard...>> mentì distogliendo lo sguardo dal viso del ragazzo.
<<Capisco.>> mormorò lui serio, e non insistette.
Quella breve parentesi idilliaca con lei si era già chiusa, lo sapeva.
[mercoledì, 22 febbraio 2017]
<<Percy...Percy... piano! Che fretta hai!?>> mormorò Dorothea prendendogli il volto tra le mani e baciandolo per provare a calmarlo.
Fretta ne aveva eccome. Se ne stava lì, con le brache calate e il culo al vento, e scoparsi una diciasettenne contro ad un albero cavo in un bosco, continuando a guardarsi intorno con la costante ansia di essere scoperto, con pure il mantello consolare ben visibile, e lei in armatura da allenamento – la parte sopra, per lo meno.
Non l'amplesso migliore della sua vita, insomma.
Provò a rallentare il ritmo, ma prima concludevano, meglio sarebbe stato! Quindi dopo un minuto tranquillo, riprese poi con molta foga, mentre lei ansimava non trattenendo qualche grido, che di solito in casa doveva smorzare.
Raggiunto il culmine, Dorothea si lasciò andare alla piena estasi, mentre il ragazzo si concesse solo qualche verso di piacere e alcuni istanti di respiro affannoso con la testa nascosta tra il collo e il petto della fidanzata, prima di farle rimettere le gambe a terra e sistemarsi velocemente pantaloni e cintura.
<<Così sbrigativo però non mi piace...>> brontolò lei rivestendosi a sua volta.
<<Sì che ti è piaciuto, non dire balle...>> l'ammonì.
Lei ridacchiò <<Sì, okay. Ma è durato troppo poco! Ne vorrei di più!>>
<<Temo dovrai accontentarti.>> biascicò lui col respiro ancora pesante.
<<Ehi, tutto bene? Il cuore?>> chiese lei preoccupata guardandolo.
<<Bene. Sono solo un po' stanco.>> spiegò sistemandosi la toga, e Hypnos solo sapeva quanto fosse vero! Gli incubi ancora lo perseguitavano. Non sempre vividi e dettagliati come quelli che lui credeva premonizioni, ma abbastanza spaventosi da non concedergli più di 4 ore di sonno a notte.
Dopodiché, si abbandonò con la schiena contro al tronco dell'albero e si lasciò scivolare a terra, seduto. Sospirò.
La ragazza si sedette vicino a lui, accoccolandosi <<Mmh. Però, un po' mi eccita questa cosa di vederci di nascosto... Lasciarsi trascinare dalla passione... il rischio... no?>> chiese maliziosa.
Percy storse il naso <<Sì, è eccitante, ma quando torno lucido mi sento un idiota...>> ammise imbarazzato.
Dorothea lo osservò apprensiva, accarezzandogli il petto e desiderando di poterlo aiutare in qualsiasi modo.
<<Dovremmo andare.>> propose dopo qualche minuto lui.
<<Ma come? Siamo qui da nemmeno mezzora!>> reclamò la ragazza.
<<Lo so, ma ho una cena programmata, non posso tardare. Possiamo vederci domani...>>
<<...dopo l'allenamento, di nascosto, sì, lo so...>> concluse lei come ripetendo un copione già provato mille volte.
<<Mi dispiace.>>
<<Sì, lo so... Me lo continui a dire...>> borbottò lei spazientita riallacciandosi le scarpe, visto che le aveva tolte per potersi sfilare i pantaloni.
Percy avrebbe voluto rincuorarla, confortarla. Ma non sapeva più come fare, era sempre la stessa storia. Lei se la prendeva, sbuffava, pestava i piedi, e il giorno dopo le era già passata, nella speranzosa attesa che il 21 dicembre arrivasse il più velocemente possibile.
<<Quindi... domani... ci troviamo sempre qui dopo l'allenamento?>> richiese lei, ora interessata a quell'unico momento che il fidanzato poteva dedicarle. Non erano nemmeno riusciti a festeggiare San Valentino (o meglio, i Lupercalia) come lei avrebbe voluto, visto che avevano dovuto restarsene nascosti nell'appartamento di Percy a palazzo. Certo, si erano concessi due giorni e due notti di passione, ma sempre nei limiti definiti dalla loro particolare situazione. Limiti che a lei andavano proprio stretti!
<<Se ti va sì, sennò posso provare a farti venire a prendere da Blackjack, però sai che a palazzo rischiamo con Reyna...>> rispose lui.
<<Uff. Da quando hanno cambiato il turno a Nadia e finisce prima è un disastro!>> si lamentò Dorothea rimettendosi in piedi senza mai guardare in volto il fidanzato, che non commentò nella speranza di non alimentare il malumore della ragazza. Nemmeno un orgasmo l'aveva rallegrata!? Un caso perso...
<<Anche a casa tua era comunque rischioso... Non so. Dai, ci sentiamo via messaggio e decidiamo come fare, ok?>>
Dorothea, triste, annuì. Doveva accontentarsi di quei momenti rubati, di quel sesso passionale ma centellinato. Sempre meglio di niente, pensò. Sospirò, si sporse per baciare il fidanzato e salutarlo, e si avviò verso il Campo Giove.
<<Vuoi che ti accompagni per un pezzo?>> le chiese lui sentendosi in colpa.
<<No, non si sa mai... Qualcuno potrebbe vederci, no?>> e si incamminò senza più voltarsi.
Percy inspirò a fondo. Che palle di situazione in cui si era cacciato. Decise di lasciarle qualche minuto di vantaggio, e infilò una mano sotto al mantello, in cerca di una tasca nascosta da cui estrasse un pacchetto di sigarette.
Ne scelse una speciale, fatta a mano, e non con solo tabacco. Ogni tanto si concedeva un briciolo di piacere extra, per sentirsi di nuovo leggero e senza dolori.
Non che avesse mai cercato il brivido delle droghe, ma era un recente rimedio che i suoi medici gli avevano concesso per combattere dolori cronici, ansia, e insonnia. Tutto sommato, funzionava!
Dopo una decina di minuti di pace, si rialzò stiracchiandosi, molto più rilassato, per avviarsi a sua volta.
Nonostante la sigaretta speciale, sentiva un po' di rigidità tra schiena e anche; forse doveva fare altre sessioni di fisioterapia, pensò. O forse era la fredda aria di febbraio, considerando che per una decina di minuti era rimasto col fondoschiena al gelo!
Non aveva proprio voglia di camminare, per niente. Fischiò forte per tre volte proseguendo comunque verso il Campo a rilento. Dopo qualche minuto, un razzo nero volò in picchiata davanti a lui, spiegando poi le ali di colpo per frenare a meno di due metri dal ragazzo. Al solito.
<<Che pagliaccio...>> bofonchiò Percy scuotendo la testa, <<Dai, abbassati, non riesco a saltarti in groppa!>> disse poi, ricordando all'amico pegaso i suoi nuovi limiti mortali.
Blackjack nitrì ed eseguì con pazienza. I due decollarono, e lo stallone si ricordò anche di non andare troppo veloce, né troppo in alto. Furono al palazzo in poco più di 5 minuti, atterrando sul terrazzo.
Con passo incerto, attraversò il proprio appartamento e si avviò direttamente verso quello di Reyna, dove si sarebbe svolta la cena. Ma prima, avrebbero avuto una riunione. Ormai era una routine settimanale.
Nessuno degli ospiti era ancora arrivato. Si abbandonò scompostamente su una poltrona, sentendo le palpebre pesanti.
La ragazza sembrava di buonumore e si stava limando le unghie pigramente. <<Dove sei stato?>> gli chiese in tono apprensivo, al solito.
<<A fare un giro, nei boschi...>> rispose semplicemente in tono vago. In effetti, non stava mentendo!
<<Mmm. Stai attento, fa ancora molto freddo.>> lo ammonì.
<<Ho notato...>> mormorò con un sopracciglio inarcato.
<<Dov'è Leo? Non era con te?>>
<<Nah, avevo bisogno dei miei spazi.>>
<<Fai apposta a comportarti così, eh?>> lo rimproverò sospirando.
<<Dai, non litighiamo. Volevo solo fare un giro in pace.>> si giustificò lui gesticolando un po'. Lei gli lanciò un'occhiataccia con tanto di smorfia, ma non commentò. E anche lui sembrava troppo rilassato per avviare una discussione.
Restarono qualche altro minuto in silenzio, sentendo solo il rumore della lima contro le unghie.
Dal nulla, forse complice la sigaretta speciale, Percy stralunato chiese <<Viene anche Annabeth?>>
<<Beh, sì. Come sempre... Però potrebbe tardare...>>
<<Perché?>> chiese curioso.
<<Aveva le prove del vestito...>> rispose sovrappensiero. Ma si rese subito conto del potenziale danno causato, e bloccò la lama a metà lavoro mentre mormorava <<Mi dispiace...>>
<<E di che? Non mi interessa...>> ribatté lui con un sorriso tirato, fingendosi serafico.
<<Mmm. Certo.>> commentò lei, mentre qualcuno bussava per poi entrare senza attendere conferma.
<<Ehi belli, che si dice?>> chiese fiondandosi su un'altra poltrona tra i due Consoli, evidentemente di ottimo umore. Li guardò sorridendo a come un ebete, mentre masticava una cicca.
<<Dov'eri?>> chiese la ragazza diretta.
<<Oh, in giro...>> tergiversò il figlio di Efesto in tono leggero.
<<Vi siete messi d'accordo voi due, o avete letto lo stesso manuale sulle risposte evasive e scontate?>> sbuffò smettendo di limarsi le unghie e roteando gli occhi al cielo, proprio mentre qualcun altro bussava alla porta.
<<Avanti!>> invitò la Console.
<<Ciao, Reyna. Percy. Leo.>> salutò Nico composto, <<Will non è potuto venire, aveva una craniotomia andata per le lunghe. Lo aggiornerò io più tardi.>> aggiunse.
<<Pff. Non ci si può fidare dei biondi...>> borbottò Percy frastornato, ancora coricato sulla poltrona ben rilassato.
Il figlio di Ade gli lanciò un'occhiata interrogativa, poi si voltò verso la ragazza <<Reyna, gli hai fatto fumare l'erba proprio prima della nostra riunione? Sarebbe meglio la sera dopo cena e prima di andare a letto quando è ansioso!>>
La ragazza accusata si accigliò <<Ma che dici!? Io mica gli ho fatto fumare l'erba! Percy, hai fumato l'erba!?>>
<<Nooo.>> rispose incerto, allungando un po' troppo la "o".
<<Oh-ho, sarà una riunione interessante!>> commentò Leo ridacchiando.
<<Quando arriva Annabeth?>> chiese poi il figlio di Poseidone dal nulla, come se fosse la sua unica preoccupazione.
Reyna ignorò quel costante interesse del collega, e sospirando chiese <<Iniziamo?>>
<<Ma di cosa dobbiamo parlare? Ormai da settimane ripetiamo le stesse cose... A che serve?!>> sottolineò Percy scocciato. La sigaretta lo aveva reso un po' troppo schietto.
<<Sei serio? Dobbiamo prepararci a qualsiasi cosa ci attenda in futuro! E studiare insieme e raccogliere idee è il modo migliore!>> ribatté Reyna seria.
<<Se non vuoi vederci basta dirlo e ce ne andiamo...>> aggiunse sarcastico Nico prendendo posto sul divano vicino all'amica.
Il figlio di Poseidone non rispose, si limitò a farsi scivolare ancor di più sulla poltrona mugugnando dopo aver preso un bel pugno di patatine da una ciotola sul tavolino.
<<Bene. Quindi. Novità?>> chiese la ragazza.
I tre ragazzi rimasero in silenzio, chi schiarendosi la voce, chi masticando rumorosamente, e chi gesticolando un po' senza senso.
<<Uff. Che noiosi che siete! Leo, frequenti ancora Renée? Hai provato a indagare un po' come ci eravamo detti?>>
<<Mmm. Diciamo che noi non... Non parliamo molto... Non so se mi spiego, ahah!>> ridacchiò facendole l'occhiolino, al quale la ragazza rispose con un'occhiataccia glaciale.
<<Non c'è granché da ridere. Mi sembrava fosse chiaro che, oltre alle minacce dei mostri biblici, dobbiamo tenere le antenne alzate anche per gli Illuminati. Anzi, pensavo che ad ora ci avrebbero corteggiato ancora, ma forse l'approccio "aggressivo" di Percy nello smascherare il figlio di Somnus ha fatto loro capire che non ci abbindoleranno con queste moine...>>
<<Meglio, no?>>
<<No. Vuol dire che anche il loro approccio diventerà aggressivo, Percy.>> puntualizzò secca.
<<Pff. Ti pareva che non avessi sbagliato anche 'sta cosa.>> brontolò lui grattandosi una tempia pigramente.
Sentirono bussare per la terza volta, e una ragazza bionda fece capolino <<Si può? Ciao a tutti!>> entrò sorridendo, e si recò subito verso il divano, dove si sedette di fianco a Nico <<Will non c'è?>>
<<No, aveva un intervento importante.>>
<<Di che tipo?>> chiese curiosa prendendo una manciata di patatine dal tavolino.
<<Craniotomia.>>
<<Oh ma che figo!>> commentò sbarrando gli occhi e a bocca piena. Aveva i capelli raccolti in una crocchia morbida e scomposta, e un filo di trucco elegante. Percy la osservava in silenzio, con le viscere che si contorcevano nel ventre.
Dopo quei 3 giorni passati a stretto contatto a fine gennaio per combattere l'insonnia del ragazzo, i due si erano allontanati di nuovo, forzatamente. Come se una legge non scritta prevedesse che dovevano restare separati e distanti.
Reyna lasciò che Annabeth e Nico si scambiassero qualche altro dettaglio, poi richiamò l'attenzione schiarendosi la voce <<Ora che c'è anche Annabeth, possiamo riprendere la riunione.>>
<<Mmm. Avete novità? Ormai da qualche settimana non si dice niente di che, praticamente ci stiamo trovando solo per cenare insieme!>> esclamò la figlia di Athena allegra continuando a sgranocchiare le patatine.
<<Sì, vero. Ma è comunque utile...>> considerò Reyna calma.
<<Ma è proprio come dico io! >> puntualizzò Percy infervorandosi e gesticolando <<Perché se lo dice lei va bene e se lo dico io vengo rimproverato!?>>
Al che Annabeth gli lanciò un'occhiata storta con una smorfia mista tra il divertito e l'ironico <<Perché tu hai la testa piena d'alghe.>> gli disse, e gli lanciò in testa una patatina.
Leo scoppiò a ridere e rincarò contro al figlio di Poseidone. Nico annuì con un sorrisetto. Intanto, Percy socchiuse gli occhi, e inspirò piano preparandosi a ribattere a tono.
Tuttavia, la figlia di Bellona ne aveva abbastanza di sterili proteste e perdite di tempo <<BASTA COSÌ!>>, tuonò, <<La volete piantare tutti!? Vi ricordo che viviamo in costante minaccia, non adagiatevi sugli allori solo perché al momento è tutto tranquillo!>>
Gli amici si voltarono a guardarla, ammutoliti e con espressioni colpevoli e atterrite. Compreso Percy. Pensarono tutti non fosse la serata giusta per infastidire la figlia di Bellona.
Ottenuta l'attenzione e il silenzio desiderati, Reyna sospirò e chiese <<Nico, tu hai un buon rapporto con tuo padre. Hai provato a chiedergli qualcosa? D'altronde, è evidente che sappia qualcosa, visto che ti ha tenuto fuori dai giochi durante lo scontro contro Behemoth.>>
Il ragazzo storse le labbra <<Ci ho pensato, ma credo che anche lui si aspetti delle domande da me. Non si è fatto più sentire e mi nega visite a casa sua. Non che mi serva il permesso per presentarmi lì, ma come dicevo preferisco mantenere un rapporto cordiale e rispettoso ora che andiamo d'accordo.>>
<<Mmm. Capisco. Sì, in effetti, meglio non inimicarsi il dio degli Inferi. Se ti capitasse di incontrarlo, prova comunque a carpire qualcosa...>>
Nico annuì piano. Dopodiché, la ragazza si voltò verso il collega, socchiudendo gli occhi <<E tuo padre?>>
<<Mio padre cosa?>> chiese con un sopracciglio inarcato.
<<Non fare il finto tonto! Perché non provi a chiedere a lui!?>> spiegò Reyna.
<<Vorrai scherzare!? Non ci parliamo da più di 2 anni, e non ci eravamo lasciati proprio bene!>> rammentò.
<<Ma lui ci tiene a te, è evidente! Ci ha mandato tua sorella quando stavamo inseguendo il Leviatano, e ti ha regalato tante di quelle macchine da bastare per una concessionaria di lusso!>> sottolineò scaldandosi.
<<Tze! Capirai... Inutili tentativi di addolcirmi! Non sono così superficiale! Non merita il mio rispetto!>>
<<Non capisci proprio la gravità della situazione! È necessario!>> insistette lei in tono d'urgenza.
<<Scordatelo! Io con lui non ci parlo!>> si impuntò incrociando le braccia.
<<Egoista! Qui non si tratta solo di te, orgoglioso Yankee!>> urlò lei. E Percy stava per ribattere a tono, dando sicuramente il via ad una bella litigata.
Nico e Leo osservano la scena senza intromettersi e con sguardo serio. Ma intervenne Annabeth con modi più gentili per quietare gli animi <<Percy, Reyna non ha tutti i torti. Qui c'è in ballo qualcosa di grosso... Forse... Forse conviene chinare la testa e cercare di riallacciare con Poseidone per avere almeno il suo aiuto. Non sarebbe una brutta mossa. E non è da te evitare un ostacolo per orgoglio. È più da... beh, me.>> ammise remissiva, sperando che questo convincesse l'ex fidanzato della bontà di quel discorso.
<<Grazie!>> esclamò la figlia di Bellona, mentre Percy digrignava e sfregava i denti dal nervoso <<Vedrò che posso fare.>>, sbuffò; e infine aggiunse <<Ma non vi prometto niente!>>
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro