Deviazione
Buonasera! Come promesso, un nuovo capitolo! Godetevi questi momenti lieti... 😘
Fatemi sapere cosa ne pensate con qualche commento, e lasciatemi una stellina se vi piace!
Cinque ore di viaggio verso Los Angeles volarono, ora che i due erano di nuovo gentili l'un l'altro.
Ridevano e scherzavano, di nuovo spensierati: l'alone del triste ritorno a Nuova Roma era di nuovo lontano, almeno per un po'.
Entrarono nella Città degli Angeli verso le 18, e cercarono subito un alloggio per passare la notte. Stavolta, Percy non badò a spese, e disse a Dorothea di scegliere l'hotel che preferiva cercando sul cellulare.
La ragazza, dapprima imbarazzata, scelse infine il Shutters on the Beach, un costoso hotel a 5 stelle proprio davanti al mare, a Santa Monica.
Appena furono entrati, la ragazza, non abituata a tanto lusso, rimase sbalordita. L'arredo era ricco ma non opulento, con uno stile classico-marinaresco, che non dispiacque affatto nemmeno a Percy.
<<Buonasera cari ospiti, avete una prenotazione?>> chiese gentilmente la receptionist al loro arrivo.
I due ragazzi sembravano due scappati di casa, con i capelli arruffati, gli abiti sgualciti e solo due zaini come bagagli.
<<No, purtroppo no... Ma se fosse disponibile, vorremmo la migliore suite della casa, con due camere da letto, grazie...>>
La receptionist si accigliò, incredula che quei due potessero permettersi quella stanza, ma non commentò <<Sono tremila e cinquecento dollari per la notte. Tremila e novecento se gradite la colazione.>>
Percy estrasse una carta di credito, ma non quella da Console, una personale <<Ok per la colazione, gradiremmo anche cenare... oh, e il late check-out, lasceremo la stanza domani pomeriggio... grazie.>> disse in tono serio ed educato.
La receptionist rimase accigliata con la bocca semiaperta, mentre Dorothea aveva proprio la bocca spalancata e dava dei piccoli calcetti a Percy per attirare la sua attenzione; ma lui la ignorava.
La receptionist prese cautamente la carta di credito, e rimase ancora più incredula nel vedere che, strisciandola, la disponibilità era stata confermata. E si aprì in un gran sorriso.
<<Ma certo, signori! Se volete siete giusto in tempo per gustarvi il nostro aperitivo nel patio con vista mare! Potete consumare la cena al nostro ristorante, incantevole e romantico, aperto fino alle 23. Passate un buon soggiorno e non esitate a chiamarmi per qualsiasi esigenza!>> e porse due chiavi elettroniche ai ragazzi.
Un facchino si fece subito avanti, proponendosi di portare gli zaini, ma Percy chiese solo di accompagnarli fino alla loro camera.
Una volta entrati, il facchino si congedò, e Percy, che non aveva contanti con sé, gli firmò un assegno di un centinaio di dollari, che rese il ragazzo molto soddisfatto.
Dorothea invece stava già saltellando in ogni angolo della suite, estasiata da qualsiasi cosa vedesse...
<<Oh mio dio! Una vasca idromassaggio!! Il camino in camera, hai visto!? Beh, lo avevo anche in Montana, ma non è proprio la stessa cosa, guarda che chic! Ahhhh il balcone vista mare... e guarda che alto questo materasso!!>>
Percy sorrise soddisfatto, mentre sfogliava distratto qualche dépliant dell'hotel sul tavolo da pranzo <<Beh, meno male, con quel che si fanno pagare!>>
Dorothea si bloccò <<A tal proposito, quando la tipa ti ha detto il prezzo ti stavo dando dei calci per dirti di non accettare! Io online avevo visto il prezzo delle camere normali, intorno ai 500 dollari, e già mi erano sembrati un'assurdità!>>
Percy sospirò <<Non ti devi preoccupare...>>
<<Pensavo non avessi accesso ai tuoi fondi privati durante il mandato...>> lo punzecchiò inarcando un sopracciglio.
Lui le sorrise di sottecchi, e si portò un dito alle labbra <<Shhh, sarà il nostro piccolo segreto!>> e le fece l'occhiolino.
<<Come tutto il resto, direi! Non credo tu voglia si sappia in giro cosa abbiamo combinato in questi giorni, eh?>> gridò lei dal bagno mentre si riempiva la vasca idromassaggio.
<<Cosa intendi? Non abbiamo fatto niente di male...>> si giustificò subito lui sulla difensiva.
<<Certo che no! Ma per te già questo è off-limits, no!?>>
<<Sì, hai ragione. Diremo che ti ho trovata solo oggi, e che siamo partiti durante la notte dal Montana... e arriveremo a Nuova Roma intorno a mezzanotte di domani.>> sentenziò lui.
<<Come vuoi...>> confermò lei accigliata. Tutto quel senso di segretezza e di proibito le dava ai nervi, e la metteva a disagio.
<<Allora, prepariamoci per questo aperitivo sulla spiaggia, che dici!?>> propose lui.
Puliti e preparati, i due si recarono al bar dell'hotel, il Living Room, con il patio direttamente sulla spiaggia e un arredo tipico del New England.
In quel periodo, il tramonto arrivava piuttosto presto, nel tardo pomeriggio, ma l'acqua dell'oceano rifletteva ancora qualche bagliore aranciato rischiarando l'orizzonte, e la luna con le prime stelle già si specchiava sulla superficie.
Dorothea si sentiva molto in imbarazzo, come se non fosse all'altezza di un luogo simile, e anche l'essere vestita con semplici jeans e t-shirt la metteva a disagio. Percy, dal canto suo, non sembrava dar affatto peso a queste formalità, come se fosse ormai abituato a certi ambienti, e si era saggiamente messo una camicia, che per un maschio era sufficiente a salvare la situazione.
Ma lei non aveva nulla di meglio da mettersi, perciò...
<<Forse ho scelto male, dovevo optare per un hotel meno elitario...>>
<<Non è eccessivo, sai... E mi piace questo stile... con tutti questi richiami al mare... e tutto questo blu!>> commentò lui di buonumore.
Lei sorrise, ma si toccò i capelli imbarazzata, portandosi una ciocca dietro all'orecchio. Ora che aveva quel taglio non riusciva a farsi la coda o a raccoglierli, e anche questo la infastidiva.
Percy percepì la sua frustrazione, e smise di bere il proprio cocktail – un molto inopportuno sex on the beach – e allungò una mano verso il polso della ragazza <<Ehi, non hai nulla per cui sentirti in imbarazzo! Sei una cliente pagante, e puoi vestirti come ti pare! Staresti bene anche nuda!>> disse per rincuorarla, ma subito si rese conto di quanto male gli fosse uscita quella battutaccia, e strizzò gli occhi balbettando <<Cioè, intendo dire, insomma... Non conta cosa ti metti, ecco... Non ci pensare...>> e tornò a bere il proprio aperitivo convulsamente, guardando il mare.
Dorothea, a quella battuta, si era messa a ridere, e tutto sommato smise di sentirsi così a disagio. Bevve il proprio aperitivo e ricominciò a parlare del più e del meno, gioviale come al solito.
Dopo due cocktail piuttosto alcolici a testa, Percy propose di andare a riempire lo stomaco, e si diressero verso il ristorante dell'hotel, il 1 Pico.
Come anticipato dalla receptionist, era molto accogliente e anche romantico, con luci soffuse che scendevano dal soffitto, e una veranda all'aperto con un grande albero al centro, dai cui rami pendevano vari tipi di lanterne; i tavoli erano tutti al lume di candela, ed erano state posizionate delle stufe a gas da esterno per scaldare un po' il clima, visto che comunque a quell'ora in quella stagione c'erano al massimo 15 gradi.
Scelsero proprio il tavolino migliore sotto all'albero, e ne ebbero tutto il diritto visto che era riservato agli occupanti della suite più costosa.
Una volta accomodati, il maître portò loro i menù e la carta dei vini, e spiegò i piatti con enfasi ed accuratezza. A Dorothea, cresciuta a sandwich e dolci confezionati, sembrò tutto davvero buffo, e trattenne a stento delle risate nascondendosi dietro al menù, mentre Percy impersonava il perfetto cliente colto e interessato.
<<Allora, io inizierei con il granchio piccante, dopodiché proseguirei con le linguine, e infine con l'halibut... per il dolce vedo dopo... Per la signorina invece...>> e fece un cenno a Dorothea, che era ancora persa a leggere quel complicato e altisonante menù, esterrefatta dai prezzi.
<<Io... io... non so... ma non mangio pesce...>> disse imbarazzata e confusa, e guardò Percy disperata in cerca di aiuto.
<<Allora, per lei facciamo una burrata pugliese, uno spaghetto alla chitarra, e una bistecca con le patate al gorgonzola...>> ordinò in sua vece, e le sorrise facendole un occhiolino, come a dirle "fidati!".
<<Ottima scelta. Vi mando il sommelier per i vini...>>
<<Oh, non ce n'è bisogno. Io inizio con dello chardonnay, va bene quello della casa, e poi proseguo con del pinot grigio del Friuli... e per lei... Avete un Falanghina?>>
<<No, mi spiace...>>
<<Uhm... peccato... allora un Vermentino, dopodiché prosegue con del Cabernet Sauvignon Riserva per il primo e il secondo...>>
Il maître annuì compiaciuto, e si congedò riprendendo i menù.
Dorothea fissava Percy senza parole <<Wow! Te ne intendi!>>
<<Oh beh, non ero così esperto finché stavo a New York, ma se vivi a Nuova Roma, non puoi non intenderti di cibo e buon vino! Tu piuttosto, sei impreparata! Non hai imparato nulla in questi anni!?>> la canzonò.
La ragazza arrossì <<Beh, non abbiamo proprio lo stesso ceto, né lo stesso tenore di vita...>> commentò.
Percy fece una smorfia dispiaciuta, e si pentì di quella domanda mentre dissimulava l'imbarazzo giocherellando con il tovagliolo.
Cambiato discorso, tornarono a parlare rilassati e a proprio agio, e si gustarono le pietanze ordinate. Percy insistette per far assaggiare le proprie a Dorothea, visto che sembrava non aver mai nemmeno visto un granchio o un halibut in vita sua, e non si trattenne dall'assaggiare quelle di lei, buongustaio com'era!
E il vino, beh, davvero ottimo... ma ne bevvero decisamente troppo! Iniziarono a ridacchiare e scherzare in modo molesto, noncuranti dell'attenzione che stavano attirando. Ma in quel momento, non importava nulla, a nessuno dei due, del bon ton. Erano solo due ragazzi, anzi, due amici, che si divertivano.
Finito il secondo, satolli e felici, Percy si mise seduto scomposto rilassato con la schiena contro la propria sedia e un braccio penzolante dietro allo schienale, mentre Dorothea era appoggiata coi gomiti sul tavolo per sorreggersi la testa mentre continuava a ridere alle battute del ragazzo.
Non soddisfatto, Percy ordinò anche due dolci, e ne mangiò uno e mezzo, visto che la ragazza era troppo piena. E, per accompagnare, due bicchieri di vino passito, che non fa mai male!
<<Non mi hai detto come hai recuperato il mio orecchino!>> disse lei d'un tratto come ricordandosi di una cosa che voleva chiedere da un secolo.
<<Oh beh, niente di che... sai... ho solo setacciato tutto il fiume Missouri nel raggio di qualche chilometro!>> spiegò lui con calma e pavoneggiandosi.
Lei ridacchiò <<Ma quanto te la tiri? Dai, sono seria!>>
<<Anche io! Beh, non è stato davvero così difficile, ho dovuto davvero setacciarlo, ma per fortuna sono il figlio di Poseidone, non ti pare?! Un paio di Naiadi mi hanno dato una mano, e la perla era di mare, quindi sono riuscito a rintracciarla, dopo un po'...>> e fece spallucce, come fosse cosa di poco conto.
La ragazza era rimasta comunque molto colpita da quel gesto, ma ancora non glielo aveva detto. Man mano che lo conosceva più a fondo, quel ragazzo la stupiva ogni ora di più. E non si capacitava di come potesse essere così burbero e scortese a Nuova Roma.
<<Allora, mi insegni a nuotare stasera!?>> chiese poi allegra come non mai.
<<Uhmmm forse è meglio aspettare domattina, sai...>> ammise lui sogghignando.
<<Ahhh sei troppo ubriaco per nuotare e farmi vedere come si fa!?>> lo sfidò lei.
<<Io!? Io potrei nuotare anche dormendo, cara mia! Sei tu che non riusciresti neanche a galleggiare in questo stato!>> la canzonò ridendo.
La ragazza si indignò, e si alzò di scatto dal tavolo, risoluta e con uno sguardo folle in volto. Bevve l'ultimo sorso del proprio passito, appoggiò il bicchiere con decisione, e puntò un dito verso il ragazzo <<Te lo faccio vedere io!>> e si allontanò a gran passi dal tavolo, quasi correndo.
Percy la osservò divertito, non capendo subito cosa intendesse. Quando dopo qualche secondo i neuroni ebbero collegato, si fece serio, disse al maître di mettere tutto sul conto della camera, e si alzò di scatto per seguirla... non prima di aver buttato giù il suo ultimo sorso di vino, che sarebbe stato un peccato sprecare!
Ma l'aveva già persa di vista, e non sapeva da che parte andare. Beh, se non altro, verso il mare...
Tornò alla propria suite, e uscì in spiaggia direttamente dal loro balcone, lasciandolo aperto. Corse verso il mare, cercando quella sciocca ragazzina con lo sguardo, finché al chiarore della luna non vide un'esile figura che si toglieva maglia e pantaloni per restare in intimo, e iniziava a toccare l'acqua coi piedi.
Percy corrugò la fronte iniziando a preoccuparsi <<Dora! DORA! Aspetta!! È troppo fredda ora e hai appena cenato! E non sai nuotare! ASPETTA!>> le corse dietro spogliandosi lungo il tragitto, e si immerse nell'acqua dell'oceano per raggiungerla... e dopo averlo fatto si chiese stupidamente il perché avesse imitato la ragazza in questo, quando a lui sarebbe bastato evitare di bagnarsi! Ma poco importava, in quel momento...
Dorothea era già immersa fino al collo, tremando e battendo i denti per l'acqua gelida... e la paura. Ma ere testarda, e ubriaca. Pessimo abbinamento.
<<Dora! Torna verso la riva!>> le intimò ancora mentre si avvicinava. La ragazza si voltò verso di lui, per poi scomparire sotto ad un'onda.
<<DORA!>> Percy gridò il suo nome, e ordinò alle onde di placarsi. Si immerse e la trovò appena sotto la superficie, paralizzata dal freddo e dallo spavento. La avvolse con un braccio intorno alla vita e la riportò a galla.
<<Ehi, respira! Tranquilla! Ci sono io... Che diavolo ti è saltato in mente, eh!?>> la rimproverò.
La ragazza si era già avvinghiata a lui con le braccia intorno al suo collo, troppo spaventata. Tremava e batteva i denti, e respirava convulsamente <<Volevo di-dimostrarti che-che sono co-coraggiosa!>> biascicò.
<<Ah, scema! Non devi mica dimostrarmi una cosa così ovvia!>> le disse con tono più dolce, mentre chiamava a sé delle correnti più calde e meno tumultuose.
Continuò a tenerla stretta intorno alla vita per qualche minuto, sostenendola di peso nonostante ormai l'avesse portata dove poteva toccare, e lei non dava segno di volersi staccare da lui, tenendogli un braccio intorno alle spalle e il viso nascosto nell'incavo del suo collo.
Nonostante lo sforzo di ignorare quella vicinanza, Percy sentì i brividi lungo tutto il corpo mentre la ragazza respirava sulla sua pelle. E quell'abbraccio, così piacevole e genuino, iniziò a sembrargli fin troppo intimo, e pericoloso.
Le mise le mani sulla vita, e l'allontanò piano da sé per poterla finalmente guardare in volto <<Va tutto bene?>>
Lei annuì, poco convinta, senza ricambiare lo sguardo.
Lui si preoccupò e le alzò il viso portandole due dita sotto al mento <<Ehi, che c'è?>> mormorò.
Lei scosse la testa, guardandolo finalmente negli occhi <<Non sono nemmeno capace di affrontare una fobia stupida come questa, come posso pensare di tornare alla Settima a testa alta!?>>
Lui ridacchiò <<Ma pensi davvero che sia così semplice affrontare una fobia? E che io possa giudicarti più o meno adeguata per la Settima Coorte in base a questo!?>>
<<Beh, alla Settima vuoi solo i migliori... i più forti, determinati, coraggiosi... Senza paura! Io sono scappata alla prima sconfitta pubblica, e ho paure che mi paralizzano!>>
Percy scosse la testa, triste e sconsolato <<Essere coraggiosi non significa non avere paure. Anzi... La paura è necessaria, per sopravvivere. Solo gli sciocchi non hanno paura...>> spiegò saggiamente, con quel solito tono di chi ha vissuto fin troppe sofferenze per un'unica vita.
<<E tu hai paura? Quando combatti? Quando affronti un nemico?>> chiese lei passandosi un dito su un occhio per allontanare una lacrima.
<<Io? Certo. Sempre. E la paura di perdere ciò che ho, ciò che amo, mi ha sempre aiutato ad impegnarmi oltre ai miei limiti, per salvarmi. Essere coraggiosi significa affrontare le proprie paure a testa alta, non cancellarle. Quello è impossibile...>> ammise amaramente.
I due rimasero qualche istante in silenzio, cullati dalle onde. Lui aveva ancora le mani intorno alla sua vita, e lei le braccia sulle sue spalle, con le mani ad accarezzargli la nuca.
Quando lui se ne accorse, sentì altri brividi lungo tutta la schiena, e sospirò sperando che lei smettesse, ma senza allontanarle le mani per paura di ferirla <<Allora, vuoi che ti insegni a nuotare o no?>>
Lei annuì, ma con un mezzo sorriso furbo aggiunse <<Magari domattina è meglio...>>
<<Concordo! Torniamo in camera al caldo, eh?>> e finalmente ebbe una scusa per allontanarsi del tutto da lei, mentre si incamminava verso riva uscendo dall'acqua.
Lei lo seguì, ma faticava a stargli dietro: stava morendo di freddo, e sentiva come delle lame gelate trafiggerle il corpo, immobilizzandola. Purtroppo, quella sensazione le riportò di nuovo alla memoria la terribile esperienza di quando cadde nelle rapide a Great Falls, e si sentì ancora paralizzata e senza fiato.
Non voleva chiedere aiuto a Percy, e riuscì a mala pena ad arrivare a riva, dove si abbassò a raccogliere i propri vestiti dissimulando la paura; però, non aveva nemmeno le forze per rimettersi in piedi e proseguire fino all'hotel.
Stava per rimettersi a piangere, sentendosi una totale stupida; ma, poi, avvertì il tocco caldo di Percy, già totalmente asciutto, che le passava un braccio sotto al seno per rimetterla in piedi, e subito dopo la faceva voltare delicatamente e le metteva un braccio sotto alle gambe e l'altro dietro alla schiena per prenderla in braccio; lei assecondò quel gesto senza dire nulla e stringendo di nuovo le braccia intorno al collo del ragazzo, nascondendo il volto dalla vergogna mentre lui la trasportava e la faceva asciugare.
Il ragazzo entrò nella loro suite passando dal balcone che lui stesso aveva lasciato aperto, e riportò Dorothea nella propria camera.
Si avvicinò al letto, poggiandovisi con un ginocchio per potersi piegare e posare Dorothea con cautela, ma lei non lasciò la presa dal ragazzo.
Anzi, fece qualcosa di inaspettato, e proibito. Iniziò a passargli le labbra lungo il collo, strusciandosi, e dandogli dei lievi baci.
A quel punto, Percy, con di nuovo i brividi lungo tutto il corpo, non poté più ignorare la cosa <<Dora, smettila, ti prego...>> la supplicò provando a farla coricare sul letto e staccarsi da lei.
Ma lei non accolse la supplica, e continuò a baciarlo e accarezzargli la schiena, dolcemente. Quindi Percy, inebriato, si coricò sul letto a sua volta, sopra di lei, e la lasciò fare, mentre le accarezzava cautamente i fianchi e le cosce ancora nudi.
Sapeva benissimo che quel che stava succedendo era sbagliato, inopportuno, pericoloso. Ma era tremendamente bello.
Lei finalmente lasciò andare la presa dal collo del ragazzo, e iniziò a sfiorargli appena il petto e gli addominali, fissandolo negli occhi. Lui la guardò, confuso e preoccupato <<Non posso, non possiamo... è sbagliato...>> mormorò.
Lei gli sorrise <<Perché? Non siamo nessuno, qui, solo due ragazzi... ricordi?>> e alzò la testa verso di lui, socchiudendo le labbra per avvicinarle alle sue.
E lo baciò. Un bacio, dolce, delicato, tenero. Lui socchiuse gli occhi, in estasi.
Avrebbe voluto rispondere a quel bacio con tutto sé stesso, con trasporto e vigore. E poi l'avrebbe baciata su tutto il corpo, spogliandola del tutto e dandole piacere. E l'avrebbe fatta sua con passione.
Invece aprì gli occhi cercando di tornare lucido. La contemplò, in tutta la sua bellezza e la sua innocenza. Era ancora così pura, così incorrotta. Sapeva che, se lui si fosse avvicinato troppo, se si fosse legato troppo a lei, l'avrebbe rovinata. Non potevano stare insieme, o le avrebbe spezzato il cuore in qualche modo; o peggio, altri l'avrebbero usata contro di lui... come già successo con Annabeth.
Non poteva permetterlo, non voleva che soffrisse. Nonostante quanto la desiderasse in quel momento, non voleva essere così egoista.
Le diede un bacio sulla fronte, e si rialzò <<Buonanotte, Dorothea.>> e uscì dalla stanza prima che la ragazza, incredula e sconvolta, potesse fermarlo.
Tornò nella propria camera, dove si chiuse a chiave onde evitare che la ragazza lo raggiungesse durante la notte. Se fosse accaduto, non sapeva se avrebbe avuto la forza di dire di no una seconda volta. Solo gli dei sapevano quanta fatica gli fosse costata quella rinuncia.
Si coricò a letto, e, maledicendosi, provò a dormire.
Dorothea non ebbe maggiore fortuna nel prendere sonno. Si arrovellò a lungo per cercare di capire cosa diavolo fosse accaduto.
Stava filando tutto liscio, si stavano lasciando finalmente andare, e poi... niente. Lui era scappato lasciandola sola. Era normale?
Eppure, lei era sicura di piacergli. Beh, non al 100%, ma le era sembrato che lui le lanciasse certi sguardi, quando pensava di essere inosservato; quindi, l'attrazione fisica c'era, almeno. Altrimenti non si spiegava l'assurda ossessione del ragazzo per tenere le distanze fisiche tra di loro.
Forse lei non gli stava davvero simpatica? Forse la mal sopportava, come dava a vedere anche a Nuova Roma? Forse aveva mal interpretato tutti i segnali?
Lei, dopotutto, non aveva apprezzato da subito Percy. Certo, era un ragazzo bellissimo, di quelli che guardi e pensi "No, ok, non ho la minima possibilità con uno come lui!", ma lo aveva trovato odioso, all'inizio.
Poi, però, durante i loro allenamenti segreti, aveva iniziato a scalfire quella corazza che si portava dietro. E ora, dopo quei giorni passati insieme in totale libertà e senza maschere, pensava di averlo finalmente conosciuto davvero, e il vero Percy era semplicemente incredibile: la faceva sentire al sicuro, protetta e amata. Non un amore carnale, del quale lei ancora non sapeva nulla. Ma lui ci teneva a lei, voleva il suo bene, e questo lo percepiva chiaramente.
Forse si era illusa? Forse aveva corso troppo con la fantasia e la sua innata speranza?
Che sciocca si sentì. Si era umiliata per un ragazzo che nemmeno la considerava. E si addormentò con quei brutti pensieri a infestarle i sogni.
Quindi? Piaciuto!?
📌 Prossima pubblicazione: venerdì 8 gennaio!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro