Degno
L'onda d'urto causata della bolla d'aria si espanse in tutta la città. Bentesicima, Brizo e Variel stavano nuotando verso la piazza, quando furono travolti ritrovandosi privi di acqua in cui nuotare.
Variel fu scaraventato contro al tetto di un palazzo a pochi metri di distanza, e vi rimase mentre cercava di capire cosa diavolo fosse successo.
Brizo e Bentesicima furono scagliate più distanti, ed ebbero il buonsenso di aggrapparsi alla prima cosa che capitò loro, perché un attimo dopo si ritrovarono appese nel vuoto.
Brizo si era aggrappata proprio al tetto della torre più alta da cui erano appena partiti, e piano piano riuscì a mettersi in piedi e a scendere senza problemi fino a raggiungere Delfino e Leucotea, che erano riusciti a restare sulla cima della torre senza cadere.
Leucotea e Brizo, similmente alle altre divinità marine come Bentesicima e Tritone, si ritrovarono con due gambe umane, ma il povero Delfino rimase un delfino, incapace di spostarsi con facilità o di fare alcunché.
La giovane Bentesicima non fu molto fortunata, e si ritrovò appesa via ad una sporgenza della torre, più in basso rispetto a dove si trovavano i suoi compagni.
Cercò di arrampicarsi per scalarla, ma le risultò piuttosto difficile. Brizo e Leucotea cercarono di aiutarla e riuscirono a lanciarle una fune di fortuna.
<<Dai Bentesicima! Prendi la fune! Ti tiriamo su noi!>>
Ma la ragazza temeva sarebbe precipitata nel vuoto se solo avesse osato staccare una mano dai mattoni. Strinse gli occhi e si fece coraggio, riuscendo ad aggrapparsi con una mano alla fune e spostando pian piano tutto il peso su di essa.
La tirarono su portandola in salvo, e tutte e tre le ragazze si lasciarono cadere a terra ansimanti per lo sforzo e la paura.
<<Per Ade, che è successo!? Dov'è l'acqua!?>> esclamò Brizo esterrefatta.
Bentesicima si guardò intorno, capendo che si trovavano all'interno di una bolla d'aria <<Percy. È stato lui, gliel'ho già visto fare in passato, anche se non a questi livelli...!>>
<<... Almeno è ancora vivo!>> sottolineò Leucotea.
Le tre donne si alzarono dal pavimento e si ricomposero. <<Dobbiamo raggiungere la piazza in ogni caso! Andiamo!>> incitò Bentesicima.
Lasciarono il povero Delfino sulla torre sperando fosse al sicuro, e corsero giù dalle scale a chiocciola (per fortuna esistevano delle scale nonostante solitamente non fossero usate!) per raggiungere il fondale marino.
In più di un'occasione, a turno, una delle tre si ritrovò quasi a ruzzolare, poco abituate com'erano ad usare delle gambe!!
Giunte sul fondale, continuarono la loro corsa per andare in aiuto di Percy, sperando che stesse resistendo al confronto con Taumante e Tritone.
Durante il tragitto, dovettero evitare massi e palle di bronzo celeste volanti, probabilmente scagliate da Tyson o Briareo, e incontrarono vari gruppi di soldati impegnati in lotte, e tutti sembravano muoversi molto goffamente, per niente a loro agio come bipedi.
Ad un certo punto, Brizo si fermò per aiutare dei soldati di Tritone contro i guerrieri di Taumante, provando ad addormentare quest'ultimi, e Leucotea fece altrettanto scagliando una fitta schiuma addosso ad un altro gruppo di guerrieri per distrarli.
Bentesicima, invece, proseguì imperterrita verso la piazza percorrendo la strada principale. Ormai erano passati quasi 5 minuti da quando si era generata la bolla, e almeno 10 da quando lo scontro era iniziato.
Percy poteva essere ancora vivo solo per miracolo, ma finché vedeva la bolla d'aria, la ragazza nutriva speranza.
Ad un certo punto, notò una figura che si avvicinava, un uomo in un'armatura di platino che percorreva con calma la strada nel senso opposto, venendo dalla piazza.
La ragazza si bloccò <<... Taumante?>> sospirò a voce più alta di quanto pensasse.
Il dio, impassibile come al suo solito, chinò il capo in segno di saluto <<Nipote... Arrivederci.>> disse con educazione.
Temendo già il peggio, la giovane corse oltre, e giunta in piazza la scena che le si parò davanti la fece sentire al contempo felice e terrorizzata.
Percy era vivo, sopravvissuto allo scontro con Taumante e Tritone.
Ma stava morendo. Il semidio si dimenava sotto al peso del fratellastro, che gli stringeva il collo con forza e ferocia, con sguardo assassino in volto.
Il ragazzo provava a liberarsi, graffiando il volto del suo assalitore e cercando di ribaltarlo con degli scatti repentini, ma era tutto inutile, e stava perdendo vigore nell'opporsi.
La ragazza, ancora ad almeno 50 metri di distanza, corse ancora più freneticamente urlando <<NOOOO!!! PERCYYY!!!>> ma il ragazzo ormai non si muoveva più.
E la bolla implose.
L'acqua iniziò a riempire il vuoto riversandosi in possenti ondate, che crearono degli spostamenti d'aria catastrofici. L'intera piazza fu spazzata via, come fosse esplosa una bomba, e se Bentesicima, Tritone e Percy non avessero avuto natura divina sarebbero stati fatti a brandelli.
Bentesicima, dea delle onde, usò il proprio potere per provare a calmare il mare ed evitare che le violente correnti facessero altri danni in città, ma fu travolta insieme ai fratelli e perse momentaneamente i sensi.
Tritone non riuscì, in quel marasma, a tenere la propria stretta sul collo del fratellastro, e i due furono separati e scagliati lontani l'uno dall'altro.
Ci fu qualche minuto in cui il mare sembrò ribollire, tumultuoso e con milioni di bolle che risalivano verso la superficie. Questo diede tempo a Percy di riprendere conoscenza e forze grazie al contatto con l'acqua.
Quando aprì gli occhi, non capì subito dove si trovasse e cosa diavolo fosse successo, e guardandosi intorno capì di essere stato per breve privo di sensi dopo l'aggressione di Tritone.
Si girò freneticamente su sé stesso per cercare il fratellastro, pronto ad un nuovo scontro, ma tutto taceva.
Poi lo vide... a circa 100 metri di distanza... Tritone stava nuotando velocemente nella sua direzione, ma verso l'alto... e non puntava a lui... puntava ad altro, qualcosa di leggermente luccicante che vorticava in acqua ancora in balia delle correnti.
<<NOOOOOO!!>> urlò Percy. Se Tritone avesse impugnato il Tridente, avrebbe acquisito il potere divino di suo padre ufficialmente, e sarebbe stata la fine.
Il semidio si slanciò con rinnovato vigore verso il fratellastro, nel vano tentativo di fermarlo. Gli fu addosso in pochi secondi grazie alle correnti, e cercò di agguantarlo per impedirgli di raggiungere l'arma.
Ma Tritone si divincolava e lo spingeva via, aiutato da altrettante correnti a suo favore.
Si inseguivano e rallentavano a vicenda; poi Tritone con un colpo di pinna spinse via il fratellastro, allontanandolo da sé e slanciandosi verso l'alto, con il Tridente sempre più vicino.
Stava tendendo il braccio e la mano, pronto ad impugnarlo.
Percy sapeva di non poter riuscire a raggiungerlo in tempo, ma provò comunque a slanciarsi in un disperato tentativo, urlando dallo sforzo.
E proprio mentre le dita di Tritone ormai anelavano l'arma, a pochi centimetri, qualcosa di molto strano successe: il Tridente scattò allontanandosi dal dio, spinto da una nuova corrente forte e decisa... e con la coda dell'occhio Tritone vide sua sorella, nonché moglie, con le mani tese per generare la corrente, e un sorriso di vittoria dipinto in volto.
Ma il Tridente non andò verso Bentesicima, bensì schizzò nella direzione opposta finendo nella mano tesa di Percy.
Ciò che avvenne, resta tuttora un mistero per il semidio, per gli dei, e per chiunque altro si ritenga esperto in materia: con suo grande stupore, Percy si ritrovò il tridente nella propria mano, e gli sembrò di impugnare del metallo ardente, incandescente come lava.
Sentì un dolore acuto e atroce attraversargli tutto il corpo, e una luce accecante si sprigionò dall'arma.
Percy capì che il Tridente stava rivelando la sua vera natura, il suo vero potere, e pensò di dover chiudere gli occhi come quando un dio rivela la propria vera forma.
Eppure, sapeva che chiudere gli occhi equivaleva a darsi sconfitto. Quindi tenne duro, continuò a stringere l'asta del tridente e cercò di imporre il proprio potere, il proprio essere, la propria volontà, su quell'arma ostinata.
Una luce ancora più intensa si sprigionò dal Tridente, rischiarando l'oceano a chilometri di distanza, e Percy si sentì attraversare dall'irradiazione stessa. Urlò di dolore, sicuro che sarebbe esploso o avrebbe preso fuoco.
Tutto questo gli sembrò durare ore, ma avvenne in pochi, intensi secondi.
Poi tutto finì, così come era iniziato: il Tridente rimase comunque brillante e lucente, vivo come non era da mesi, nel pugno saldo di Percy: si era sottomesso al suo nuovo proprietario.
Percy smise di urlare e batté le palpebre, incredulo; si sentiva spossato come se avesse combattuto un esercito intero, eppure invincibile e fiero come non mai.
<<NON È POSSIBILE!! SEI UN MORTALE!! DOVRESTI ESSERE MORTO!!!!!>> gridò frustrato Tritone. Bentesicima, a qualche metro di distanza, stava esultando e applaudendo.
Questo fece imbestialire Tritone, che in meno di un secondo estrasse un pugnale da una fondina e si avventò contro la sorella con uno sguardo folle e insultandola <<SEI DIVENTATA LA PUTTANA DI UN SEMIDIO!! MUORI!!>>
Lei si spaventò ed arretrò per sfuggire alla furia omicida del marito, ma non fu necessario...
Percy si riprese dallo stupore, e quando vide Tritone scagliarsi contro Bentesicima, non esitò un attimo ad usare la sua nuova arma. Non sapeva come usarla, ma non se lo chiese nemmeno, gli venne istintivo: puntò i rebbi verso il fratellastro, e desiderò colpirlo.
Si sentì attraversare da una scossa, energia pura, che lo pervase e si trasmise all'arma come fosse un prolungamento del suo braccio; eruppe dalle tre punte come un raggio azzurro luminoso, e colpì Tritone alla schiena quasi istantaneamente.
Non lo uccise, solo perché Percy non desiderò davvero farlo, ma lo mise decisamente ko.
<<Interessante...>> bisbigliò Percy rigirandosi l'arma tra le mani. Ciò che aveva provato usandolo, era stato inebriante, quasi come un orgasmo.
Si chiese cos'altro potesse fare quell'incredibile arma, e la puntò verso la piazza; stavolta, anziché desiderare un'energia distruttiva, si concentrò sul ricostruire ciò che era stato distrutto poco prima... e così fece. Tutto ciò che veniva toccato dal getto di luce azzurra, si rigenerava e ripristinava, come per magia.
Ma riuscì a farlo solo per poco più di 10 secondi, dopodiché si sentì mancare.
<<Ti diverti? Attento però...>> disse una voce profonda alle sue spalle <<... così prosciugherai tutta la tua forza vitale, figliolo. Sei solo un mortale, dopotutto...>> concluse con dolcezza.
Con le ultime forze, Percy si girò di scatto, sorpreso e spaventato, e incrociò quello sguardo fiero che da tanto non vedeva <<Papà...>> sussurrò giusto un attimo prima di svenire di nuovo.
Sera del 20 dicembre 2014
Quando si svegliò, Percy era a letto nella sua stanza a Palazzo. Si sentiva tutto indolenzito, come se avesse fatto un miliardo di squat, addominali e flessioni tutti in una volta sola! Roteò gli occhi <<Chissà se morire fa meno male...>> bisbigliò.
<<Può darsi, ma non lo sapresti comunque, no?>> una voce femminile gli rispose, e lui sobbalzò dallo spavento.
<<Brizo...? Che ci fai qui?!>>
<<Scusa, non era mia intenzione spaventarti, ma mi è stato chiesto di vegliare sul tuo sonno ed eliminare eventuali incubi violenti, sai... per farti rigenerare al meglio...>> rispose con leggerezza.
<<Ah già...>> rispose lui, ricordandosi che aveva di fronte una divinità marina del sonno. Provò a mettersi seduto con qualche lamento, e si poggiò con la schiena a dei cuscini.
<<Che è successo?>>
Brizo aggrottò la fronte <<Non ricordi... niente?>>
Percy ripensò agli ultimi ricordi che aveva... Dolore... Una luce azzurra accecante... Appagamento... e poi un sorriso amorevole.
<<Non proprio... ma è tutto confuso...>>
Brizo sorrise <<Hai sconfitto Tritone e svelato la verità. Taumante si è ritirato, insieme ai suoi fratelli, e non sembrano intenzionati ad attaccare di nuovo. E tuo padre vuole vederti...>>
Percy si accigliò <<Cosa!?!>>
<<Beh, sì, ha chiesto di vederti appena ti fossi svegliato. Se ti senti in forze, puoi raggiungerlo già ora nella sala del trono.>>
Quindi era vero, non aveva sognato quel sorriso, e quegli occhi. Si sforzò per rimettersi in piedi in piedi subito, e lanciò uno sguardo eloquente a Brizo, che non capì.
<<Ehm... dovrei... dovrei vestirmi...>> la informò lui. Lei lo guardò con un sopracciglio inarcato <<Ok, fai pure, ti aspetto.>> ma rimase impassibile dove si trovava.
Lui la fissò, esasperato, e schiarì la voce <<Ehm... sono nudo... potresti... potresti girarti per cortesia?>>.
<<Oh. Oh! Ok, come preferisci...>> si voltò per dargli le spalle, e, mentre lui si infilava dei vestiti puliti lasciati di fianco al letto, lei aggiunse tranquilla <<... ma non ne capisco il motivo, visto che ti ho spogliato io insieme a Leucotea...>>
Dopo la bella notizia di essere stato visto nudo dalle sue luogotenenti, seguì Brizo fuori dalla stanza fino alla sala del trono, comunque felice che l'essere visto nudo fosse la sua peggiore preoccupazione del giorno. Un ottimo passo avanti, rispetto al giorno precedente!
Entrando vide un gran via vai di ambasciatori e messaggeri, e suo padre che parlottava fitto con le persone intorno a lui, tra cui Delfino, Leucotea, Tyson, Briareo e Variel.
Ma quando vide entrare il figlio, Poseidone ebbe occhi solo per lui <<Percy...>> sorrise. Era ancora emaciato e deperito, e dimostrava circa settant'anni... ma era vivo e cosciente.
Percy si aprì in un sorriso, e si sarebbe messo a piangere se non fosse stato circondato da sconosciuti <<Ciao papà...>>.
Poseidone fece leva sui poggioli del trono, e a fatica si mise in piedi; poi allargò le braccia sorridendo e incoraggiò il figlio <<Vieni qui, figlio mio!>>
Percy non se lo fece ripetere due volte e andò incontro al dio per accettare quell'abbraccio paterno con tanto di pacca sulle spalle, e non poté evitare di sentir bruciare gli occhi.
Poseidone guardò il figlio, e fiero disse <<Mi hai salvato. Hai creduto in me e hai fatto di tutto per proteggere il regno... sconfiggendo il tuo stesso fratello...>> e si fece d'un tratto cupo, come vergognandosi di dire il nome del suo ex legittimo erede.
Poi tornò sereno, e aggiunse <<Tyson e gli altri mi hanno aggiornato con tutti i dettagli... non che non ne fossi a conoscenza... sei venuto spesso a parlarmi per raccontarmi come andava...>>
<<Quindi mi sentivi!?>>
<<Ma certo... certo... e avrei tanto voluto aiutarti quando ho saputo la verità. Ma te la sei cavata anche senza di me, a quanto pare...>> fece un ghigno a metà tra l'orgoglioso e il sorpreso, e diede un'altra pacca sulla spalla al figlio, mentre tutti i presenti annuivano a quelle parole.
<<Oh, per così poco...>> esclamò il ragazzo riuscendo a strappare una risata al padre.
<<Seguimi, figliolo... Raccontami tutta la tua storia, ora.>>
I due si incamminarono lungo i corridoi del palazzo per restare soli. Percy gli raccontò la sua versione, senza alcuna censura e con l'entusiasmo di chi ha salvato la situazione.
Poseidone era un ottimo ascoltatore, e per quanto conoscesse già gli avvenimenti, non nascose il suo stupore nel sentire i dettagli del figlio.
<<Quindi, hai capito che era tuo fratello, il traditore...>> concluse il dio ad un certo punto.
<<Sì... tu... tu non l'avevi capito?>> provò a chiedere il ragazzo.
Il dio si strinse nelle spalle, imbarazzato <<Avevo dei sospetti, ma un padre non vorrebbe mai credere il proprio figlio capace di un tale inganno... Non ho voluto vedere l'evidenza...>>
<<Mi chiedo come possa essere arrivato a tanto. Ha detto delle cose... sul fatto che tu preferisci me a lui – e arrossì nel dirlo - ma non può essere solo questo il motivo... no? D'altronde, io morirò, prima o poi, e lui invece è immortale... Che gli interessa di me!?>> chiese ironico lasciandosi sfuggire una risatina.
Ma il dio non rispose e si incupì, e Percy non insistette con quel discorso.
<<Ad ogni modo, tutto questo pone delle serie questioni da risolvere il prima possibile. Come avrai visto dall'andirivieni nella sala del trono, sto concordando un armistizio con Ponto e i suoi figli, la diplomazia è sempre la migliore strada... Ma la situazione resta sul filo del rasoio. Io sono ancora debole, e, ora, sono solo, senza una moglie e senza un erede...>> concluse in tono pratico.
<<Che è successo ad Anfitrite!?>> chiese curioso.
<<Beh, non puoi credere che tenga al mio fianco una serpe in seno... L'ho ripudiata. Tornerà nella casa di suo padre, Nereo. Non potevo fare altrimenti, del resto ha tramato insieme a Tritone e Bentesicima...>>
<<Bentesicima non c'entra! È stata minacciata... Ma ha cercato di rimediare...>> aggiunse subito Percy con ardore, consapevole che era anche grazie a lei se le cose si erano risolte per il meglio.
<<Vero... vero...>> concordò il padre con poco entusiasmo prestando poca attenzione alla questione, e proseguì <<Comunque, mi serve un erede degno di questo nome...>>
<<... sono sicuro che troverai presto una nuova moglie e...>>
<<... non ho bisogno di una nuova moglie, ho già il miglior erede che possa desiderare, ed è qui di fronte a me.>> esclamò il dio smettendo di camminare.
Percy, invece, avanzò ancora qualche passo prima di fermarsi. Appena sentita la parola "erede", aveva capito dove suo padre voleva andare a parare, ma sperava non glielo avrebbe mai chiesto davvero.
<<Percy... Vieni a vivere qui, con me, e diventa il mio legittimo erede. Ti innalzerò allo status di dio minore, Zeus dovrà concederlo visto ciò che hai fatto e vista la mia situazione... Governeremo insieme, fianco a fianco, per secoli... e un giorno lascerò tutto a te, certo che saprai agire per il meglio.>>
Percy strinse forte gli occhi, prima di voltarsi e affrontare il padre sapendo di dargli un profondo dispiacere <<No, mi dispiace... Io non...>>
<<Riflettici. Hai ancora qualche giorno da restare qui per riprenderti...>> sentenziò il dio interrompendolo.
<<No papà, io non... io non sono all'altezza... è qualcosa di più grande di me! Non sono nato per questo! E poi non posso... restare qui...>> concluse pensando ad Annabeth.
Il dio sorrise sardonico <<Oh! Nemmeno tu sai minimamente per cosa sei nato... Solo il futuro te lo rivelerà! Ma non sottovalutarti e non precluderti nulla. Se non fossi degno, non avresti mai potuto impugnare Tridente. A proposito, tieni...>> estrasse da sotto la veste una penna, ma non era più la solita semplice penna bic con tappo, ma ora era un'elegante stilografica.
Percy la guardò incuriosito, e suo padre capì i suoi dubbi <<Beh, non potevi pensare che l'arma più potente dell'universo – e in quel momento, seppur negli abissi del mare, si percepì il rombo di un tuono lontano – ok... come vuoi... UNA delle armi più potenti all'universo, si sarebbe abbassata a celarsi dietro ad una penna usa e getta!>>
Percy si accigliò <<Vuoi... vuoi... vuoi dire che... che...!?>> non sapeva bene cosa chiedere.
<<Prendila, ed evocalo... è tuo ora.>>
Percy, titubante, prese la stilografica dalla mano del padre, e tolse il cappuccio con solennità. E la penna si trasformò nell'arma che era il simbolo stesso del Dio dei Mari.
Il ragazzo se la rigirò tra le mani, guardandola con stupore <<Pensavo di averlo sognato...>> mormorò.
Poseidone ridacchiò <<Ebbene, no. Ammetto che è... incredibile anche per me. Una cosa mai vista. Non avresti dovuto esserne in grado, sei un mortale. Eppure...>> il dio si grattò la folta barba, pensieroso e preoccupato.
Percy si vergognò e porse l'arma al padre <<Mi dispiace, ora che stai bene puoi riprenderlo...>>
<<Oh no no. No, non funziona così... Ora è tuo, se me lo ridessi, non sarebbe più... efficace, diciamo. Non risponde più a me... Tranquillo, me ne farò costruire un altro...>>
<<Ma... ma se è una delle armi più potenti dell'universo, come puoi fartene costruire un'altra così, in quattro e quattr'otto?!>>
Il dio sorrise <<La migliore delle armi è nulla se impugnata dal peggiore dei guerrieri. L'arma vive dell'energia del suo proprietario... è così per Tridente, come lo è per Anaklusmos... Ma stai attento con Tridente, si nutre di energia vitale, ma è stato creato per un dio. Non genera nulla che già non esista, amplifica solo ciò che è già dentro di te. Ricordatelo.>>
Percy capì perché si era sentito prosciugare dalle forze quando aveva provato a ricostruire gli edifici, poi ancora curioso chiese <<E... Anaklusmos dov...?>> ma non fece in tempo a finire la domanda, che il tridente si ritrasse e al suo posto prese forma la compagna di tante battaglie, il quale rimase ancora più esterrefatto.
<<Beh, come vedi, puoi scegliere! Le due armi convivono in questa stilografica ora. Una bic era un pochino riduttiva per entrambe, non trovi!?>>
Percy sorrise, imbarazzato e grato, e sentì ancor di più il peso della domanda di suo padre, che, come leggendogli nel pensiero, chiese ancora <<Quindi, valuterai la mia offerta?>>
E a labbra strette il semidio annuì <<Va bene, ci penserò.>>
Autrice: Ebbene... che ne pensate!? Vi è piaciuto il capitolo!? 😘 Fatemi sapere, e non perdetevi il prossimo capitolo... e a breve, si spera, Percy tornerà finalmente a casa!!
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