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Come salvare un Dio

Autrice: ho dovuto riutilizzare una vecchia parte che ho recuperato unendo due vecchi capitoli, quindi ha già delle letture e potreste vedere già il vostro like a questo capitolo... In tal caso, lasciatemi un commento per farmi sapere se vi è piaciuto! :-D

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Percy, più risoluto e convinto che mai, andò subito nel tempio che veniva allestito come centro di comando durante le battaglie, con il grande mosaico vivente sul pavimento.

Tritone era là, a parlottare con altri guerrieri e divinità minori, i suoi sottoposti a guida dell'esercito, nonché gli unici rimasti fedeli a Poseidone.

T:<<... No, è inutile attaccare. Che devastino la costa brasiliana, non mi interessa. Dobbiamo tenere unite le forze a difesa del Palazzo...>> poi vide il fratellastro entrare e fece una smorfia <<... Ecco il nostro salvatore. Non sei ancora scappato a gambe levate in superficie?>>

P:<<No. Sono qui per aiutare, combatterò al tuo fianco e insieme distruggeremo i mostri antichi e ripristineremo il controllo sul Regno, e papà si riprenderà.>> disse deciso.

Tritone inspirò velocemente dalle branchie sul collo <<Non vuoi proprio capire? È finita, non possiamo contrastare il nemico. Nostro padre si spegnerà, e io prenderò il suo posto, e con i miei pieni poteri dopo la sua scomparsa, sarò quindi in grado di sedare la rivolta e ripristinare il mio dominio. Ora non siamo abbastanza forti!>>

P:<<E vuoi lasciare morire nostro padre!? Insieme possiamo farcela! Dobbiamo solo cambiare strategia, lascia che vi aiuti!>>

T:<<Tu? Un umano? Sei solo un mortale... Inutile...>> e si voltò dandogli le spalle per continuare a parlare con il suo luogotenente. Gli altri presenti guardarono la scena ammutoliti.

Percy stava per esplodere, e avrebbe aggredito Tritone, se uno dei luogotenenti, Delfino, non avesse preso la parola <<Tritone, tuo padre nonché nostro Signore Poseidone vorrebbe che Perseus ci aiutasse. Aveva chiesto di convocarlo per prendere parte alla battaglia come comandante, prima di indebolirsi al punto da restare bloccato a letto, e prima che tu annullassi quell'ordine vietandoci di chiamarlo...>> dal tono usato, era ovvio che Delfino non rispettasse il futuro re, e che non fosse d'accordo con la sua strategia militare prettamente difensiva in attesa dell'inevitabile e totale declino.

Ci furono dei mormorii tra gli altri presenti, tutti sembravano d'accordo con le parole di Delfino, ma nessuno pareva voler apertamente contraddire Tritone. Avevano così tanta paura di lui?

Tritone sorrise subdolamente <<Bene. Se il grande Delfino crede che il mio fratellastro possa essere utile, allora lasciamolo provare, no? Vediamo se sei davvero il più grande eroe mai nato, come tutti dicono... Accomodati... Guarda il mosaico... E dimmi cosa faresti...>> e lo invitò ad avvicinarsi.

Il mosaico mostrava l'intero Regno di Poseidone, tutte le distese d'acqua del pianeta, riuscendo anche a rendere la profondità dei mari. Era uno spazio immenso, ben più di qualsiasi terra emersa, e si sviluppava tridimensionalmente.

Percy studiò il mosaico per capire dove si trovassero i mostri peggiori, e come poter schierare le truppe pur continuando a difendere il Palazzo. Ogni tipo di creatura mitologica marina era coinvolta, e anche divinità minori ed entità antiche, di cui non si aveva nemmeno memoria, ed era chiaro che non avessero abbastanza risorse per contrastarle tutte.

Poi, sicuro di sé, gonfiò il petto e disse <<Delfino, tu e le tue truppe dovreste contrastare i serpenti di mare che stanno causando problemi sulle coste brasiliane. Non possiamo permettere che creino altri problemi.>> e nel dirlo fulminò il fratello Tritone con lo sguardo, poi proseguì <<Leucotea, tu e i tuoi dovreste invece combattere contro l'Ozena che crea cicloni al nord, potete farcela. Briareo, so di chiederti molto, ma devi contenere la tua ex moglie nonché nostra sorella, Cimopolea... Porta pure con te dei ciclopi... Tyson, tu andrai con Briareo. Tritone, tu resterai a guardia del Palazzo col resto delle truppe per respingere l'orda di Carcini che si avvicina. Queste sono le azioni più urgenti, poi, domati questi mostri, potremo concentrarci insieme sugli altri, come Taumanteche sta uscendo dal Mediterraneo per venire qui, o Forco, che potrebbe prendereposizione a breve...>>

Tutti lo ascoltarono e lo osservarono mentre prendeva in mano la situazione, annuendo ad ogni proposta ed accettando i propri incarichi. Tritone stesso ne restò sorpreso, e non gli piacque vedere come il fratellastro riuscì ad imporsi sul consiglio di guerra con quella naturale autorevolezza, mentre lui, per farsi rispettare, aveva dovuto arrivare a farsi temere.

T:<<Bene. Faremo come dici tu, fratello. Tuttavia, tu cosa farai? Sei venuto qui per comandarci a bacchetta e guardare mentre ci sacrifichiamo?>> insinuò Tritone.

Percy fece il suo classico ghigno beffardo, già pronto a quella domanda <<No. Io andrò qui...>> e mostrò un punto vicino alla Fossa di Porto Rico, dove il mare sembrava ribollire e la terra continuava a tremare per km di raggio devastando le coste <<... E ucciderò Ceto con le mie mani.>>

Nella sala calò il silenzio, spezzato da un festante Tyson <<Grande fratello!>>. Tritone lo guardò con astio, poi si rivolse a Percy <<Ma bene. Pensi di poter sconfiggere Ceto da solo? Accomodati. Ma non sarà la disinteressata guida marina che ricordi dal vostro ultimo incontro, ora odia Poseidone e tutta la sua corte, nonché la sua discendenza, e ha tutte le intenzioni di distruggerci. Attenderemo qui il ritorno del grande eroe, o di ciò che ne resta.>>

Il ragazzo non diede peso alle parole del fratellastro, e definì alcuni dettagli con i luogotenenti incaricati, mentre Tritone, infastidito, usciva dal tempio.


Il semidio fu accompagnato da una gentile nereide in quelle che sarebbero state le sue stanze durante la sua permanenza. La camera era molto spaziosa e riccamente decorata con coralli, perle, conchiglie e madreperla, e aveva anche una zona soggiorno. Ora che era solo, Percy poté riflettere, e si rese conto di quanto la situazione fosse grave. Inoltre, aveva apertamente sfidato Tritone, che probabilmente sarebbe diventato re a breve se non fossero riusciti a sedare la rivolta, ed avere un futuro dio contro non era proprio la migliore delle mosse. Come se non bastasse, si era proposto di sfidare Ceto in prima persona, e ovviamente l'aveva fatto anche per mostrare al fratello che ne era in grado. Ma lo era davvero?

Si mise a pianificare una strategia militare per contrastare i nemici e per attaccare tutti i mostri marini visti nel mosaico, e capì che sarebbe dovuto restare delle settimane per poter davvero fare la differenza, sempre sperando che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Dopo ore a scarabocchiare su carte nautiche e su un taccuino personale rigorosamente blu, qualcuno bussò alla sua porta facendolo trasalire.

P:<<Avanti...>>

Una bella ragazza con la coda da sirena fuxia entrò nella stanza. Aveva lunghi capelli neri e ricci, occhi verdi, un viso regale e la pelle diafana per via della privazione della luce del sole, ma si percepiva che un tempo la sua pelle fosse stata più scura. In mano portava un vassoio chiuso da una cloche trasparente.

Percy iniziò a chiudere le carte e nascose il proprio taccuino sotto a dei libri.

B:<<Ho pensato che avesse fame, signore... è bene nutrirsi a dovere prima di una battaglia.>> era molto gentile, ma anche distaccata.

P:<<Oh, sì, non mi ero reso conto di quanto avessi fame finora... Grazie mille!>>

La ragazza si avvicinò al tavolo a cui Percy sedeva e lo aiutò a spostare qualche carta per fare spazio al vassoio. Il ragazzo rimase stupito quando si rese conto che il pasto sotto alla cloche, del salmone al forno con contorno di verdure, era in una specie di bolla d'aria. Si chiese anche come avessero fatto a cuocere del pesce in fondo al mare!

B:<<Esiste aria anche sott'acqua, e si può sfruttare per creare delle bolle d'aria... Ma immagino che il figlio semidio di Poseidone con poteri sull'acqua già lo sappia...>>

Effettivamente, in passato Percy era riuscito a creare una bolla d'aria abbastanza grande da contenere sé stesso ed Annabeth per farla sopravvivere sott'acqua, ma non aveva mai pensato che questo potere potesse tornare utile per cucinare!

P:<<Quindi per cucinare e mangiare fate sempre così?>> chiese curioso.

B:<<Oh beh, noi possiamo mangiare anche sott'acqua, e di solito i nostri pasti sono diversi da quelli di voi umani mortali... Ma ammetto che non mi dispiacerebbe mangiare ancora alcune pietanze che avete voi in superficie...>>

P.<<Oh, quindi sei stata sulla terraferma? Voglio dire... fuori dall'acqua?>>

La ragazza rise piano, con grazia <<Certo, tanti anni fa ho vissuto una vita mortale in Etiopia, sotto la protezione del re dell'epoca che mi ha trattato come una figlia, e ho anche sposato un mortale, prima di tornare qui, nel mio regno...>>

Percy la guardò interrogativo <<Scusami, non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami... Io sono Percy...>> e le porse la mano, che lei guardò sorridendo con curiosità, e solo in quel momento lui si rese conto di quanto dovesse sembrare stupido un gesto del genere per qualcuno con una cultura totalmente diversa. Ma lei fu gentile e allungò la propria esile mano in risposta a quel gesto <<Piacere, Perseus, so chi sei... Io sono Bentesicima...>>.

Il semidio le sorrise <<Mi dispiace, non ricordo di aver sentito il tuo nome... Sei una nereide?>>

B:<<Più o meno...>> rimase vaga, e inarcò un sopracciglio, poi proseguì <<Ti lascio cenare in pace, Perseus...>>

Percy non aveva davvero voglia di stare da solo, e sapeva anche che non avrebbe chiuso occhio quella notte temendo delle ritorsioni da Tritone (si disse che suo fratello era benissimo in grado di mandare un sicario per sgozzarlo durante il sonno!), quindi un po' di compagnia con una persona che si era dimostrata gentile e bendisposta nei suoi confronti non gli dispiaceva.

P:<<Ma no dai, aspetta... la mia cena è... sufficiente per due persone... puoi restare a farmi compagnia e raccontarmi un po' del regno di Poseidone. Mi piacerebbe saperne di più, mi sento... un pesce fuor d'acqua!>> e sorrise.

Lei lo fissò dubbiosa, senza ridere <<Era una battuta?>>

P:<<Ehm... sì...>> disse imbarazzato.

Lei sorrise di rimando, ed emise di nuovo quella dolce risata <<Carina! Va bene... se vuoi, ti racconterò qualcosa...>>

Percy ne fu felice, poi pensò che per mangiare avrebbe dovuto davvero eliminare l'acqua, quindi si concentrò come aveva fatto anni prima, e riuscì a chiamare a sé l'aria, respingendo quindi l'acqua da dove si trovava, creando una bolla d'aria grande quanto l'intera stanza. Dopo 1 minuto, si trovò quindi perfettamente asciutto, in una cupola d'aria da lui generata. Lì per lì, non rifletté su cosa comportasse questo suo potere, nemmeno al perché potesse riuscirci.

Bentesicima osservò la scena con genuino stupore <<Notevole.>>. La sua coda da sirena, al contatto con la terra asciutta, si era trasformata in due graziose e snelle gambe; si diresse camminando leggiadra e aggraziata verso Percy, e si sedette al tavolo per condividere la cena.

Il ragazzo riempì la ragazza di domande su Poseidone e sul regno, e sulla loro cultura in generale, e lei fu gentile e paziente, e rispose con garbo anche a quelle più strane e sciocche.

Per la prima volta il semidio si rese conto di quanto poco sapesse sul proprio retaggio divino, e capì che conoscere meglio suo padre lo avrebbe aiutato a conoscere meglio anche sé stesso e il proprio potere. Inoltre, si sentì parte di un nuovo mondo, a cui lui, in fin dei conti, apparteneva almeno per metà.

Dopo circa 4 ore, Percy dovette ammettere di sentirsi davvero a proprio agio con Bentesicima; d'altronde, era da mesi che viveva una situazione di tensione con la sua ragazza, e non ricordava l'ultima volta in cui aveva cenato sostenendo nel frattempo una bella conversazione. Ma si sentì in colpa per quel pensiero, e gli mancò Annabeth.

P:<<Mi sono reso conto che dovrò restare qui a lungo. Dovrei avvisare la mia fidanzata e la mia famiglia per spiegare la situazione... Come posso mandare un messaggio-iride da qui?>>

B:<<Beh ti basta trovare un punto in cui la luce viene rifratta dall'acqua... Puoi usare uno dei nostri specchi di madreperla, rifrangono la luce e puoi chiamare chi vuoi. Ne hai uno sul comodino...>>

P:<<Oh, perfetto... grazie mille. E grazie... anche per la cena e la chiacchierata... Sei stata gentilissima, mi hai fatto sentire il benvenuto, al contrario di molti...>>

La ragazza sorrise appena, distogliendo lo sguardo dal bel viso gentile del semidio.

B:<<Dimmi, Percy, sei preoccupato per lo scontro con Ceto?>> chiese d'un tratto.

Percy si accigliò, sorpreso da quella domanda, e si rese conto che di lì a 24 ore avrebbe potuto essere morto <<Un po' sì, effettivamente, ma ormai sono abituato a questa sensazione. Ci ho fatto l'abitudine...>>

B:<<... E sai come raggiungere il suo nascondiglio?>>

P:<<Sì, certo... è proprio nel punto più profondo, nell'abisso Milwaukee...>> prese una delle cartine e la mostrò alla ragazza. <<... arriverò in circa 5 o 6 ore passando da qui, e poi andrò dritto nella fossa da est...>>

Bentesicima si mordicchiò appena il labbro inferiore mentre guardava la cartina, poi titubante disse <<... E... e se passassi da qui? Da nord?>>

P:<<Mmm dovrei passare in mezzo a tutte queste isole e a questi fondali frastagliati prima di raggiungere la fossa, allungherei la strada di almeno 2 ore... Da est invece è mare aperto...>>

B:<<Sì... già... è vero...>> ma non sembrava convinta, e sospirò <<Faresti meglio a riposare, ti aspetta una giornata impegnativa. Buona notte>> si alzò e se ne andò dalla stanza, rientrando in acqua.

Percy prese lo specchio di madreperla dal comodino, chiamò a sé dell'acqua e la fece depositare sullo specchio per ottenere l'effetto di rifrazione, e non avendo una dracma con sé, lanciò una perla, sperando che Iride l'accettasse comunque, e chiese di poter vedere Annabeth, senza rendersi conto che a New York era già l'1 di notte. Riuscì a trovarla ancora sveglia, e le raccontò tutto quello che era successo dal suo arrivo, e quale fosse la situazione in cui versava il regno di suo padre.

A:<<Ma riuscirete a vincere, vero? Voglio dire...>> era preoccupata e cercava di incoraggiarlo.

Percy provò piacere nel vedere che la sua fidanzata ancora si interessata al suo bene, e non volle farla preoccupare troppo <<Ma certo. Ho una strategia, ho imparato dalla migliore stratega...>> e le sorrise. <<... Si risolverà tutto per il meglio.>>

A:<<E quando pensi di tornare?>>

Percy inspirò; non sapeva davvero quando sarebbe finita la guerra, ormai durava da mesi, ma erano nelle fasi finali... Se solo fosse arrivato prima, avrebbe potuto intervenire in una situazione meno grave... A dirla tutta, non sapeva nemmeno se sarebbe tornato. Ma doveva pensare positivo.

<<Tornerò in tempo per la cena della Vigilia. Te lo prometto.>> e sapeva che si sarebbe impegnato ancora di più in battaglia, visto che doveva mantenere una promessa fatta a lei.

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