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Cena tra Amici

Non so come giustificare la mia assenza, troppo lavoro, troppi impegni. E venerdì mi sposo!!!!! 
Buona lettura!


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[lunedì 30 ottobre 2016]

Dorothea sopportò quegli incontri per ben 4 settimane. Ma quella nuove condizioni non erano affatto ciò che aveva desiderato.

Ad ogni appuntamento aveva eseguito le istruzioni, sbuffando e roteando gli occhi al cielo tanto da avere i capogiri, ma trattenendosi dal lamentarsi apertamente.

Quindi aveva corso, saltato, strisciato, si era arrampicata e aveva fatto ogni sorta di piroetta e riscaldamento richiesto. Aveva pure ripreso la dieta ipercalorica e iperproteica consigliata da Percy per tornare in forma con la propria muscolatura.

Ma di combattere contro Percy, o di vederlo dare dimostrazioni pratiche, non se ne parlava! Era già tanto se le veniva concesso di scontrarsi con Leo di tanto in tanto, ma quello era il massimo a cui poteva aspirare.

E quella sera, dopo un'altra ora e mezza passata a rotolarsi nel fango tra addominali, scatti e burpees per rispettare gli ordini, aveva nuovamente sperato che fosse arrivato il momento tanto agognato quando vide Percy alzarsi dalla solita panchina.

Invece, dopo essersi stiracchiato un po', il ragazzo si strinse meglio nel proprio mantello con l'unica intenzione di combattere la brezza autunnale, e si schiarì la voce <<Hmm-mmh... bene, si è fatto tardi. Per stasera finiamo qui.>>

Incredula, Dorothea pestò i piedi fischiando come una teiera sul punto di esplodere, e non poté più trattenersi <<Ma allora mi prendi davvero per il culo!>> sbottò.

Lui si accigliò e le lanciò un'occhiataccia <<Scusa... puoi ripetere?!>>

<<Hai capito bene! Credo che tu mi stia prendendo in giro, non stai mantenendo la parola!>> protestò.

<<Ah no!? Eppure ti dedico due sere a settimana per allenarti!>>

<<Ma se non muovi nemmeno un dito! Non mi mostri neanche una mossa! Mi fai fare cose che potrei fare benissimo anche da sola e te ne stai seduto a guardarmi!>>

<<Quindi, preferisci fare da sola!?>> le chiese sarcastico, <<Possiamo anche annullare tutto, ok!>> propose poi.

<<Come osi!? Non sei un uomo di parola! Non permetterti di prendermi in giro così!>> minacciò dirigendosi verso di lui come un toro.

Lui non si scansò minimamente, anzi, l'attese a braccia incrociate e sfidandola con lo sguardo <<E dovrei avere paura di te, ragazzina!?>>

Arrabbiata come non mai e fomentata da vecchi rancori verso il ragazzo, scattò verso di lui, per colpirlo.

A quel punto Leo, che aveva osservato il battibecco in silenzio, si interpose istintivamente tra i due appena in tempo, preoccupato che la ragazza potesse davvero fare del male al suo protetto.

Lei lo spintonò <<Ma che diavolo vuoi tu! E perché sei sempre tra i piedi!?>>

Il "di-solito-burlone" Leo la squadrò con un'espressione serissima <<Vacci piano, tesoro. Questo qui resta comunque il tuo superiore!>> le disse sperando di disinnescarla con la gerarchia e chiudere la questione.

Ma non conosceva bene Dorothea. Lei lo spintonò ancora per ingaggiare una mezza rissa e sfogare la frustrazione. Lui la ignorò. Lei infierì nuovamente.

A quel punto, con poche mosse, lui la spinse a terra, immobilizzandola e sperando che si calmasse, ma lei continuava a dimenarsi per provare a liberarsi, provocandosi tagli e abrasioni contro il terreno e le braccia metalliche del ragazzo.

<<Basta così.>> sancì Percy in tono cupo. Un tono che placò entrambi i semidei, che si voltarono a guardarlo: anche il suo volto era cupo, pensieroso, e rassegnato.

Leo lasciò andare Dorothea, che scattò in piedi ripulendosi dal fango senza guardare in faccia i due ragazzi.

<<Rivers... credo sia meglio interrompere i nostri incontri.>> dichiarò Percy.

Lei si voltò a guardarlo, ancora più arrabbiata, ma con gli occhi ricolmi di lacrime <<NO! No. No. No.>> disse scuotendo un dito verso il ragazzo, e aggiunse risoluta <<Stavolta non decidi tu, non detti più tu le regole! Sono stufa di te e di tutte le tue stronzate e della tua indecisione! Vuoi fare il misterioso, il distaccato, l'asociale? Non vuoi mantenere le promesse!? Va bene! Ma allora sono io a non voler più essere allenata da te, non hai niente da insegnarmi, né come guerriero, né come persona! Anzi! Non voglio più vederti o parlarti! Ti odio!>> e se ne andò singhiozzando.

Percy e Leo la guardarono allontanarsi, in silenzio. Leo era dispiaciuto per aver dovuto scontrarsi con lei sul serio, e sperava di non averle fatto male. Ma intuiva che fosse ben altro a turbare così profondamente la ragazza.

Il figlio di Poseidone, invece, era scosso. L'aveva già vista in preda a scatti d'ira o sbalzi d'umore, e li aveva sempre giustificati come tipici comportamenti di semidei in età puberale, a cui anche lui non era stato immune qualche anno prima.

Ma quelle dure parole erano state dette con tono tagliente e deciso, e sembravano davvero voler definire una fine, tra di loro.

E non era affatto sicuro di volerla perdere così.

<<Le passerà. È solo un'adolescente con sbalzi ormonali!>> esordì Leo infine sperando di stemperare il clima.

Percy sospirò <<Non credo. Ma... forse è meglio così.>>



[martedì 31 ottobre 2016]

Quella poteva essere senza ombra di dubbio annoverata tra le serate più bizzarre a cui Percy avrebbe preso parte in tutta la sua vita, considerando anche orge sfrenate, missioni suicide e cene politiche al limite della pantomima.

Pensando che una festa ufficiale potesse esporre Percy ad altre chiacchiere e sguardi indiscreti, Reyna aveva preferito organizzare una cena tra pochi intimi selezionati per rinsaldare i legami con i vecchi amici.

Fosse stato per Percy, invece, avrebbe volentieri fatto a meno anche di quella cena per passare piuttosto una serata chiuso in camera a giocare ai videogames con Leo bevendo birra e mangiando nachos, e cercando di non pensare al brusco addio di Dorothea della sera precedente.

Ma no. Era il Console e non poteva di certo fare quello che voleva! Quindi, avrebbe presenziato a quella cena, ma nessuno lo avrebbe costretto ad esserne felice.

Un lungo tavolo era stato allestito a tema per la serata di Halloween per quella cena tra amici, con tanto di foglie d'acero e zucche di varie forme e dimensioni.

Reyna prese posto ad un capo del tavolo, e Percy in automatico prese posto al capo opposto, lasciando quindi i due lati lunghi disponibili per gli ospiti.

Leo, per deformazione professionale, prese subito posto vicino a Percy. Lo stesso fece Nico, che per un qualche breve e imbarazzante istante dovette giocarsi la sedia con Frank, che ugualmente avrebbe voluto sedersi a fianco del figlio di Poseidone.

<<Oh... scusa... fai pure...>> disse il figlio di Marte lasciando la presa dalla sedia e facendo un cenno al contendente, e si sedette quindi di fianco a lui, non del tutto soddisfatto, ma comunque contento di non essere finito di fronte a Leo: non lo aveva ancora perdonato per le sue azioni scellerate e non si fidava affatto di lui. Anzi, si chiedeva con molto scetticismo per quale bizzarro motivo Percy e Leo sembrassero ora così legati.

Hazel, per lo stesso motivo, si prese il posto diametralmente opposto a Leo e di fianco a Frank e Reyna, impegnandosi per non concedere nemmeno uno sguardo al reo figlio di Efesto.

Annabeth, saggia, si sedette a metà tavolo, di fianco a Leo e di fronte a Frank, così da essere equidistante da incudine e martello per superare la serata indenne! Al suo fianco, di fronte ad Hazel e vicino a Reyna si sedette Piper, visto che era l'ultimo posto rimasto.

L'imbarazzo era palpabile. Sembrava una riunione dei 7 della Profezia, ma con l'intrusione di Reyna e Nico... e con un'incolmabile assenza. Erano passati molti anni da quando avevano vissuto quelle avventure insieme. Erano adulti, erano cambiati, e forse ora erano così diversi, da non sussistere più alcun motivo per essere amici, se non la nostalgia.

<<Wow... ragazzi... è bello rivedervi dopo così tanto tempo!>> esordì Piper col coraggio di spezzare quel silenzio e col tono più naturale ed entusiasta che le riuscisse.

Reyna lo trovò forzato, ciononostante le sorrise cordiale con la sua solita compostezza <<Ed è bello che tu sia riuscita a venire... Come va ad Hollywood?>>

<<Oh bene! Bene! Ma non credete a tutti i gossip che sentite in giro sul mio conto! La metà di quelle cavolate sono solo per pubblicità...>>

<<Quindi non sei andata davvero alle Galàpagos per salvare quei pinguini!?>> chiese Annabeth scettica ricordando dei post sulla pagina Instagram dell'amica.

<<Quello sì! Non c'entrava con la pubblicità, anche se alla fine il mio agente ha voluto per forza che saltasse fuori sui social...>> ammise con rammarico roteando gli occhi.

<<Davvero!? E quell'ultimo flirt... con quell'attore di serie TV... vero o no?>> si collegò Leo curioso e sperando di intavolare una conversazione e non essere più la pecora nera del tavolo.

<<Uhm, nah... niente di che...>> tagliò corto la figlia di Afrodite con un po' di imbarazzo e bevendo un primo sorso di vino, poi puntò lo sguardo su Nico per evitare di dover parlare ancora a Leo <<Come va con Will?>>

<<Oh... bene... abbiamo chiarito alcune questioni, e ora... tra noi va bene, ecco. Ma sai, lui ha iniziato il tirocinio a New York e con gli orari assurdi che ha adesso non è riuscito a venire fin qui per una cena...>>

La ragazza annuì, piuttosto soddisfatta di quella risposta e contenta di sapere che quella storia d'amore era rinata, <<E dimmi, invece a te come va lo studio?>> chiese poi.

<<Io... io mi sono... preso un attimo di pausa...>> ammise il ragazzo a bassa voce. Non lo aveva ancora detto a nessuno, o quasi, e fu sorpreso di riuscire ad ammetterlo ad alta voce davanti a così tante persone. Si chiese corrucciato se la figlia di Afrodite non avesse involontariamente usato il proprio potere nel porgli quella domanda.

<<... un momento, cosa!? E perché?>> irruppe Percy nella conversazione sconvolto da quella rivelazione.

Annabeth ebbe la stessa reazione e quasi si strozzò con un grissino; ingoiò il boccone, e si unì alla domanda <<Davvero? Nico, sei serio!?>>

Nel frattempo, Hazel e Frank sospirarono stupiti, mentre Leo sbuffò incredulo. L'unica che rimase impassibile fu Reyna, perché già ne era a conoscenza.

Nico guardò velocemente il volto di ognuno di loro, poi il suo sguardo si posò con insistenza negli occhi di Percy, sperando che l'amico comprendesse senza porre ulteriori domande <<Non sono certo che fosse la strada giusta per me, dati alcuni recenti sviluppi...>>

Percy irrigidì la mascella per non insultarlo. Soppesò le sue parole, e capì; deglutì, bevve un sorso di vino, e con disinvoltura rispose <<Se ci hai pensato a fondo e ne sei convinto, credo tu abbia fatto bene a prenderti una pausa...>> ma si segnò a mente di prendere da parte l'amico e prenderlo a schiaffi appena finita la cena.

Hazel ed Annabeth fulminarono il Console <<Ma che dici!? Ti sembra un consiglio saggio?! Nico, hai studiato tanto negli ultimi anni e ti sei dato un gran da fare, saresti sciocco a buttare via tutto questo!>> lo rimproverò la sorella.

<<Ha ragione Hazel. Sarebbe un peccato aver sprecato così tanto tempo!>> concordò Annabeth più diplomatica.

La sorella rincarò <<Appunto! E papà ti ha anche dato libero accesso a tutto il suo sapere e ti ha fatto entrare ad occhi chiusi alla UCSF School of Medicine e ti ha preso un appartamento per mantenerti durante gli studi! Credi ne sarà felice?>>

Nico fece spallucce <<A papà i soldi non mancano. E poi, mi ha abbandonato per oltre settant'anni in un casinò di Las Vegas, non credo che mi rinfaccerà qualche mese di impasse.>> ribatté il ragazzo con quel suo solito tono cupo che ben poco spazio lasciava a obiezioni.

Il clima si stava scaldando fin troppo, e Leo si sentì libero di unirsi al dibattito <<Se non se la sente di studiare in questo momento, proprio sforzarsi sarebbe uno spreco di tempo ed energie, no? D'altronde, la vita è la sua.>>

Come immaginava, nessuno rispose davvero per non dover parlare direttamente con lui, e si limitarono a qualche mugugno e cenno del capo in assenso o dissenso. Ma Nico intercettò il suo sguardo e sillabò un muto "grazie". Leo ne fu compiaciuto, e nascose il proprio sorriso dietro ad un bicchiere.

<<Hazel, come stanno andando le nuove reclute?>> chiese improvvisamente Reyna cambiando totalmente discorso, come se si fossero seduti a tavola solo in quel momento.

Hazel non apprezzò quel brusco tentativo di togliere l'attenzione da quell'importante discorso riguardo al fratello, ma non poteva nemmeno rispondere in modo inappropriato alla Console di Nuova Roma. Anche se era una cena conviviale, era difficile mettersi contro Reyna. Quindi, serrò la mascella e rispose <<Bene. Ci sono dei ragazzi molto volenterosi... Ma ne arrivano ogni anno sempre di più, e sempre più giovani... Molti orfani...>> concluse atona.

<<Dovremmo costruire un orfanotrofio.>> propose Percy dal nulla tamburellandosi sulle labbra, quasi pensando ad alta voce, mentre veniva loro servita la prima portata.

Reyna si accigliò, e snobbò la proposta <<Esistono le Coorti e i dormitori al Campo, non serve un altro edificio per accogliere gli orfani.>>

Percy fece spallucce, scomponendosi sulla sedia <<Questo perché diamo per scontato che tutti i ragazzini che arrivano debbano servire la Legione e li suddividiamo nelle Coorti...>>

<<Perché devono servire la Legione, Percy, è così che funziona per diventare cittadini. Si deve servire Nuova Roma.>> puntualizzò lei.

<<E se così non fosse?>> ribatté lui con un fare anarchico nello sguardo.

Reyna iniziava ad essere confusa da quel discorso, e anche piuttosto preoccupata. Gli lanciò un'occhiataccia scuotendo la testa, cercando di fargli capire che non era né il luogo né il momento di mettere in discussione un protocollo antico quanto Nuova Roma stessa.

In risposta, lui fece quel suo solito sorriso da schiaffi che avrebbe fatto crollare chiunque. Annabeth percepì la tensione più degli altri, e cercò di moderare quel dibattito <<Forse quel che intende Percy è che per alcuni ragazzi particolarmente giovani potrebbe essere più consono avere semplicemente un posto sicuro dove vivere, prima di essere arruolati nella Legione... per ambientarsi...>> disse con cautela.

Percy le sorrise <<Appunto.>> confermò.

Reyna storse le labbra <<Un'idea molto poco romana.>>

<<Intendi troppo greca? Forse è per questo che Annabeth capisce.>> ribatté lui punzecchiandola. Lei inspirò per calmarsi prima di rispondere e prese un boccone dal piatto per perdere tempo e trovare la pazienza.

<<Non è una brutta idea.>> commentò Frank con candore ingoiando un boccone, ancora troppo acerbo a quei giochi di potere politico. La Console si accigliò, e irrigidì la mascella mentre masticava.

Leo fece spallucce <<Tutto sommato, non si sta male a Nuova Roma. La città prospera, e le cose funzionano bene, mi pare...>>

<<Ti stupirebbe sapere quanto ti sbagli.>> lo corresse Percy con una risata amara. Reyna lo fulminò con lo sguardo: aveva davvero intenzione di demolire la sua città in quel modo!?

<<Cioè?>> chiese Annabeth curiosa.

<<Beh... il sistema non funziona. È troppo rigido, molti ragazzi mollano e fuggono dalla città, tornando nel mondo normale, alla mercé dei mostri. Però sono cose che non si sanno, non sia mai che si parli di questi reietti fuggitivi... giusto, Reyna?>> insistette lui sovversivo.

Reyna deglutì con calma, e con sarcasmo chiese <<Come quelli che fuggono in Montana, per esempio? Forse il problema non sta nel sistema, ma in qualche istruttore...>>.

Colpito e affondato. L'espressione prima beffarda del ragazzo si incupì di colpo. Frank e Hazel si lanciarono un'occhiataccia, a disagio per ciò che forse avevano intuito.

Leo ed Annabeth spostarono lo sguardo confusi da un Console all'altro, in cerca di qualche indizio. Piper si accigliò e intervenne <<Davvero molti ragazzi abbandonano la città? È un peccato... magari come dice Percy potrebbe essere il caso di accoglierli senza arruolarli subito...>>

Reyna la guardò intensamente per un istante. Nella propria testa stava maledicendo quella ragazzetta, che già mal sopportava per averle portato via il suo primo amore e che in qualche modo ne aveva decretato la morte, e che ora si permetteva addirittura di commentare tematiche sociali di cui non aveva minimamente competenza.

Ma si era imposta di essere la perfetta ospite, e non poteva essere scortese. Quindi sorrise, e con leggerezza rispose <<Certo, può essere qualcosa da valutare, a quanto pare...>>

Piper, per niente stupida, percepì il tono accondiscendente, ma cercò di non farci caso. D'altronde, quella sera aveva uno scopo ben preciso, e non doveva lasciarsi distrarre. Quindi, rincarò la dose <<Già. Dopotutto, Percy è riuscito a farsi eleggere Console nonostante le origini greche... e questo può essere un bene, può portare una ventata di innovazione alla città, no?>>

Tutti si accigliarono, nessuno escluso. Era un complimento ben poco velato, e inaspettato. Percy sbatté velocemente le palpebre, incredulo, e pigolò <<Grazie per la fiducia...>>

<<Prego! Penso sia importante per noi Semidei avere dei punti di riferimento, dei luoghi d'incontro e in cui sentirsi al sicuro. Nuova Roma deve essere uno di questi, come il Campo Mezzosangue... dobbiamo restare uniti e sostenerci a vicenda per sopravvivere...>>

<<Ben detto!>> commentò Frank entusiasta da quello spirito.

Annabeth e Reyna, invece, non se la bevvero, e si lanciarono uno sguardo dubbioso. Entrambe si chiedevano la stessa cosa: dopo essersi allontanata da tutto e tutti per anni, quasi rinnegando la propria natura semidivina... da dove nasceva ora un tale sentimento di appartenenza e unione!?

Leo diede voce a quel dubbio <<E da dove ti viene tutto questo ardore, Pip!? Stai studiando la parte di una patriota comunista per un film!?>>

<<No, scemo.>> lo fulminò lei, e si schiarì la voce <<In realtà, da qualche mese mi sono unita ad una specie di compagnia di Semidei...>>

Ed eccolo il vero motivo. Percy e Reyna, istintivamente, si lanciarono uno sguardo d'intesa di sottecchi, e, quasi fosse programmato, Annabeth incitò l'amica a parlarne.

Nei successivi 15 minuti, i commensali lasciarono la parola alla starlette hollywoodiana, che con contenuto entusiasmo raccontò quella splendida esperienza in quel nuovo gruppo elitario.

Ma fu vaga. Non faceva nomi, non diceva chiaramente di cosa si occupavano, sembrava la descrizione di una setta con le mani in pasta un po' ovunque, e lasciò intendere fossero questioni importanti.

Tra tutti, fu ancora Leo ad avere il coraggio di esprimere la perplessità collettiva <<Insomma, ma cosa fate in questo gruppo!? È così segreto? Neanche stessi parlando degli Illuminati o della Massoneria!>> concluse scherzando mentre si portava un bicchiere alle labbra.

La ragazza non commentò. Anzi, distolse lo sguardo un po' imbarazzata. Leo lo notò subito, e bloccò il bicchiere a mezzaria <<Aspetta... non saranno davvero gli Illuminati, o qualcosa del genere?!>>

Piper fece spallucce <<Un nome è riduttivo. È solo un nome. L'importante è ciò che facciamo.>>

Leo già vagava con la fantasia, così tanto che perse il controllo e ruppe il bicchiere che teneva con la propria mano protesica.

Tutti sobbalzarono, ma ormai sembrava una consuetudine a cui dare poca importanza a Palazzo, anche se Frank ed Hazel si scandalizzarono un po'.

Mentre Leo si scusava asciugando il tavolo e raccogliendo i vetri, Reyna indagò quel discorso <<E quali sono i requisiti per entrare a far parte di questa specie di confraternita divina?>>

Piper percepì la vena di sarcasmo, quindi fu felice di rispondere con candore <<Oh, non c'è requisito che tenga, sono loro a scegliere chi è degno.>> come a intendere che Reyna non fosse minimamente sulla lista!

<<Se è così segreta ed elitaria, forse dovresti non parlarne con tanta leggerezza a tutti noi.>> disse Nico emergendo di colpo dal proprio silenzio, e sembrò il commento più sensato su tutto quel discorso.

Piper si sentì a disagio, e si giustificò con semplicità <<Sono sicura di potermi fidare di voi tutti. Abbiamo combattuto insieme, ci siamo salvati a vicenda. Siamo amici, no?>>

Tutti annuirono, si lanciarono delle occhiate, sorrisero e risposero qualcosa del tipo "Certo che sì!", "Ovvio!" ma sembrava esserci della malinconia. Tutto era cambiato, la vita li aveva cambiati, plasmati in semidei adulti pieni di traumi, rimpianti e fobie. Potevano ancora definirsi davvero amici?

La seconda portata la consumarono chiacchierando del più e del meno cercando più leggerezza. Un discorso tira l'altro, e si ritrovarono a parlare di come avevano passato le ultime festività.

Poiché quasi tutti loro erano orfani, le risposte furono più o meno tutte simili e ben presto sarebbero sprofondati in discorsi deprimenti. In quel momento tuttavia Annabeth scoprì che Percy non visitava la famiglia da parecchio tempo...

<<Da quanto, di preciso, non torni a New York da tua madre?>> chiese in tono di rimprovero andando al punto.

Percy, quel tono, lo percepì benissimo: si chiuse subito a riccio sulla difensiva, e con ancora la bocca piena fece spallucce <<Non saprei, boh... Natale?>>

<<Natale!? Dieci mesi fa!?>> insistette stupita mentre tutti gli altri osservavano la scena un po' intimoriti. Già era strano per tutti vedere Percy e Annabeth insieme allo stesso tavolo, ma non era auspicabile assistere ad un loro confronto, dopo quello a cui avevano testimoniato quando si erano lasciati.

Reyna, masticando, fece un cenno verso Percy <<No, non è tornato dai suoi lo scorso Natale, ne sono certa...>> esclamò quasi ridacchiando.

<<Aspetta... quindi... da quando siamo stati là insieme... quasi due anni fa!? Quella è l'ultima volta in cui sei stato da tua madre!?>> esclamò incredula.

Percy lanciò un'occhiata alla ex, per poi ignorare del tutto la sua domanda, e rivolgersi a Reyna con curiosità <<Come fai ad essere certa che fossi qui a Natale scorso!?>>

<<Beh, eri qui a gongolare con me per l'essere stato il Babbo Natale segreto di tutta la città, ricordi?>>

Percy ripensò a quella circostanza, e a come pochi mesi prima si fosse proposto di pagare tutti gli addobbi e le luci per i giorni di festa <<Oh già, quelle stupide luminarie...>> borbottò ricordandosi che quell'episodio ricalcava anche il suo tradimento verso Calypso.

Annabeth storse il naso confusa, e fece ben presto 2+2 pur avendo pochi elementi <<Hai pagato le decorazioni di Natale della città? Come!?>>

In quello scambio concitato di domande e risposte, Frank si voltò verso Hazel, e sottovoce chiese <<Ma ha pagato personalmente? Ma è legale per un Console?>> mentre Leo lo zittiva <<Ehi amico, sono solo luminarie! Non ha comprato razioni di droga!>>

Frank lo fulminò con lo sguardo, sforzandosi di non sbottare e chiedendosi per quale strano motivo, dopo averlo quasi ammazzato, ora Leo difendesse Percy, mentre quello ridacchiava <<Non riesci neanche a ribattere! Così tanto ti dà fastidio parlarmi, eh?>>

<<Vacci piano, Leo!>> lo ammonì Hazel zittendolo a mo' di sorella maggiore, e lui obbedì con una smorfia irritata.

Nel frattempo, Percy si era nuovamente stretto nelle spalle, mangiando un bel boccone per evitare di rispondere ad Annabeth e sperando che quell'interrogatorio, e quella cena, si concludessero il prima possibile.

Ma la figlia di Athena continuava a non capire del tutto, e insistette curiosa <<Sei così ricco?>>

Percy continuò a concentrarsi sul proprio piatto, e fu Leo sbeffeggiandolo a rispondere <<Ricco alla Tony Stark, direi! Nei sotterranei ha pure una scuderia di supercar che prendono la polvere... Cosa ci farei io, invece...>> esclamò scuotendo la testa.

Tutte quelle nuove informazioni l'avevano turbata. Non che le interessasse delle possibilità economiche del suo ex, ma le diede fastidio scoprire un dettaglio del genere soltanto per caso e dopo anni: significava che, in fondo, non conosceva tutto di lui, forse lui non si fidava così tanto di lei... e non riuscì a nascondere la delusione: <<Non mi avevi mai detto di essere ricco.>> mugugnò quindi infastidita.

Percy fece una smorfia, e col tono più antipatico che poteva riuscirgli esclamò <<E quindi? Se lo avessi saputo mi avresti sposato!?>> e ridacchiò acido.

Tutto il tavolo si raggelò a quella battutaccia infelice, e lui si rese subito conto di aver tirato troppo la corda, perché si nascose dietro un bicchiere di vino evitando lo sguardo degli altri.

Reyna cercò di venirgli in aiuto, proponendo con leggerezza <<Che ne dite di passare al dessert?>>

Ma Annabeth si era offesa, e non poco <<Non mi va proprio il dolce, credo me ne tornerò a casa. Mi si è chiuso lo stomaco.>> e si alzò dal tavolo senza guardare nessuno in faccia, mentre Leo scuoteva la testa in direzione di Percy, sillabandogli un muto "Coglione".

Percy incassò quell'epiteto, consapevole di meritarselo tutto, e non si oppose nemmeno alla dipartita del resto degli ospiti, che evidentemente ne avevano avuto abbastanza di quella cena, quanto lui.

Reyna salutò tutti da perfetta ospite, sottintendendo quanto fosse dispiaciuta per alcune spiacevoli divergenze. Percy, invece, si alzò per accompagnarli alla porta, ma rimase in silenzio per evitare altre figuracce, dopo che Reyna gli ebbe lanciato un'eloquente occhiataccia.

Avrebbe voluto comunque tirare da parte Nico per quella storia della "pausa" dagli studi, ma il figlio di Ade fu più scaltro e se ne andò per primo viaggiando nell'ombra.

Allora almeno cercò lo sguardo di Annabeth per chiederle delle mute scuse, ma lei non gli concesse neanche un'occasione.

Piper invece indugiò più degli altri prima di andarsene, e cercò di attirare l'attenzione del Console <<Percy... ti ha incuriosito il discorso che ho fatto prima? Che ne diresti di approfondirlo?>>

Percy, per nulla in vena di altre chiacchiere, tagliò corto, sempre restando sulla difensiva <<Non saprei, non dicevi che è un gruppo elitario e segreto? E che sono loro a decidere chi includere?>>

<<Infatti... e loro avrebbero piacere di conoscerti...>>

Ma certo. Una confraternita di semidei a numero chiuso voleva Percy Jackson. Che strano.

Annoiato da quella rivelazione, fece una smorfia poco convinto e un po' infastidito.

Fu allora che lo percepì. Un calore alle viscere, e uno stato confusionale, come se fosse un po' ubriaco ed eccitato allo stesso tempo, mentre Piper si avvicinava sussurrandogli <<Sono sicura che ti piacerà. Dovresti darci una possibilità... non te ne pentirai... Ti va, vero?>>

Percy, ipnotizzato dai suoi occhi, annuì vacuo <<Mi va, certo...>>

<<Bene... allora... richiamami e fissiamo un appuntamento con dei membri anziani, va bene?>> disse infine accarezzandogli un braccio.

<<Va bene. Ti richiamo.>> confermò lui.

A quel punto Reyna, finito di salutare Frank e Hazel, si avvicinò a loro due, interrompendo quel contatto.

Percy sembrò destarsi da una specie di sogno ad occhi aperti, mentre le due ragazze si salutavano garbatamente nascondendo la reciproca antipatia.

Leo si avvicinò a sua volta appena Reyna ebbe finito coi convenevoli, nella speranza di attirare finalmente l'attenzione della sua ex migliore amica, e la bloccò un attimo prima che lei sparisse fuori dalla porta <<Ehi, Pip! Quanto resti qui in città?>>

Lei si fermò per educazione, ma fu evasiva nel rispondere e senza mai guardarlo negli occhi <<Oh... non saprei... non molto...>>

<<Beh, se domani ci sei magari potremmo fare una passeggiata e prendere un gelato...>>

<<Uhm, non saprei...>> ripeté scostandosi i capelli e ancora evitando di guardarlo.

<<O qualsiasi altra cosa, Pip... non per forza un gelato.>> propose lui speranzoso.

Ma lei non si lasciò intenerire <<Mi dispiace, credo che me ne andrò presto domattina...>> concluse a labbra strette e incrociando le braccia. Non poteva essere più chiara di così.

Ferito, Leo sorrise <<Okay. Capito. Beh, buon ritorno ad Hollywood allora, Piper.>>

Lei fece un sorriso tirato, poi scappò via.

Ancora deluso, Leo si voltò verso Percy, che aveva tutta l'aria di uno appena rinsavito da un trip <<Che ti ha detto? Perché eravate così vicini? Ti stava sussurrando qualcosa...>> esclamò sospettoso.

<<Cosa?>> chiese l'altro confuso.

Leo socchiuse gli occhi <<Non ti vorrai scopare pure lei, vero!?>> chiese puntandogli un dito minaccioso e con un tono geloso che non sapeva spiegarsi.

<<Che!? No... no ma... credo... credo che mi abbia ammaliato... per convincermi ad un incontro con quel suo gruppo...>>

Leo fece una smorfia <<Che colpo basso. Bel casino.>>

<<Già. Ci mancano solo gli Illuminati, o robe simili.>> confermò mentre si avviavano insieme verso le stanze del Console.

<<Comunque, stasera hai dato proprio il peggio di te. Sei riuscito a battibeccare quasi con tutti, e non sei stato affatto cortese con i tuoi ospiti!>>

Percy sospirò <<Non mi andava questa cazzo di cena, e lei lo sapeva! Ma tanto decide lei... è strano che non abbia un microchip e una tabella oraria con tutti i miei impegni stabiliti da lei.>> si lamentò senza mai nominare il nome di Reyna, e ringraziando che non lo avesse ancora preso da parte per rimproverarlo del comportamento tenuto durante la cena.

<<Credo voglia solo farti stare al sicuro e al tuo agio, Percy. È il suo modo di proteggerti. Vuole controllare tutto.>> notò in tono saggio Leo capendo le buone intenzioni dell'amica.

Percy scosse la testa <<Non è ciò che voglio.>>

<<E cosa vuoi?!>> lo punzecchiò.

<<Io?>> pensò per qualche istante alla risposta, e rispose sospirando <<Degli amici che si comportino normalmente con me, senza considerare che sia senza poteri, o che ricopra una posizione irraggiungibile... e voglio divertirmi, cazzo! Non ho ricordi di aver passato qualche ora spensierato a fare quel cavolo che mi pare senza dovermi preoccupare delle conseguenze e di ciò che pensano gli altri!>> ammise gettandosi sul divano.

Nonostante tutto, Leo capì perfettamente cosa intendesse. Era da oltre un anno che quasi tutti si comportavano in modo costruito con lui, e non ne poteva più.

Solo negli ultimi mesi la situazione stava migliorando, e gli sembrò assurdo ammetterlo a sé stesso, ma era soprattutto grazie a Percy e all'improbabile incarico che aveva accettato.

<<Okay. Allora... andiamo a fare un giro in città, ti va?>>

<<Eh?>>

<<Dai, prendi la giacca e andiamo. Nessuna toga, nessun ornamento, nessun littore. Solo due ragazzi in cerca di una festa di Halloween a cui divertirsi, che ne dici?>>

Un sopracciglio di Percy schizzò in alto mentre contemplava la proposta, tuttavia storse le labbra <<Mi riconoscerebbero comunque tutti, che cambierebbe?>>

E Leo sorrise scaltro <<Stasera puoi essere chiunque tu voglia, Percy! Preferisci zombie o vampiro!?>> 

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