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Attraversare il Rubicone

Hello! Here I am again, my friends!
Capitolone "sdolcinato", forse. Per chi gradisce buona lettura, per gli altri meno romantici abbiate pazienza, è necessario! :-P

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[giovedì, 12 gennaio 2017]

Quella serata era stata così terribile, che il giorno dopo Dorothea non riusciva ad alzarsi per l'università e gli allenamenti. Era KO, fisicamente per le notti insonni accumulate, ed emotivamente per la delusione sentimentale.

Nadia la tirò giù dal letto di forza, costringendola ad andare a lezione cacciandola di casa, letteralmente <<Le chiavi di casa me le tengo io così sei costretta a stare fuori! Vai a vivere la tua vita, su!>>

<<Ma dai, sono stanca...>>

<<Sei solo in crisi, startene chiusa non ti aiuta! Vai vai, su, bellezza!>> la esortò lanciandole il proprio zaino già pronto.

<<Ma che c'è di male se voglio imbruttirmi ed essere pigra per qualche giorno!?>>

<<Non sotto il mio tetto! La parola "brutta" per me non esiste!>> e le chiuse la porta in faccia.

La ragazza non aveva nemmeno l'energia per litigare, quindi si rimboccò le maniche e si avviò verso l'Universitas senza più reclamare.

Tutto sommato, a metà giornata si rese conto che riprendere la propria routine un po' aiutava. Andò verso il Campo Giove quasi volentieri.

Affrontò gli allenamenti come uno sfogo della propria frustrazione, e verso la fine si sentiva effettivamente ricaricata!

Non era più triste e sconsolata... ora era incazzata! Ogni volta che si era incrociata con Ryan, avrebbe tanto voluto tirargli un pugno su quello stupido muso da fesso!

Lui, dal canto suo, non osò guardarla negli occhi nemmeno per sbaglio... a ragion veduta!

Markus notò il cattivo umore della ragazza e preoccupato indagò <<Dora... tutto okay?>>

<<Sì, perché?>> rispose dopo aver tirato un pugnale giusto in testa al manichino bersaglio.

<<Mmm, sembri un po'... alterata?>> osò nel tono più pacato che gli riuscisse.

<<Bah! Sciocchezze...>> banalizzò lei scocciata, e replicò il tiro perfetto verso il bersaglio.

A meno di dieci minuti falla fine degli allenamenti, la ragazza non poté nascondere il proprio stupore nel vedere proprio Percy arrivare al campo e affiancarsi a Reyna, che gli lanciò un'occhiata che aveva tutta l'aria di essere un rimprovero.

Che ci faceva lì? Era lì per lei? Non poteva essere, non la stava minimamente calcolando... aveva iniziato a gironzolare tra i ragazzi della Settima, salutandoli e scambiando convenevoli, ma a lei neanche si era avvicinato.

<<Per oggi è tutto, soldati! Forza, sistemate le dotazioni e andate a divertirvi...!>> annunciò Reyna ad alta voce battendo le mani un paio di volte. Tutti si rilassarono immediatamente e iniziarono a chiacchierare raccogliendo armi e manichini per riporli nei depositi.

Fu in quel trambusto che Percy si accostò a Dorothea con nonchalance, e muovendo impercettibilmente le labbra mormorò <<Solito posto, tra 10 minuti.>> per poi allontanarsi come se niente fosse.

Il cuore della ragazza iniziò a tamburellare contro lo sterno. Dopo 3 giorni di silenzio, ora questo?

Che doveva fare?

Seguirlo, ovvio! Non attendeva altro!

Però... correre subito da lui al primo schiocco di dita, dopo essere stata così male per il suo silenzio tombale, le sembrava un po' come dargliela vinta... E no, non ci stava!

Quindi, anziché raggiungerlo al luogo prefissato nei boschi dove si allenavano e incontravano di nascosto, seguì i propri amici al pub, e si bevve una bella birra in compagnia.

Si sentì proprio soddisfatta di essergli resistita. E quando ormai era a mezza pinta bevuta, non senza tormentarsi per la propria scelta, eccolo che lo vide entrare dalla porta.

Nonostante fosse ormai allenato alla vita pubblica e a mostrarsi disinteressato per non attirare l'attenzione, Percy non poté evitare di cercare famelicamente la semidea con gli occhi, fissandola per qualche istante quando l'ebbe individuata.

Lei ricambiò e sostenne quello sguardo, impassibile mentre sorseggiava. Lui, invece, sembrava sul punto di esplodere.

Dopo qualche istante, il ragazzo sembrò tornare lucido, e con calma si avviò verso il bancone ricambiando i vari saluti dei clienti con dei cenni del capo. Si ordinò una birra a sua volta, e attese.

Ovviamente, aspettava Dorothea, e lei lo capì con grande soddisfazione. La birra sembrava ancora più buona ora! Tant'è che se ne bevve una seconda.

<<I miei mi aspettano per cena, devo andare. Tony, facciamo la strada insieme?>> propose Markus all'amico che come lui doveva raggiungere la famiglia benestante sui colli della città.

<<Io torno ai dormitori...>> annunciò Vlad meno entusiasta.

<<E io a casa, saluto Nadia e vado...>> aggiunse la ragazza molto più allegra di quando si era svegliata la mattina. Si avvicinò al bancone per salutare l'amica, affiancandosi a Percy e ignorandolo totalmente.

Le due ridacchiarono per una qualche battuta, mentre il ragazzo le osservava con la coda dell'occhio.

<<Beh, ci vediamo dopo a casa, buon lavoro!>> e se ne andò quasi trotterellando.

Appena uscita dal pub, si congratulò con sé stessa per aver resistito al fascino del ragazzo. Stupida o tenace?

Si avviò verso casa perdendo via via sicurezza e pentendosi ad ogni passo... gli mancava così tanto! Ma ben gli stava, lo stava ripagando con la stessa moneta.

Entrata in casa, si spogliò e si gettò subito in doccia. Si stava già rabbuiando. Era così importante "vincere" ma essere infelici?

Si avvolse nel proprio accappatoio e iniziò a pettinarsi rimuginando. Forse poteva chiamarlo, o scrivergli almeno...

Sovrappensiero, non udì bussare le prime due volte, ma la terza fu più vigorosa.

Andò alla porta quasi spaventata, e curiosa. Appena ebbe aperto, Percy si fiondò dentro senza attendere invito.

<<Ehi! Ma che modi! Nemmeno chiedi permesso!?>> lo rimproverò scocciata.

<<Scusa, stava per passare gente per strada...>> spiegò velocemente indicando sé stesso, vestito di tutto punto da Console e fin troppo riconoscibile.

<<Che vuoi?>> gli chiese incrociando le braccia e mettendo il broncio.

<<Che voglio?! Mi hai completamente ignorato!>> si lamentò incredulo.

<<Quello che hai fatto tu per gli ultimi 3 giorni!>> ribatté lei con un sorrisetto.

<<Ah, era una ripicca!? Io ti volevo dare solo uno o due giorni per farti sbollire e pensare... poi hai accettato l'appuntamento di quel Foster, quindi ti ho lasciata stare!>>

<<E hai fatto bene! Avevi ragione, avevo proprio bisogno di uscire con ragazzi della mia età!>> esclamò in tono convinto.

Un sopracciglio di Percy schizzò in aria, e sul suo volto sembrò comparire delusione mista a paura, malgrado provasse a dissimulare <<Davvero? Quindi... l'uscita è andata bene?>>

<<L'appuntamento vorrai dire. Sì, benissimo.>> confermò spavalda.

Percy annuì stringendo le labbra <<Ottimo... e siete andati al cinema?>> indagò fingendo un blando interesse.

<<Oh sì! È stata un'esperienza davvero impareggiabile, come avevi detto tu!>>

<<Mi fa piacere.>> disse pacato senza sapere cos'altro commentare e contemplando la possibilità di scappare via.

<<Devo dartene atto, avevi ragione. Contento?>> lo incalzò lei infastidita e ironica.

<<Certo.>> rispose lui caparbio. D'altronde, aveva preso in considerazione la possibilità che lei trovasse qualcuno di più adatto alla sua età, anzi, l'aveva pure incoraggiata in qualche modo. Ora non poteva mica lamentarsi! Anzi, doveva stare al gioco.

<<E poi ci siamo appartati e abbiamo fatto sesso nei bagni del cinema.>> aggiunse lei lasciandosi prendere dall'interpretazione del momento e dalla soddisfazione di vederlo in pena.

<<Bene.>> commentò lui atono.

<<Bene!?>> chiese lei accigliandosi.

<<Sì, ci sta.>> confermò a labbra strette ostentando leggerezza, <<Allora... mi auguro che siate felici, e divertitevi... Buona serata...>> concluse avvicinandosi alla porta e non guardandola in volto.

Sconvolta e a bocca aperta, prima che uscisse gli urlò dietro <<Mi prendi in giro!? Non sei nemmeno un po' geloso!?>>

Percy si fermò con la mano sulla porta mezzo secondo prima di aprirla, le spalle rivolte alla ragazza. Sospirò, poi si voltò abbandonando l'espressione e i toni distaccati, e vulnerabile ammise <<Ma certo che sono geloso! Credi sia un sasso!? Stavo per catapultarmi al pub ieri sera per fermarvi! Non sono arrivato solo perché Leo mi ha incrociato e mi ha impedito di intromettermi! E dopo mi sono scervellato per riuscire a vederti e parlarti di persona, non sapevo se poter venire ieri notte, o stamattina prima che uscissi... e così sono venuto al Campo alla fine degli allenamenti per avere una scusa! Reyna mi ammazzerà! E ora sono qui, e sono venuto con la luce del sole e gli abiti da Console, sarà un miracolo se non mi hanno visto!>>

<<Se ti pesa così tanto tutta questa "fatica" per me, potevi fare a meno!>>

<<Ma non mi pesa! Però tu non apprezzi nulla!>> ribatté gesticolando.

<<Apprezzare cosa? Il minimo sindacale? Sopporto ogni giorno la tua indifferenza in mezzo a tutti! Sai quanto è difficile?>> sottolineò arrabbiata.

<<Lo è anche per me, cosa credi!? Ma non ti rendi conto di quanto rischio?! Dora, davvero, come posso farti capire che ci tengo!? Più di così, che cosa vuoi?>> chiese avvicinandosi a lei e guardandola sconsolato.

Quella domanda la colse un po' impreparata. Sapeva cosa voleva, ma era difficile da articolare a parole senza sembrare una ragazzina superficiale <<Non lo so! Ma le parole non bastano! Non facciamo nulla insieme come... fidanzati...>> azzardò, mordendosi la lingua subito dopo.

<<Certe cose non possiamo farle, lo sai. Non ora. Devi avere pazienza!>> ribadì scuotendo la testa ad occhi chiusi. Sembrava davvero combattuto, ma almeno non aveva sindacato sulla parola "fidanzati", pensò lei.

<<E chi me lo dice che tu avrai pazienza? Chi me lo dice che fai sul serio!?>> chiese con gli occhi lucidi.

Si guardarono per qualche istante, in silenzio. Era il punto di rottura? Forse non erano destinati a stare insieme, si disse la figlia di Spes.

Poi, Percy sospirò, e in tono serio spezzò quel silenzio <<Domani salta gli allenamenti. Alle 13, fatti trovare pronta fuori dai confini, c'è una stazione di servizio a circa 1 chilometro dall'entrata segreta per la città. Portati cambi per un paio di notti.>> comandò secco.

<<Ma... perché?>> pigolò confusa, mentre il cellulare del ragazzo iniziava a suonare insistentemente.

<<Perché sì. Vuoi una dimostrazione? E va bene! L'avrai!>> rispose stizzito e con un indice a mo' di rimprovero. Fece per andarsene spazientito mentre osservava lo schermo dello smartphone: era Reyna. Lo attendeva a palazzo per una cena con ospiti a cui non poteva assolutamente mancare... ed era già in ritardo.

Tuttavia, si bloccò dopo qualche passo, si voltò di scatto tornando verso la ragazza, e la baciò con passione per qualche secondo; si staccò, <<... E ti porterò al cinema!>> aggiunse risoluto, poi sparì definitivamente dalla porta con passo veloce, attento a non farsi notare da nessuno.

[venerdì, 13 gennaio 2017]

Dorothea lo attendeva dove concordato, con uno zaino in spalle e lo stomaco sottosopra per l'ansia. Sorrise quando lo vide arrivare dopo una decina di minuti che le sembrarono 3 ore, e gli fece un cenno veloce con la mano per essere sicura che la riconoscesse.

Percy accostò il suv e disattivò la chiusura di sicurezza per farla salire. Una volta a bordo, la ragazza si sporse e lo baciò dolcemente ma titubante <<Ehi!>>

<<Ehi.>> ribatté piano sorridendole, poi disse <<Mettiti la cintura, si parte.>> e tornò in carreggiata.

I due restarono qualche minuto in silenzio, ancora tesi dalla recente litigata e dai giorni trascorsi separati. Poi, la figlia di Spes si fece coraggio, e cercò di comportarsi con più naturalezza <<Allora, dove mi porti?>>

<<È una sorpresa.>> rispose tranquillo ma chiaramente poco propenso a chiacchierare.

<<Nessun indizio?>>

Lui scosse la testa con un sorrisetto sghembo. Irresistibile, e Dorothea sospirò <<Va bene, vedremo!>> e si rimise seduta comoda.

Iniziò ad osservare il ragazzo, taciturno e apparentemente imbarazzato. Tuttavia, la sua espressione e il suo corpo sembravano rilassarsi quanti più chilometri metteva tra sé e Nuova Roma.

Dopo una decina di minuti di quasi totale silenzio in cui la ragazza cercò della musica decente alla radio canticchiando, finalmente Percy sembrò più bendisposto, e leggero le chiese <<Tutto ok?>>

<<Io sì, settimana tranquilla... e tu?>> rispose leggera.

<<Non proprio. Molte riunioni e sedute in Senato. Uno schifo.>> ammise cupo.

<<Davvero? Si stanno accanendo come temevate?>>

<<Forse anche peggio. Ma teniamo duro, io e Reyna. Siamo una squadra forte.>>

La ragazza si sforzò di non lasciarsi turbare da quel commento in cui veniva coinvolta Reyna. Doveva imparare a controllare la propria infondata gelosia. Quindi, mantenne la calma nel chiedere <<Ma se ce l'hanno con te, Reyna che c'entra?>>

<<Ci siamo sempre mostrati molto uniti e fedeli l'uno all'altra. Se io vado a fondo, lei viene con me.>>

<<Spero che vi lascino in pace; in fin dei conti, anche se non hai potuto usare i tuoi poteri contro Behemoth, comunque è stato sconfitto...>>

<<Ma resta un pretesto per lamentarsi del nostro consolato.>>

Continuarono a parlare, vertendo su discorsi meno impegnativi e distendendo il clima. Forse si stavano lasciando la litigata del tutto alle spalle...

Dopo oltre 5 ore di macchina, ormai la ragazza aveva intuito la loro destinazione, e si chiedeva se il ragazzo avesse scelto quel posto per ricalcare una bella esperienza passata insieme.

<<Quindi... Los Angeles!?>>

Percy sorrise e prese proprio l'uscita per la città <<Ti era piaciuto tanto l'altra volta, no?>>

<<Mi era piaciuto stare con te.>> sottolineò lei in tono dolce. Il ragazzo le sorrise, e cercò la sua mano per poterla stringere e portarla alle proprie labbra per un lieve bacio sul dorso.

Questo gesto diede il coraggio alla ragazza di affrontare un discorso spinoso <<Allora... non sei arrabbiato per l'appuntamento con Ryan?>> chiese speranzosa.

Il semidio storse le labbra e si sforzò di nascondere il disappunto <<No, non sono arrabbiato. Te l'avevo detto io di sentirti libera di uscire con altri.>>

<<E la pensi ancora così?>>

Percy piegò la testa con una smorfia, e ironico rispose <<Mmmm un pelo meno forse, a dirla tutta.>>

Ridacchiarono, poi la ragazza aggiunse <<Comunque, se ti può rincuorare, la serata è stata un vero fiasco. Ci hanno anche cacciato dal cinema a metà film e non ho manco visto come andava a finire! E Ryan... lasciamo perdere...>> mormorò ricordando la reazione del ragazzo quando pensava che Markus avesse abusato di lei.

<<Ryan che? Ti ha... costretta a fare quel che mi hai detto?>> chiese obbligandosi a mantenere la calma, ma con la mascella già irrigidita.

<<Ma no... non l'abbiamo fatto davvero, te l'ho detto per farti ingelosire... Però... non è un gentiluomo, ecco.>>

Il ragazzo annuì con espressione dura in volto, e per qualche secondo regnò il silenzio. Poi, cercò di alleggerire la tensione <<Quindi non hai finito di vedere quel film?>>

<<No, purtroppo... E mi stava pure piacendo, accidenti!>>

<<Allora stasera andiamo a vedere quello così lo finisci!>>

<<Okay!>> confermò esaltata dalla prospettiva.

Arrivarono nello stesso hotel a 5 stelle che avevano visitato insieme oltre un anno prima, fecero il check-in nella stessa suite con uscita diretta sulla spiaggia, dopodiché si prepararono subito e uscirono per cenare nel centro di Santa Monica e andare poi al cinema come programmato.

Iniziarono a guardare il film che tanto stava piacendo a Dorothea, La La Land, e lei già canticchiava a bassa voce i motivetti sentiti qualche giorno prima.

<<Ma... è-è un musical?>> chiese Percy in tono leggermente spaventato dopo una quindicina di minuti.

<<Sì...>>

<<E... cantano... e ballano... tanto?>>

<<Abbastanza direi, perché? Non ti piace?>>

<<No no. Tranquilla.>> mentì, e sospirò appena. Non era proprio il suo genere, ma poteva anche sbagliarsi...

In effetti, la trama era bella, e le interpretazioni coinvolgenti. E le canzoni erano pure orecchiabili... Insomma, dopo metà film, contro ogni previsione si ritrovò anche lui assorto e interessato.

Tant'è che la ragazza in un paio di occasioni avrebbe voluto che la sua attenzione fosse più per lei in cerca di dolci effusioni, ma lo vide così corrucciato per la sorte dei protagonisti che non volle disturbarlo.

D'altronde, verso la fine, era chiaro cosa stesse accadendo. Quei due si amavano, erano fatti l'uno per l'altra. Ma erano cocciuti, e non avevano trovato un compromesso per stare insieme.

Che finale dolceamaro, pensò il ragazzo. Sì, si erano realizzati. Sì, erano comunque felici, in qualche modo... Ma avrebbero potuto esserlo di più, insieme? Avrebbero potuto comunque farcela a superare le difficoltà, se solo si fossero parlati e venuti incontro?

<<Ehi, è tutto okay?>> chiese Dorothea premurosa posandogli una mano sulla spalla finita l'ultima scena.

Percy sobbalzò appena e dissimulò le proprie emozioni, strofinandosi velocemente una mano sugli occhi <<Sì, certo, andiamo?>>

Passeggiando per strada dopo qualche minuto, lei ridacchiò <<Sei sensibile, quindi!?>>

<<Avevi dubbi? Ti sembro il macho di turno!?>> chiese con un sopracciglio inarcato.

<<No... no... però, mi sembrava di aver capito che non ti piacessero i musical!>>

<<Bah... dipende...>>

<<Comunque... il finale me lo aspettavo diverso, forse... Pensavo che alla fine uno dei due cedesse pur di restare insieme.>> commentò la figlia di Spes.

<<Il finale più triste che abbia mai visto...>> mormorò cupo.

<<Addirittura!?>>

<<Beh, sì.>>

<<E perché? Ci sono film con finali ben peggiori...>> commentò scettica.

<<Sì ma... in questo caso... era evitabile. E la cosa peggiore è che è terribilmente realistico...>>, fece una breve pausa, poi cercò di cambiare discorso <<Comunque... che ti va di fare ora?>>

La ragazza lo scrutò pensierosa: poteva osare?

<<Una passeggiata sulla spiaggia... e guardare le stelle...>> rispose sognante.

Un sopracciglio di Percy scattò in aria, e con un sorrisetto sghembo sottolineò <<Fa freschino per coricarsi sulla sabbia, non posso modificare il clima come l'ultima volta, sai...>>

<<Allora facciamo un salto in camera a prendere un paio di coperte, tanto siamo vicini, no?>> propose allegra senza lasciarsi abbattere e aggrappandosi al braccio del ragazzo, che camminava con le mani in tasca.

Percy ridacchiò consapevole delle aspettative <<Ogni tuo desiderio è un ordine!>> ribatté.

E così fecero: tappa in suite, dove si appropriarono di un piumone e una coperta matrimoniali dalla seconda camera che non avrebbero utilizzato, e si avviarono verso la spiaggia, dove una brezza pungente fece subito capire che avevano optato per la scelta migliore.

Dorothea individuò la zona che preferiva, non illuminata, ad una decina di metri dal mare per sentirne al meglio il frangersi sulla battigia, e lontano dal passaggio della gente per essere il più appartati possibile.

Stesero la coperta sulla sabbia con accuratezza, si tolsero scarpe e giubbotti, e si coricarono coprendosi col piumone.

La ragazza si accoccolò subito al fidanzato, ormai totalmente perdonato <<Brrr che freeeeddoooo! Scaldami!>>

Nemmeno lui aveva rancori, quindi l'abbracciò dolcemente, dandole un bacio sulla fronte.

Parlarono del più e del meno, e quando i loro occhi si furono abituati al buio, iniziarono ad ammirare al meglio le costellazioni sfidandosi a chi ne conosceva di più.

<<Nooo quello è Pegasus!>> cantilenò sicura con la testa poggiata sul petto del ragazzo, entrambi supini.

<<Ti dico che è Orione! Non la vedi la cintura di tre stelle là?!>> spiegò lui indicando il cielo.

<<Non sono convinta...>>

<<E invece devi esserlo, anche perché siamo fuori stagione per Pegasus, si vede meglio in autunno...>>

<<Mmm ma quella secondo me è Andromeda, comunque...>>

<<Può darsi. Si vede poco, è all'orizzonte... ma sì...>> commentò incerto.

<<Però quella è Cassiopea senza dubbio.>>

<<Sì quella sì, si vede tutto l'anno...>>

<<Comunque mi hai fatto venire in mente il tuo omonimo che salvò Andromeda... che eroe!>> lo canzonò ridacchiando.

<<Ah lui. E io?>> chiese fingendosi offeso.

<<Non saprei. Sei un grande eroe?!>> gli chiese voltandosi a guardarlo negli occhi.

<<Chissà...>> sospirò con la testa poggiata sopra un braccio, mentre con l'altro accarezzava la schiena della ragazza.

Dopo qualche secondo, Percy allungò nuovamente una mano verso il cielo <<E quella è Zöe.>>

<<Che?>> chiese tornando ad osservare il cielo.

<<Zöe. Era una Cacciatrice, la luogotenente di Artemide. La conoscevo.>> spiegò in tono pacato.

<<In che senso la conoscevi!? Come fa ad essere una costellazione!?>>

<<Mi ha aiutato in un'impresa, dovevo salvare Annabeth... lei però è stata uccisa da suo padre, Atlante.>>

<<Cosa!? Ma è terribile!>>

<<Già.>> ammise amaramente.

La ragazza si voltò di nuovo verso di lui, guardandolo con ammirazione <<Con tutte le storie che mi hai raccontato devo ammettere che ne hai passate proprio tante. Sei davvero un eroe.>>

Percy le sorrise, un po' malinconico. Lei si sporse e lo baciò con delicatezza, accarezzandogli il petto con una mano.

Iniziarono a baciarsi con trasporto, accarezzandosi e strusciandosi sempre più energicamente.

<<Mmm adesso fa caldo, non ti pare?!>> chiese Dorothea stuzzicandolo e provando a spogliarlo. Il ragazzo ridacchiò, e la lasciò fare restando con la camicia aperta, il petto nudo, e i pantaloni slacciati.

Lei invece non ebbe bisogno di spogliarsi, poiché portava un vestito al ginocchio senza calze e con un ampio scollo: aveva proprio sperato che quella scelta stilistica invogliasse il ragazzo a sfruttare quell'ampia accessibilità!

E fortunatamente lui non la deluse.

Dopo una quindicina di minuti di preliminari e petting intenso, la ragazza diventò più insistente e sfacciata, trepidante di desiderio <<Ti prego, non dirmi ancora di no...>> mormorò stringendolo forte a sé e invogliandolo con dei baci sul collo e le gambe avvolte intorno al suo bacino.

Era il momento. D'altronde, sapeva benissimo dove quella mini vacanza avrebbe portato, e anche che lei avrebbe preteso di fare finalmente l'amore.

Percy era eccitatissimo, ovvio. Ma anche spaventato, per molti aspetti.

Sia per la propria salute, dato che era proprio al limite minimo di giorni che gli amici medici gli avevano intimato di attendere prima di sforzare il cuore; sia perché quello era il punto di non ritorno con Dorothea.

L'amava? Non lo sapeva. Sicuramente ci teneva tantissimo. L'adorava. Lei, invece, era ovviamente persa per lui, quindi si sentiva a disagio all'idea di andare "davvero" oltre, come fosse un oltraggio.

Mentre questi timori lo attanagliavano, tentennò, invece lei continuava ad invogliarlo <<...ti prego...>> gli sussurrò ancora, lussuriosa.

Il ragazzo sospirò appena camuffando quel momento di titubanza come un ansimo di desiderio. Poi, si posizionò meglio tra le gambe della ragazza, sostenendosi con un braccio e aiutandosi con la mano libera.

E cedette al desiderio.

La semidea era in tensione, rigida e impacciata. Lui iniziò con delicatezza, dedicandole ogni minima attenzione, e premuroso le sussurrò <<Rilassati, sennò ti farò male. Lasciati andare.>>

Fecero finalmente l'amore, dolcemente e con trasporto. Nonostante i mille dubbi e remore, Percy non poteva negare di averlo desiderato molto.

Lei invece si sentiva al settimo cielo, una sensazione indescrivibile. Finalmente si stava unendo col ragazzo che amava. Questo pensiero le sarebbe bastato per raggiungere il massimo piacere, ma lo raggiunse grazie soprattutto alla bravura del suo compagno, che fece tutto il possibile per metterla a suo agio e farla godere.

Finito l'amplesso, restarono abbracciati per un paio di minuti, ansimando e coccolandosi. Dorothea notò il battito accelerato del ragazzo, che aveva ancora il petto poggiato contro al suo.

<<Ehi, stai bene?>> chiese preoccupata.

Percy annuì, e inspirò a fondo mettendosi di fianco a lei <<E tu? Tutto okay? Ti è piaciuto?>>

Anche lei annuì, sorridendo, con ancora le guance arrossate. Lui allungò una mano e l'accarezzò dolcemente <<Però avresti dovuto dirmi che era la prima volta...>> disse.

La ragazza si morse le labbra imbarazzata <<Ah, l'hai capito...>>

Percy ridacchiò appena con un sorrisetto sghembo <<Beh, certe cose si capiscono... Sapendolo, sarei stato più delicato all'inizio. Ti ho fatto male?>>

Dorothea fece spallucce, e si accoccolò tra le braccia del fidanzato <<Un po', poi è passato...>>

Il ragazzo l'avvolse in un abbraccio, e iniziò a rimuginare. Se avesse saputo che era il primo, forse avrebbe profuso più energie nel respingerla – più di quelle comunque usate! – spronandola verso altre esperienze. Sospirò, sentendosi un nuovo fardello sulle spalle già decisamente cariche.

<<Torniamo in hotel?>> chiese lei dopo qualche minuto.

<<Okay.>>, e iniziarono a rivestirsi e a raccogliere coperte e piumone.

Tornarono in camera a braccetto, con la ragazza che parlottava allegra e il ragazzo che l'assecondava, ancora in mood "fidanzato premuroso".

Arrivati, Percy sentì il bisogno di restare qualche minuto da solo <<Andrei a farmi una doccia, credo di avere un po' di sabbia in posti in cui non la vorrei...>> disse ironico.

Dorothea rise e approvò <<Anche io credo andrò a darmi una sistemata nell'altro bagno...>> e si alzò in punta di piedi per dargli un veloce bacio sulle labbra <<A tra poco!>>

Sotto la doccia, Percy si maledisse. Teneva troppo a quella ragazza per deluderla ancora o spezzarle il cuore. Voleva stare con lei... ma sarebbe mai riuscito ad amare un'altra donna dopo Annabeth?

Ed essere il suo primo ragazzo, sentimentalmente e sessualmente gli dava un sacco di ansia. Aveva un bagaglio emotivo troppo pesante, una ragazza di quell'età dovrebbe vivere molto più leggermente.

Tuttavia, gli era piaciuto. Non faceva l'amore con sentimento da un sacco di tempo... Forse con Reyna era arrivato a quel punto, quando ancora lei lo respingeva, ma ora era una bella sensazione sentirsi amato.

Uscito dal bagno trovò Dorothea già ad aspettarlo.

Era seduta sul letto in una posa volutamente sensuale, ed era totalmente nuda. Si poteva percepire il suo nervosismo, ma il desiderio di essere più provocante e intraprendente le dava coraggio.

Percy sorrise, mentre lei con cipiglio furbo chiedeva <<Pensi che il tuo cuoricino potrebbe reggere dell'altro sforzo fisico stanotte?!>>

Lui le si avvicinò, e le accarezzò una guancia <<Non preferiresti riprenderti, visto che è stata la tua prima volta? Non hai dolore?>>

In tutta risposta, lei gli sfilò l'asciugamano legato intorno al bacino, e iniziò a dargli piacere.

Il ragazzo sospirò, chiudendo gli occhi.

Ormai il Rubicone era stato attraversato da un pezzo, tanto valeva proseguire, e provare ad essere nuovamente felice.

[domenica, 14 gennaio 2017] 

La mattina Dorothea si svegliò stiracchiandosi e già col sorriso sulle labbra, con dei deboli raggi di sole che le intiepidivano la pelle attraverso la portafinestra.

Cercò con la mano il corpo del proprio fidanzato al suo fianco, ma era sola. Non se ne preoccupò. Anzi, si godette qualche minuto nella contemplazione della notte appena trascorsa.

Il sesso era così bello che si sentì stupida a non averlo fatto prima! Però, pensò che farlo con Percy era la ricompensa per aver atteso, e finalmente poteva definire la loro come una vera relazione! Si chiese se si sarebbe mai sentita più felice di così.

Dopo una decina di minuti si decise ad alzarsi e indossare la propria maglia da notte con l'unicorno, tappa in bagno a lavarsi i denti, e infine andò verso la zona giorno della suite, dove, come immaginato, trovò Percy.

Era seduto al tavolo, già imbandito per il brunch, ad attenderla leggendo qualcosa al cellulare per passare il tempo. Vedendola arrivare, alzò lo sguardo e la salutò dolcemente <<Buongiorno Bella Addormentata.>>

Lei sorrise, e gli trotterellò incontro andando a sedersi sulle sue gambe e abbracciandolo.

Lui ridacchiò e ricambiò il gesto d'affetto, dandole anche un bacio sulla fronte, al quale lei rispose con uno ben meno casto.

<<Ehi, stai bene?>> le chiese poi premuroso.

<<Divinamente.>> rispose giuliva fissandolo con gli occhi a cuoricino.

<<Ottimo.>> commentò, e con un braccio libero iniziò a versarsi caffè e latte in una tazza.

<<E tu? Il tuo cuore ha retto bene mi pare!>> sottolineò ironica.

Il ragazzo si lasciò sfuggire un sorrisetto sghembo e compiaciuto, commentando <<Direi di sì.>>

<<Ottimo!>> ribatté lei imitandolo. Ridacchiarono di gusto, e si scambiarono altre veloci effusioni.

<<Quindi oggi che vuole fare la mia Bella Addormentata?>>

<<Mmmm io replicherei quello fatto stanotte, tutto il giorno!>>

<<Beh, parliamone. Teniamoci il tempo per un giretto, no?>>

<<Okay! Allora, visto che tanto fa troppo freddo per fare il bagno, farei un giretto in macchina sulle colline, poi stasera mi porti al luna park del molo!>>

<<Aggiudicato.>>

<<Ma prima di andare... torniamo in camera da letto, ho troppa voglia!>> sussurrò lei suadente per stuzzicarlo. Non le ci volle troppo per persuaderlo, giusto qualche bacio e qualche carezza ben assestata.

Percy si accigliò appena, e ironico disse <<Però prima facciamo brunch così riprendo un po' di energie, eh?!>>

Trascorsero una giornata spensierata in giro per Los Angeles e Hollywood, come due fidanzatini novelli che tubino ad ogni occasione.

Fecero anche dello shopping, per la gioia della ragazza che ricevette degli inaspettati regali: non possedeva quasi nulla, quindi sneakers e stiletto nuove, un paio di jeans, magliette varie e un vestitino da sera le sembrarono una manna dal cielo.

<<Ma sei sicuro? Stai spendendo un sacco... Mi sento in colpa...>> mugugnò all'ennesima strisciata di carta di credito.

<<Ma in colpa de che? Li spendo volentieri, non mi servono tutti i soldi che ho... Anzi, più ne spendi, più mi rendi felice.>> ribatté serio.

La ragazza si lasciò convincere senza troppa fatica, ma non ne approfittò a dismisura.

Tornarono in hotel verso ora di cena per cambiarsi – così lei approfittò dei nuovi acquisti – e decisero di andare subito al luna park del vicino molo di Santa Monica per mangiare qualcosa direttamente lì.

<<Mmm, quindi, siamo ad un Luna Park, stiamo mangiando schifezze come cena, che se lo sapesse Will mi ammazzerebbe seduta stante... e ora immagino tu voglia anche andare sulla ruota panoramica e che ti vinca un mega peluche!>>

<<Ovvio! Tutte le cose che i fidanzati normali fanno in un'uscita di coppia!>> esclamò giuliva, azzardandosi in quella definizione.

Lui non la corresse né batté ciglio a quelle parole, anzi, annuì <<Va bene.>>

<<La ruota panoramica è bellissima! Sai che è l'unica al mondo alimentata ad energia solare? E ho anche già puntato il peluche che mi piace!>> ribatté allegra.

Percy finì di mangiare le proprie patatine fritte ridacchiando e si alzò dalla panchina <<Okay, andiamo a vincere il peluche, e poi ruota!>>

La ragazza lo prese a braccetto e lo portò alla bancarella di tiro a segno con bersagli mobili dove aveva visto il peluche a forma di unicorno che tanto le piaceva <<Guardalo! È FAN-TA-STI-CO!>>

<<Per vincere quello vi servono 10 mila punti, ogni bersaglio della fila più alta vale 1000 punti, 500 per quelli della seconda, 100 per la terza, 50 per la quarta. Ogni giocata costa 20 dollari e avete 10 tiri.>> spiegò l'addetto indicando le file di bersagli mobili. Quelli dal valore più alto ovviamente erano più piccoli e più veloci.

<<Beh, 10 tiri a quelli della prima fila ed è fatta!>> commentò la ragazza positiva. Per un semidio medio era un gioco da ragazzi.

Percy sembrava invece meno entusiasta. Sapeva che la sua mira era decisamente peggiorata da quando non aveva più i poteri, pur restando molto buona.

Impugnò il fucile ad aria e mirò ai bersagli più difficili. Il primo colpo prese appena di striscio un bersaglio, ribaltandolo. Che culo, pensò. Il secondo anche centrò il bersaglio, incredibilmente. Ma i successivi tre andarono a vuoto.

Ora si stava agitando per la vergogna. Si doveva concentrare tantissimo per prendere mira, e mancare l'obiettivo lo faceva infuriare tantissimo. Al quarto tiro di fila cannato, abbassò il fucile sbuffando. Lo rimbracciò dopo qualche secondo, mirando alla seconda fila più facile, riuscendo ad azzeccare i rimanenti 4 tiri.

<<Cazzo...>> mormorò seccato.

<<4 mila punti. Potete scegliere uno dei peluche più piccoli.>> disse l'addetto poco interessato.

Per nulla soddisfatto e con il broncio, Percy si voltò verso la ragazza <<Mi dispiace. Ce n'è qualcuno che ti piace tra quelli?>>

<<A te quale piace?>> gli chiese sorridendo.

<<Mpf. Forse... quello a forma di robottino.>>

<<Ci sta, visto che sei il mio Uomo di Latta!>>

Il ragazzo fece una smorfia, ed accettò il peluche che l'addetto gli tendeva; <<Ci riprovo, un altro giro.>> esclamò caparbio sfilando un'altra banconota da 20 dal portafoglio.

La ragazza lo osservò, notando che si stava rabbuiando, e provò ad intervenire accarezzandogli un braccio <<Posso provare io?! Sennò tutto il divertimento sta a te!>>

Percy la guardò, capendo che la ragazza voleva disinnescarlo. Le passò il fucile accettando di farsi da parte, consapevole che non sarebbe mai riuscito a fare 10 centri sui bersagli più difficili.

Invece, lei ci riuscì, senza alcuno sforzo e prendendo appena la mira. L'addetto la fissò esterrefatto <<Wow. Sei forte!>>

<<Ah niente di che, ho avuto un bravo maestro!>> ribatté facendo un occhiolino al fidanzato e riuscendo a strappargli un mezzo sorriso. E prese il proprio mega unicorno soddisfatta.

<<Quindi, ora che ti va di fare?>> le chiese con tono ancora irritato.

<<E a te che va di fare? Continui a far scegliere tutto a me!>> ribatté contrariata.

<<Beh, volevi del tempo insieme come coppia, voglio che sfoghi i tuoi desideri...>> rispose con meno tatto del dovuto.

<<Sfogare? Perché, poi dovrò reprimerli di nuovo?>> chiese lei accigliandosi.

Percy sospirò <<Non potremo di certo fare le stesse cose, no. Almeno fino a quando non avrai compiuto 18 anni, poi sarà via via più facile uscire allo scoperto come coppia.>> spiegò con più calma.

<<Altri 11 mesi, quindi... è tantissimo!>> si lamentò lei sbuffando.

<<Voleranno. Tranquilla. E potremo sempre... fare qualche uscita di questo tipo, ogni tanto. Qualche weekend lontano da Nuova Roma. Che ne dici?>>

<<Mmm detta così suona meglio.>> ammise rabbonita all'idea di altre fughe romantiche. Anzi, forse l'idea di avere un tale segreto la stuzzicava.

<<Quindi ora ruota panoramica?>> propose subito in tono più acuto del normale.

La ragazza, pensierosa, annuì, e si avviarono verso la nuova attrazione. Percy pagò i biglietti spontaneamente, mentre lei, ancora taciturna, sembrava essersi rabbuiata.

Una volta saliti e iniziato il giro, lei palesò cosa aveva pensato fino a quel momento <<Guarda che l'ho capito che stai solo cercando di tenermi buona con queste promesse! Intanto continui a prendere tempo!>>

Il ragazzo nemmeno la guardò, ma roteò appena gli occhi, e secco commentò <<Se è quello che pensi...>>

<<Mi stai dicendo che tra 24 ore quando saremo a Nuova Roma tornerà tutto come prima, e dovremo ancora ignorarci in pubblico!>>

<<Beh, non proprio come prima... abbiamo fatto un passo importante, no? Non era quello che volevi?>> la punzecchiò con un pizzico di troppo di sarcasmo.

<<Lo chiedi come se fosse stato un sacrificio enorme fare l'amore con me!>> sottolineò lei.

Di nuovo quelle paranoie. Percy inspirò a fondo e si inumidì le labbra prima di parlare, come preparandosi per un discorso molto impegnativo <<Certo che no, che cazzata! Ma ancora una volta non noti quel che faccio per te! Abbiamo fatto sesso quasi una decina di volte da ieri sera, anche se dovrei evitare sforzi, e stiamo facendo questo weekend, che doveva essere una fuga romantica, per dimostrarti che faccio sul serio! Questo non avremmo potuto concedercelo a Nuova Roma, lo sai!>>

<<E ancora che sembra tu voglia farmi pesare tutte queste cose, che dovrebbero invece darti gioia!>>

<<Oh ma sono gioioso, non mi vedi!? Ma ti dimentichi sempre un piccolo dettaglio: io sono il Console, tu una mia sottoposta 17enne! E ho detto tutto.>> ribatté con il classico tono alla Percy e gesticolando.

<<Conta così tanto che io non abbia 18 anni? L'età del consenso è 16 anni a Nuova Roma.>>

<<Sì, al momento conta eccome. Se fossi un cittadino qualsiasi non sarebbe uno scandalo, proprio perché non è davvero illegale... ma è di cattivo gusto secondo molti, perché comunque siamo anche negli Stati Uniti, dove l'età del consenso è 18.>>

<<Ma cosa vuoi che gliene freghi alla gente di chi ti porti a letto!>>

<<Ah è solo il loro gossip preferito, non lo sai!? E ogni cosa appena ambigua può diventare un'arma terribile nelle mani dei nostri rivali politici!>>

<<E il giorno dopo il mio 18esimo compleanno cambierà davvero qualcosa!?>> sottolineò lei acuta.

<<Non sarà una passeggiata, ma sarà totalmente legale anche per le leggi degli Stati Uniti! Paradossalmente, io ora sto commettendo un reato, a Nuova Roma no. Ma è tutto relativo alle circostanze... Qui non sanno chi siamo, là sì, e non ci lasceranno in pace se ci scopriranno! E non voglio dare altri motivi per attaccarci!>> spiegò spazientito incrociando le mani e sporgendosi verso l'esterno della cabina, appoggiando le braccia ad una sbarra ed evitando lo sguardo della ragazza. Sospirò, esausto. Aveva già abbastanza stress per una vita intera, e quei problemi d'amore adolescenziale lo prosciugavano delle poche energie che aveva.

Dorothea tacque, sforzandosi di tornare razionale. Assillarlo non avrebbe risolto il loro problema <<Okay. Ma mi prometti che cercherai di passare con me più tempo possibile, comunque?>>

Il ragazzo, con la mascella irrigidita, ribatté irritato <<Ma è quello che già sto facendo! Mi sveglio la mattina e penso a quali scuse potrei usare per incontrarti, o anche solo vederti in pubblico senza destare sospetti. Appena ho un attimo ti scrivo. Le sere in cui non ho impegni vengo subito da te appena si fa buio, e dormo uno schifo perché devo scappare via quando ancora non è l'alba! Il tutto con i mille casini di cui non posso pienamente parlarti o rovinerei l'umore anche a te, perché i momenti in cui stiamo insieme sono quelli in cui voglio sentirmi leggero! Forse ancora non ti è chiaro che questo non è un gioco, e sto mettendo a rischio anche la carriera di altre persone oltre che la mia! Dovresti avere più rispetto!>> l'ammonì infine, più duramente del voluto.

La ragazza ci rimase male. Sentì un magone allo stomaco, e temette che quella rabbia e il suo evitare il contatto visivo fossero dei pessimi segnali. Incrociò le braccia, e chiese <<Vuoi lasciarmi?>>

<<No, certo che no.>> rispose subito.

<<Guarda che non devi farti problemi solo perché abbiamo fatto sesso.>> ribatté orgogliosa. In verità, avrebbe voluto scoppiare a piangere e scongiurarlo di fare pace, ma era troppo caparbia per cedere.

Percy ridacchiò, scuotendo la testa. Quella testardaggine gli ricordò terribilmente Annabeth. Si grattò la testa per il nervoso, poi si voltò verso la ragazza. La osservò qualche istante: quel broncio. Quel caratteraccio. Quegli occhi così socchiusi in una finta espressione dura, ma profondamente dolci.

E niente, si rese conto che comunque l'adorava davvero, ed era fregato. Sospirò, calmandosi, e in tono serio e supplicante chiese <<Puoi smetterla di mettermi in dubbio, per favore?>>

Sorpresa da quel risvolto, la ragazza annuì piano. Ringraziò mentalmente, e si rese conto che il ragazzo aveva una gran pazienza per sopportarla. <<Scusa.>> mugugnò poi trattenendo le lacrime, ancora stretta nelle spalle.

Percy batté lentamente le palpebre, sorridendo e sporgendosi verso di lei a braccia aperte <<Vieni qui, dai.>>. Dorothea non se lo fece ripetere e si fiondò tra le braccia del fidanzato, che le baciò la testa e la strinse <<Mi farai impazzire. Ma devi avere pazienza. Poi andrà meglio.>>

Si coccolarono per un paio di minuti, dopodiché la ragazza si voltò a guardarlo e iniziò a baciarlo con passione. Lui si lasciò trasportare, desideroso di lasciarsi quell'ennesima litigata alle spalle, e forse sfogando un po' del nervoso accumulato.

<<Non sei arrabbiato?>> gli chiese ora in tono accomodante.

Il ragazzo fece un sorrisetto furbo <<Puoi farti perdonare in un paio di modi interessanti!>>

Lei rise, e ricominciarono a baciarsi con più foga <<Potrebbero vederci dalle altre cabine!>> sottolineò lei.

<<Bene, che imparino qualcosa...>> rispose ipersarcastico allungando le mani.

Dorothea sorrise, e si voltò per lasciarsi baciare il collo.

Però, dopo qualche secondo, qualcosa attirò la sua attenzione <<Non lo senti?>>

Percy inarcò un sopracciglio continuando a baciarla <<Beh, dovresti sentirlo tu più di me, no?!>> le chiese divertito guardandosi la patta dei pantaloni.

Lei fece una smorfia <<Ma no, scemo! Non quello! Questo rumore strano...>>

<<Che rumore?>> chiese distaccandosi un attimo da lei e tornando serio. I suoi sensi semidivini non funzionavano affatto.

Ma quelli di Dorothea sì.

Tutte le luci del molo si spensero all'improvviso in un blackout, e la ruota panoramica si fermò di colpo. I due semidei si guardarono intorno, in cerca di qualche indizio. Lei individuò qualcosa <<Resta qui!>> gli disse alzandosi e iniziando ad arrampicarsi agilmente lungo la struttura della ruota per poter scendere.

<<Ma...>>

<<No! Siamo a quasi 40 metri di altezza, Percy! Guai a te se ti azzardi a seguirmi!>> gli intimò seria, e in pochi secondi balzò agilmente all'interno della struttura scalandola verso il basso.

E lui, con le vertigini al solo sporgersi, non poté far altro che guardarla piroettare verso un misterioso pericolo.

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