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A Ciascuno il Suo


[20 dicembre 2016, martedì sera]

Dorothea gironzolava pigramente sulle mura.

I turni di notte erano noiosi e le rubavano preziose ore di sonno, ma era pur sempre meglio che starsene a casa in quei giorni...

Pur non parlando più con Percy, aveva ben capito che il ragazzo avesse troncato con Nadia, visto che la coinquilina non faceva altro che piagnucolare, lamentarsi e mangiare gelato senza lattosio da un paio di settimane. Aveva anche smesso di truccarsi e di parlare di sesso ad ogni ora del giorno. Sì, era decisamente stata mollata, non c'era dubbio.

Un po' si sentiva in colpa per lo stato d'animo dell'amica, che come molti prima di lei si era invaghita del bel figlio di Poseidone. Ma un'altra parte di lei era piacevolmente soddisfatta, perché non avrebbe mai sopportato di vedere il ragazzo che desiderava insieme ad un'altra.

E forse, privarsi del sonno era una punizione più che sufficiente per come questa soddisfazione la facesse sentire cattiva.

Si fermò e si voltò a guardare le colline oltre le mura, verso il mondo cosiddetto normale. C'era un silenzio ovattato, come se tutta la natura intorno fosse in attesa di qualcosa.

Ed ecco infatti, dopo qualche minuto, una leggera neve iniziò a scendere placida, accarezzando tutta la vallata.

Contro il proprio volere, la mente della ragazza vagò ad un anno prima, quando Percy aveva bloccato la neve stessa per rischiarare il cielo e vedere meglio le cascate della sua città natale... e in un attimo fu catapultata nel ricordo di quei pochi giorni passati con lui, lontano da Nuova Roma.

Si sfiorò gli orecchini di perla, poi si strinse nelle spalle per un brivido, forse di freddo, o forse di altro. Strofinò le mani per riattivare la circolazione e distrarsi.

<<Oziamo, eh?>>

La ragazza sobbalzò lievemente per la sorpresa, ma riconobbe la voce dell'amico e non si voltò <<Mai quanto te, Vlad. E poi... cos'altro c'è da fare, durante il turno di guardia, se non "guardare" in giro!?>>

Il semidio fece una smorfia <<In effetti... Comunque, ho visto Nadia oggi pomeriggio, è uno straccio... che diavolo le succede?>>

Quella domanda infastidì Dorothea, che non aveva voglia di parlarne, e sapeva anche che la curiosità di Vlad era solo per gossip, non per compassione <<Mah... pene d'amore, immagino...>>

Lui inarcò un sopracciglio, scettico <<Amore? Nadia? Due parole così nella stessa frase!? Ah! Questa è buona...>>

<<Immagino ci sia una prima volta per tutti...>> suppose saggia, sperando di chiudere quel discorso alla svelta.

<<Uhm, può darsi... ma tu cosa sai? Sarei proprio curioso di conoscere chi ha conquistato l'indomabile e lussuriosa Nadia...>>

<<Oh piantala, non ti interessa davvero di lei!>>

<<Beh, te l'ho detto, che sono curioso. Non ho mentito. E forse le sta bene per una volta capire cosa siano i sentimenti.>>

La ragazza non riuscì a dargli torto, e si limitò ad una smorfia annoiata tornando a fissare la neve che cadeva.

<<Oookay. Cambiamo discorso. Che palle la neve!>>

Dorothea gli regalò una delle sue peggiori occhiatacce <<Ma no! Perché dici così!? È bellissima! Senti che pace... Tutto tace per lei. Non ti rilassa?>>

Vlad fece spallucce <<So solo che tra meno di dieci minuti saremo bagnati zuppi.>>

<<Ah! Non capisci niente!>> lo rimproverò ridacchiando, al che il ragazzo divertito gli andò contro spintonandola con un clangore quando le due armature si scontrarono <<Vabbé, vado a cercare cibo! Vuoi qualcosa?>> chiese premuroso.

Una luce catturò la loro attenzione. Un bagliore improvviso, che scese dal cielo rischiarando tutt'intorno.

<<Un fulmine? Durante una nevicata!?>> chiese confuso il ragazzo.

<<Che assurdità...>> commentò Dorothea scettica, cercando di capire cosa fosse, ma una coltre di polvere alzatasi da terra non lasciava intravedere nulla.

In meno di 10 secondi furono colpiti da un'onda d'urto che fece loro strizzare gli occhi e arretrare di qualche passo, e poco dopo sentirono anche un boato, un rumore talmente profondo e cupo che sembrava che la terra si fosse spezzata.

Riaperti gli occhi, la polvere si era assestata, ed entrambi spalancarono la bocca dallo sgomento, pietrificandosi dal terrore per qualche istante.

Dorothea aveva già provato emozioni simili quando si era trovata faccia a faccia col Leviatano. Ciò che aveva ora di fronte era parimenti terrificante e maestoso. Riuscì a tornare lucida, e risoluta ordinò all'amico <<L'allarme! Corri!>>

Vlad ci mise qualche altro secondo per riuscire a distogliere lo sguardo, e schizzò verso il bastione più vicino per suonare l'allarme e allertare l'intera città, mentre altri compagni li raggiungevano sulle mura incuriositi dallo strano suono che avevano udito.

Ben presto la cinta si riempì, e tutti i semidei in fila ammiravano con muto smarrimento ciò che stavano per affrontare...

Un mostro, il più grande che avessero mai immaginato, ma dissimile a qualsiasi cosa avessero studiato o imparato da leggende e racconti eroici.

Era alto almeno quanto una cattedrale gotica, e il corpo massiccio ricordava le fattezze di un elefante ibridato con un rinoceronte, così come la pelle rugosa e spessa. Le zampe avrebbero schiacciato venti uomini come formiche. Il muso era rabbioso, con tratti marcati e spaventosi, e dalla base della mascella si diramavano due possenti e lunghe zanne, che avrebbero facilmente divelto un edificio a cinque piani come fosse un castello di carta. A completare il tutto, una lunga proboscide si muoveva come in cerca di prede da agguantare e portare alle fauci.

Si trovava ad almeno tre chilometri di distanza, nella vallata vicino alle mura, e non si era di certo materializzato per una scampagnata tra le colline di Berkley a godersi la neve.

<<Per tutti gli dei, che cos'è?>> chiese un ragazzo non più che sedicenne con voce tremante.

Nessuno se la sentì di commentare o azzardare ipotesi, troppo sbigottiti per pensare. Non si lasciarono distrarre nemmeno dai nuovi passi che si avvicinavano veloci alle loro spalle: i Pretori erano arrivati.

Lavinia bisbigliò qualche incomprensibile parola in russo, mentre Hazel, seria e composta, chiedeva <<Avete già informato anche i Consoli?>>

<<Sì, chiamati subito dopo aver dato l'allarme.>> confermò Vlad.

<<E ora, che facciamo?>> chiese un'altra ragazza evidentemente impaurita.

La figlia di Plutone si mostrò calma, dissimulando bene la propria preoccupazione <<Ora aspettiamo, e ci prepariamo con una strategia.>>

In meno di 10 minuti, due pegasi planarono direttamente sulle mura, e tutti arretrarono per lasciare loro spazio di atterraggio.

I Pretori invece si avvicinarono esibendo il saluto romano. Hazel saettò lo sguardo tra i nuovi arrivati, e incuriosita chiese <<Dov'è Percy?>>

Reyna gli lanciò un'occhiata ambigua, ma evitò i suoi occhi <<Percy non c'è.>> rispose secca senza troppe spiegazioni, mentre andava verso il bordo della cinta per ammirare quel terribile mostro, che ora distava due chilometri. Si avvicinava lento, ma inesorabile, provocando scosse di terremoto ad ogni passo.

La ragazza portoricana, che aveva avuto un indottrinamento cattolico da bambina, era incredula per quell'ennesima anomalia nel loro sistema mitologico <<Non può essere...>> mormorò.

Hazel, che allo stesso modo aveva un background cattolico dalla sua scuola d'infanzia, si avvicinò all'amica, in modo che solo lei potesse udire le sue parole titubanti <<Reyna, non sarà forse... potrebbe essere... ma non è possibile, vero? O sì?>>

Lei si voltò a guardarla negli occhi <<Ho visto e affrontato il Leviatano, quindi sì, temo che questo sia...>>

<<... Behemoth.>> concluse l'altra sconvolta, mentre i boati generati dalla marcia della bestia si facevano sempre più chiari.

Un mormorio curioso e stupito si diffuse tra i soldati che avevano sentito il nome del mostro.

Reyna si guardò intorno, temendo che il panico prendesse il sopravvento <<Legionari! Armatevi e preparatevi! Portate i cannoni, caricate e iniziate a sparare! Primo attacco in meno di 2 minuti, veloci! Il Pretore Asimov coordinerà l'azione.>> ordinò infondendo coraggio col proprio potere.

<<Avete sentito la Console? Andiamo!>> ribadì Lavinia, e seguì i ragazzi.

Tutti erano scattati all'unisono, tranne Dorothea, che prima di eseguire gli ordini rivolse uno sguardo preoccupato verso la Console. Questa ricambiò con una smorfia di incoraggiamento.

I cannoni furono pronti in poco più di un minuto, e iniziarono a sparare.

Nel frattempo, Leo andava avanti e indietro sulle mura in un tragitto di poco più di 3 metri, scervellandosi: cosa avrebbe potuto inventarsi per annientarlo? Beh, non aveva di certo abbastanza tempo per costruire qualcosa di adeguato, ed era totalmente ignorante sull'argomento, quindi non conosceva i suoi punti deboli.

Ah, se solo ci fosse stata...

Un nitrito attirò la sua attenzione, e rimase sbigottito nel veder planare Blackjack con in groppa <<Annabeth! Quando si dice la divina provvidenza, grazie Athena!>>

Lei gli sorrise saltando giù dal pegaso, e così fece l'invisibile Percy. La ragazza fece un cenno veloce a Reyna ed Hazel lì vicino, poi la sua attenzione fu attratta dall'immensa bestia che si avvicinava. L'ammirò per almeno un minuto, sbigottita e incantata allo stesso tempo.

Al suo fianco, un muto Percy era sconvolto quanto lei, ma molto più spaventato. Si guardò intorno freneticamente, ma non vide Dorothea. Pensò che fosse al sicuro sulle mura, finché quel mostro era distante... Ma dovevano trovare presto una soluzione. Spintonò quindi appena Annabeth per riportarla alla realtà e farle capire di prendere in mano la situazione con tutti gli altri.

Lei sobbalzò, poi si voltò verso gli amici e indicò i libri che aveva con sé <<È Behemoth.>> dichiarò convinta. Tutti le si avvicinarono, pronti ad una riunione di raccolta di idee.

Reyna annuì <<Sì, questo lo avevamo capito...>>

<<Allora, come lo sconfiggiamo?>> chiese Hazel speranzosa nelle idee dell'amica appena arrivata.

<<Questo devo ancora capirlo, ma ho letto molto a riguardo negli ultimi mesi, ho qualche ipotesi... però dovrei rileggere alcuni passaggi...>> ammise dispiaciuta.

<<Ma non abbiamo tempo per questo...>> mormorò Reyna ora più preoccupata.

Tempo. Tempo... Intanto, dovevano rallentarlo, pensò quindi Leo, e d'impeto propose <<Hazel, credi che saresti in grado di scavare delle trincee davanti alle mura abbastanza grandi e profonde da farlo cadere e bloccarlo, o per lo meno rallentarlo?>>

La ragazza inarcò un sopracciglio <<Non sarà facile, ma sì, dovrei riuscirci...>>

<<Potremmo inserire degli spuntoni nelle fosse, così cadendo verrebbe impalato...>> pensò Reyna.

<<Servirebbero spuntoni enormi, delle semplici lance gli farebbero il solletico... E non abbiamo tempo di costruire niente...>> commentò Hazel scettica.

<<Lo so, ma nemmeno i cannoni sembrano dargli granché fastidio... Cos'altro potremmo fare per ferirlo?>> chiese la figlia di Bellona.

<<Aspetta...>>, disse Leo trasportato dalle proprie intuizioni, <<Potremmo creare degli spuntoni abbastanza grandi e resistenti...>>

Tutti lo guardarono confusi, ma lui proseguì rivolgendosi ancora ad Hazel <<Se tu richiamassi dei metalli e della roccia dal terreno mentre scavi le trincee, io potrei fonderli e tu potresti dargli una forma appuntita e che esca dal terreno stesso... sarebbero abbastanza resistenti e possiamo generarli in poco tempo e con la dimensione necessaria!>>

Era avventato, e bizzarro, ma Annabeth sorrise << Hazel, ce la faresti?>>

Lei strinse le labbra <<Dovrei riuscirci, il grande delle energie me lo richiederà uno scavo così profondo, ma mentre lo faccio mi basterà poco per attirare anche dei metalli contemporaneamente...>>

<<Allora proviamo!>> incitò Leo. Tutti si scambiarono uno sguardo, e in automatico si voltarono verso Reyna per approvazione. Lei guardò ancora Annabeth per avere ulteriore conferma. Questa annuì <<È un'ottima idea.>>

La figlia di Bellona fece un mezzo sorriso <<Ed è la sola che abbiamo, e ci permetterà di tenerlo lontano dalle mura... quindi... Facciamolo.>> confermò decidendo di credere nei poteri degli amici.

In quel momento, un'aquila enorme arrivò sulle mura, e si trasformò un attimo prima di toccarle <<Ragazzi, che mi sono perso?>> chiese Frank trafelato andando subito a salutare la fidanzata con un abbraccio, per poi restare paralizzato con la bocca spalancata quando vide ciò che si avvicinava <<Oh.>> commentò sbigottito.

Hazel gli mise una mano sul braccio in segno di conforto, ed eccitata disse <<Ma abbiamo già un piano, io e Leo andremo insieme...>> nel sentire quel nome mentre la ragazza gli raccontava il piano, Frank tornò lucido e si voltò subito a guardarla, e secco la interruppe <<No. Tu e Leo un bel niente, non ti lascio sola con lui.>>

Il figlio di Efesto sentì quella frase, e avrebbe tanto voluto rimpicciolirsi o scomparire del tutto. Frank non lo aveva proprio ancora perdonato per quanto aveva fatto, e Leo non poteva dargli torto. Quindi, non commentò, ma si schiarì la voce per l'imbarazzo.

<<Frank, Leo è a posto. Lui ed Hazel devono lavorare insieme, è la nostra migliore speranza.>> spiegò Reyna in tono serio.

<<Mi dispiace ma non metterò a rischio la vita della mia fidanzata.>>

Hazel si accigliò, sia per i toni usati che per l'imposizione <<Come, scusa? Non puoi dirmi cosa fare...>> commentò. Frank si ricompose subito, e tornò il solito ragazzo dolce e a modo <<Ma no, certo, ma... Insomma, lo sai... non mi fido... e nemmeno tu dovresti...>> mormorò riprendendo a discutere a bassa voce con la fidanzata.

Nel frattempo, Leo stava perdendo sicurezza, ed era evidente dall'espressione atterrita sul suo volto e dal modo in cui aveva iniziato a tormentarsi le mani robotiche restando in disparte. E quando Leo perdeva fiducia in sé, con la poca autostima che aveva, era un disastro preannunciato.

La forte Reyna sembrava invece mentalmente assente, e non riusciva ad avere polso come al solito. Forse, il suo pensiero era altrove, e temeva di non essere in grado di sconfiggere quel mostro senza il suo collega.

In tutto ciò, Percy stava assistendo da un punto di vista totalmente inedito: poteva notare ogni singolo dettaglio di nascosto, senza che gli altri si sentissero osservati e dissimulassero le proprie vere emozioni, e quel che vedeva non gli piaceva affatto. Avrebbe tanto voluto intervenire e ricordare a tutti quanti quale fosse la priorità. E guidarli, come aveva sempre fatto senza rendersene conto. A loro serviva un leader, ma lui non c'era.

Si avvicinò ad Annabeth, e le diede una gomitata per farle capire che doveva far qualcosa. La ragazza sobbalzò <<Ohu!>>, e tutti si voltarono a guardarla <<Che hai?>> chiese Reyna.

<<Oh, niente... Ma... Mi fa male vedere che non siamo più in grado di collaborare. E stiamo solo perdendo tempo, che ora è la nostra più preziosa risorsa...>> sottolineò risoluta.

Frank si sentì in colpa, e abbassò lo sguardo. Hazel lo guardò offesa <<Ha ragione. Basta discutere, dobbiamo andare. Prendiamo due pegasi, Leo.>> dichiarò avviandosi verso gli animali e dando le spalle al fidanzato.

Leo la seguì, titubante, senza incrociare lo sguardo di Frank. Percy tormentò ancora Annabeth infilzandole le costole con le dita, sperando che capisse di incoraggiarlo <<AHHH!>> esclamò la ragazza infastidita dall'ennesimo sollecito fisico, e gli altri la guardarono incuriositi. Lei sorrise, cercando di distogliere l'attenzione da quel verso, e lo prolungò <<Ahhh, Leo, volevo solo dirti che hai avuto davvero un'idea fantastica! Sono sicura che riuscirete a darmi il tempo necessario a ripassare i miei appunti e trovare una strategia!>>

Leo annuì, un po' più convinto. Percy sorrise soddisfatto, mentre Annabeth annunciava <<Mi serve un posto tranquillo per leggere...>>.

Reyna le rispose subito <<In quel bastione c'è uno stanzino che le guardie usano per riposarsi, puoi metterti lì. Io perlustro le mura per verificare che tutto sia in regola.>>

<<Ottimo.>> confermò, e si avviò decisa sventolando forte i libri in un gesto disinvolto nel punto in cui immaginava si trovasse Percy, altezza cintura: bersaglio centrato. Il ragazzo si sforzò di non fare versi, e seguì Annabeth verso il bastione.

Appena entrati e chiusa la porta, Percy si tolse il cappello, si passò una mano tra i capelli e sospirò per il sollievo dal prurito <<Fuuu che tortura!>>

Annabeth gli lanciò un'occhiataccia, per poi iniziare a sfogliare i propri libri <<Rimettiti il cappello.>> gli ordinò.

Lui le ricambiò l'occhiataccia, e sfoderò il proprio sarcasmo <<Non puoi dirmi cosa fare, Annabeth cara...>>

<<Piantala, Percy. Devo concentrarmi.>> ribatté secca. Lui fece una smorfia, ma capì che aveva ragione. Le si avvicinò con cautela, e in tono più amichevole le chiese <<Hai davvero delle ipotesi?>>

La ragazza sospirò <<Sì ma... mi sfugge qualcosa... Perché questi mostri ci attaccano? Non è normale...>>

<<Certo che no, ma ora cerchiamo di sconfiggere questo di mostro, poi penseremo alla filosofia generale, okay!?>>

Annabeth sbuffò <<Lo so ma... Mi sfugge qualcosa...>> ripeté sconsolata continuando a sfogliare le pagine in cerca di un'illuminazione.

Percy le sorrise, in modo totalmente genuino <<Sono sicuro che capirai anche questa, Sapientona.>> e inconsciamente le accarezzò una spalla, anche se dopo un secondo ritrasse subito la mano. Lei non lo diede a vedere, ma sorrise sotto i baffi.

Poi, lui si sedette al tavolo, vicino a lei, in rispettoso silenzio ma riflettendo a propria volta e sbirciando ogni tanto le letture. Annabeth lo lasciò fare, poiché si era abituata per anni ad essere osservata da lui in quel modo.

Dopo qualche minuto, il ragazzo sembrò più impaziente: iniziò a tamburellare le dita sul tavolo, dando sui nervi alla compagna, e infine estrasse la propria penna e iniziò a rigirarsela tra le mani; e dopo un sospiro propose <<Se è come per il Leviatano, serve il potere di un dio per sconfiggere anche Behemoth. E l'unico modo sarebbe...>>

<<Non userai il tridente, scordatelo!> lo incalzò Annabeth che aveva previsto quella proposta dall'ex fidanzato.

<<Ma se non c'è...>>

<<Ho detto no, Percy!>> ribadì perentoria.

Lui non si arrese <<Ma tu non hai visto il Leviatano, era...>>

E lei non lo lasciò parlare <<Vi trovavate in territorio ostile, in pieno oceano, e siete stati attaccati anche da altre entità... Qui giochiamo in casa, abbiamo tutte le armi possibili, e l'intero esercito... Ce la faremo anche senza il tridente!>>

<<Se anche per Behemoth serve il potere di un dio, potremo solo indebolirlo e rallentarlo, ma per annientarlo...>> tentò di nuovo.

<<NO!>> sbottò infine lei rabbiosa chiudendo la Bibbia con uno scatto e lanciando un'occhiataccia al ragazzo.

Sentirono dei passi avvicinarsi, e Percy ebbe giusto il tempo di rinfilarsi il cappello in testa e la penna in tasca prima che la porta si aprisse.

<<Tutto okay? Sembrava litigassi con qualcuno.>> disse Reyna entrando velocemente.

<<Oh, io... Parlo ad alta voce con me stessa per schiarirmi le idee... E a quanto pare io e me stessa non siamo d'accordo!>> si inventò riaprendo il proprio libro e nascondendovisi dietro.

Reyna le si avvicinò per prendere posto al suo fianco, proprio sulla sedia su cui era seduto Percy, che riuscì a scansarsi per un soffio ed evitare di diventare un cuscino... e di essere scoperto, ovviamente.

<<Leo ed Hazel hanno iniziato i lavori, ma non so quanto riusciranno a scavare prima che il mostro arrivi, ormai manca sì e no un chilometro...>>

Annabeth pensò nella propria testa "allora sarebbe il caso che mi lasciate tutti concentrare altrimenti una soluzione non la trovo neanche fra cent'anni!" ma si trattenne, e lasciò che l'amica proseguisse.

<<Quando sarà arrivato alle mura, sarà un disastro. Non ho idea di come fermarlo... Dobbiamo solo sperare che i confini magici funzionino. Tu intanto hai scoperto qualcosa?>> chiese speranzosa e vulnerabile. Solo ad Annabeth si poteva mostrare così.

<<Non ancora.>> rispose, dando per scontato che qualcosa prima o poi avrebbe trovato.

Reyna strinse le labbra in una smorfia preoccupata <<Se è come per il Leviatano, serve del potere divino... E abbiamo accesso ad una sola arma di questo tipo...>>

La figlia di Athena alzò lo sguardo incredula, e un po' stizzita da quel discorso incredibilmente simile a quello di Percy <<Non dirai sul serio! Non chiederemo mai a Percy di usare di nuovo il tridente, non riuscirebbe!>>

<<Ma no, lo so, certo... Ma magari... se potessimo usarlo noi... Io non sono potente quanto Percy, ma darei tutto il mio potere per difendere questa città, e anche di più. Se è lo scotto da pagare, sono pronta a rischiare.>> ammise coraggiosa.

Annabeth si accigliò <<Questo è un pensiero nobile, Reyna. Ma credo che comunque non sia la soluzione. A quanto mi aveva raccontato Percy, il tridente non si fa maneggiare da chiunque, e solo qualcuno che è stato scelto può domarlo... Quindi...>>

Reyna sospirò sconsolata <<Quindi, solo lui può usarlo. Magari... potrei trasferirgli la mia energia mentre lo usa...>> pensò ad alta voce.

L'altra si guardò intorno, cercando di supporre dove si trovasse Percy per fargli uno sguardo del tipo "non osare intervenire!" e poi disse <<Sul serio? Metteresti così a rischio la vita di Percy?>>

La figlia di Bellona la guardò negli occhi, e triste mormorò <<No, mai. E tu nemmeno...>>

Annabeth si schiarì la voce, sperando che l'amica non proseguisse con altri discorsi scomodi in quel momento, e dichiarò <<Comunque, siamo d'accordo. Non tocca a Percy, stavolta.>>

Reyna annuì mesta, e si accarezzò i capelli in un gesto stanco.

<<Un momento...>> disse poi la figlia di Athena sovrappensiero. E tornò a sfogliare i libri con smania, <<Un momento, un momento... Ma certo!>> esclamò risoluta.

L'altra si drizzò sulla sedia, pronta ad un miracolo <<Cosa?>>

Annabeth sorrise <<Stavolta non tocca a Percy!>>

<<Okay. Lo hai già detto.>>

<<No no no, nel senso... Guarda – e mostrò delle rappresentazioni grafiche - nella Bibbia sono tre i mostri più temibili e famosi. Il peggiore è il Leviatano, che fortunatamente è già stato sconfitto da Percy. Poi c'è Behemoth, la bestia elefantiforme là fuori, e infine Ziz, un uccello mitologico. E guarda caso, secondo te... A quali elementi sono assimilabili!?>>

Reyna rifletté, riportando a sé i ricordi della propria infanzia cattolica <<Beh. Acqua, terra, aria.>>

Annabeth annuì decisa <<E non è proverbiale che questi siano gli elementi delle tre maggiori divinità greco-romane!? Un po' come se il Dio monoteista stesse sfidando la cultura che lo ha preceduto! Sarà stato un caso che Percy si trovasse al posto giusto nel momento giusto...>>

<<Perché lo ha cercato Talìa, proprio per sconfiggere un mostro marino...>> la incalzò l'altra.

<<Esatto... ma se, al di là del caso, solo Percy fosse stato in grado di sconfiggere quel mostro? Se è così, possiamo presupporre che sia la stessa cosa anche per gli altri!>> azzardò eccitata.

<<Quindi, per sconfiggere Behemoth serve un figlio di Ade.>> ipotizzò Reyna.

<<O di Plutone. A ciascuno il suo, insomma!>> aggiunse Annabeth gongolando.

La figlia di Bellona si alzò in piedi, d'un tratto rinvigorita <<Dobbiamo provare a contattare Nico, e avvisare Hazel! Deve risparmiare le forze e dobbiamo capire come usare il suo potere contro il mostro!>>

Annabeth confermò <<Bisogna raggiungerli e dirglielo, le trincee sono utili ma non se crearle annienta qualsiasi altra nostra possibilità di vincita. E forse è già tardi.>> esclamò alzandosi in piedi e guardando sul proprio orologio da quanto gli amici avevano lasciato le mura.

<<Aspetta, tu dovresti comunque restare qui per capire come usare il potere di Hazel contro il mostro! Continua a leggere!>> la fermò Reyna parandosi davanti con una mano alzata.

<<Se è per questo, tu dovresti restare qui e coordinare l'esercito dalle mura, con o senza trincee, il mostro sarà qui a breve, devi essere presente!>>

E mentre le due ragazze si confrontavano sul da farsi, la porta vicino a loro si aprì all'improvviso senza apparente motivo, per poi richiudersi sbattendo.

Reyna rimase a bocca aperta <<Ma chi diavolo è stato...>> mentre Annabeth roteava gli occhi al cielo sbuffando <<Quell'idiota del mio ex che vuole farsi ammazzare, ecco chi!>>

Hazel e Leo furono sul terreno in meno di un minuto. Si posizionarono a circa 300 metri dalle mura, il mostro distava da loro poco più di un chilometro ormai.

<<Okay, considerando il tempo che ci ha messo per arrivare dove è ora, credo che avremo massimo 8 minuti, poi dovremo andarcene per non essere sotto tiro.>> calcolò Leo su due piedi impostando un cronometro incorporato in uno delle proprie braccia.

La ragazza, ancora di cattivo umore per l'alterco col fidanzato, annuì, e si inginocchiò subito poggiando entrambe le mani a terra.

Leo sentì il terreno iniziare a vibrare sotto ai propri piedi. Dopo qualche secondo la terra iniziò a creparsi a qualche metro di distanza, e una falda iniziò ad aprirsi. Inspirò per farsi coraggio, e saltò dentro alla fessura in espansione.

<<Ehi, stai attento! Non è stabile e non posso controllare bene il processo!>> lo avvertì la ragazza preoccupata.

Lui la rassicurò ostentando sicurezza <<Tranquilla. Tu continua a scavarla e a farla diventare profonda. Fai affiorare tutti i metalli e la roccia che puoi, io inizio a scaldarmi...>>

E lo intendeva letteralmente. Mentre la crepa proseguiva con l'espandersi, lui al suo interno iniziò a generare calore dal proprio corpo, con l'intenzione di creare una specie di altoforno di fusione direttamente nella trincea mentre sprofondava nelle sue profondità.

L'idea era di creare una falda lunga circa 50 metri, larga 20 e profonda almeno 15 per far sì che il mostro vi inciampasse dentro. E una non sarebbe bastata, dovevano riuscire a crearne almeno 3 di fila per essere sicuri che il mostro non potesse evitarle.

Il figlio di Efesto si concentrò, e nel giro di 30 secondi era arrivato a oltre 1000 gradi. La roccia in superficie si stava già fondendo, così come alcuni metalli. Ma doveva stare attento a non esagerare, o avrebbe fuso anche il titanio delle proprie protesi, che comunque stavano già subendo danni.

<<HAZEL!>> urlò dalle profondità della falda, e la ragazza capì di dover iniziare a modellare quella specie di lava da lui creata.

<<SPOSTATI!>> gli disse dall'alto, mentre iniziava a generare gli spuntoni sperando di evitare l'amico.

Lui man mano correva lungo la falda, e lei lo seguiva di pari passo, plasmando roccia e metalli. In meno di due minuti avevano riempito la prima crepa. L'ultimo spuntone Leo lo usò come trampolino per poi balzare in superficie con un salto di cinque metri.

Entrambi col fiatone, si guardarono risoluti <<Cinque minuti. Andiamo!>> esclamò lei. Si spostarono verso le mura di una decina di metri, e iniziarono con la seconda.

Con questa furono più veloci ora che avevano un metodo, e dopo due minuti ebbero finito.

Sfiniti, si guardarono cercando di spronarsi a vicenda <<Tre... minuti... anzi, meno...>> fece Leo ansimando e indicando il numero con le dita, che fortunatamente ancora reagivano ai comandi.

Hazel annuì, ma barcollò esausta <<Ehi... ehi ehi ehi...>> esclamò il semidio andandole incontro, ma ebbe l'accortezza di non toccarla: il proprio corpo poteva regolarlo a piacimento, ma non poteva raffreddare le braccia in titanio allo stesso modo, ed erano appena uscite da una fornace di oltre 1000 gradi!

<<Sto bene... sto bene... Ma non so se posso riuscire a farne un'altra, Leo...>> ammise atterrita.

Il ragazzo guardò il cronometro. Avevano 2 minuti e 20. Guardò poi il mostro, terribilmente vicino: i suoi calcoli erano stati corretti, purtroppo, e dovevano svignarsela senza permettersi tempo extra.

<<E se fosse meno profonda? Magari la metà può comunque bastare...>> propose lui. Lei annuì, e stava per iniziare il lavoro. Ma la sua attenzione fu attirata da qualcosa alle spalle del ragazzo <<ATTENTO!>> urlò.

Leo si scansò all'ultimo, giusto in tempo per evitare una palla di cannone. Dalle mura stavano attaccando a raffica, ma ora che il mostro era così vicino, quelle palle rimbalzavano sulla sua pelle coriacea come palline di un pinball, tornando nella direzione opposta per quasi 200 metri... e loro erano proprio lì sotto.

Hazel creò una specie di barriera magica intorno facendo ricorso sia al potere di Ecate che a quello di Plutone nel respingere le palle di metallo sulla loro traiettoria.

Nel frattempo, Leo fischiò ripetutamente per richiamare il pegaso che li aveva portati. Vide il coraggioso animale riavvicinarsi a loro attraverso le cannonate... ma non riuscì ad evitarle tutte. Una lo prese in pieno, davanti agli occhi inorriditi dei due semidei.

Se non fosse stata così esausta, Hazel avrebbe pianto per il dispiacere. Leo deglutì. Guardò verso le mura, sperando che qualcuno si accorgesse della loro situazione e inviasse dei soccorsi. Guardò il mostro, che si avvicinava di 30 metri ad ogni passo. Stava per arrivare alla prima falda, e se anche fosse caduto dentro, loro sarebbero stati presto a tiro di quell'enorme proboscide.

Il cronometrò suonò. <<Hazel, torniamo alle mura, dai!>> la incitò il figlio di Efesto.

I due presero a correre, mentre Hazel manteneva la barriera attiva finché erano nell'area interessata dalle palle rimbalzanti.

Sentirono un gran tonfo e la terra vibrare. Dopodiché, un verso orribile. Leo si voltò e vide il mostro cadere nella prima trappola. Per un attimo esultò trionfante, ma capì ben presto che la gloria sarebbe durata poco: il mostro era stato sicuramente rallentato, ma non era stupido.

Nel giro di poco tirò fuori le zampe anteriori dalla trincea, ferite ma non così profondamente da indebolirlo. Anzi, sembrava più infastidito, e se prima la sua marcia era stata costante ma lenta, ora sembrava essersela presa sul personale, e accelerò la propria avanzata evitando astutamente la seconda crepa.

Spaventato, Leo avvertì Hazel di correre più veloce. Avrebbero già dovuto trovarsi sulle mura col pegaso, invece vi distavano ancora 200 metri almeno.

<<Hazel, dobbiamo muoverci o diventeremo la suola delle sue scarpe!>>

La ragazza era troppo stanca per apprezzare l'ironia dell'amico, e cercò di velocizzarsi. Invece, sembrava arrancare. E dopo qualche secondo si accasciò a terra e la barriera sparì.

Leo frenò e tornò indietro di qualche passo. Avrebbe voluto prenderla in braccio e portarla in salvo, ma si toccò la fronte e capì che l'avrebbe ustionata ancora terribilmente se solo l'avesse sfiorata.

Che poteva fare? Se fossero rimasti lì, sarebbero morti di certo. Se avesse provato a portarla in salvo, l'avrebbe menomata a vita e avrebbe affrontato l'ira del fidanzato confermandone anche i dubbi sul suo conto.

<<Pensa, Leo, cazzo, pensa!>> si disse imprecando inginocchiato vicino all'amica.

Ma non ne ebbe bisogno. Un'enorme aquila planò dall'alto dopo pochi secondi: fortunatamente, qualcuno aveva notato che fossero in difficoltà. Passò delicatamente gli artigli intorno alle minute braccia della ragazza, poi lanciò un'occhiata austera a Leo.

<<Tranquillo, Frank, portala in salvo!>> gli disse rassicurandolo e capendo che non poteva portare entrambi in un solo colpo. Frank annuì, e prese il volo velocemente.

Leo si guardò alle spalle. Behemoth distava circa 70 metri. Se si fosse messo a correre più veloce che poteva, forse poteva arrivare alle mura in meno di 30 secondi, ma era esausto quanto Hazel. E se il mostro avesse visto una formichina fastidiosa ai suoi piedi, non avrebbe forse provato ad annientarla!?

Si chiese anche se Frank non l'avesse fatto apposta, a trasformarsi in un'aquila sufficiente a portare una sola persona... L'aveva visto trasformarsi in animali ben più grandi del normale in natura...

Cercò di spegnere quei pensieri negativi, e si rimise in piedi per riprendere a correre. Anche se, magari, Frank non aveva tutti i torti... Magari se lo meritava, di venire schiacciato come una formichina. E sentiva le membra sempre più pesanti... forse era inutile opporsi così tanto alla propria giusta punizione. Rallentò la propria corsa.

Sentiva i passi sempre più vicini. Se si fosse voltato, era sicuro che avrebbe visto le enormi zampe di Behemoth a pochi metri da lui, e non era sicuro di voler vedere così in faccia la morte.

Continuò a correre, ma senza spirito. Era stanco, non solo fisicamente. Rallentò ancor di più, con i capogiri. Sospirò, ormai arreso.

Poi, si sentì strattonare dalla maglia, e un battito d'ali gli scompigliò i capelli ricci. Si ritrovò trascinato su un pegaso nero, seduto scomposto, ma al sicuro. Vacillò un attimo, consapevole di non potersi aggrappare da nessuna parte per non scottare l'animale che lo aveva tratto in salvo.

Ma qualcosa lo avvinghiò da dietro in un abbraccio per tenerlo saldo in cavalcata, o meglio, qualcuno, di cui riconobbe l'inconfondibile profumo di brezza marina... ma pensò fosse assurdo!

Tuttavia, la voce rassicurante di Percy lo confermò <<Tranquillo, Blackjack è il migliore!>> e volarono via facendo lo slalom tra le zampe di Behemoth per essere al sicuro dalla traiettoria dei cannoni.

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