50 Rose Rosse
Buonasera, cari lettori! Cambiamo per un attimo prospettiva...
Come sempre, i like sono ben accetti e i commenti più che graditi per capire cosa ne pensate!
P.S. Ho dovuto riutilizzare una vecchia parte che aveva già dei like e delle letture, quindi se vedete già la vostra stellina presente, magari toglietele e rimettetela se volete farmi sapere che il capitolo vi è piaciuto!! Buona lettura!
Gennaio 2015
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Dopo quella disastrosa serata di Capodanno, Piper rimase a casa di Annabeth per tenerle compagnia.
Per quanto la decisione di separarsi da Percy venisse proprio da lei, Annabeth non stava affatto bene. La mattina del 1° gennaio si era alzata presto dopo non aver nemmeno chiuso occhio, e aveva iniziato a pulire casa da cima a fondo, come in preda ad un attacco compulsivo.
Piper la convinse a smettere solo utilizzando un pizzico di lingua ammaliatrice, e la costrinse a rilassarsi e a parlare un po' per sfogarsi.
Quando fu leggermente più lucida, Annabeth iniziò ad essere seriamente preoccupata <<Fa molto freddo, piove da ieri notte... Non è normale...>> guardò fuori dalla finestra con ansia, sapendo che il clima rispecchiava l'umore del suo, ormai, ex fidanzato.
<<E chissà dov'è...>> mormorò.
Piper cercò di rassicurarla <<Sono sicura che sta bene, sarà da qualche amico...>>
Annabeth scosse la testa <<Stava così male... Potrebbe essere ancora là fuori, da solo...>>, si mosse di scatto verso la porta d'ingresso e prese il proprio cappotto <<Devo andare a cercarlo!>>
Piper le si parò davanti chiudendole la porta già aperta <<No, Annie! Non farebbe bene né a te né a lui!>>
<<Voglio solo assicurarmi che stia bene!!>> esclamò arrabbiata.
<<Starà bene! E anche tu... ma devi resistere... Mi avevi detto di essere convinta della tua scelta!>> la rimproverò.
<<E lo sono! Ma...>> si guardò intorno confusa, e scoppiò in lacrime tra le braccia dell'amica.
Nei giorni seguenti Piper si impegnò molto per tenerle compagnia e tirarle su il morale, per quanto possibile, e avrebbe anche voluto annullare l'inizio delle riprese del suo nuovo film per restare più a lungo; ma Annabeth la convinse a partire comunque... solo dopo averle promesso che non avrebbe cercato di contattare Percy.
Per questo motivo, il 4 gennaio appena Piper se ne fu andata, Annabeth chiamò innanzitutto Nico per chiedergli se stesse ospitando Percy nel suo appartamento a San Francisco.
<<Annie... mi dispiace ma no, non è qui. Non... non sai dove sia?>>
<<Io... no... non l'ho più visto dopo... dopo la sua proposta...>> concluse con un filo di voce.
Nico rimase qualche secondo in silenzio prima di parlare <<Beh, da me non è, e nemmeno l'ho sentito. Sono sicuro che stia bene... Ma fammi sapere quando lo trovi, ok?>> disse nascondendo la preoccupazione.
Appena ebbe riaggianciato, Annabeth si vestì e partì in direzione del Forum, diretta all'appartamento di Frank, dove ormai viveva anche la fidanzata Hazel.
Quando Frank aprì la porta, dalla sua espressione in volto Annabeth capì subito che li non si trovava Percy. Ma ben presto si ritrovò una massa di capelli ricci a coprirle il volto: Hazel le si era gettata al collo in un abbraccio stritolatore in punta di piedi, e la ragazza ricambiò il gesto d'affetto.
<<Oh Annabeth, come stai?>> chiese poi guardandola in volto.
<<Bene... io sto... bene... ma... Percy non è qui?>> chiese quasi sperando che lui si nascondesse da qualche parte.
Hazel scosse la testa dispiaciuta, e Frank incrociò le braccia con un'espressione preoccupata in volto.
<<No, non lo vediamo da... beh...>> si strinse nelle spalle imbarazzata, e chiese <<Hai sentito mio fratello? Magari è da lui... sono molto amici, si sono visti spesso anche nei mesi scorsi...>>
<<No, non è con lui...>> rispose mestamente.
<<Sono sicuro che sta bene...>> cercò di rassicurarla Frank, poco convinto.
<<Certo... Lo dicono tutti! Starà benone! Intanto è sparito da 4 giorni e nessuno sa dove sia!>> esclamò esasperata trattenendo le lacrime.
Capendo che l'amica fosse in un pessimo stato, i due fidanzati si lanciarono un'occhiata complice, e la invitarono ad accomodarsi sul divano.
<<Magari è tornato a casa! Voglio dire... dai genitori, a New York!>> disse Hazel con un lampo di genio.
Annabeth rifletté <<No, non credo... ma... tanto vale tentare...>>
Compose il numero di Sally, e quando la donna rispose, capì subito che non aveva idea di dove il figlio si trovasse <<Oh Annabeth!! Ciao! Finalmente vi fate vivi! Non ci avete nemmeno fatto gli auguri di Capodanno... Spero abbiate un'ottima scusa!!>> esclamò con ironia.
Annabeth si scusò molto e, dopo qualche minuto di convenevoli, alla domanda <<Passami Percy così lo saluto!!>> si inventò la banale scusa... che fosse andato a fare spesa.
Sally rimase qualche secondo in silenzio, forse troppo dubbiosa del fatto che il figlio non l'avesse nemmeno chiamata per Capodanno e che non fosse presente in casa durante la telefonata di Annabeth, ma non indagò <<Va bene, allora... digli di chiamarmi il prima possibile, ok?>> concluse in tono più serio.
Dopo quella chiamata, la ragazza era più sconsolata e preoccupata che mai, e iniziò a sentire una stretta al torace, un senso di oppressione.
Hazel le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle <<Respira, Annie... andrà tutto bene... stai tranquilla... Percy è in gamba, è risoluto, vedrai che sta bene. Sarà solo nascosto da qualche parte a leccarsi le ferite... Puoi biasimarlo?>>
Annabeth deglutì e guardò l'amica con gli occhioni grigi sbarrati e spiritati, e annuì piano concordando con lei.
<<Dagli tempo. Vedrai che si farà vivo, quando sarà pronto.>>
E così fu. Il giorno seguente, mentre si sforzava di distrarsi leggendo un libro, Annabeth sentì un chiave venire inserita nella serratura della porta, e poco dopo quest'ultima aprirsi.
Già sapeva che poteva essere soltanto lui, e aveva il cuore in gola dall'ansia.
Percy entrò in casa deciso, quando vide Annabeth seduta alla sua poltrona da lettura, le lanciò solo un'occhiata prima di dirigersi nella camera da letto.
Lei avrebbe voluto salutarlo, ma si sentì bloccata dal suo sguardo gelido: l'aveva già visto, quello sguardo paralizzante, ma mai rivolto a lei.
Chiuse il libro che stava leggendo, si alzò velocemente e lo seguì in camera, dove lui già aveva iniziato a riempire un borsone coi propri vestiti.
<<Percy! Per gli dei... stai bene... ti ho cercato per giorni, nessuno sapeva dove fossi finito...>> disse sinceramente preoccupata. Ma lui non si voltò nemmeno.
<<Ero... ero molto preoccupata... sei scappato via e... Ma... che stai facendo?>> chiese notando che stava raccogliendo le proprie cose. Non le rispose, né si fermò.
<<Percy... Percy ti prego, parlami...>> lo supplicò in tono dolce, sperando che la guardasse in volto e percepisse quanto stava male. Ma ancora nessuna risposta.
Infine sospirò, esasperata <<Continuerai ad ignorarmi ancora per molto?>>
Ma il ragazzo restava muto e impassibile, come se lei nemmeno ci fosse.
<<Percy... possiamo parlarne per favore? Io... io non ho avuto modo di spiegarti...>> insistette stropicciandosi le mani dal nervoso. Avrebbe voluto spiegare meglio le sue ragioni, il suo punto di vista. Ma lui non voleva ascoltare.
<<Non c'è niente da spiegare>> disse finalmente il ragazzo, che stava prendendo le ultime cose.
Quando uscì dalla stanza, lei lo seguì, indispettita <<Sì invece!! Siamo stati insieme per anni e... ci siamo amati... me lo devi...>>. Non seppe nemmeno lei perché disse quelle cose, ma le sembrava che l'aver avuto una storia d'amore intensa come la loro le desse dei privilegi.
Ma non era così. Qualcosa si era spezzato, e Percy non sembrava più lo stesso.
Lui si voltò finalmente a guardarla, serio e arrogante come non mai <<Ho amato una ragazza, e a lei devo molto. Ma non sei tu quella ragazza. Tu sei solo una stronza che mi ha guardato negli occhi mentendomi per mesi e mi ha spezzato il cuore.>>
A quelle parole, Annabeth perse il senno, e la sua frustrazione si sfogò in un gesto violento: uno schiaffo molto forte. Si pentì subito, ma ormai era tardi.
Percy si voltò per guardarla negli occhi, impassibile <<Bene. Almeno adesso so chi sei. Addio.>> e lo vide uscire di casa sbattendo la porta.
E forse solo in quel momento lei capì la portata delle sue azioni, delle sue decisioni, e prima di crollare a pezzi lei stessa, frantumò un soprammobile contro la porta che si era appena chiusa.
Rialzarsi, poi, non fu facile.
I primi giorni non ebbe nemmeno la forza di volontà di alzarsi dal letto.
Poi, piano piano, cercò di focalizzarsi sui motivi che l'avevano portata a lasciare Percy. Quelli egoistici, più che altro, perché erano quelli che le avrebbero permesso di voltare pagina.
Riprese a studiare maniacalmente, e si oberò di lavoro extra dallo studio di architettura del professore per tenersi occupata.
Dopo un mese dalla separazione, ormai le giornate passavano ripetitive e uguali, e a lei andava bene così, perché la routine la confortava, le dava sicurezza.
Hazel e Frank si facevano vivi spesso con varie scuse, forse temendo che lei avrebbe rifiutato le loro visite se avessero ammesso che andavano là solo per controllare che stesse bene. Lei stette al gioco, felice di avere degli amici così premurosi.
Un tardo pomeriggio di fine gennaio sentì bussare alla porta, e, pensando fossero gli amici, andò subito ad aprire.
Invece, si trovò davanti un ragazzo delle consegne, con in mano un mazzo di rose rosse.
Per un eccitante e inspiegabile istante, sentì lo stomaco fare una capriola e pensò fosse un regalo di Percy. Ma dopo un secondo si rese conto che non potevano essere da parte sua: Percy non avrebbe mai fatto un regalo tanto banale e materiale, ma se davvero fossero state da parte sua, sarebbero state senz'altro blu, non rosse.
<<La Signorina Chase?>>
Annabeth stava ancora fissando il mazzo di rose, stupita <<Ehm... sì? Sì, sono io...>>
<<Ecco, firmi qui per ricezione per favore... Ed ecco a lei! Arrivederci!>>
Si ritrovò con 50 rose in mano, senza sapere che farsene. Poi, le venne in mente di guardare il biglietto allegato dal mittente "Anche se non sei figlia di Afrodite, a cui questi fiori sono sacri, spero tu sappia apprezzarli".
Nessun nome o altro indizio, ma la figlia di Athena ebbe subito una supposizione su chi potesse essere lo spasimante segreto.
E si sentì strana: era una sensazione del tutto nuova, essere corteggiata. Percy era stato il suo primo ed unico ragazzo, e la loro storia era nata dopo una lunga e profonda amicizia, quindi erano passati da amici a fidanzati senza troppi fronzoli.
Mise i fiori in un vaso per rispetto, ma cercò di non pensarci più e di dedicarsi soltanto al lavoro.
Ma il problema si ripropose prepotente qualche giorno dopo, quando davanti casa si trovò un cesto di vimini pieno di frutta fresca anche fuori stagione, specialmente uva dall'aspetto succoso, e una bottiglia di ottimo vino.
Quel regalo tolse ogni dubbio, anche perché quel vino era uno dei prodotti di punta dei Vigneti Lacroix.
Scosse la testa, un po' infastidita, un po' lusingata. Tuttavia, ignorò nuovamente il regalo, e non diede alcun riscontro.
Fu questo l'errore più grave, perché il regalo successivo fu recapitato dal mittente stesso...
<<Stavo iniziando a pensare che fossi astemia e allergica ai fiori, cara mia... E ho pensato di tentare con del finissimo cioccolato belga...>> disse suadente l'uomo.
Annabeth aveva aperto la porta pensando di trovarsi di fronte gli amici o l'ennesimo fattorino, invece si ritrovò di fronte Damien Lacroix in persona, con il suo solito sorriso smagliante.
Incredula e imbarazzata, cercò di nascondersi incrociando le braccia, visto che indossava degli shorts sportivi e una semplice t-shirt oversize – che Percy aveva dimenticato, e di cui lei si era appropriata indossandola per dormire.
<<Oh... Questore Lacroix, non mi aspettavo visite...>>
<<Solo Damien, stasera e per te... E non sono più questore, per ora... Quindi... Ti dispiace se entro?>>
<<Ehm... non credo sia una buona idea, mi dispiace...>>
Damien, che per quanto viscido restava un gentiluomo, non insistette <<Ma certo. È troppo presto, vedo... Scusa la mia insistenza, ma quando ho saputo, non ho voluto rischiare che qualcun altro si facesse avanti prima.>> disse molto apertamente, e questo fece arrossire Annabeth.
<<Io... non so che dire... sono lusingata... ma... ma sì, è presto...>> ammise.
<<E quanto tempo pensi ti servirà per disintossicarti dall'acqua di mare e passare a del buon vino!?>> chiese sfoggiando uno sguardo da playboy.
<<Ehm... non so... Io...>> la ragazza era in evidente imbarazzo, e non sapeva come comportarsi. Percy, senza nemmeno impegnarsi, era sempre stato bravo con le ragazze, ma terribilmente e teneramente ingenuo, e mai malizioso – se non in momenti particolari di intimità con lei.
Ora, invece, si trovava davanti un uomo adulto, esperto, smaliziato e interessato a lei, e che non aveva alcun riguardo nel dimostrarlo.
<<Va bene, nessun problema... Non voglio imbarazzarti oltre! Ti auguro una buona serata. Annabeth...>> e le porse la stecca di cioccolata.
Lei sorrise, grata, e fece per chiudere la porta... Ma lui la bloccò <<Dimmi solo... Ho il permesso di continuare a tentare, almeno? Ho una minima speranza?>> chiese quasi sussurrando.
Annabeth, per quanto confusa e ancora sconvolta, reagì spontaneamente e annuì piano, stuzzicata da quell'idea.
Damien sorrise <<Bene... Alla prossima allora, figlia di Athena!>> e si congedò.
Annabeth chiuse la porta, e vi poggiò la schiena sospirando, ancora incredula, ma compiaciuta.
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