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Le Elezioni

29 gennaio – 27 febbraio 2015

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Il 29 gennaio, dopo la sua bizzarra festa di compleanno, Nico se ne andò presto dal Campidoglio per non registrare altre assenze dall'università.

E così Percy e Reyna si ritrovarono di nuovo soli in quella strana convivenza.

Percy era ancora risentito per quella che riteneva una reazione oltremodo esagerata da parte di Reyna, e sperava che lei capisse il suo punto di vista e apprezzasse il suo gesto di difesa.

Lei, d'altro canto, non sembrava più interessata a ricalcare l'accaduto, anzi, si comportava come se niente fosse, sempre gentile e cordiale nei suoi confronti, seppur più fredda del solito.

Inoltre, le elezioni erano imminenti, e la ragazza, in piena campagna elettorale, era sempre più impegnata tra comizi e cene per attirare consensi.

Ad alcune di queste serate organizzate al Campidoglio, partecipò anche Percy in qualità di ospite illustre ed Eroe dell'Olimpo, nonché sostenitore di Reyna e Frank; questo gli diede modo di vedere ancora più da vicino la vita politica che con tanta testardaggine si sforzava di rifiutare.

In questi incontri, Percy conobbe approfonditamente le persone che avevano ricoperto le altre cariche politiche dello stato in passato, come Questori, Edili, Censori, Pretori e Luogotenenti vari, e anche i futuri candidati sponsorizzati da mentori più esperti.

La maggior parte di loro non era nuova al ragazzo, che nei 3 anni vissuti a Nuova Roma era sempre stato invitato insieme ad Annabeth ad ogni evento e cena di gala in qualità di ospite d'onore data la sua fama.

Di solito, tra di loro i candidati non risparmiavano alcun tipo di calunnia e di infamia, ma Reyna non si abbassava a tanto, anzi, invitava gli avversari al confronto diretto e trasparente, e li riceveva come ospiti alle proprie cene per dimostrare di essere onesta e pronta a tutto.

Ma Percy capì che era anche una strategia per tenere d'occhio la concorrenza, ovviamente.

Il giorno dei Lupercalia, durante una cena organizzata da Reyna a cui anche le altre fazioni politiche erano invitate, Percy ebbe modo di conoscere di persona i veri rivali della ragazza, coloro che da anni tramavano alle sue spalle per spodestarla e sostituirla con qualcuno che meglio rispecchiava la loro idea di come la città dovesse essere condotta.

Tra questi uomini altolocati, vi era un certo Brutus Ascoriati, già in politica da trent'anni, che tra tutti spiccava per misoginia e cattiveria. Appena si presentò, il ragazzo capì subito che tipo fosse: era quel genere di persona capace di inserire una velatissima offesa anche mentre rivolgeva degli ossequiosi complimenti, o in grado di far ridere le persone per battute riguardo ad argomenti che dovrebbero essere trattati con la massima delicatezza.

Durante tutta la serata, si distinse per commenti ironici e poco piacevoli riguardo alla situazione dello stato, il che doveva ovviamente essere una critica indirizzata a chi fino ad allora aveva comandato, ovvero Reyna.

Inoltre, faceva il modo che la giovane ragazza sentisse, in qualche modo, tutte le sue battute maschiliste scambiate con i propri sostenitori, nel tentativo di minare la sua stabilità emotiva.

Ma Reyna mantenne un perfetto contegno per l'intera serata, rispondendo pacatamente e con logica ad ogni rimostranza rivoltale, mostrando una superiorità d'animo e uno stoicismo degni del più saggio dei filosofi.

Percy non poté non ammirarla, soprattutto ora che vedeva davvero contro chi e cosa si era dovuta scontrare in tutti quegli anni. Come era riuscita a sopportare quella pressione, da sola?!

A fine serata, la ragazza salutò uno ad uno ogni ospite che ne se andava, e restò sull'uscio del Campidoglio fino a quando anche l'ultimo non fu uscito dalla porta.

Percy l'aveva osservata per tutto il tempo, leggermente in disparte, e quando la porta si fu chiusa lasciandoli soli nell'atrio di ingresso, emise un basso fischio e commentò <<Wow, serata intensa. Ma sei stata formidabile, lo ammetto! Che stile...>>

Lei, che ancora gli dava le spalle rivolta verso la porta, si voltò piano per guardarlo, e non aveva più il perfetto sorriso stampato e l'espressione regale. Ora i suoi occhi sembravano stanchi e spenti, e le sue labbra erano leggermente increspate, quasi in una smorfia di dolore.

<<Buonanotte Percy.>> fu l'unica cosa che disse prima di fuggire nella propria stanza, senza nemmeno rispondere a quel tentativo di conversazione da parte dell'amico, che, basito, la guardò andarsene.

Doveva essere davvero difficile, indossare la maschera di Reyna ogni giorno.

La settimana seguente, il ragazzo la vide sempre meno, tanto era impegnata in riunioni e serate. A volte quando la vedeva tornare a palazzo provava a raggiungerla nelle sue stanze, le offriva da bere, e le strappava una risata o due nel tentativo di farla sentire meno stressata per via delle elezioni imminenti.

Ma Reyna era sempre più sfuggente e pensierosa, e Percy non riusciva del tutto ad aiutarla, visto che anche lui ancora soffriva per la recente separazione da Annabeth.

A pochi giorni dal fatidico giorno, Percy stava attraversando l'atrio d'ingresso dopo la sua colazione in solitaria (ormai Reyna si faceva vedere forse per tre o quattro pasti a settimana, ma nulla di più) e la sua attenzione fu attirata dall'ospite che stava entrando a palazzo in quel momento.

<<Frank! Che ci fai qui!?>> esclamò Percy di buonumore nel vedere l'amico.

<<Ehi! TU che ci fai qui...!? Reyna l'altro ieri ad un comizio mi ha detto in confidenza che sei suo ospite, ma che preferivi stare solo... caspita amico non ti vedo da quasi 2 mesi, sono tutti preoccupati... come... come stai?>> chiese timorosamente.

Percy sorrise disinvolto, quasi fosse già un perfetto politico <<Bene. Bene. Ogni giorno va meglio... Scusate se sono sparito. Avevo bisogno di stare solo... Penso che ormai sappiate cosa è successo...>> concluse facendo una smorfia.

<<Sì, lo sappiamo... Ma non dovevi nasconderti da noi. Ricordati che se hai bisogno... Io e Hazel ci siamo... Voglio dire... vieni a trovarci quando vuoi, davvero. Abito qui a tre minuti a piedi!>> disse un pochino offeso per non essere stato preso in considerazione dall'amico come supporto nel momento del bisogno.

<<Ma certo... certo, hai ragione, scusami... Io non volevo disturbarvi, dopo tutto quello che avete fatto per aiutarmi... Beh, verrò a trovarti, promesso! E porterò un pacco di birre, che dici!?!>> esclamò sentendosi in colpa.

<<Bene. Ci conto. Comunque... ora vado di là da Reyna, mi sta aspettando. Dobbiamo definire nel dettaglio la sua presentazione per la mia candidatura.>> spiegò il figlio di Marte, e con tono appena impercettibilmente preoccupato chiese <<Tu... tu ti candiderai?>>

Percy corrugò la fronte in una smorfia <<Oh no, amico! No, non ci penso nemmeno... Non fa per me! Ma sarò lì a sostenervi, ragazzi!>> e gli strinse una spalla in un gesto amichevole.

<<Ottimo! Allora... stammi bene, Percy... E fatti vivo, davvero!>>

Percy gli sorrise e lo lasciò andare. Per tutto il tempo aveva cercato di non chiedergli come stesse Annabeth, e fu fiero di sé stesso per esserci riuscito.

Poi, quando Frank andò nello studio di Reyna, per un istante fu invidioso. Tutti quei sentimenti insieme lo confondevano. Lui non voleva prendere il posto di Frank, ne era certo... vero?

Nei giorni che seguirono, Percy cercò di evitare Reyna per evitare altri dubbi, e non fu difficile visto che lei era sempre chiusa nel proprio studio.

La sera prima delle elezioni, le bussò alla porta e le ricordò che il giorno seguente l'avrebbe proposta lui tra i candidati, come promesso a fine gennaio. Nonostante avessero bisticciato e si fossero allontanati, lui era un uomo di parola.

<<Oh... Non ti preoccupare, non ce n'è più bisogno, lo farà qualcun altro.>> rispose lei sovrappensiero mentre scartabellava tra delle carte.

<<Ah... davvero?? Chi? Frank??>> chiese stupito.

<<No no... non Frank, candidarci a vicenda non avrebbe molto senso. Troppo autoreferenziale... No. Lo farà qualcuno che si è guadagnato il rispetto a Nuova Roma nonostante i pregiudizi iniziali.>>

Percy si accigliò, confuso <<Beh... se non sono io, il Graecus, chi allora!? E perché non vuoi che sia io a presentarti!?>> aggiunse in tono offeso.

<<A dire il vero... Visto che mi ignori da qualche giorno e che nelle scorse settimane ti sei allontanato, pensavo avessi cambiato idea. Quindi mi sono organizzata diversamente...>> lo disse un po' acidamente per farlo sentire in colpa, e riuscì nel suo intento.

<<Ci siamo allontanati perché sei stata molto impegnata, non perché sono arrabbiato. E poi... io te l'avevo promesso. E mantengo le mie promesse, sempre.>> ribatté lui in tono deluso.

<<Capito. Lo terrò a mente per la prossima promessa che mi farai...>> e fece spallucce, come se la questione fosse chiusa e oltretutto di poca importanza.

<<Beh... Allora, magari, farò un ulteriore discorso in favore di Frank. Ti dispiace?>> disse lui in tono di sfida inarcando un sopracciglio. Avrebbe potuto fare un ulteriore discorso in appoggio a lei, ma decise che Frank ne aveva decisamente più bisogno.

<<Va bene... sì, potrebbe servirgli il tuo supporto pubblico.>> rispose sembrando veramente d'accordo con quell'idea, e non si offese assolutamente.

<<Ok. Bene... Allora, in bocca al lupo per domani. Buonanotte>> concluse il ragazzo poco cordialmente, e si ritirò nella propria stanza.

[27 febbraio 2015] 


Il grande giorno delle elezioni era finalmente giunto.

Un grande comizio fu indetto all'interno dell'anfiteatro (per l'occasione allestito solo a teatro con un palco con sopra delle poltroncine in fila, e delle file di sedie posizionate a semicerchio nella platea di fronte al palco), cosicché tutta la popolazione votante, circa 4 mila persone, potesse prendervi parte per ascoltare le presentazioni e votare.

Visto che, in passato, era stato molto raro per un semidio arrivare all'età adulta, tantomeno alla mezza età, chiunque avesse anche solo 20 anni poteva candidarsi per essere eletto, e chiunque avesse almeno 16 anni poteva votare; tuttavia, ovviamente, solo in pochi conducevano la campagna elettorale a proprio favore durante i mesi precedenti alle elezioni, e solo chi aveva competenze governative e abbastanza esperienza per ritenersi un buon candidato.

Chi doveva presentarsi come candidato o presentare qualcuno, era tenuto a sedere nelle prime file della platea indossando una toga bianchissima, come da tradizione - da cui il nome candidato. I restanti cittadini indossavano una toga, ma non bianca quanto quella dei candidati.

Dato che avrebbe parlato durante il comizio per presentare qualcuno, Percy trovò in camera sua una toga candida la sera prima delle elezioni.

Appena entrato nell'anfiteatro, cercò subito Frank e gli andò incontro <<Amico, hai tutto il mio sostegno, vedrai... Sediamoci vicini, che dici??>> e gli mise una mano sulla spalla accompagnandolo.

Frank, ansioso ma composto, si sedette in prima fila, sulla sinistra, mentre Percy si sedette proprio dietro di lui, di fianco ad una emozionata Hazel, così da lasciare la prima fila ai soli candidati, ma in modo da riuscire a comunicare comunque tra loro. Dalla seconda fila in poi, i posti erano occupati da professori, comandanti dell'esercito e altre personalità illustri dell'Urbe.

Reyna entrò tra gli ultimi, e si sedette in prima fila, sull'ala destra, vicino ad altri candidati più o meno sconosciuti. Tutti i candidati riuscivano a vedersi l'uno con l'altro, data la posizione a semicerchio dei posti.

Quando tutta la popolazione fu presente, il Senatore più anziano, incaricato di presiedere il comizio come moderatore, andò sul palco e chiese il silenzio e l'attenzione di tutti i presenti.

Poi, presentò brevemente il motivo di quel comizio straordinario e la nuova forma di governo che si andava a delineare per accompagnare la città verso una nuova era di pace e prosperità. Infine, lasciò la parola ai candidati, o chi per essi, per presentarsi.

Quel giorno, si sarebbe votato soprattutto per eleggere i due consoli, la più alta magistratura prevista, i quali avrebbero esercitato il supremo potere civile e militare, e sarebbero quindi stati dotati di potestas e imperium.

Chi non veniva eletto ma si aggiudicava il 3° o il 4° posto, aveva diritto di essere scelto come Censore dai futuri Consoli, ovvero colui che si sarebbe occupato innanzitutto del censimento dello stato, ma anche della cura morum, cioè della sorveglianza sui comportamenti individuali e collettivi, e della lectio senatus, ovvero la prerogativa di ritenere un senatore idoneo o meno.

Tra i restanti primi 8 candidati votati, si sarebbero scelti i quattro Questori, privi di imperium e preposti ad amministrare l'erario e ad aiutare i consoli nell'esercizio delle proprie funzioni, diventando una carica molto importante rispetto a quella della Roma Antica.

I quattro Edili, invece, sarebbero stati scelti dai futuri Consoli a loro piacimento dopo un concorso in cui avrebbero dovuto dimostrare la loro competenza in ambito di ingegneria civile, ambientale e architettura. Anche in questo caso, la carica era molto più caratterizzante e tecnica rispetto a quella dell'Antica Roma.

Le uniche cariche che non sarebbero state elette erano i Pretori, che in passato avevano avuto un ruolo totalizzante a Nuova Roma, ma che ora sarebbero tornati ad essere dotati solo di imperium e iurisdictio, divenendo di fatto il braccio destro dei Consoli in ambito giuridico, ma occupandosi prevalentemente della supervisione del Campo Marte, sostituendo i Consoli come comandanti dell'esercito nella quotidianità. La loro selezione in futuro sarebbe stata prerogativa dei Consoli, che avrebbero potuto sostituirli con l'appoggio del Censore, o poteva ancora avvenire per proclamazione qualora ci fosse stato un posto vacante, o se l'esercito avesse ritenuto un'altra persona più idonea.

Ogni votante doveva segnalare due nomi diversi, ovvero la coppia che avrebbe desiderato come Consoli.

Iniziò uno dei candidati seduti al fianco di Reyna, un tale Caius Smith. Si alzò e andò sul palco, presentando sé stesso. Non era un bravo oratore, e aver iniziato per primo non era stata nemmeno una scelta ottimale. Percy si allungò per toccare una spalla a Frank, come a dirgli "Ehi, questo qui non ha speranza contro di te!".

L'uomo terminò la presentazione, e si sedette su una delle poltroncine di velluto rosso che erano state disposte sul palco per lasciare i candidati in vista. Dopo 2 secondi, un altro candidato, Joseph Cavill, tra quelli nella fila di sinistra, si alzò. Altrettanto insignificante. Se questo era il livello dei candidati, Frank e Reyna avrebbero avuto vittoria facile, pensò Percy.

Dopodiché, si alzò un uomo verso le 40ina, affascinante e rispettoso a vedersi. Percy lo riconobbe come il figlio di Bacco che aveva flirtato con Annabeth durante il Lupercalia dell'anno precedente, l'ex Questore Damien Lacroix.

Percy conosceva tutte le alte cariche politiche dello stato, e quel Lacroix era proprio tra i suoi meno preferiti.

Lo ascoltò attentamente, e dovette ammettere che era proprio un bravo oratore. Aveva i tempi giusti, il tono giusto, il timbro giusto e anche la faccia giusta. Si muoveva sul palco a proprio agio, gesticolando solo il necessario per sottolineare i punti salienti del proprio discorso. Fu anche molto bravo nel criticare la precedente gestione, quella di Reyna, senza fare troppi riferimenti diretti e senza sembrare offensivo. Era pericoloso.

Quando ebbe finito, si sedette alla propria poltroncina, la terza, tra molti più applausi rispetto ai precedenti candidati, e lanciò uno sguardo di saluto a qualcuno nella fila a sinistra.

Percy pensò che indicasse proprio lui, poi però capì che il suo sguardo andava oltre la sua fila, quindi si girò, e la vide: Annabeth, 4 file più dietro di lui, sulla sedia all'estremo destro, applaudiva e sorrideva.

Percy provò un moto di gelosia come mai aveva provato in vita sua. Avrebbe voluto alzarsi e scatenare il finimondo, ma chiuse gli occhi e inspirò per calmarsi; si riuscì a trattenere e fu ancora più motivato a parlare bene del proprio amico davanti al comizio.

Si alzò un altro personaggio, che espresse il proprio favore verso il candidato Lacroix, sottolineandone le varie capacità e bla bla...!

Non essendosi candidato, tornò a sedersi al proprio posto, e lasciò la parola a qualcun altro, un tale Philip Turner, discendente della dea Fortuna. E Percy pensò che di fortuna gliene sarebbe servita molta per essere eletto! L'uomo ringraziò e si andò a sedere sulla quarta poltroncina rossa.

A quel punto, si alzò qualcuno dalla seconda fila a destra, e si sentì un mormorio diffuso mentre la persona, in una toga grigia con ricami argentati molto poco romana, si recava sul palco.

<<Romani, non sono un cittadino come voi, ma oggi sono qui ben volentieri, perché io stesso, Figlio di Ade e originario del Campo Mezzosangue, voglio rendere onore ad una grande semidea, e una carissima amica.>> era Nico, e tutti si erano ammutoliti ad ascoltarlo <<Reyna Avila Ramirez-Arellano non solo è una semidea potente e una comandante capace, ma è una donna con una grande forza d'animo, che ha fatto il modo di riappacificare le due nature divine, greca e romana, portando la nostra comunità ad un periodo di pace senza precedenti. Io stesso ero con lei, e l'ho vista prodigarsi e sacrificarsi per il bene comune, e non ho dubbio alcuno che sia la migliore candidata per il ruolo di Console, e che saprà dare il massimo anche con questo incarico, come ha sempre fatto per ogni ruolo affidatole da quando è vostra concittadina. Se dovessi affidare la mia vita a qualcuno, per quanto poco l'idea mi piaccia... non avrei timore nell'affidarla nelle mani di Reyna.>>

Era stato davvero bravo. Aveva catturato l'attenzione di tutti e aveva detto cose semplici, concise, ma estremamente sincere e sentite, e tutti lo avevano percepito.

Si levò un applauso, anche se in ritardo per via dello stupore di avere di fronte un figlio di Ade; Nico tornò a sedersi al suo posto in seconda fila, dietro a Reyna, che si alzò, si inchinò in segno di riconoscimento, e andò a sedersi sul quinto scranno rosso.

Geniale, pensò Percy. Farsi presentate da Nico, figlio di Ade nonché perenne outsider in entrambi i mondi greco e romano, era una mossa azzardata, ma aveva sortito proprio l'effetto desiderato: se anche lui, che si teneva super partes, la considerava la migliore candidata tanto da esporsi e venire a Nuova Roma per parlare in suo favore, come si poteva pensare il contrario? Doveva per forza essere un parere oggettivo e razionale. Ottima mossa.

Percy si sporse verso Frank durante l'applauso e sussurrò <<Penso che Reyna si sia appena aggiudicata il primo posto>>. Frank, non potendo farsi vedere a parlare, annuì appena.

Dopodiché, ci fu un altro candidato piuttosto favorito, un certo Richard Trade, presentato da un senatore altrettanto amato e di stirpe "reale". Fino ad allora, e Percy lo notò con molta delusione, c'era stata solo Reyna come candidata donna.

Si rese ancora più conto di quanto quel mondo fosse maschilista, e di quanto Reyna dovesse sgomitare costantemente per essere considerata. Si vergognò in quanto uomo, e si sentì in colpa per non averla sostenuta di più.

Poi ci fu il settimo candidato, Atticus Flavo, un 30enne di un'altra famiglia famosa discendente di Volturno, che di per sé poteva sembrare innocuo, ma quando parlava, aveva la cattiveria e la misoginia di qualcuno che Percy ricordava bene.

Capì quindi che quello era il candidato sostenuto e preparato da Brutus Ascoriati, e dalla fazione che cercava in ogni modo di distruggere Reyna. Era solo un burattino, che usava le parole e le idee di qualcun altro. Vergognoso, ma raccolse molti applausi dai membri più conservatori del Senato e da una parte di popolazione che, evidentemente, non avrebbe dovuto avere diritto di voto, secondo Percy.

Dopo il proprio protetto, lo stesso Brutus Ascoriati si alzò e si candidò di persona, inasprendo ulteriormente quel discorso iniziato da Flavo.

Dopodiché, si alzò una signora di circa 60 anni, che Percy riconobbe con piacere: era una professoressa di Filosofia e Retorica, Claudia Patel, di origini indiane. Lui stesso aveva seguito il suo corso e sapeva che era capace, saggia e acculturata, ma l'essere una donna sembrava non renderla idonea al ruolo, a quanto pareva.

Dopo Claudia, fu il turno di un certo Jan Friedrich, di evidenti origini tedesche, e con un pessimo temperamento che sicuramente non attirò consensi.

A quel punto, erano già 10 i candidati seduti sulle poltroncine sul palco, e Percy si aspettava che Reyna si alzasse per parlare a favore di Frank. Erano d'accordo, era tutto stabilito.

Sapeva che Reyna avrebbe aspettato che tutti i candidati si fossero presentati, e avrebbe introdotto Frank per ultimo, convinta che tenersi alla fine avrebbe attirato di più l'attenzione e impresso meglio il discorso nella mente dei presenti.

Poi, si sarebbe alzato Percy, e brevemente avrebbe sostenuto il suo voto a favore di Frank per legittimarlo ulteriormente.

Eppure, ancora Reyna non si alzava. Erano passati già circa 10 secondi da quando l'ultimo candidato si era seduto, e l'applauso era ormai finito. Ma ancora niente.

Percy la guardava cercando un qualche segnale, ma lei evitava il suo sguardo, forse volutamente. Se nessuno avesse più detto niente, il moderatore avrebbe chiuso la fase di presentazione e avrebbe fatto proseguire verso le votazioni. Ma perché diavolo lei non si alzava?!

Percy vide che il moderatore stava tornando sul palco, ormai era vicino al leggio. Non c'era più tempo.

Si alzò di scatto, e si diresse verso il palco, suscitando un brusìo tra tutti i presenti. Il moderatore, vedendolo, indietreggiò e gli lasciò spazio. Mentre si avvicinava al leggio, Percy lanciò un'occhiataccia a Reyna, ma lei continuava a guardare un punto fisso di fronte sé, con il suo solito atteggiamento regale e impostato che sempre teneva in mezzo al pubblico.

Quindi, ci pensò lui a presentare Frank, anche se non si era preparato ad una presentazione vera e propria.

Inspirò, e disse le prime cose che gli vennero in mente pensando all'amico <<Cari concittadini, sono qui oggi per proporvi colui che credo il miglior candidato al ruolo di Console. Voi tutti sapete che... non sono nato Romano. Sono Greco, come molti spesso fanno notare, e sì, ho deciso di trasferirmi qui, a Nuova Roma, perché quando sono stato costretto a vivere qui da Giunone per compiere la profezia dei 7, ho conosciuto persone meravigliose, che mi hanno aperto gli occhi su un nuovo mondo, e mi hanno fatto capire cosa significhi essere un bravo romano. Frank Zang mi ha accolto a braccia aperte, dimostrandosi da subito un amico leale e un cittadino devoto. E mi ha ispirato. Mi ispira ogni giorno, ad impegnarmi per essere la miglior persona possibile, con disciplina, sacrificio e moderatezza. È un semidio potente, figlio di Marte, e tuttavia mai si è imposto con la violenza o l'arroganza. Mai si è vantato del proprio potere. Mai lo sentirete pretendere fama o attenzione. Perché non ne ha bisogno, è un grande uomo così com'è. È il perfetto cittadino romano, e per questo dovrebbe essere ufficialmente l'esempio di tutti noi, come nostro console.>> aveva dovuto improvvisare, ma, tutto sommato, non se l'era cavata male e le lezioni di retorica avevano dato i loro frutti.

Ci fu un applauso collettivo, un po' incerto all'inizio, ma via via più deciso. Percy tornò al proprio posto e sorrise all'amico passandogli vicino, mentre Frank, visibilmente sorpreso, imbarazzato e grato, andava a sedersi sul palco tra la schiera di candidati.

A quel punto, il moderatore stava tornando al leggio per far proseguire il comizio verso le votazioni.

Percy, nel frattempo, continuava a fissare Reyna, ancora assorta tra i suoi pensieri, chiedendosi cosa le fosse preso. Poi la vide inspirare, e alzarsi dal suo scranno rosso tra lo stupore di tutti. Il moderatore, che la percepì alle proprie spalle, si allontanò nuovamente dal palco per lasciarle il posto.

Lei si avvicinò decisa, e poggiò le mani sul leggio. Guardò la platea e le tribune, e il suo sguardo regale e solenne bastò per attirare l'attenzione di tutti e richiamare il silenzio. Poi, parlò:

<<Concittadini, voi tutti mi conoscete, e spero sappiate che non c'è cosa per me più cara del bene di questa città, e di tutti i semidei, romani e greci. Non so chi voi voterete oggi, avrete sicuramente le vostre preferenze in base a ciò che sapete dei vari candidati, e non voglio questionare se sia giusto o sbagliato votare in base ad una preferenza personale. Voglio, tuttavia, invitarvi a pensare attentamente a cosa desiderate per questa città, per la vostra comunità. Cosa pensate sia importante, necessario. Poi, pensate a che tipo di persona potrebbe garantirvi ciò che desiderate. Sono sicura che la persona a cui penserete, la definireste eroica. Quindi, vi chiedo di riflettere su cosa per voi significhi essere... eroe. Voglio che riflettiate su quali siano le caratteristiche che rendono un eroe... EROE. Per me, un eroe, è qualcuno che mette il bene altrui prima del proprio. Un eroe, è disposto a fare la cosa giusta, anche quando questa è la strada più difficile immaginabile. Un eroe, non teme le conseguenze delle proprie scelte, a meno che non siano negative per la collettività. Un eroe, è un semidio potente, che impiega il proprio potere a scopo di bene. È una persona giusta, onesta, buona, coraggiosa, trasparente, saggia. Nuova Roma non ha bisogno solo di un bravo statista, competente e informato riguardo agli affari di Stato. Queste, sono cose che chiunque può imparare con lo studio. Non ha nemmeno bisogno di un semplice bravo cittadino devoto, perché non è una condizione sufficiente per poter dare il buon esempio e comandare. E, le Muse non me ne vogliano, ma non serve nemmeno l'ennesimo buon oratore, che vi prometterà la luna lasciandovi poi con un pugno di fumo! Nuova Roma ha bisogno di un EROE! Perché un eroe saprà guidarci, ci mostrerà la via e ci invoglierà a seguirla anche se sarà in salita e impervia, perché sarà proprio lui il primo a percorrerla! Sarà la nostra luce anche quando tutto ci sembrerà più buio! Un eroe, ci difenderà a costo della sua vita, senza chiedere nulla in cambio! Né fama, né denaro, né favori o riconoscimenti. Questo serve a Nuova Roma. Questo serve a tutti noi. Non è più il tempo della moderatezza. È il tempo dell'eccellenza.>> era stato un discorso appassionato, aveva catturato l'attenzione di tutti, aveva messo sentimento e calore nelle sue parole e alzato la voce nei momenti giusti, con le perfette pause nei momenti catartici.

Si fermò un attimo, e guardò Percy negli occhi. Lui capì all'istante, e scosse la testa, arrabbiato e incredulo.

Ma lei proseguì <<E sono sicura che, mentre descrivevo questo eroe, voi tutti, nella vostra mente, avete pensato a qualcuno di preciso, e il vostro cuore vi ha detto "Sì... è la persona giusta". Non avrei nemmeno bisogno di dire il suo nome e di presentarlo, ma sono qui, concittadini, per dirvi che la persona che io candido come Console per Nuova Roma, è il semidio più potente in vita, l'eroe che resterà nella leggenda e che già ha salvato l'Olimpo e Nuova Roma in più di un'occasione: Perseus Jackson, Figlio di Poseidone.>> si alzò un brusio collettivo, qualcuno sembrava in totale accordo, qualcuno era dubbioso, qualcuno indignato. Frank, sul palco, sembrò sorpreso, ma annuiva piano con la testa, sovrappensiero.

Reyna tornò a sedersi al proprio posto, mentre Percy continuava a fissarla con disprezzo. Brutus Ascoriati si alzò dalla sua sedia sul palco e gridò con insolenza <<Ma non ha nemmeno fatto la campagna elettorale! Non ha iniziato il Cursus Honorum! Non è candidabile!>>, e qualcun altro, da qualche parte nelle tribune, gridò <<Ma è Greco!!!>> 

Al che il moderatore prese parola chiedendo ordine e silenzio, poi parlò <<Sono a conoscenza del fatto che Perseus Jackson non abbia concorso in campagna elettorale nei mesi scorsi, ma questa non è una condizione necessaria alla candidatura, è solo una convenzione. È anche vero che non ha iniziato ufficialmente il Cursus Honorum. Tuttavia, io stesso, come suo ex professore di diritto romano, posso constatare che il Sig. Jackson ha seguito tutti i corsi tipici del Cursus Honorum da quando vive qui, il che, insieme alle sue famose gesta, in fin dei conti lo rende a mio avviso perfettamente candidabile. Infine, il fatto che sia greco di origine è del tutto irrilevante, visto che ha la cittadinanza romana ed è stato, inoltre, pretore per acclamazione. Sig. Jackson, prenda posto tra i candidati, prego.>>

Percy, che fino a quel momento era rimasto in silenzio con lo sguardo fisso su Reyna, la quale ovviamente continuava ad ignorarlo, si alzò, e tra un brusio generale andò a sedersi sul palco, nella poltroncina di fianco a Frank.

I dodici rimasero lì, in esposizione e in silenzio, per tutto il tempo necessario alla votazione. Alla fine, votarono anch'essi per ultimi prima dello spoglio elettorale.

Dopo circa 4 intense ore, Frank uscì dall'anfiteatro a braccetto di Hazel, sorridente e sereno, e iniziò a incamminarsi verso casa.

<<Frank! Frank! Amico, aspetta!>> Percy gli correva dietro, cercando di svicolare tra la folla acclamante. Frank si fermò e lo aspettò.

<<Frank...>> ansimò il figlio di Poseidone col fiatone, e scosse la testa <<Mi dispiace. Sappi... che non era affatto programmato! Reyna non avrebbe dovuto, non volevo! Doveva presentare te, per quello l'ho fatto io quando ho visto che non si alzava... Amico, mi dispiace davvero...>> Percy guardava il figlio di Marte negli occhi, con sguardo triste e abbattuto; si sentiva di averlo tradito.

Frank gli mise una mano sulla spalla sorridendogli <<Non devi scusarti affatto, Percy. Sai... quando Reyna stava parlando, io... ho pensato proprio a te. E anche Hazel... Ti abbiamo entrambi votato insieme a Reyna, era la cosa giusta. Sarai un ottimo Console>> concluse in tono solenne.

Hazel, che teneva la mano al fidanzato, sorrise e annuì all'amico per confermare la versione. Poi, Frank chinò il capo in segno di rispetto, e si allontanò con la fidanzata, lasciando Percy confuso e sconcertato.

Guardò i due amici camminare verso casa, mentre la gente si accalcava intorno lui, congratulandosi, battendogli sulle spalle e chinando il capo, ma lui sorrideva appena e ringraziava distratto: stava cercando Reyna.

La vide, ancora vicino all'Anfiteatro che parlava con senatori e professori, con un sorriso trionfale stampato sul volto. 

La raggiunse velocemente, ignorando tutti coloro che cercavano la sua attenzione per un saluto, e furente la prese per un braccio tirandola a sé <<Come cazzo hai potuto?! Sapevi benissimo che non volevo!>> le sussurrò a denti stretti in un orecchio per non farsi udire da altri.

Lei continuava a sorridere, salutando tutti quelli intorno con un gesto regale della mano <<Non qui, Percy, non diamo spettacolo. Sei Console, ora, non te lo puoi permettere>> mormorò, e poi lo guardò negli occhi <<Sorridi e saluta, Percy. Benvenuto sulla giostra.>>


Ciao a tutti!! Ho voluto inserire molti dettagli riguardo al funzionamento di Nuova Roma per farvi capire meglio il mondo che ho immaginato, e spero vi piaccia!

E che ne dite della piega che sta prendendo la vita del nostro eroe preferito!? Siete curiosi!?

Fatemi sapere cosa ne pensate coi vostri commenti, e lasciatemi un like se vi piace!! 😘

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