Cibo per la Mente
Non vi siete chiesti dove fosse finita la nostra Dora!?
Torniamo un po' indietro...
[Domenica 29 maggio 2016]
Markus era agitato.
L'ultima volta che aveva visto Dorothea, lei gli aveva a mala pena rivolto la parola.
La ragazza non riusciva proprio ad accettare quella declassazione dalla Speciale alla Quinta Coorte, e sembrava rancorosa verso il mondo intero, lui incluso.
Quindi si era ripromesso di tornare a trovarla e provare a farla stare meglio, ma non ne aveva più avuto il coraggio.
Ma quella mattina si era alzato di buonora, era passato al negozio di dolciumi vicino alle terme del Campo Marte, sulla via principale, poi si era diretto verso i dormitori della Quinta Coorte con spirito risoluto.
Ormai l'edificio si era svuotato: tutti i ragazzi approfittavano di quei bei week-end pre-estivi per andare al lago o sulle colline per qualche pic-nic.
Alcuni, quelli che avevano la patente, andavano addirittura fuori città, verso le spiagge californiane.
Ma non Dorothea. Lei era ancora sul proprio letto, sotto le coperte, nascosta.
<<Ehi!!>> fu l'unica cosa che gli venne in mente di dirle quando la individuò, e si sentì parecchio stupido.
Lei si voltò lentamente a guardarlo, con poco entusiasmo <<Ehi.>> mormorò, e lui esclamò in tono allegro: <<È una giornata pazzesca, c'è un sole fantastico! È un peccato restarsene chiusi in un una scatola di cemento...>>
<<Hmm... okay.>> rispose lei tornando ad affondare il volto nel cuscino.
Markus si sentì stupido e inutile. Avrebbe voluto correre da lei e abbracciarla, confortarla, coccolarla... e, perché no... baciarla?
Ma, no. Non poteva mica buttarsi così... Non le aveva mai nemmeno chiesto un appuntamento! Ci era andato molto vicino, dopo che l'aveva vista tornare incredibilmente sana e salva dalla missione con i Consoli... ma aveva perso l'occasione, e lei poi era stata trasferita.
Si limitò ad avvicinarsi al letto, sedendosi con cautela per evitare di infastidirla, e le posò la scatola di cioccolatini vicino alla testa.
<<Non ti va di assaggiarne uno?>> chiese.
Lei fece capolino con un solo occhio, per fulminarlo <<Sei serio?>> poi si mise seduta, e lo squadrò con sguardo truce e coi capelli arruffati <<Questa è la tua soluzione?! Una manciata di endorfine indotte da un alimento che crea assuefazione!?>>
Il ragazzone si sentì sempre peggio, si stropicciò le mani imbarazzato, biascicando come per giustificarsi <<Sono pralinati...>>
Dorothea roteò gli occhi esasperata, e si alzò dal letto con smania <<Non capisci!? Sono bloccata qui, in questo tugurio...>>
<<Non è così male la camera...>> sottolineò lui.
Ma lei nemmeno lo ascoltava durante il proprio sfogo <<... alla Quinta Coorte! Ero alla Settima! Ero tra i migliori! Ho partecipato alla missione contro il Leviatano! Talìa Grace mi aveva chiesto di diventare sua luogotenente...!>>
Markus registrò quell'informazione sbattendo le palpebre velocemente <<... Aspetta... volevi diventare una Cacciatrice!?>>
Ma lei lo ignorò totalmente, di nuovo <<... e poco più di 48 ore dopo aver rifiutato questa occasione, mi sono ritrovata qui, nella panchina della Serie B!>>
Markus pensò fosse un filino melodrammatica, ed esagerata, ma una saggia vocina gli consigliò di non contraddirla.
La ragazza incrociò le braccia, e col broncio mugugnò <<Non è giusto.>>
Il discendente di Marte, ancora una volta, non ebbe il coraggio di farsi avanti e offrirle una spalla su cui piangere. Che stupido, forse quello poteva essere il momento giusto per mostrarle quanto ci tenesse a lei...
Aveva bisogno di aiuto, era vulnerabile... Forse però non era corretto approfittare di quella situazione per provarci... ma lei gli piaceva da tanto, e non voleva continuare a rimandare...
E mentre rifletteva e analizzava tutte le variabili, il momento passò. Lei si riscosse dal proprio torpore, si pettinò i capelli velocemente con le mani, e il suo sguardo triste tornò risoluto.
Andò verso il proprio baule, dove aveva tutti i propri pochi averi, e tirò fuori un paio di shorts e una t-shirt. Si tolse la camicia da notte che ancora indossava, e si vestì di fronte all'amico.
Il ragazzo diventò quasi paonazzo, e cercò di non fissarla mentre era in indumenti intimi.
Poi la vide infilarsi le scarpe da ginnastica e raccogliere i capelli, ora abbastanza lunghi per una coda.
<<Ma dove vai?>> chiese curioso.
<<A tirare con l'arco.>> rispose lei quasi sovrappensiero mentre usciva dalla stanza.
Markus ridacchiò confuso <<Tu odi il tiro con l'arco!>>
Dorothea si bloccò un attimo, riflettendo su quelle parole, e si accigliò <<No, non è vero... mi rilassa... adesso...>> rispose, e se ne andò senza nemmeno salutare.
Markus fissò qualche istante la scatola di cioccolatini pralinati abbandonata sul letto, poi, sconsolato, decise di tornare al proprio dormitorio.
[Lunedì 30 – mercoledì 1 giugno 2016]
Durante la notte il tempo mutò drasticamente, e l'intera vallata venne sferzata da violenti temporali e nubifragi.
Le esercitazioni, tuttavia, non si fermarono, e l'istruttore Jackson fu ancora più sgarbato e antipatico del solito con le reclute.
Non faceva altro che seguire i ragazzi in mezzo al fango sbraitando istruzioni e correzioni, ma senza degnarsi di dare dimostrazioni pratiche! Troppo facile parlare e basta, pensò Markus.
Sapeva bene che Jackson era potente e importante, ma non riusciva più a rispettarlo, dopo che aveva cacciato Dorothea dalla Settima Coorte appena tornati dalla loro impresa.
Certo, lei era stata indisciplinata e poco motivata nei mesi precedenti, ma aveva dimostrato di che stoffa era fatta contro quel mostro biblico che aveva praticamente sterminato le Cacciatrici, ormai a Nuova Roma non si parlava d'altro!
Era un'ottima risorsa per il gruppo, non c'era dubbio... e, soprattutto, Markus odiava che lei stesse soffrendo così tanto per questa declassazione.
Quello che le era successo era ingiusto! E più guardava Percy Jackson, meno provava rispetto per lui... anzi, lo trovava fastidioso e spiacevole, ormai...
<<Bauer! Vuoi una foto? Smettila di fissarmi e solleva quei pesi!>> Markus si era fatto beccare a fissarlo, e l'istruttore non lo aveva risparmiato.
<<Sissignore...>> annuì, ma con meno entusiasmo del solito... e con un filo di irriverenza nella voce.
Non poté fare a meno di lanciargli occhiatacce per tutto il giorno durante l'allenamento, continuando a rimuginare su quei pensieri negativi e immaginandosi un modo per render giustizia a Dorothea.
E la situazione non migliorò nei due giorni seguenti.
Doveva fare qualcosa, doveva farla pagare a quello stronzo del loro istruttore... chissà, forse era un misogino maschilista, per questo aveva trattato Dora così male, riprendendola anche così spesso davanti a tutte le altre reclute.
Se era così, qualcuno doveva fargli rapporto... o doveva metterlo in un angolo e farlo ragione un po', con buone o cattive maniere che fossero...
Ma fare rapporto a chi!? Era la più alta carica dello Stato, una specie di dio, per molti!
Magari poteva parlarne col Console Ramirez-Arellano...
<<FORZA! METTETECI PIÙ IMPEGNO! NON SARANNO MICA DUE GOCCE D'ACQUA A FERMARVI, VERO!?>>
<<Stronzo...>> mormorò Markus a bassa voce.
Nadia, vicino a lui, lo guardò sbarrando gli occhi per lo stupore <<Vuoi farti cacciare pure tu!?>>
<<Non mi ha sentito...>>
<<Sì, beh... stai attento!>> lo rimproverò l'amica.
Finalmente l'addestramento si concluse, e il tempo si era placato... ma non l'umore del ragazzo. E, appena tutti i suoi compagni si furono allontanati, lui si decise a fare la propria mossa.
Prese una profonda boccata d'aria umida, e si fece coraggio: si diresse a passo deciso verso il Console Jackson.
<<Console Istruttore!>> chiamò il ragazzo accelerando il passo per evitare che il Console se ne andasse insieme a quel suo strambo attendente.
<<Markus... dimmi pure.>> rispose Percy fermandosi e dedicandogli attenzione.
<<Mi... mi chiedevo... cosa fosse successo con Dorothea... per averla cacciata, ecco...>> esordì.
L'espressione di Jackson si fece seria e minacciosa <<Queste non sono questioni che riguardino una recluta, Bauer.>> rispose secco.
Eccolo lì, a sventolare la gerarchia per imporsi, quel bastardo! E quello sguardo... così feroce... bastò per farlo desistere su quel discorso.
Tuttavia, non voleva lasciagliela vinta del tutto, e dopo essersi schiarito la voce per l'imbarazzo, continuò a parlare <<Mi scusi. Era solo... curiosità. In verità... io volevo... sfidarla.>> concluse con decisione.
<<Sfidarmi?>> chiese l'istruttore accigliato. <<Perché mai? Non ti è bastata la batosta dell'altra volta?!>> gli rammentò con più supponenza del previsto.
Ma Markus rispose con fermezza <<È proprio quello il motivo per cui voglio sfidarla. Ero ingenuo e impreparato, ma dopo mesi di addestramento con lei, sono migliorato davvero e volevo dimostrarle quel che valgo.>>
La sconfitta che aveva subito il primo giorno di addestramento lo aveva scottato nell'orgoglio, e da tempo attendeva di poter aver la sua rivincita. Quale migliore occasione se non quella, per farsi valere e difendere l'onore di Dorothea?! Voleva vendetta.
Si accorse che il Console non aveva distolto lo sguardo dal suo viso nemmeno un momento, e si sentì a disagio.
<<Non è in questo modo che mi dimostrerai il tuo valore.>> gli disse infine il Console, e con una smorfia aggiunse <<Ma se è questo che serve al tuo orgoglio da figlio di Marte, allora va bene.>>
Markus non si aspettava che accettasse davvero una sfida, e disse <<Grazie. Quindi... andiamo all'arena?>>
<<Certo. Andiamo.>> gli confermò.
Ma quel suo attendente, il tipo riccio, si intromise <<Ehm... Console!>>
<<Sì?>>
<<Non... non si ricorda... che ha... un appuntamento?>> a Markus non parve molto convinto.
L'istruttore lo guardò un po' torvo <<Non ricordo proprio, non mi pare.>>
<<Ma sì, sì... quella... quella cosa... improrogabile!>> insistette il tipo strambo gesticolando.
La risposta non fu molto garbata <<No. Ti sbagli. Resta al tuo posto.>> e questo mise fine alla questione, quindi i due ripresero la propria silenziosa camminata verso l'arena.
Una volta arrivati, presero posizione l'uno di fronte all'altro, a circa 5 metri di distanza, e l'istruttore gli chiese <<Allora, Markus... sei proprio convinto?>>
Imbarazzato, Markus annuì ostentando sicurezza, mentre veniva ancora stuzzicato...
<<Cosa ti fa credere che stavolta andrà meglio?>>
A quel punto si gonfiò il petto, e rispose con calma e un pizzico di arroganza <<Ho avuto lei come maestro negli ultimi 10 mesi, e ho appreso tutto quello che potevo. Ora posso tenerle testa, oltre che riuscire a toccarla!>>
L'istruttore gli sorrise <<Mi fa piacere. Di certo la sicurezza in te stesso non ti manca. Ti auguro che sia abbastanza per vincere!>>
Il ragazzo annuì di nuovo, e alzò la propria arma. Il Console estrasse la propria penna, ed evocò Anaklusmos, mettendosi in posa iniziale.
<<PERCY! Oh eccoti, finalmente!!>> una ragazza alta con i capelli molto mossi irruppe nell'arena con fin troppo entusiasmo, interponendosi tra loro prima dell'attacco.
Dove l'aveva vista? Ah, al torneo di selezione... Era l'ex di Percy Jackson...
La ragazza abbracciò calorosamente il Console, che sembrava piuttosto stupito da quel gesto e non sapeva come reagire.
Quando smise di abbracciarlo, gli disse in tono di rimprovero <<Ti stavi per dimenticare il nostro appuntamento? Non ci vediamo da un secolo! Dovevamo parlare dell'università, e di un paio di progetti per la città, ora che sono Edile... ricordi?!>>
Ma Jackson non sembrava molto al corrente <<Io... non... io...>>
<<Non vorrai mica darmi buca, vero?>>
<<No, certo che no...>> rispose arrendendosi.
<<Ottimo! Sono sicura che alla tua recluta non dispiacerà rimandare questo incontro, vero?>> esclamò voltandosi verso Markus; lui, che aveva osservato il dialogo tra i due con curiosità, non riuscì assolutamente a contraddire quella ragazza dagli occhi tempestosi e inquietanti <<Oh, nessun problema, davvero.>>
<<Bene, andiamo...>> prese Jackson a braccetto, e lo riaccompagnò verso la carrozza dove il tipo riccio e strambo li attendeva.
In realtà, a Markus girarono non poco le palle. Sbuffò, e rinfoderò la propria arma diretto verso i dormitori.
Nadia lo attendeva sulla soglia del campo di addestramento, dopo aver osservato da lontano la scena <<Ma che avevi intenzione di fare, di preciso!? Stavi per combattere contro Percy Jackson!?>>
<<Lascia stare...>>
<<No, tu lascia stare questa stronzata! Ma che vi prende a tutti?! Lui è il nostro capo! Bisogna portargli rispetto!>> esclamò.
<<E tu gli porti ancora rispetto, dopo quello che ha fatto a Dora!?>> sbottò Markus rabbioso.
Nadia si accigliò e incrociò le braccia <<Oh, per questo lo hai sfidato!? Che infantile! Non mi piace che Dora sia stata declassata, ma confido che l'istruttore abbia le proprie buone ragioni! O solo io ricordo come lei si comportava prima del torneo!?>>
<<Questo non c'entra! Lei è forte!>> giustificò Markus andando verso le docce maschili per lavarsi da tutto il fango.
<<Certo che lo è! Ma non è tutto, qui! La costanza, la disciplina, il rispetto di regole e gerarchie... tutte queste cose a Dora mancano da sempre, e il Console l'ha sempre ripresa... Credo abbia semplicemente preso la decisione di rimandarla alla Quinta Coorte senza tenere presente il torneo e la missione, per darle una lezione e farle capire che non basta comportarsi da eroi una volta per potersi considerare tali!>> spiegò Nadia con arguzia.
<<Fai la filosofa, ora? E se ci fosse altro? Se Jackson fosse semplicemente uno stronzo egocentrico e maschilista!?>> ipotizzò Markus iniziando a togliersi la divisa da combattimento.
Nadia lo squadrò per un attimo. Del resto, era una figlia di Voluptas... ma era troppo infastidita per eccitarsi, e si limitò a sbuffare prima di andare via <<Siamo solo reclute, forse dovremmo chinare il capo e fidarci del giudizio dei nostri superiori...>>
Ma Markus le urlò dietro per avere l'ultima parola <<Guarda che loro sono semidei come noi! Non sono speciali, possono anche sbagliare!>>
[Giovedì 2 giugno 2016]
Il giorno seguente, Markus era ancora più risoluto, e pronto a sfidare nuovamente il proprio istruttore.
Tuttavia, Percy Jackson non si presentò per l'addestramento.
Al suo posto, con sguardo fiero e sicuro, c'era la Console Ramirez-Arellano. Tutti presenziarono all'adunata in rispettoso silenzio, ma, appena rotte le righe, mormorii vari iniziarono a serpeggiare.
Si placarono solo quando i ragazzi si resero conto che gli standard di Reyna, come istruttrice, non erano assolutamente inferiori a quelli di Percy, né i modi più teneri.
E anche in quanto a forza, la figlia di Bellona non aveva proprio nulla da invidiare al figlio di Poseidone. La tecnica, invece, era totalmente diversa da quella del ragazzo, prettamente romana, seppur elegante.
Finito l'addestramento, Markus decise di indagare, e corse verso la Console, mentre questa già si dirigeva frettolosamente verso il suv che l'attendeva per tornare al palazzo.
Markus per un istante si chiese come mai un suv e non la solita carrozza, ma era più concentrato sul perché non fosse presente Jackson <<Mi scusi, Console Ramirez-Arellano! Mi scusi...>>
La semidea si voltò per guardare il ragazzo che la raggiungeva, e lo accolse in tono spazientito <<...Sei Bauer, vero? Sono di fretta, sii veloce...>>
<<Ehm, volevo solo sapere... cosa è successo al nostro istruttore, visto che oggi manca...>>
La ragazza attese qualche istante prima di rispondere, guardandolo torvo <<IO sono il vostro istruttore... Forse non mi hai vista, oggi, mentre vi addestravo?!>>
<<Sì, sì... certo... intendevo... il nostro solito istruttore, il Console Jackson...>>
Ma Reyna sembrò ancora più scocciata <<Io e il Console Jackson siamo intercambiabili, e possiamo gestire i nostri compiti come meglio riteniamo. Da oggi sono io la vostra istruttrice.>> e chiuse la questione senza troppi giri di parole.
[Domenica sera, 5 giugno 2016]
<<CHE-COSA-HAI-FATTO!?>>
Markus aveva deciso di andare a trovare di nuovo Dorothea. Sperava che, dicendole di aver provato a dare una lezione al Console Jackson, lei si sentisse meglio.
Si sbagliava di grosso.
<<MA QUANTO SEI STUPIDO!?>> gli urlò dietro.
<<Ehi! Volevo vendicarti! Non sopporto come ti ha trattato!>> le spiegò lui.
Erano usciti per una passeggiata verso la spiaggia del lago, dove meno di un anno prima Dorothea era quasi affogata.
<<Punto uno: non ho bisogno che qualcuno mi vendichi! Sono capacissima di arrangiarmi e farmi valere da sola! Punto due: hai sfidato il più potente semidio al mondo, e tuo superiore! Sei impazzito?!>>
<<No... beh, non mi avrebbe mica fatto del male, dai!>> biascicò lui in imbarazzo.
<<Ah no? E come lo sai?>>
<<Beh... perché... perché... dai, non è mica un mostro!>>
Lo sguardo della ragazza indugiò qualche istante sulla roccia da cui, per gioco, era stata spinta in acqua. Da cui, poco dopo, si era tuffato anche Percy per salvarla.
<<Infatti.>> confermò lei, e si voltò a guardare l'amico <<Percy Jackson non è cattivo, e non è una brutta persona solo perché mi ha declassata! Ha avuto... dei motivi per farlo... stanne fuori, me la gestisco io!>>
<<Aspetta... lo stai giustificando!?>> chiese lui confuso.
Lei si soffermò a pensarci, redendosi conto che, in effetti, nonostante tutta la rabbia che provava nei confronti di Percy, non poteva odiarlo o dire che lui avesse del tutto torto.
Sapeva che c'erano anche altri motivi, più intimi, per cui lui l'aveva allontanata... Ma se fosse stata al suo posto, con una recluta del genere, cosa avrebbe fatto, in tutta onestà?
Certo, lei si era distinta durante l'impresa, dimostrando di essere forte e valida... Ma, doveva ammetterlo, era viva anche perché proprio lui, durante gli attacchi dei mostri, si era prodigato per difendere soprattutto lei e Reyna, oltre alle altre ragazze.
Senza Percy, probabilmente, avrebbe fatto la fine di una delle tante Cacciatrici.
Forse tutta quella faccenda era una lezione che lui voleva insegnarle. Forse le sarebbe bastato rigare dritto con costanza e tenacia, e dimostrare di meritarlo, per essere riammessa alla Settima Coorte. E smettere di comportarsi come una ragazzina, tanto per iniziare.
<<Non è che lo giustifico... Ma... non sono cazzi tuoi, Markus! Nessuno ti ha chiesto di farmi da paladino o cavaliere, o che so io...>> tagliò corto lei senza renderlo partecipe dei propri pensieri.
Markus smise di camminare, e restò qualche passo indietro rispetto alla ragazza. Lei si fermò e si voltò a guardarlo <<Che c'è!?>> gli chiese notando la sua espressione delusa e arrabbiata.
<<Che c'è? Davvero non capisci perché l'ho fatto!?>>
La ragazza si accigliò <<Perché? Per farti perdonare di avermi quasi ammazzato?!>> ridacchiò lei facendo un cenno verso il lago.
Markus sbuffò, deluso <<Se la smettessi di piangerti addosso, forse ti accorgeresti di chi ti sta intorno e ci tiene a te! Io volevo solo farti sentire meglio...>>
<<Mi sembra tu abbia scelto un modo stupido per farlo!>> sottolineò.
<<Beh, sono un discendente di Marte! Non mi vengono in mente modi gentili per difendere chi mi piace! E stavo anche per denunciare i suoi comportamenti vessatori alla Console Ramirez-Arellano, non fosse che scappa via ogni pomeriggio subito dopo l'addestramento!>> sbottò lui.
Dorothea corrugò la fronte, pensierosa, e curiosa chiese <<Un momento... quindi... è da mercoledì che Reyna sostituisce Percy? E lui non si è più visto in giro? Qualcuno sa dove sia?>>
Markus, incredulo, scosse la testa <<Ah! Wow. Ti ho appena detto che mi piaci, e tu ti concentri sul fatto che ora sia Reyna la nostra istruttrice...>>
La ragazza fece una smorfia di imbarazzo, e abbassò lo sguardo <<Ti ho sentito. Ma non è proprio il caso, Markus...>>
Il ragazzo sospirò, e si voltò per andarsene <<Ciao, Dora.>>. Lei non fece nulla per fermarlo.
Invece, dopo un paio di minuti di indecisione, si riscosse, e si incamminò verso il monte Quirinale.
Una volta arrivata al Palazzo, citofonò al cancello principale. Una voce femminile l'accolse con gentilezza, e lei parlò perentoria <<Voglio parlare col Console Jackson.>>
La voce tacque per qualche istante, per poi rispondere <<Il Console Jackson non è disponibile. Buona serata.>>
<<Allora voglio parlare con la Console Ramirez-Arellano!>> insistette.
<<Entrambi i Consoli sono molto impegnati, dovrebbe chiedere udienza prima di presentarsi, mi dispiace. Buona ser...>>
<<Le dica che sono la figlia di Spes che le ha salvato la vita in missione contro il Leviatano! Credo che due minuti per me li troverà...>> ribatté audace, e un po' irriverente.
La voce non rispose più.
Dorothea si arrabbiò e ricominciò a suonare il citofono convulsamente <<Ehi! Non mi lascerai qui così?! EHI!>>
Passarono almeno 3 minuti, e la semidea stava ormai per andarsene, più che mai furiosa. Poi sentì una voce più famigliare dal citofono <<Vieni al cancello ad est, verso le cucine.>>
La ragazzina non se lo fece ripetere, e vi si diresse con impazienza. Trovò quel cancello secondario già sbloccato, ed entrò in un piccolo cortile chiuso, su cui affacciavano le cucine e gli appartamenti delle ninfe di servizio.
Si incamminò verso la porta, e a pochi passi da essa qualcuno la aprì. Entrò senza indugio, curiosa. Si ritrovò in una specie di corridoio, lungo in quale si aprivano varie porte. Immaginò dovessero essere le cucine, ripostigli vari, celle frigorifere e aree comuni per le ninfe e le auree.
Si incamminò lungo il corridoio. Proseguì, finché, passando davanti ad una delle porte, qualcuno disse <<Cosa vuoi, Rivers?>>
Dorothea si affacciò, e vide Reyna a braccia incrociate, appoggiata ad un tavolo. Indossava una lunga vestaglia porpora, che le copriva totalmente qualsiasi altro indumento indossasse (o non indossasse), e sembrava non aver indossato altro per tutto il weekend, come se fosse rinchiusa in quel palazzo per punizione. I capelli erano raccolti nella sua solita treccia morbida, da cui tuttavia sfuggivano parecchi ciuffi arruffati. Aveva le occhiaie e lo sguardo stanco, e l'espressione parecchio infastidita.
<<Entra e chiudi la porta.>> le ordinò.
La semidea non se lo fece ripetere, e si preoccupò non poco. Entrambe si squadrarono, studiandosi, ma Dorothea non si fece intimorire.
<<Perché sei qui alle 9 di una splendida domenica sera di giugno, Rivers? Vai a divertirti con gli amici.>>
La ragazzina deglutì <<Dov'è Percy? Perché non addestra più l'esercito?>>
Reyna chiuse e riaprì gli occhi molto lentamente, come fosse proprio stufa di quella domanda <<Il Console Jackson è fuori città, io lo sostituisco. È tutto?>>
<<Non ti credo.>> esclamò con coraggio.
L'orgogliosa semidea inarcò un sopracciglio <<Scusami? Non mi interessa se non mi credi, Rivers. Non devo di certo dare ulteriori spiegazioni. Torna in città, e pensa a divertirti...>> le disse, e fece per uscire dalla stanza e mandarla via.
<<Percy non lascerebbe la Settima Coorte senza spiegazioni, né Nuova Roma. Nessuno sa dove sia, e ora tu mi dici che è fuori città... ma sembra tanto una scusa, e anche piuttosto blanda! E se mi hai fatto entrare da qui, per parlarmi in privato e di nascosto, è perché temevi qualche domanda spinosa, no?>> concluse arguta.
Reyna si bloccò, e guardò la ragazzina con aria supponente, ma esausta <<Pensi di conoscerlo bene, eh? Mi chiedo da dove arrivi tutta questa famigliarità nei suoi confronti... Ora che ci penso... in effetti, una volta ha lasciato la città, per molti giorni, senza spiegazioni... per andare dove...? Non ricordo bene... ah! In Montana, forse?>> chiese con sarcasmo.
Dorothea sperò di non arrossire, e abbassò lo sguardo senza rispondere. Fece invece un'altra domanda <<Voglio solo sapere se sta bene, dopo lo scontro col Leviatano.>> ammise.
Reyna la osservò qualche istante, provando un misto di emozioni che andavano dal rifiuto alla compassione. Non se la sentì di rimproverarla di nuovo <<Torna giù, in città. Beviti qualcosa con gli amici; guarda un film; svagati... e non diffondere ulteriori dubbi riguardo a dove si trovi Percy, se davvero vuoi aiutarlo. E prega tua madre... ci farebbe comodo.>>
Dorothea alzò lo sguardo verso gli occhi di Reyna. Percepì la sua preoccupazione, la sua disperazione, e il suo bisogno di speranza.
La figlia di Spes annuì. Non chiese altro. Non necessitava di sapere altro. Per il momento, quello le bastò. Chinò leggermente il capo, e tornò verso i dormitori della Quinta Coorte.
[Lunedì mattina, 27 giugno 2016]
Annabeth si svegliò di buonora, stiracchiandosi nel proprio letto.
La maggior parte delle volte aveva condiviso il letto con Reyna, in quelle settimane... ma, dopo il risveglio di Percy, le due ragazze si erano allontanate, e la figlia di Athena era tornata a dormire in una camera per gli ospiti.
Il giorno precedente, Reyna l'aveva passato quasi interamente nella stanza di Percy. E lei, per rispetto, e imbarazzo, si era tenuta alla larga, limitandosi a gironzolare per la tenuta, fermandosi di tanto in tanto a sedersi da qualche parte per leggere un libro.
Quel giorno, invece, Reyna lo avrebbe trascorso per la maggior parte ad addestrare la Settima Coorte, mentre lei era libera da impegni ufficiali. D'altronde, era ancora Console ad interim, e doveva risiedere a palazzo.
Si rigirò nelle lenzuola di raso, rimuginando sul da farsi. Avrebbe voluto andare a trovare Percy per sapere come stava, ma si vergognava terribilmente ripensando a tutte le volte in cui avevano litigato da quando si erano lasciati. Sempre perché lei lo aveva aggredito ingiustamente.
Tuttavia, era davvero preoccupata per lui, e voleva assicurarsi che fosse del tutto fuori pericolo, e aiutarlo a riprendersi al meglio per ridargli il ruolo da Console che gli spettava.
Ma come poteva presentarsi nella sua stanza così, come se niente fosse? Sarebbe stato imbarazzante, a dir poco...
Sospirò, e si alzò dal letto pensando al da farsi. Si vestì con semplici shorts e t-shirt, si sistemò i capelli legandoli in un'alta coda, e iniziò a raccogliere dei libri accuratamente scelti.
Poi, con le braccia totalmente cariche, prese una bella boccata d'aria d'incoraggiamento, e si diresse verso gli appartamenti di Poseidone.
Attraversò senza problemi le prime stanze, fino alla camera da letto, dove, a fatica, riuscì a bussare per annunciarsi.
Tuttavia, non ottenne risposta.
Preoccupata, entrò, e si avvicinò al letto. Notò che era vuoto, quindi si guardò attorno, e vide Percy immerso nella lussuosa vasca idromassaggio vicino alle ampie vetrate che affacciavano sul parco.
Aveva la testa china, riversa sul petto, e le braccia aperte abbandonate sul bordo della vasca circolare. Era pallido, pieno di lividi e ferite causati dalle rianimazioni e dai vari tubi infilati nel suo corpo per tenerlo in vita. In quel momento, sembrava decisamente morto.
Presa dal panico, pensò che il ragazzo fosse collassato ancora. Lasciò cadere a terra i libri, e corse verso la vasca urlando <<PERCY!>>; si tuffò con un balzo, mentre il ragazzo si ridestava spaventato <<AHHH! CHE SUCCEDE!?>> gracchiò agitato.
Annabeth si bloccò un attimo prima di abbracciarlo per tirarlo fuori dall'acqua, guardandolo stupita <<SEI VIVO!!>> esclamò.
Lui la squadrò tenendosi una mano sul petto <<Beh, per poco! Stavi per farmi venire un colpo, cazzo!>>
La ragazza si scostò dal viso un ciuffo di capelli bagnati che era sfuggito dalla coda, e ridacchiò nervosa <<Eh-eh, io... io credevo... che... ehm... avevi una pessima cera...!>> si giustificò.
<<Oh, grazie. Disse quella che si è tuffata in una vasca totalmente vestita...>> sottolineò lui ironico, mentre lei arrossiva dall'imbarazzo.
Poi lui scoppiò a ridere. Non aveva ancora la forza per ridere a pieni polmoni, ma quella risata rincuorò comunque la ragazza <<Pensavi fossi morto nella vasca!? Ahah!>>
Lei socchiuse gli occhi e fece una smorfia <<Smettila, scemo!>> e gli spruzzò un getto d'acqua in faccia con la mano, mentre lui continuava a ridere di lei.
La figlia di Athena si alzò in piedi, scrollandosi di dosso un po' d'acqua e strizzando la t-shirt prima di uscire, prendendolo in giro <<Per come sei messo, avresti anche potuto affogare in 10 centimetri d'acqua, Testa d'Alghe!>>
<<Oh-oh! Questa era brutta, ma, ahimè, hai ragione, quindi incasso! In realtà... volevo solo fare un bel bagno, visto che in queste 3 settimane sono stato lavato a spugnature, a quanto ho scoperto...>> spiegò un po' disgustato.
Annabeth, in piedi fuori dalla vasca, fece finta di vomitare <<Bleh! Quindi mi sono tuffata nel tuo brodo dopo 3 settimane che non ti lavavi!? Che schifo, Percy!>>
<<Oh ma smettila! Mi hanno assicurato di avermi tenuto pulito per bene, ahahah!>> concluse ridacchiando, mentre la ragazza continuava a levarsi acqua di dosso.
<<Dai, aspetta, ti prendo un asciugamano...>> disse lui mettendosi in piedi per uscire dalla vasca.
Annabeth sbarrò gli occhi fissandolo per qualche istante, poi si portò una mano davanti alla faccia, imbarazzata <<Percy... sei nudo...>>
Lui squadrò il proprio corpo, confuso <<Beh, io non entro nelle vasche vestito. Io sono normale...>>
La ragazza scosse la testa e sbuffò, mentre lui si faceva beffa di lei <<Oh, non fare tanto la pudica! Non è niente che tu non abbia visto... o usato per tanti anni, eh!>>
Annabeth, per quanto cercasse di restare seria, non riuscì a trattenere una risata, mentre imprecava in greco antico contro all'ex fidanzato <<Dai, muoviti! O ti bagnerò tutta la moquette!>>
Dopo qualche istante, si sentì un tonfo, e qualcosa che cadeva in mille frantumi. Annabeth tornò a guardare, di nuovo spaventata, e stavolta per una buona ragione <<PERCY!>>
Il ragazzo era caduto mentre si avvicinava al mobile degli asciugamani, e aveva cercato di aggrapparsi ad un tavolino, portando a terra con sé una tovaglia e una bottiglia di vino abbandonata lì forse dalla sera precedente.
Corse in suo aiuto, non curandosi più che lui fosse completamente nudo, e lo aiutò a rialzarsi passando le braccia sotto le sue <<Stai bene?>>
<<Sì... sì... ho solo... perso l'equilibrio...>> mormorò lui con il respiro pesante. Lei lo avvolse in uno degli accappatoi che lui era stato sul punto di prendere, e lo riportò a letto.
<<Fatichi a respirare?>> gli chiese apprensiva mentre controllava che non si fosse tagliato con i vetri.
Lui annuì appena <<Io... stavo meglio in acqua, a dire il vero... Per quello mi sono alzato pensando di riuscire a camminare senza problemi...>>
<<E stamattina come sei arrivato fino alla vasca, invece?>> chiese dubbiosa.
<<Mi ha aiutato Xanto, le ho detto che avevo bisogno di acqua...>> spiegò.
<<Davvero ti sei sentito meglio, in acqua?>> indagò lei, pensando che questo potesse essere un ottimo segno.
<<Sì... decisamente...>> sospirò lui.
Annabeth osservò il petto nudo del ragazzo e le braccia ancora piene di buchi e lividi, compreso il taglio che lei stessa gli aveva inferto con un tagliacarte. Non erano affatto in via di guarigione... non ad un ritmo semidivino, per lo meno.
<<Beh, sei figlio di Poseidone... vorrà pur dire qualcosa, no?>>
<<Nelle mie condizioni, non saprei...>> ammise. Il suo umore era tornato cupo e pessimista.
Annabeth lo guardò negli occhi, e gli sorrise <<Sono sicura che passerà. Il solo fatto che tu stessi meglio in acqua, significa che la tua parte divina è ancora dentro di te... Dobbiamo solo farla riemergere...>>
Percy, dubbioso, fece una smorfia, inarcando un sopracciglio; ma si sentì profondamente rincuorato. Poi squadrò la propria ex per qualche istante, e in tono serio le disse <<Spogliati.>>
Lei si accigliò, sconvolta <<Cosa?!>>
<<Sei ancora tutta bagnata, io sono quasi morto per una polmonite, quindi... togliti quegli abiti fradici e prendi qualcosa per asciugarti...>> spiegò lui con semplicità e innocenza.
<<Oh. Sì, ma certo.>> scattò in piedi, si avvicinò al mobile, diede le spalle all'ex fidanzato, e si spogliò velocemente per indossare un largo accappatoio morbido. Si chiese se lui l'avesse spiata, mentre era mezza nuda, ma, voltatasi, lo trovò incantato a guardare la parete di fronte a sé, perso nei propri pensieri.
In realtà, l'aveva guardata eccome, ma non glielo avrebbe mai ammesso, ovviamente.
<<Ehm, okay, io... me ne tornò di là...>> dichiarò incamminandosi.
<<Cosa sono quelli?>> chiese Percy indicando il pavimento.
Annabeth si ricordò dei libri che aveva portato con sé, e tornò sui propri passi per raccoglierli <<Oh... niente... ero venuta qui con l'intento di farti studiare...>>
<<Studiare?!>> chiese lui incredulo.
Annabeth li posò sul comodino di fianco al letto, tenendone uno in mano mentre si sedeva ad una poltrona lì vicino <<Sì, Percy. Studiare. Ti mancano pochi esami alla laurea, e mi hai detto di non avere tempo per prepararli. Beh, ora ce l'hai! E hai anche la migliore tutor che tu potessi sperare per aiutarti a pianificare e riprendere il ritmo! E poi così ti passi via durate la riabilitazione...>> concluse facendo spallucce.
<<Stai scherzando? Sono quasi morto, sono in uno stato terribile, e tu... pensi di riabilitarmi con questo? Lo sai che per me è letteralmente una punizione, vero!?>>
<<Oh, ma smettila! Ti farà bene nutrire la mente, visto che il tuo corpo ora è quel che è, insomma...>> sottolineò con una smorfia furba e ironica.
<<Vedo che siamo in vena di complimenti oggi...>> ridacchiò lui.
Lei sorrise, e iniziò a sfogliare il volume schiarendosi la voce <<Capitolo 1. Il diritto di natura.>>
<<Oh Ade, prendimi ora...>> si lamentò lui roteando gli occhi e fingendo di morire.
Lei rise, e continuò a leggere con tono professionale <<Il diritto di natura, o Giusnaturalismo...>>, mentre Percy, nonostante le battute sarcastiche, si metteva seduto meglio per ascoltarla con interesse.
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