Il mare crea e distrugge. pt.3
💙ᵗᵉʳᶻᵃ ᵉ ᵘˡᵗⁱᵐᵃ ᵖᵃʳᵗᵉ💙
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Come fa ad essere Poseidone? Perché?- domandò Leo mentre correvano verso l'ingresso del Campo.
-Non so perché ma ho la sensazione di essere vicina a... a Percy.- disse bloccandosi e girandosi verso gli amici con il fiatone.
-Lui mi ha detto di venire qua.- Annabeth indicò le colonne dietro di lei. - Non so, ho osato sperare di vederlo arrivare. Non ho idea di cosa mi sia preso.-
-O dei. Annabeth guarda!- esclamò Leo indicando il confine.
La ragazza si girò e per poco non le venne un colpo.
Due ragazzi erano a un centinaio di metri dalla barriera del Campo. Tutti e due con i capelli neri. Uno più piccoletto dell'altro, portava in braccio il più grande che teneva la testa sulla spalla dell'altro.
-Non può essere.- sussurrò Annabeth.
-Non può essere.- ripeté Leo a voce un po' più alta.
-A quanto pare si.- disse Piper con gli occhi speranzosi.
-Nico! Percy!- gridò Annabeth correndo incontro ai due ragazzi.
Il primo sollevò la testa e sembrò rinforzato alla vista degli amici.
-Cosa è successo?- chiese la bionda quando fu davanti a Nico.
-Stavo tornando qui dalla spiaggia quando Percy è apparso dopo che un'onda si è ritirata. Mi aiuti a portarlo dentro?- rispose il più piccolo con il fiato grosso per la fatica.
Annabeth fece cenno a Leo di avvicinarsi e insieme a lui prese Percy.
-È ghiacciato.- constatò Annabeth demoralizzata.
-Ma non morto.- disse Nico.
-Sicuro?- chiese Leo.
-Assolutamente Valdez.- rispose il figlio di Ade.
-Bene.- concluse Leo.
Leo e Annabeth cominciarono a portare Percy mentre Piper aiutava Nico.
-Tienilo un attimo. Per favore.- disse Annabeth una volta difronte alla cabina di Apollo.
Bussò varie volte senza mai avere risposta.
Decise di fare da sola, sforderò la spada e trafisse con forza nella porta. Infilò il braccio dentro e smanettò un po' finché non si sentì un rumore e la serratura scattare. -Bene.-
Entrò nella cabina e accese e spense le luci.
Un coro di lamenti si alzò dai letti dei ragazzi, ma non ci prestò molta attenzione. Andò spedita verso chi le serviva al momento: Will e Austin.
Battè una mano sul muro vicino alle loro teste addormentate e quelli sussultarono dallo spavento.
-Cosa succede?- chiese Will con la voce impastata dal sonno.
-Ho un problema con Percy.- rispose.
-Com'è possibile?- chiese subito sveglio Austin.
-Non lo so. Presumo non sia mai morto.- sbuffò -Senti, non so come abbia fatto ne perché. Ma sta di fatto che adesso e fuori dalla vostra porta mezzo morente. Quindi o mi aiutate voi o morirà seriamente. È la colpa sarà anche vostra.- concluse dirigendosi verso la porta.
-Aspetta!- gridò Austin.
-Dacci il tempo di cambiarci!- continuò Will.
Annabeth sorrise soddisfatta.
-Ci vediamo direttamente in infermeria!- lo salutò. Si chiuse la porta alle spalle e accompagnò Percy in infermeria con l'aiuto di Leo.
Ad aspettarli c'erano Piper, Nico e, con grande sorpresa di tutti, Reyna, Jason, Hazel e Frank.
-Voi che ci fate qui?- chiese la bionda abbracciando Hazel.
-Il mio fratellino.- sorride a Nico. -Ci ha avvisato.- il suo tono si rattrista quando lo sguardo cade su Percy, ancora sostenuto a fatica da Leo.
-Hey amico. Vuoi una mano?- domandò Jason avvicinandosi a Leo.
-Grazie.- disse l'altro poggiando Percy sul lettino più vicino.
-Bene!- esclamò Austin entrando nel locale. -Chase, ci devi una porta nuova!-
-Ahahah. Divertente.- rise fintamente Annabeth senza entusiasmo.
-Evvai!- gridò sarcastico sempre lui. -Quanto entusiasmo.-
Annabeth saltò su dalla sedia su cui era seduta avanzando minacciosamente verso Austin.
Lo afferrò per il colletto del camice e avvicinò i loro visi.
-Senti; coso. Si pensava che il mio ragazzo fosse morto. Poi compare mezzo morente ai confini di quella che ormai era casa nostra e adesso è steso qui e io non so cosa succede ne cosa succederà. Quindi scusami tanto se non ho voglia di ridere pensando alla tua porta!-
La ragazza mollo il camice di lui e si allontanò di qualche passo.
-Adesso per favore fai quello che devi e riportarmelo qui.- disse con calma. -Per favore.-
Piper raggiunse l'amica e la strinse forte in un abbraccio, mentre Austin si sistemava i rasta castani e il colletto del camice.
Will prendeva i medicinali e le attrezzature mentre gli altri stavano seduti e chiaccheravano.
-Ragazzi qui siamo pronti.- comunicò Will con fare professionale. -Dobbiamo chiedervi di uscire.-
-Okay. A dopo.- disse Annabeth uscendo.
Uscirono tutti dalla stanza e si sedettero nel corridoio.
Sembrarono ore quelle in cui Annabeth e Piper camminarono avanti e indietro per il corridoio sotto lo sguardo preoccupato di Frank e Jason.
Leo ed Hazel scaricavano l'ansia in altro modo; Leo muoveva le mani ad una velocità tale che a guardarlo ti si incrociano gli occhi. Ai suoi piedi regnava il caos in piccole dimensioni. Piccoli orologi di varie forme, giochi a molla, robottini che ti riportavano le cose. Hazel invece parlava a macchinetta con Reyna che faticava a tenere il filo del discorso.
-Hei, Haz. Ti hanno mai detto che potresti fare la rapper un giorno?- disse Jason prendendo un braccio di Piper e uno di Annabeth per fermarle. -Basta voi. Ci state facendo venire più ansia di quella che già abbiamo.-
-Scusate.- dissero in coro.
-Mi è venuta fame.- disse Piper.
-Anche a me. Andiamo a trafugare un po' di cibo?- chiese scherzosamente Leo mettendo via gli attrezzi da lavoro.
-Io eviterei ragazzi.- rispose una voce calma dall'ingresso del corridoio.
-Chirone!- esclamò Annabeth sorpresa.
-Ci sono anche io, signorina Allyson.- setenziò Dioniso uscendo da dietro il centauro.
-È Annabeth!- esclamò la ragazza.
-È uguale, cosa ho detto io? Allyson. In ogni caso perché tutto questo trambusto?-
-C'è Percy in infermeria.- disse Annabeth.
-Percy Jackson?-chiese Chirone.
-Si.- rispose Piper.
-Come possibile?- domandò ancora.
-Non lo sappiamo.- a parlare stavolta è stato Leo.
-C'entrano loro, vero?- chiese Dioniso indicando in alto.
-Sicuro.- disse Annabeth guardando con aria di sfida il soffitto dell'edificio.
Sull'Olimpo.
-Come avete potuto?!- gridò il dio. -Soprattutto tu! Tu che ti vanti tanto di essere la dea dell'intelligenza. Meno male che ci sei tu a dare consigli! Meno male!-
Fece una pausa per riprendere fiato.
-Cosa succede qui?- chiese Afrodite entrando nella sala del trono.
-Questi due.- esclamò Poseidone indicando gli dei davanti a lui. -Si sono messi d'accordo per uccidere mio figlio!-
-Percy?- domandò la dea. -Percy Jackson? Quanto adoro quel ragazzo. Lui e Annabeth stanno benissimo insieme!-
-È proprio questo il punto!- esplose Atena. -Quella sottospecie di spugna marina non merita di stare con mia figlia!-
-L'hai quasi ucciso!- esclamò Poseidone. -Ucciso! Comprendi il significato di questa parola?-
-E tu Ade che scusa hai?- chiese la dea dell'amore.
-Ha fatto soffrire mio figlio.- rispose calmo.
-Lo sai benissimo che Percy non c'entra niente!- urlò il dio del mare.
-Quella cotta è stato merito mio! Lo sapete. Ne abbiamo già parlato. E tu ti sei già arrabbiato.- constatò Afrodite.-C'era bisogno di far soffrire così tanta gente?-
-Non impara mai la lezione. Cocciuto come suo padre.- esclamò esasperata la dea della saggezza.
-Wow. Sai, per essere la dea dell'intelligenza non comprendi le cose oltre al tuo naso. Il valore della vita per noi non è niente per un mortale è tutto. Mio figlio e la tua hanno rischiato di morire. Perché se non lo sai anche tua figlia stava per buttarsi dalla scogliera per raggiungere il mio. Non sapendo che in realtà era stato salvato. E mio figlio, come la tua e tanti altri rischiano la vita decine di volte nelle imprese in cui noi lu mandiamo. E non basta? No. Ovviamente no. Dovevi, dovevate ferirlo quasi mortalmente e appendere la sua vita ad un filo troppo sottile creato ad arte da voi due.- Poseidone rimase a giardare il fratello e la nipote.
-Mi spieghi cosa è successo?- chiese Afrodite. -Con calma.-
-Ade e Atena, arrabbiati con mio figlio, hanno creato dei mostri da combattere e gli hanno messo contro i sette semidei.-
-Piper, Jason, Frank, Hazel, Percy, Annabeth e Leo?- domandò Afrodite.
-Si. Hanno messo contro mio figlio il più forte. Il mostro l'ha ferito e l'ha buttato dalla scogliera. Io ho preso mio figlio e ho ridato agli amici la collana che poi loro gli hanno portato via. Annabeth era a un passo dal buttarsi anche lei solo che Piper l'ha convinta a non farlo. Loro se ne sono andati, io ho curato Percy e ho fatto il possibile per farlo arrivare al campo. Dopo di ché Nico l'ha portato definitivamente in salvo. Quindi, come potete ben capire da soli ai vostri figli importa molto di Percy e non si sono fatti condizionare dalle vostre parole.- concluse Poseidone.
-Wow, storia triste e commovente.- commento Afrodite. -Ma c'è qualcosa che non mi quadra. Tu, Atena, vedi tua figlia, quella che ha rischiato la vita contro la tua eterna rivale Aracne per prendere la tua statua e facendo ciò è caduta nel Tartaro, convinta a suicidarsi come conseguenza di un tuo piano, scusa se te lo dico infantile, e non fai niente?-
La dea in questione si strinse nelle spalle.
-La mia OTP!- gridò contro Atena e Ade. -Voi volevate far morire Percy Jackson!-
I due dei arretrarono spaventati dalla reazione di Afrodite, solitamente calma.
-Non mi sembra il caso di farne un melodramma!- si indignò Ade.
-Scusami?!- esclamarono arrabbiati Poseidone e Afrodite.
-Okay ragazzi calma.- Atena indietreggia ancora con le mani in alto come segno di resa.
-Si sono salvati tutti e due. No? Hip hip urrà!- disse Ade ironico.
-Io ti faccio girare con una veste completamente rosa e ricoperto di cuori arcobaleno per i prossimi quattromila anni!- strillò Afrodite rincorrendo Ade.
-Posy, dille di smettere!- lo supplico il fratello.
-Ma anche no, Aduccio.- il dio del mare rise alla scena che gli si parò davanti.
Il dio della morte era inseguito dalla dea dell'amore e tutti e due correvano come bambini intorno ai troni.
-Sono tutti infatili qui.- sbuffò Atena. -Nessuno ha il senso del dovere. O un po' di contegno. Nessun rispetto!-
Poseidone la guardò intensamente.
-Non hanno- la dea si interruppe quando gli altri due rovesciarono il trono di Dioniso facendo un gran fracasso. -nessun rispetto verso chi lavora per loro.- Poseidone sgranò gli occhi per la sorpresa. Atena che parlava di rispetto per chi lavora? Era troppo.
-Me ne vado!- urlò Poseidone. -Me ne vado sennò finisce che dico qualcosa che non devo!-
-Aspettami!- gridò di rimando Afrodite. -Vengo anche io. Tanto qui ho finito!-
I due dei si girarono. Atena era vestita come un fiocco gigante, letteralmente. Mentre con Ade la dea aveva mantenuto la parola. Una veste rosa pastello con cuori di variati colori. Un vero capolavoro per gli occhi.
-Ottimo lavoro sorella!- esclamò Poseidone dando il cinque ad Afrodite.
-Dove si va?- chiese lei.
-A spiegare tutto ai ragazzi. Urge una spiegazione.-
-Completamente d'accordo.-
Nel frattempo in infermeria.
-In ogni caso, cosa potete dirci?- chiese Chirone.
-Stavo tornando al campo passando per la spiaggia. Quando un onda ha bagnato il bagnasciuga, quando si è ritirata Percy era sulla spiaggia. Così l'ho portato qui.- spiegò Nico.
-Ehi, ragazzi. È sveglio.-
-Grazie Will.- disse Nico entrando.
Percy era nel letto. Una flebo attaccata al braccio. Lo sguardo spento vagava nel vuoto.
Entrarono tutti e Will e Austin rimasero fuori a parlare con Chirone e il signor D.
-Ehi Percy. Tutto bene?- gli chiese Annabeth con le lacrime agli occhi pur sapendo che poteva andare meglio, molto meglio.
-Ehi, amico! Ci sei?- gli chiese ancora Leo muovendo una mano davanti al viso del ragazzo in questione.
Gli occhi di Percy si posarono su tutti loro, uno alla volta.
Tornarono poi su Leo. Che era rimasto fermo con la mano per aria.
-Tutto bene?- domandò Piper.
Lo sguardo di Percy passò dalla sorpresa al paura e infine al panico. Vedeva le bocche degli amici muoversi ma non sentiva le voci.
Si portò le dita vicino alle orecchie, le schioccò ma non sentì niente.
Buttò a terra la prima cosa a portata di mano, una penna dal comodino a fianco del letto. Niente. Niente di niente. Assoluto silenzio.
Lui non poteva essere diventato sordo, non poteva. Come avrebbe fatto? L'udito è abbastanza importante nelle missioni, o nella vita in generale.
-Non sento!- disse a un tono che li sembrò normale.
Annabeth fece una smorfia confusa.
-Percy. Cosa c'è? Perché sussurri?- chiese.
Sussurri. L'unica parola oltre al suo nome che aveva capito. Aveva provato a guardare le labbra della ragazza per riuscire a comprendere qualcosa.
Si mise a sedere sul letto e un capogiro gli fece chiudere gli occhi. Quando li riaprì tutti gli sguardi erano puntati su di lui.
Si alzò insicuro e raccolse la penna, agguantò il primo foglio a portata di mano e si mise a scrivere:
Non sento niente. Qualcuno sa perché? Io ricordo solo un mal di testa fortissimo. Una roccia e il mare. Poi niente.
Passò il foglio ad Annabeth , leggendo gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
-Cosa ha scritto?- chiese Hazel.
Annabeth lesse a voce alta il biglietto.
-Ve lo so spiegare io il perché.- Poseidone era davanti al letto del figlio, a fianco Afrodite.
-Mamma?- esclamò Piper sorpresa. -Divino Poseidone.- aggiunse poi inchinandosi come il resto dei ragazzi. Tranne Percy che si era ricoricato nel letto.
Sarebbe impazzito lo sapeva. Vedeva le bocce muoversi e non sentiva, muoveva le mani e non facevano alcun rumore. Le porte si aprivano e si chiudevano, le sedie si spostavano, le cose cadevano. Tutto come in silenzioso. Era come rivivere un brutto ricordo. Vedi ma non senti. Ti sembra di essere fuori dal mondo. Non avrebbe potuto parlare con gli altri normalmente, avrebbe dovuto guardare le labbra e afferrare solo alcune parole. Non riusciva neanche a parlare normalmente, non sapeva se stava urlando o sussurrando.
"Ehi Percy." La voce di suo padre li rimbomba nella testa. "Mi senti?"
Percy guardò suo padre con un sopracciglio alzato. "Davvero papà?"
"Scusa. Adesso ti spiego tutto."
"Grazie."
-Okay ragazzi. Credo, anzi sono abbastanza sicuro che vi state chiedendo come mai Percy è morto e poi risorto e adesso è sordo.-
-Esatto.- disse Leo.
-"Bene. Avete presente Atena e Ade, no? Erano arrabbiati con Percy."-
"Che novità" pensò Percy.
-"Così hanno creato quei mostri che avete combattuto sulla scogliera. Il più forte l'hanno messo contro Percy. Quando il mostro l'ha fatto sbattere sulla scogliera lui è diventato sordo. Poi l'ha buttato in mare e a quel punto io sono riuscito a prendere Percy e portarlo nel mio castello. Vi ho restituito la collana è la spada. Voleva essere un gesto per dare speranza. Poi Zeus ha preso la collana."-
"Fantastico. Anche il re degli dei è arrabbiato con me?" domandò Percy.
"No. Gli era stato chiesto da Atena. Non ne sapeva niente del piano."
"Meno male."
-"Io e Anfitrite abbiamo fatto il possibile per curarlo e non farlo morire. Ma non siamo riusciti a salvarlo del tutto. Infatti è sordo. Pensiamo sia una maledizione di Atena."-
-Infatti!- esclamò la dea della saggezza apparsa sul momento insieme al dio della morte. -Se non ascolta me
non ascolterà più nessuno.-
-Ha fatto benissimo.- concordò Ade sottoforma di lupo.
"Ma cosa si è messa?" Percy guardò strano la dea. Sia per il fatto che non aveva afferrato una parola. Sia per il fatto che la dea era vestita da fiocco gigante.
"Un lavoretto di Afrodite. Dovresti vedere Ade." Rispose il padre divertito. "Adesso indossa una veste rosa con i cuori arcobaleno." A quelle parole Percy quasi scoppiò a ridere.
"Stai scherzando?"
"No."
"Che cosa ha detto Atena?"
"Che se non ascolti lei non potrai ascoltare più nessuno."
"Grandioso."
-Madre.- disse Annabeth con disprezzo verso la dea.
-Annabeth!- rispose la dea avvicinandosi a braccia aperte.
-Non mi toccare!- strillò Annabeth tornando indietro.
-E per quello che ho fatto al ragazzino insolente?- chiese Atena.
-Si da il caso che il ragazzino insolente sia il mio ragazzo e che tu quell'altro l'abbiate quasi fatto morire!-
-Guarda che sono qui.- l'ammonì Ade
-Pazienza.- rispose Annabeth.
"Stanno litigando vero?" Domandò Percy.
"Già."
"Ottimo adesso Annabeth verrà fulminata sotto i miei occhi e non potrò fare nulla."
"Sii più positivo." Gli disse il padre.
-Quel delfino rimbambito ti ha influenzata troppo!- sputò acida la dea.
-Questo è troppo!- gridò Annabeth. Corse fuori dall'infermeria e la madre la seguì insieme a tutti gli altri.
"Papà potresti seguirle? Se lo faccio io cado ogni due passi."
"Certo. Ti dico cosa succede. Torno subito."
"Grazie papà."
"Di niente Percy."
Era già abbastanza strano comunicare col padre, la cosa lo era ancora di più se lo facevano entrambi a bocca chiusa.
Anche Poseidone uscì dalla stanza, lasciandolo solo con Ade e Nico.
-Padre.- disse il ragazzo.
-Ciao.- lo salutò il dio. -Sei arrabbiato. Ho sbagliato di nuovo, vero Nico?-
-Certo!- esclamò lui esasperato. -Hai quasi ammazzato uno dei miei unici amici! E per una questione vecchia, risolta e chiusa in una scatola. Una questione in cui lui neanche centrava.-
-Mi dispiace tanto.-
-Non ti voglio più vedere. Mai più!- disse andando verso la porta, quando arriva all'uscita alza una mano verso Percy che ricambia il saluto.
Nel frattempo Annabeth era arrivata alla sua cabina ed era entrata sbattendo la porta. Recuperò la valigia da sotto il letto e ci mise dentro le sue cose alla rinfusa: vestiti, libri e armi.
-Ciao a tutti. Ci si vede.- disse uscendo dalla porta.
-Che cosa stai facendo?!- tuonò Atena.
Annabeth non rispose e andò dritta alla cabina tre.
Aprì la porta e la richiuse. Inspirò l'odore di mare e mise la valigia sul letto affianco a quello di Percy.
-Come hai osato!- La madre entrò e si mise difronte alla figlia.
"Allora, che succede?" Domandò Percy.
"Annabeth ha preso tutte le sue cose e si è trasferita nella nostra cabina."
"Non credo che Atena sia contenta di questa cosa."
"Concordo Percy."
-Sai madre. È difficile prenderla sul serio quando è vestita come un enorme fiocco.-
-Torna subito a casa tua.-
-Casa tua è dove ti senti a tuo agio e dove stai con le persone che ami.- replicò Annabeth. -Quindi questa è casa mia.-
-Davvero?- chiese Atena ancora scossa.
-Certo.- Annabeth sistemò i libri e i vestiti e uscì. Senza degnare la madre di uno sguardo, con un quaderno e una penna in mano.
Tornò in infermeria. Con Poseidone, Afrodite, Chirone, Leo, Piper, Dioniso, Jason, Hazel e Frank ancora al seguito. Reyna aveva raggiunto Nico ovunque sia andato dopo la discussione col padre.
Ciao Percy, disturbo se sto con te in cabina per un po'. Mi sei mancato molto. Scrisse sul foglio una volta arrivata nella stanzetta.
Non è per quello successo con tua madre?
Rispose lui.
Come fai a saperlo?
Percy indicò il padre. Almeno con lui un modo più veloce per comunicare ce l'ho.
Capito.
Annabeth poggiò il foglio sul comodino e si sporse per abbracciare Percy.
-Aww. Come siete carini.- commentò Afrodite davanti a quella scena.
Alcuni ragazzi si misero a ridere. Mentre i diretti interessati ignorarono tutto. Uno perché non sentiva niente l'altra perché ne aveva abbastanza di dei e dee.
-Ti amo tanto.- mimò lentamente la ragazza.
-Anch'io.- mimò Percy prima di far combaciare le loro labbra.
Quando si separarono Percy sorrise dolcemente e le prese la mano.
-Io svengo!- esclamarono Piper ed Afrodite contemporaneamente per poi ridere.
Annabeth si rimise in piedi e, sempre tenendolo per mano aiutò Percy a fare lo stesso.
Una volta in piedi il ragazzo abbracciò Piper, Hazel e Jason e battè il cinque a Leo e Frank.
Poi andò dal padre e si abbracciarono.
Si inchinò davanti ad Afrodite ma rialzandosi cadde rovinosamente a terra.
Si mise a sedere e scoppiò a ridere, seguito ben presto da tutti gli altri. Il padre gli tese la mano e lui l'afferrò. Si rialzo e tornò a letto. Evidentemente l'essere sordo prevedeva il poco equilibrio. Per essere una maledizione divina era molto realistica.
"Percy adesso devo andare. Ci sentiamo più avanti."
"Certo. Grazie di tutto papà, davvero." Percy guardò il padre ringraziandolo ancora con lo sguardo.
"E tranquillo parlerò io con Atena. Anzi parlerò con Zeus, riavrai la tua collana. E Zeus provederà a fare quello che è giusto. In un paio di giorni al massimo dovresti tornare come prima. Tranne forse per quella cicatrice sugli addominali. Ma ho la sensazione che ad Annabeth piacerà molto." Percy alzò lo sguardo e suo padre gli fece l'occhiolino sorridente.
"Grazie."
- Annabeth. Verresti con me un attimo?- chiese cortesemente il dio andando verso l'uscita.
-Certo.- uscì anche lei e si chiuse la porta alle spalle.
-Sei consapevole di aver fatto arrabbiare molto tua madre, vero?-
-Vagamente.-
-Per qualsiasi problema basta una dracma.-
-Grazie di tutto.- disse Annabeth.
-Ah, un un'ultima cosa. Io sarei dell'idea di non dire a Percy della tua idea di buttarti dalla scogliera. Che ne dici? Sappiamo entrambi che salirebbe direttamente sull'Olimpo per dirne quattro a tua madre e non mi sembra proprio il caso.-
"Tanto lo so già."
"Affronterai l'argomento tu. Ma non salire sull'Olimpo."
"D'accordo."
-Sono d'accordo. Grazie ancora di tutto.- disse Annabeth stupendosi della bontà del dio. Quanto avrebbe voluto che Atena fosse un po' più come lui.
-Di niente. Ora devo proprio andare. Arrivederci Annabeth Chase.- disse prima di trasformarsi in acqua e sparire.
Quando tornò dentro l'infermeria Percy le tendeva il suo quaderno. Una scritta occupava parte della pagina bianca.
So che volevi buttarti dalla scogliera. Non pensarci mai più. Mai. Anche se fossi morto veramente. Mai più Annabeth, promettimelo.
E in ogni caso papà mi ha detto che parlerà con Zeus. Entro un paio di giorni tornerò a sentire. E in ogni caso dovrò stare qui sotto ordine di Will.
Promesso. Non vedo l'ora in cui potrai tornare a vivere la vita di sempre.
Anch'io.
Sorrisero e si abbracciarono.
-Ragazzi, divina Afrodite.- disse Austin rivolto a tutti.- Adesso Percy dovrebbe riposare. Potrete tornare domani ai soliti orari di visite.-
Uscirono tutti e ognuno tornò alla propria cabina, compresa Afrodite che approfittò della sua presenza lì per salutare i figli.
Era stata una giornata stancante. Erano successe tante cose.
Ma la più importante avevano ritrovato Percy, ed era intero per di più! Certo, temporaneamente sordo ma intero.
Annabeth era decisamente più sollevata. Andò spedita alla cabina tre e sistemò bene le sue cose.
Per il resto la giornata e la notte passarono normalmente.
E così passarono i giorni. Andavano da Percy e facevano colazione insieme. Si allenavano e tornavano in infermeria per pranzare con Percy.
Percy in ogni caso non era mai solo, in infermeria arrivava sempre qualcuno. Il primo giorno arrivarono due figli di demetra. Avevano avuto un incidente con delle piante esplosive.
Il secondo invece una figlia di Afrodite a cui si era spezzata un'unghia. Insomma non ci si annoiava.
Passarono così anche il terzo, il quarto, il quinto e anche il sesto.
Solo verso le cinque del settimo giorno Annabeth venne da lui con delle novità.
Hey Percy. Will e Austin hanno detto che puoi uscire. Vieni con me un attimo?
-Certo che vengo Sapientona.- rispose lui alzandosi.
-Percy! O dei. Ci senti di nuovo.- gridò sorpresa abbracciandolo. -Da quando?-
-Da quando sei entrata tu.- rispose lui felice quasi quanto lei.
-Sono così contenta! Solo ora mi rendo di quanto mi era mancata la tua voce.-
-Mi era mancata anche la tua ragazza saggia.- disse facendola girare come fanno le principesse nei film.
-Posso immaginare Testa d'Alghe.- rispose ridendo e avvicinando i loro visi.
Fu Percy ad annullare la poca distanza che li separava.
-Adesso andiamo. Devo farti vedere una cosa.- disse lei prendendolo per mano e guidandolo verso l'uscita.
-Piano piano, rallenta. Altrimenti cado.-disse Percy ridendo per la fretta della sua ragazza. Annabeth però rallentò solo quando furono sul prato.
-Wow.- sussurrò Percy osservando la scena che gli si presentava davanti.
Metà semidei del Campo Mezzosangue stavano lì, sotto uno stendardo retto da Clarisse e una figlia di Demetra.
Lo striscione, rigorosamente blu, diceva:
"Un'altra battaglia vinta dal nostro eroe.
A Percy lunga vita e onore."
-Wow ragazzi. È bellissimo.- disse a voce alta.
A quel punto tutti i ragazzi si spostarono aprendo un varco che mostrava la mensa. C'erano tre tavoli uniti a formare un'unica enorme tavolata su cui erano esposti tutti i cibi preferiti di Percy. Alcuni ovviamente erano blu.
-Tua madre chi ha mandato i suoi biscotti. Si è spaventata a morte.- gli disse Annabeth mentre andavano verso la tavolata.
-Sarà meglio che la chiami più tardi.- rispose lui.
-Ehi amico!- lo salutò Leo con una pacca sulla spalla. -Vedo che adesso ti senti e ci senti meglio.- esclamò scoppiando a ridere.
-Già.-
-Meglio così. Ma adesso godiamoci tutto questo.- disse indicando con le braccia il cibo.
La serata passò così. Tra chiacchiere, risate e cibo.
Adesso che tutto era tornato alla normalità.
Adesso che tutti stavano meglio.
Spazio me.
4125 parole. Leggermente lungo.
Okay. L'ho finito. Sono le undici di sera ma io vi avevo promesso che sarebbe uscito oggi e oggi lo faccio uscire, ecco.😂
Okay, a parte i miei deliri, come vi sembra? Vi piace? Fatemelo sapere please.
Se non si è capito quando ci sono il trattino e le virgolette (-") Poseidone sta parlando sia a Percy che agli altri ragazzi. Quando invece ci sono solo le virgolette parla solo con Percy.
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