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Marco e Sara - Primo capitolo

Ha finalmente iniziò la nostra avventura "Giulia commenta Giulia".

Come anticipato nella sinossi, prenderò in mano i miei vecchi scritti e li commenterò cercando di non farmi sanguinare gli occhi: non garantisco di riuscirci.

Premessa: i miei commenti attuali saranno scritti in grassetto; la storia, invece, avrà una formattazione normale, così da poter distinguere agevolmente la differenza tra presente e passato. Non che sia difficile da notare, in ogni caso.

Ordunque, la prima storia che vi propongo è una roba interrotta per motivi che non rammento - ma nessuno si lamenterà per questo - che consta di soli quattro capitoli e risente prepotentemente dell'influenza di Moccia. Immaginate la situazione: correva l'anno 2004, su per giù, e io ero l'unica brillante studentessa della scuola che frequentava la biblioteca. La bibliotecaria mi incaricò di leggere questo libro appena arrivato tra gli scaffali, così che, col mio sopraffino intelletto e il mio elegante palato, potessi giudicare il romanzo e soprattutto la sua "leggibilità" da parte delle studentesse di prima media.

E niente. L'imprinting totale.

Il diario, i poster, il DVD originale, le foto stampate a suono di botte di costosissime cartucce di colore: tutto di me a quell'epoca suggeriva quanto avessi spasmodicamente amato il romanzo e quanto desiderassi vivere una storia simile. Nell'impossibilità della cosa, dunque, perché non scrivere una storia?

Inutile dire che, forte del mio potere, ho comunque sconsigliato la lettura alle pischellette di prima media, causa scene di sessohhhh presenti nella narrazione.

Chissà quante vite avrò salvato.

Questa storia non ha un titolo. Ha solo due nomi: Marco e Sara, giovani rampolli di... (? Non è dato sapere la provenienza) che si suppone già dalle prime righe si ameranno di brutto, dopo naturalmente che la protagonista avrà sbaragliato tutte le sbarbine che stanno intorno al suo adone.

Ma ciancio alle bande. Iniziamo!

La storia parte così, ex abrupto, con la nostra protagonista in camera a riflettere e sognare.

Ore 20. Domenica. Una dolce musica si diffonde da una casa. È Sara, che è stesa sul letto mentre ascolta musica. (Ma c'è anche della musica.)

"Eccoti" di Max Pezzali si diffonde dolcemente per la camera e unito a un dolce profumo di vaniglia la fa sognare.

I capelli biondo-castano dolcemente sparsi sul cuscino, i dolci occhi verdi chiusi a gustarsi l'attimo.

AAA Cercasi verbo perduto tra i capelli perfetti e gli occhi verde smeraldo. In caso di ritrovamento, prego riconsegnare a "Nonsocheproblemiavessi, Via le mani da quella tastiera, 00161 Drogata"

Suona il citofono.

"Mannaggia a Fede, proprio mo doveva rompere?"

Intanto dalla cucina Erica rispondeva.

La famosissima Erica. Come dimenticarla, ci conosciamo da quando siamo piccole così!

"Sara! È per te, dice Fede che devi scendere!"

Sara scende dal letto, scocciata. Infila alla svelta le Silver blu ed entra in soggiorno. Si avvolge una sciarpa al collo e si avvicina a sua sorella (ecco chi è Erica!).

"Senti Eri, dì a mamma che esco con la Fede, torno...che so, verso mezzanotte, l'una..."

"Sara mi porti con te?"

"Ma tu non esci con Roby?"

"Sì, ma Roby ha 12 anni, tu 15..."

Roba che se io anche solo mi fossi azzardata a rimanere col muso fuori casa fino all'una a quindici anni, mi sarei ritrovata il letto rifatto sulla palma del mio giardino. Ma Sara no. Sara è bionda e figa, sarà quello. #Blondepower

"Ma anche tu ne hai 12, e quindi statti con quelli della tua età, no?"

Di nuovo il citofono.

"Questa è Fede che aspetta. Poi ne parliamo, va bene? Dai, che ti voglio troppo bene! Un bacio dai, sore!"

Sara si fionda giù per le scale, Fede è sotto che l'aspetta. Ha l'aria infastidita.

"Cazzo, è un'ora che aspetto. Certo che sei una stronza, eh!"

Le parole sboccate di Fede si contraddicono con il suo aspetto, Capelli lisci, lunghi e biondi, occhi nocciola, un po' bassina e dall'aria molto fine.

"Dai che si fa tardi. Sai che oggi c'è la festa di Carla, festeggia un mese con quel suo ragazzo Checco, non so..."

"Chi, uno della Piazzetta Santa Maria?"

Okay. Qui iniziano a sentirsi forti e chiare le prime note del featuring che hanno fatto la mia città e quel disagio sociale che è stato per me Tre metri sopra il cielo. Immaginate la piazzetta della mia ridente cittadina, luogo d'incontro dei ragazzi più fighi e forzuti... sounds familiar?

Cliché, scansateve.

"Sì, uno di quelli...Beh, sali?

"Sì, sì..."

Sara salì sulla vespa di Fede. Truccata, logico. Molti amici affettuosi le hanno fatto (immancabile balzellone dal passato remoto al passato prossimo, ufficialmente nuovo sport olimpionico 2019) dediche su tutta la vespa, come va di moda fra di loro. Uno un anonimo le ha riempito un po' di una fiancata: "Fede sei bona". Un altro anonimo un po' meno gentile le ha scritto "Oca", ma la migliore è quella di Fabio: "Ti amo piccola mia...".  Comunque, c'è ancora un po' di spazio vuoto.

Ora, io vorrei capire chi mai si sarebbe tenuto un' "oca" sulla fiancata del proprio scooter. Così, per chiedere. Ma anche il resto, eh. Tra l'altro se davvero mai fossi tornata con lo scooter pieno di pennarello e bianchetto penso mi avrebbero fatto emigrare in Uganda...

Ma anche lei è bionda come Sara. Mi sa che è davvero questo.

In pochi minuti arrivano da Ciccio, il bar vicino alla piazzetta più famosa tra i giovani. Tutti i boni stanno là.

"Tutti i boni stanno là."

Dai 15 ai 19 anni, tutti palestrati e irresistibili, fisici da sballo (che trasgry). La loro fama gira in tutta la città. Piazzetta Santa Maria è il punto d'incontro cult. Alberato e ombroso: perfetto.

Cosa dire: tutti desiderano entrare nel giro. Quella piazza è qualcosa di irraggiungibile per alcuni, un sogno realizzato per altri.

Sara e Fede scendono dalla vespa. Un sacco di altre vespe sono parcheggiate lì. Una fila lunghissima di cuccioli, e poi, i bestioni. Le moto. Tutti i bestioni (aridaje) di quelli della piazzetta, scritte anch'esse (il concetto di concordanza di genere tra soggetto e verbo forse domani). Scritte segno di passioni lontane, centinaia di ex usate e buttate.

Lo sentite, nell'aria, l'odore di maschio alfa? Sa di sudore e testosterone; se annusate bene potete avvertire anche un pizzico di Badedas, per l'uomo che non deve chiedere mai...

Sara e Fede avanzano tra quei bestioni (e so' tre), sfiorando i sellini, come cercando qualcosa. Poi si fermano e si sorridono. L' hanno trovata. Un'enorme moto Blu scuro, quasi totalmente ricoperta di scritte.

"Marco sei bono", "Marco sei un fico della madonna", "Marco, cazzo, ti vuoi accorgere di me?"

"Marco baci da dio..."

Quel bestione sfavilla nel buio. (Direttamente dalle scuderie della famiglia Cullen, sbrilluccicanti since 1800 circa). La moto di Marco. Marco, quello bono, quello con gli addominali da paura.

Marco, nel dubbio. In caso non si fosse capito. Ma proprio Marco, eh, quello che gli addominali che gli escono pure dal naso - escono addominali dalle fottute pareti, cit. sommo Fumagalli. - Marco, insomma!

"Che bella, eh?"

"Cosa, la moto?"

"No, anche lui!"

"Dai Sara...Non dirmi che ti piace Marco!"

"Perché, non è scontato?"

"Non l'avrei detto..."

E il primo capitolo ci lascia così. Con questa ammissione di colpa, questo tentativo di redenzione da parte dell'amica, desiderosa di scoprire che almeno Sara non è caduta nella rete del tentatore supremo. E invece no! Anche lei è rimasta avvinghiata nelle spire della passione, nei temibili tentacoli del bonazzo (rabbrividisco) di turno, nelle fauci di colui che mangia più squinzie che cereali a colazione.

Come dite? Background? Caratterizzazioni? Descrizioni dell'ambiente? Vorreste mica dirmi che le moto con le scritte non vi sono bastate? Pretenziosi!

Ci vediamo a breve col prossimo capitolo. Statemi bene, aspettatemi con trepidazione, considerando che stiamo ancora solo scaldando i motori e ricordate che...

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