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Una caduta molto dura

Buongiornissimo

E dopo mesi (l'ultima volta  che ho aggiornato era verso gennaio, se non vado errando) rieccomi qui ad aggiornare la mia raccolta preferita di one shot.

Vabbè, non perdiamoci in chiacchiere e vi auguro buona lettura.


Percy non aveva idea di quanto tempo stessero precipitando, l'unica cosa che sentiva era l'oscurità che li avvolgeva. Ormai sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che avevano visto un raggio di sole. L'oscurità era fitta come un'entità vivente. Una sensazione di gelo gli penetrava nelle ossa e Percy iniziò a battere i denti. 

La sua vita non gli era mai sembrata così lontana ed irreale, ogni suo ricordo sembrava frutto dell'immaginazione e si chiese se lui stesso esistesse. Gli mancava fiato nei polmoni e sentiva la pressione della caduta schiacciarlo. Espirò violentemente ed il suo corpo tremò da capo a piedi. 

Stava precipitando... Lui ed Annabeth... Verso il Tartaro. La realizzazione lo investì come un tir. Le possibilità che sopravvivessero erano esigue: quello era una specie di paradiso e prigione per tutti i mostri e per... C-Crono. Lo stesso signore dei titani che gli aveva parlato da quella voragine. A dodici anni aveva sperato di non dover più vedere quel posto e ora ci stavano cadendo dentro: nemmeno Ercole sarebbe stato in grado di affrontare una cosa simile; Nico, un figlio di Ade, era vivo per miracolo. 

Se gli avessero conficcato una spada nel cuore sarebbe stato meglio, perché onestamente Percy era stufo di tutti quei mostri, quelle imprese e quella folla di dei. Gli avevano portato via 8 mesi di vita per una stupidissima missione, la stessa che aveva costretto Annabeth ad affrontare la sua più grande paura e che ora li aveva spinti in quella voragine. Era stanco di tutto... probabilmente sarebbe stato più facile morire in quello stesso istante. 

Sentì la mano di Annabeth che gli faceva pressione e un guizzo di vita risalì nel suo corpo. Se Percy fosse stato solo, si sarebbe steso a terra lasciandosi morire, ma non poteva. Non avrebbe mai potuto abbandonarla laggiù in quell'inferno. 

L'attirò a sè stringendola in un abbraccio: anche il suo corpo tremava. Percy soffocò le lacrime, appoggiò la fronte sulla sua spalla e chiuse gli occhi. E per un momento loro non stavano precipitando nel vuoto: era novembre ed erano nell'appartamento di Annabeth a Manhattan. Sdraiati sotto le coperte, erano semplicemente abbracciati: non si dicevano niente, limitandosi a sentire la pelle dell'altro contro la propria. Erano liberi dalle preoccupazioni (e anche dagli indumenti) ed ingenuamente pensavano che sarebbe stato per sempre così. 

Quando riaprì gli occhi, l'oscurità lo investì per la seconda volta mentre i ricordi svanivano e la realtà tornava. E allora Percy si lasciò sfuggire un sordo singhiozzo -prontamente inghiottito dall'oscurità- mentre una scintilla incandescente di rabbia gli infiammava le vene. Col cavolo che sarebbero morti in quel buco. Le sue labbra sfiorarono quelle di Annabeth, quasi a farle forza, quasi a dirle che dopotutto erano insieme. 


Rieccomi qui

E come si usa dire: breve ma intensa questa one shot! Aahaha. 

Proprio ieri stavo rileggendo questo capitolo, in inglese, è oggi mi è arrivata l'ispirazione divina: spero di non aver perso la mano a scrivere di Percy aahah

Mi auguro che vi sia piaciuta :)

Alla prossima <3

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