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Il mio Seaweed Brain

Attenzione ragazzi, rischia di far piangere... 

Che bella premessa per iniziare una storia, eh?

10. 10 giorni. 10 giorni da quando se n'era andato.

Il mio migliore amico, quel Testa d'Alghe, aveva deciso di fare l'eroe e affrontare da solo quei Telchini sul Monte Sant'Elena. Mi aveva promesso di avere un piano e aveva deciso di affrontare da solo tutti quei mostri. Ero tornata da Efesto quando avevo sentito un rompo assordante e il terreno aveva iniziato a tremare bruscamente, sentii poi un grido e un'esplosione. Il vulcano aveva eruttato e Percy era ancora lì dentro.

Avevo sentito le gambe cedermi e crollai a terra completamente sconvolta. "L-Lui può?" chiesi con voce incrinata a Efesto e lui mi aveva guardato con pietà. Detestavo quello sguardo. "E' impossibile. Era un'esplosione di immenso potere. Non può essere sopravvissuto" mi aveva risposto Efesto e in quel momento non sembravo in grado di assimilare la notizia, perciò mi alzai debolmente e con le spalle tremanti "P-Penso che debba ritornare al c-campo" Avevo detto e poi ero ritornata nel Labirinto.

Non mi ero resa conto che per tutto il viaggio le lacrime avevano solcato il mio viso, né che era stato relativamente semplice come se qualcuno mi avesse guidato.

Avevo camminato e camminato, ancora non avevo ben elaborato della sua morte. Mi sembrava così impossibile. Lui era un potente semidio, un eroe coraggioso e l'amico migliore che avessi mai avuto.

Quando ero tornata al campo, Clarisse si era fatta avanti, immediatamente seguita da Chirone, per chiedermi cosa fosse succeso e per quale ragione ero sola. In quel momento mi ero totalmente rotta, avevo iniziato a singhiozzare così pesantemente che avevo avuto dei problemi a respirara. Poi ero crollata a terra, priva di conoscenza. Non mi vergogno di aver pianto, avevo perso l'unica persona che probabilmente avesse mai veramente tenuto a me.

Mi ero risvegliata in infermeria e la prima cosa che avevo pensato è che fosse stato solo un sogno, poi mi ero girata e uno sguardo preoccupato di Clarisse mi aveva accolto. No. In quel momento mi ero resa conto di tutto. Lui era morto. Se ne era andato per sempre.

Avevo inziato a piangere come mai avevo fatto e la figlia di Ares mi aveva avvolto in un abbraccio gentile

"L-Lui è m-morto"avevo balbettato con voce rotta e avevo inziato a singhiozzare pesantemente "Il mio Testa d'Alghe è morto" La realizzazione mi aveva colpito così forte che una pugnalata al cuore sarebbe stata meno dolorosa. Clarisse si era irrigidita ed era ammutolita. Guardai nuovamente il mare e pensai a lui. Sebbene non fosse mai andato d'accordo con Clarisse lei lo rispettava come buon guerriero e semidio.

"Annabeth. Ne sei sicura?" mi aveva chiesto gentilmente e io avevo annuito "L-Lui... avevamo dei telchini alle calcagna, mi disse di a-andarmene che l-lui aveva un p-piano. Sono tornata da Efesto quando... Clarisse, c'è stata un'e-esplosione. Il vulcano ha eruttato. Ho sentito un grido. La sua v-voce" mi aveva guardato profondamente addolorata e mi aveva abbracciata con dolcezza "Non ci sono parole per dirti quanto mi dispiace".

In seguito Chirone mi aveva raggiunta ed ero stata costretta a rivivere nuovamente la scena della sua morte. Mi ero ripromessa di non piangere ma le lacrime aveva inziato a sgorgare dai miei occhi.

Nei giorni che seguirono ero diventata più fragile di una statua di cristallo. Ogni cosa che vedevo mi ricordava lui, dovevo sforzarmi di non soffermarmi sulla sua capanna e come dentro doveva essere, ovviamente, incasinato. Quei dieci giorni erano stati i più brutti della mia vita, più brutti perfino di quando, da piccola, sognavo i ragni e mio padre non era lì per me... più brutto di quando ho scoperto Luke tradirci e di quando ho preso il peso del cielo.

Il mio cuore era completamente rotto e non so se avrei avuto la forza di ricostruirlo. Non riuscivo neanche a guardare Silena e Beckendorf. Gli sguardi nascosti che si lanciavano, chiaro segno che erano palesemente innamorati. Guardando il mare non potei non ripensare ai suoi splendidi occhi. Occhi che sembravano contenere il mare intero, che cambiavano continuamente sotto luci e ombre. Gli occhi che mi avevano rubato il cuore. Sì. Percy Jackson si era preso il mio cuore, con i suoi comportamenti sarcastici, il suo coraggio, la capacità di farmi ridere e la lealtà... il suo più grande difetto che alla fine si era rivelato fatale.

Percy si era sacrificato per salvare me... ignorai le lacrime calde che rigarono il mio viso.

Lo sapevo nel profondo del mio cuore che quella poteva essere l'ultima volta che l'avrei visto e... l'avevo baciato. Un bacio rapido ma per me aveva significato così tanto. Significava che l'amavo, con tutta me stessa. Il mio cuore aveva accelerato i battiti e le farfalle avevano danzato incessantemente nel mio stomaco. Gli avevo preso il viso tra le mani e mi ero sentita rabbrividire al contatto. Le mie labbra si erano poggiate sulle sue e avevo sentito quel odore di mare che emanava, inondarmi i sensi.

Era stato breve e avrei voluto che fosse più lungo. Invece non avrei più avuto la possibilità di baciarlo, né di stare con lui... il destino si era preso il mi amore.

"E perderai un amore per un destino peggiore della morte"

La profezia si era avverata. L'avevo perso. Per sempre.

Mi abbandonai al pianto singhiozzando davanti a quel mare. Quel mare che era esattamente contenuto nei suoi occhi. Splendidi occhi che adesso erano chiusi.

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