Fato
Buongiornissimo
Rieccoci qui con una nuova one shot!! Sono piuttosto soddisfatta del risultato e spero che piaccia anche a voi.
Ma bando alle ciance e
BUONA LETTURA
Annabeth non aveva mai combattuto così tanto in vita sua. I mostri aumentavano a vista d'occhio, le urla di Campe sovrastavano tutto. Stille di sudore le scuvolavano dalla fronte e l'armatura che indossava diventava ogni attimo più pesante.
Si guardò ancora una volta intorno alla ricerca di Percy, senza scorgerlo da nessuna parte. Ora che ci pensava l'ultima volta che l'aveva visto era al fianco di Chirone, probabilmente era da qualche altra parte a respingere orde e orde di mostri.
Con un rapido movimento del polso, prese un punto scoperto dell'armatura di una dracena polverizzandola all'istante. Quello era l'ultimo mostro attorno a lei. Annabeth prese un profondo respiro, asciugandosi il sudore sulla fronte e sul collo, poi si buttó nuovamente nella mischia. I suoi occhi frenetici scrutavano rapidi la battaglia cercando di aiutare il maggior numero di ragazzi in difficoltà.
Rotolò sotto le gambe mostruose di un lestrigone trafiggendolo sulle schiena prima che potesse colpire Beckendorf. Il figlio di Efesto le fece un cenno di gratitudine, abbozzando un sorriso. Annabeth ricambiò per poi scomparire nuovamente tra i combattenti.
Avvistò un branco di mostri -lestrigoni ed empuse- stretti in un cerchio sul pugno di Zeus. In un balzo fu lí, aspettandosi quasi di vedere un semidio combattere strenuamente, ma non trovó nessuno.
C'erano solo delle piccole macchie di sangue ancora fresco a striare il prato color smeraldo. Probabilmente quel qualcuno era riuscito a mettersi in salvo ed a scappare verso l'infermiera dei figli di Apollo, o almeno Annabeth lo sperava.
Non ci mise molto a finirli, i mostri erano stanchi e pieni di ferite e quando si trasformarono nell'attesa polverina dorata, Annabeth chiuse gli occhi, scossa da brividi incontrollabili. Aveva freddo e aveva anche caldo. Tanto caldo. L'armatura era pesantissima, il respiro ansante. Presa dalla foga della battaglia non si era accorta di quanto fosse stremata.
Fece qualche passo traballante verso il limitare del bosco, sperando di passare inosservata tra il caos della battaglia. Si girò di scatto quando i suoi sensi recepirono un suono, un rumore.
Presa dal panico, estrasse malamente il coltello puntandolo dritto davanti a sé. Aveva le gambe ferme sul posto e pregava ogni dio che fossero anche in grado di farla fuggire da un eventuale, quasi certo, pericolo.
Annabeth sentí di nuovo quel rumore, troppo flebile per essere quello di un mostro. Scattò in avanti alla rinfusa cercando di orientarsi tra gli alberi immensi e altissimi. Era talmente buio che se non avesse visto il leggero scintillio della spada, non l'avrebbe trovato. Si avvicinò cautamente, sentiva il cuore batterle a più non posso. Luke... Annabeth si sentí salire le lacrime agli occhi. Poteva essere Luke, o meglio Crono. E se qualcosa fosse andato storto? Se fosse tornato il vecchio e semplice Luke?
Annabeth accelerò il passo e in un attimo fu lí. Sgranò gli occhi, le sue mani sporche di sangue tremavano sollevando la spada che brillava di luce dorata. Vortice.
Annabeth trattenne il respiro e cadde al suolo. Percy Jackson era steso a terra come un burattino senza vita. I capelli corvini erano impiastricciati di sangue, l'armatura era coperta da una polvere dorata. Il petto saliva e scendeva e Annabeth avrebbe tirato un sospiro di sollievo, se il suo migliore amico non fosse ricoperto di sangue scurissimo.
Annabeth non osava neanche parlare. Percy aveva gli occhi aperti, vacui eppur sempre bellissimi. Abbozzò un leggero sorriso quando la vide " Annabeth" borbottò tossendo sangue. "Shhh" gli ordino lei cercando di non perdere il controllo "Sta zitto, Percy" le diede retta senza obiettare e Annabeth capì che la situazione era davvero grave.
Lo aiutó ad alzarsi e gli circondó la vita con un braccio, scaricando la maggior parte dle suo peso su di sé. Nonostante il sangue, Annabeth sentí quell'odore di mare che tanto lo contraddiceva e se non fosse stata in una situazione così critica, uno stormo di farfalle si sarebbe scatenato nel suo stomaco.
"Ora andiamo al laghetto delle canoe" borbottò "Ti immergerai nell'acqua e guarirai."
"Si, si, si!" continuò Annabeth con voce rauca "Guarirai, Testa d'Alghe"
"Annabeth" tossí Percy macchiando l'erba di rosso "Non si può fare niente" concluse in un sussurro e, sopraffatto dalla stanchezza, appoggiò il viso sulla sua spalla. Le sue labbra secche le sfiorarono il collo. Annabeth sentí un brivido attraversarla.
Si sentiva debole, non voleva fare altro che riposare, stendersi a terra e chiudere gli occhi, ma non poteva. Percy contava su di lei, solo su di lei. Le sue gambe sembravano piano piano smettere di muoversi e lui le pesava sempre di più.
La visione era sfocata dalle lacrime di dolore, angoscia e tristezza che le salivano. Percy tossí più forte, sempre di più e sputava sangue. Annabeth lo guardò preoccupata mentre lui inciampava e cadeva a terra, scosso da respiri ansanti.
"Coraggio, Testa d'Alghe. Manca poco!" lo incoraggiò Annabeth ma neanche lei ormai ci credeva. Percy scosse la testa, stanchissimo. "N-no... Non ce la faccio" mormorò con un filo di voce.
Annabeth soffocò un singhiozzo e si lasciò cadere al suo fianco. Gli fece appoggiare le testa sulle sue ginocchia carezzandogli i capelli, sfiorando gli zigomi del suo viso e imprimendosi tutto nella memoria.
Non riusciva a fare niente. Non riusciva a piangere, ad urlare. Non riusciva a pensare a niente. "Annabeth. Guardami" la richiamò Percy e lei finalmente incrociò i suoi occhi. I suoi bellissimi occhi verde mare. Un singhiozzo le sfuggì, e poi un'altro e un altro dopo ancora. "Testa d'Alghe" mormorò ansante.
Lo guardò di nuovo negli occhi. Si stavano davvero per chiudere. Le lacrime scesero rapide lungo il suo viso, come un fiume in piena. "Annabeth... T-tu stai piangendo per me?" le chiese lui guardandola con occhi smarriti.
Annabeth si portò le mani alla bocca cercando di trattenere i singhiozzi
"Certo che sto piangendo per te, idiota!" gridò piegandosi su se stessa. Tremava. Piangeva. Urlava. Non lo sapeva nemmeno lei cosa stava facendo.
Poi d'un tratto la calma, una sola frase "Ti amo" quelle parole rimasero nell'aria fino a quando Annabeth non realizzò che era stato Percy a dirle. "Ti amo tantissimo. Da sempre" continuò lui abbassando lo sguardo.
Annabeth gli prese una mano tra la sua, le loro dita si intrecciarono. "Idiota di una testa d'Alghe, anche io ti amo!" gli sussurrò, finalmente smettendo di singhiozzare. Percy le sorrise. Un sorriso bellissimo "Sto per morire, questa volta sul serio. Mi dai un bacio portafortuna, Ragazza Saggia?"
Annabeth non lo lasciò neanche finire che si chinò su di lui sfiorando le labbra sulle sue. Le labbra di Percy erano salate. Sapevano di casa. Sentí le sue braccia circondarla in un abbraccio che sapeva di sangue e dolore. Gli carezzò dolcemente i capelli, sfiorandogli con il pollice gli zigomi, le palpebre chiuse.
Percy... il figlio di Poseidone che era sopravvissuto a così tanto, il ragazzo che l'aveva salvata dai ragni a Denver, quel sarcastico amico impulsivo che la faceva morire dalla preoccupazione, stava davvero per andarsene per sempre.
Non l'avrebbe più visto. Mai più. Le lacrime bagnarono le loro labbra. Annabeth si staccò a malavoglia da lui, singhiozzava ormai senza controllo. Appoggiò la testa al suo petto che si abbassava e saliva un po' troppo lentamente.
Percy l'abbracciò dolcemente posando un dolce bacio sulla guancia. "Ho paura, Annabeth" mormorò improvvisamente "Non so come sarà. Non voglio dimenticare tutto. Non so cosa succederà."
Annabeth scosse la testa " Andrai all'Elisio. Sarai ricordato per sempre. Andrai all'Elisio. Andrà tutto bene." lo rassicurò con voce flebile. Lui le sorrise ancora. Annabeth si impresse anche quel dettaglio nella mente "Ti guarderò sempre, da laggiú. Non ti liberi di me tanto facilmente" provò a ridacchiare ma riuscì solo a tossire sangue.
Annabeth si portò le mani alla bocca. "Buona fortuna. Ti voglio bene"
Lei non rispose. Non riusciva neanche più a piangere. Solo un vuoto assoluto
"Annabeth" la mano di Percy le sfiorò il viso "Ehi andrà tutto bene sei la persona più coraggiosa che conosca. Ce la farai."
"No" La sua voce era priva di vita "Io- non ci riuscirò. Non riuscirò a dimenticarti, Percy."
Lui la guardò con le lacrime agli occhi. "Ti prego... Resisti. Salva il mondo, sei tu il vero eroe."
Singhiozzando, Annabeth gli strinse la mano così tanto da fargli sbiancare le nocchie.
Percy le sorrise ancora una volta.
"Ti aspetterò per sempre all'Elisio"
Annabeth scosse la testa più volte. Le lacrime erano tornato a scendere lungo le sue guance. "Percy.."
"Te lo prometto Annabeth."
la guardò negli occhi: "Ti amo."
Una frase che sapeva di baci mai dati, abbracci mai ricevuti, carezze mai esistite e una felicità mai scoperta.
Annabeth vide davanti a sé l'immagine di una bimba bionda con gli occhi verdi, di un uomo alto e dai medesimi occhi della figlia, che la teneva in braccio mimando gesta ed imprese.
Annabeth gli chiuse gli occhi con mani tremanti. Gli carezzò ancora i capelli, beandosi per l'ultima voltasi beò del calore delle sue braccia attorno al suo corpo. Chiuse gli occhi e poté quasi sentire una carezza, una brezza, sulla guancia. Sulle sue labbra sentiva solo l'amarezza di baci mai dati e parole mai dette.
E l'eroe della grande profezia fu Jason Grace, protagonista dell'impresa dei sette con Talia Grace e Annabeth Chase.
La figlia di Atena morí nel covo di Aracne, ai piedi della statua di sua madre proprio mentre i soccorsi stavano per arrivare. E quando giunse all'Elisio tornò a sorridere dopo anni.
Rieccoci qui. Non vi chiedo se vi è piaciuta perché questa penso sia in assoluto la storia più triste che abbia mai scritto!
Non so perché l'abbia scritta di punto in bianco, forse perché avevo voglia di piangere o perché avevo bisogno di Percabeth. Non lo so.
Come avrete capito è ambientata proprio nella battaglia del labirinto.
Spero di rivederci il più presto possibile!
Ciaooooooooooooooooooooooooooo
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