Amarezza
Buongiornissimo ragazzi!
Oggi vi porto una nuova one-shot, penso che anche questa possa far piangere ed è una dei miei pochi capitoli che seguirà fedelmente i libri... e sfortunatamente è ambientata nell'estate dello Scontro Finale.
Spero che vi piaccia comunque.
Percy Jackson non voleva essere al campo. Non voleva vedere gli sguardi fiduciosi di tutti i giovani semidei che confidavano i lui. Non voleva pensare che forse sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti.
La guerra stava portando dolore e lui era stanco di tutto. Crono lo tormentava con incubi ogni notte e ogni giorno lottava costantemente per non scappare nel mondo mortale e dimenticare per sempre tutto. Ma lui non poteva. Non aveva intenzione di abbandonare tutti loro, gli amici e gli dei che, per quanto distanti e originali fossero, erano la sua famiglia.
Sospirò e il suo sguardo si calamitò sulle braci ardenti del fuoco che ormai, da troppo tempo, era basso e freddo. A volte si chiedeva cosa sarebbe significato essere solo dei normali mortali senza una profezia sconosciuta che determinava il loro destino.
Si chiedeva cosa avrebbe significato avere come unico problema quello della dislessia, iperattività e deficit all'attenzione. Nel mondo mortale sarebbe uscito con gli amici senza dover tastare continuamente la tasca dei suoi pantaloni. Avrebbe semplicemente sorriso quando una ragazza troppo gentile lo avrebbe messo alle strette, senza preoccuparsi di nient'altro.
Quella normalità che riusciva ad avere solo passando del tempo con Rachel, dove finalmente non era più il semidio potente figlio di Poseidone, ma un semplice adolescente.
Non avrebbe mai voluto essere un mezzosangue.
"Percy"una voce profonda e roca lo riportò alla realtà e i suoi occhi guizzarono sul volto preoccupato di Beckendorf, figlio di Efesto e uno dei suoi migliori amici. Un ragazzo brillante e in gamba.
"Ehi Beckendorf" lo salutò il figlio di Poseidone stampandosi un sorrisetto malandrino sul viso. Sperava fosse sufficiente.
Il ragazzo si sedette accanto a lui e lo guardò intensamente, Percy non riuscì a sopportare i suoi occhi penetranti e tornò a fissare il focolare.
"Come stai?" gli chiese semplicemente e il figlio di Poseidone si trattenne dar rispondergli che stava una meraviglia. Con una guerra alle porte e una profezia misteriosa che si sarebbe avverata tra poco più di un mese.
"Sto bene" rispose seccamente sorridendo ampiamente. Gli facevano male i muscoli facciali e sperava quel sorriso non risultasse falso quanto se lo sentiva e infatti, vista la sua fortuna, Beckendorf sospirò.
"So che è difficile." Mormorò "E' tutto così confuso. Mi chiedo quando andremo in missione contro la Principessa Andromeda. Perce?" lo chiamò e si trovò faccia a faccia davanti a lui. "Sì?" chiese
Il suo sguardo vagò per il cerchio di semidei riuniti, poco più di cinquanta e sorrise dolcemente quando si soffermò su una figura particolare. Aveva i capelli neri lunghi e lisci, due occhi di un azzurro intensio e un sorriso luminoso sul viso. Percy la riconobbe immediatamente, era Silena Beaugrand, la figlia di Afrodite e capogruppo della sua cabina. Dall'inizio dell'estate lei e Beckendorf si erano finalmente messi insieme dopo che praticamente l'intero campo urlava loro che si piaceva (A.N. Vi ricorda una certa situazione di nostra conoscenza?)
"Lei è la cosa più bella che mi sia capitata" dichiarò con voce insolitamente dolce. Percy sapeva che da quando avevano iniziato ad uscire, sul volto del suo amico c'era sempre un sorriso luminoso.
"E' il mio punto di riferimento, la mia ancora al mondo. Quando la guardo mi ricordo il motivo per cui lotto contro Crono" continuò e Percy sentì il suo cuore stringersi terribilmente a quelle parole. Deglutì e si tirò le gambe al petto, affondando la testa nelle ginocchia. Cercò di controllare il battito del suo cuore e si impose di calmarsi.
"Si vede che la ami molto" sussurrò con voce soffocata e Beckendorf non disse niente ma si voltò semplicemente verso di lui, guardandolo con comprensione.
"Questa guerra ci ricorda cosa significa perdere le persone a cui tieni" gli disse. La sua mente vagò a due anni e mezzo fa quando aveva creduto di aver perso Tyson senza essere riuscito a dirgli che gli voleva bene e che lo considerava suo fratello.
"Lo so" rispose semplicemente e il ragazzo sospirò "Percy..." lo ammonì "Se ne sono accorti tutti. Vi basta uno sguardo per capirvi, sorridi sempre quando sei con lei... la vedo come la guardi, quando lei è impegnata e non se ne accorge..." Percy trattenne il respiro e cercò di controllare il dolore al cuore che sentiva.
Sospirò. Aveva creduto che tra loro sarebbe potuto succedere qualcosa, ricordava come lei l'aveva baciato e quella sensazione che aveva provato... però... Da quando Luke era diventato Crono tutto era diventato così difficile e complicato. Non passava un giorno senza che loro discutessero, sebbene fossero banalità.
"Devi dirle cosa provi. Prima che sia troppo tardi"
Lui lo sapeva... secondo quanto aveva capito della profezia, probabilmente qualcuno sarebbe morto.
"Per un po' io avevo sperato che... come dire? Avremmo potuto superare la fase dello strangolamento reciproca, ma da quando Luke è diventato Crono... non è più come prima" rispose e sentì gli occhi pizzicare, sbattè le palpebre cacciando via le lacrime e lasciò vagare il suo sguardo alla ricerca della persona che più di tutti significava per lui. Le avrebbe affidato anche la sua stessa vita.
Il suo cuore mancò alcuni battiti quando la vide in disparte, appoggiata al muro della Casa Grande, i suoi occhi erano di uno sbalorditivo grigio tempesto e rifletteva il calore delle fiamme aranciate. Stava giocherellando distrattamente con la collana del campo e continuava a torturare una particolare perla.
I riccioli biondi erano sciolti dall'abituale coda e cadeva disordinatamente, indossava la normale maglietta arancione del campo.
Il suo sguardo, però, non era felice, né concentrato, sembrava stanca, triste e malinconica; in quel momento le sembrò così piccola e fragile. Percy notò come nessuno si fosse accorto di lei e di come nessuno fosse accanto a lei, magari per consolarla.
"Quanto ancora ti ostinerai a negarlo, Percy?" gli chiese Beckendorf e lui, ancora una volta, non rispose. La guardò solamente, contemplando quanto fosse bella e matura.
Lui voleva andare disperatamente da lei, voleva dirle che le voleva bene, però... sapeva che avrebbero litigato e basta e non voleva farla arrabbiare.
"Va' da lei. Non importa se hai paura di farla arrabbiare. Sono certa che lo apprezzerà" gli sussurrò e Percy lo guardò combattuto per poi mandare a quel paese le sue insicurezze. Si alzò bruscamente e per poco non cadde a terra, camminò fermamente verso di lei e, senza dire niente, le sedette accanto.
Annabeth non lo guardò e il suo sguardo era rivolto al cielo del crepuscolo "Ehi?" chiese insicuro sentendosi come un pesce for d'acqua
"Ciao" gli rispose seccamente e Percy sentì il suo cuore affondare e cercò di mascherare la delusione di quel tono di voce "Come stai?" le chiese ancora e poteva sentire un leggere sbuffo "Sto bene, Percy" rispose con voce leggermente infastidita.
"E' difficile anche per me. Vorrei solo scappare nel mondo dei mortali" dichiarò con sincerità e un lampo di rabbia, irritazione e un'altra espressione indecifrabile, passò sul volto di Annabeth
"Con Rachel?" sibilò a denti stretti e Percy si chiese per la millesima volta, quali fossero i suoi problemi.
"Non intendevo questo. Vorrei andare da mia madre, Paul e vivere una vita mortale e... sì! Magari passare un po' di tempo con Rachel. E' una mia amica, non capisco perché ti debba dare così tanto fastidio!" sbottò il figlio di Poseidone con voce esasperata perché le femmine, specialmente Annabeth, erano per lui un mistero incomprensibile.
Poteva percepire la sua migliore amica fumare di rabbia ma vedeva sul suo volto anche un'espressione di profonda tristezza. Non disse niente e si alzò in piedi dirigendosi verso la cabina di Atena, velocemente e con schiena ritta. Non si girò neanche verso di lui e sparì nella sua cabina.
Percy fissò la cabina di Atena e sentì una sola lacrima cadere sulla sua guancia. Non riuscivano neanche a parlare senza litigare e arrabbiarsi... dov'erano finiti i giorni in cui erano semplici dodicenni e riuscivano a capirsi con un solo sguardo.
Percy non sapeva che nella cabina di Atena, Annabeth Chase piangeva come mai aveva fatto sul suo letto, soffocando i sordi singhiozzi nel cuscino. Ma la figlia di Atena non sapeva che là fuori, il ragazzo con gli occhi verdemare e i capelli spettinati dal vento, stava cercando di trattenere le lacrime e pronunciava in un sussurro una frase che nessuno poteva sentire
"Ti amo, Ragazza Saggia"
Cavoli... so essere veramente depressa quando voglio! Non ho idea del perchè ma amo scrivere dei personaggi che litigano e soffrono.
Amo scrivere, non leggere, della Percabeth in questo periodo che precede il loro fidanzamento e amo anche la Charlena! Sono dolcissimi e Beckendorf è proprio un bel personaggio!
Mi sarebbe piaciuto leggere di più della sua amicizia con Percy... personalmente lo preferisco nettamente a Grover!
Ci vediamo alla prossima!
Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
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