Capitolo 11
P.O.V. PERCY
“Secondo me il pezzo lungo va li” mi disse Annabeth.
“Questa culla è impossibile da montare!” mi lamentai. Erano già passate tre ore e il massimo che eravamo riusciti a fare era stato mettere i gommini sotto i piedini!
“Non è impossibile!Devi seguire le istruzioni” mi spiegò, per la centesima volta, Annabeth.
“Ci sto privando”
“Dai Percy fermati. Domani pomeriggio chiamo tua madre e le chiedo di venire” disse alzandosi.
“Ho fame” replicai. “Vestiti”
“Perché?” mi chiese perplessa.
“Perché ti porto fuori a cena” le risposi con un sorriso. Ero stanco del cibo d’asporto e non avevo nessunissima voglia di cucinare.
“Percy sei sicuro? Dobbiamo stare attenti con i soldi”
“Sicuro. Mia madre mi ha dato dei buoni sconto per un ristorante qui vicino, si cena fuori!”
“Se la metti così vado a prepararmi” rispose baciandomi prima di uscire dalla stanza.
Mi alzai e andai anche io a cambiarmi. Jeans, maglietta e camicia aperta.
“Testa d’Alghe mi vieni a dare una mano con la zip?” mi chiese.
“Wow Annabeth” esclamai entrando in stanza “ Non ti ho mai visto così elegante”
“ Dici che è troppo elegante?
Indossava un abito azzurro, che le metteva in risalto gli occhi grigi, che le arrivava al ginocchio. Uno scollo a V che metteva in mostra il decolté ( che le era cresciuto parecchio negli ultimi tempi) e dei volant sulle maniche. Sotto il seno c’era una fascia da dove partivano delle balze che nascondevano leggermente la pancia.
“ No, sei bellissima. Non osare cambiarti. E ora andiamo” le dissi baciandola e prendendo il cappotto.
La cena andò bene. Il cibo era ottimo, anche se a base di pesce. Non per offendere mio padre, ma iniziavo ad odiare il pesce. Non ce la facevo più, sempre e solo pesce stavamo mangiando. Mi veniva la nausea al sono pensiero che avrei dovuto continuare così per altri mesi.
Quando tornammo a casa Annabeth andò a letto spedita, stanca morta per non so cosa visto che non avevamo fatto praticamente nulla e io mi rinchiusi nella cameretta.
Dovevo riuscire a montare quella maledetta culla.
E alla fine ci riuscii, anche se quando la finii era mezzanotte inoltrata e per non svegliare Annabeth restai sulla poltroncina nella cameretta a dormire.
Ormai la cameretta era quasi finita. Le pareti erano state dipinte di verde acqua, la libreria con dentro vari libri adatti ai bambini era stata sistemata, ora c’era pronto anche il lettino e la carrozzina che avevamo comprato era in un angolo con accatastati vari peluche miei e di Annabeth che dovevamo ancora sistemare.
La mattina dopo mi svegliò Annabeth. “ Percy, sei stato in piedi tutta la notte? Per montare la culla?”
“ Si” risposi sbadigliando “ Almeno non dovrai chiamare mia madre”
“ Hai fatto un gesto davvero carino, ma se non ti sbrighi arrivi tardi a scuola! Sei già in ritardo”
Mi alzai dalla poltrona, ancora intorpidito, e in meno di dieci minuti fui pronto e andai a scuola.
Che non lo avessi mai fatto. Quel giorno fu di un noioso tale che avrei preferito andare a giocare ad acchiapparella con Crono o addirittura con Gea. Ok, magari con lei no, ma di sicuro avrei preferito fare tutt’altro che starmene a scuola.
…
“ Ho fame Percy” gridò Annabeth dalla sala.
“ Cosa vuoi da mangiare?” chiesi già riluttante all’idea di altro pesce.
“ Ordiniamo una pizza?” mi chiese. E giuro che stavo facendo i salti di gioia. Pizza, da quanto tempo che non mangiavo una pizza.
“ Ordino” dichiarai prima che cambiasse idea e mi facesse mangiare altro pesce.
Dieci minuti dopo suonò il campanello.
“ Possibile che siano già loro?” chiesi.
“ Non lo so. Apri.”
Non appena aprii la porta mi trovai stretto in un abbraccio di..
“ Grover! Lasciamo… non… riesco… a …. Respirare” ansimai.
“ Percy!” disse lui con le lacrime agli occhi.
Dietro di lui c’era una ragazza, l’acconciatura da Punk.
“ Talia!” esclamò Annabeth correndole incontro.
“ Ciao ragazzi! Che sorpresa! Entrate, entrate pure” li invitai prendendo le giacche.
“ Come mai non ci avete detto nulla?” chiese Talia “ Perché non ci avete detto che sei incinta?”
“ Noi non lo abbiamo detto a nessuno. Quando siamo andati al campo la pancia si vedeva e l’hanno scoperto tutti. E poi è impossibile contattarvi!” spiegò Annabeth prendendo dei bicchieri e dell’acqua dalla cucina.
“ Si, hai ragione. Ma come state?”
“ Bene. Voi?”
“ Bene”
“ Sai” iniziò Talia “ All’inizio non ci credevo. È stato Jason a dirmi che sei incinta, e appena ho potuto sono venuta a vedere”
“ Ragazzi volete unirvi a cena? Stanno arrivando tre pizze” dissi
“ Aspettate qualcuno?” mi chiese Grover.
“ No, è solo che mangiamo entrambi una pizza e mezza”
“ Alla faccia!”
Quando arrivò la pizza ci mettemmo tutti sul divano a parlare, Talia e Grover insistettero per vedere i video dell’ecografia, e Grover si mise pure a piangere.
Fu un vero peccato che dovettero andare, ma promisero di fare visita presto. O almeno per la nascita della bambina.
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