Tuesday
Noah si mette le mani sul viso, sollevandosi dal mio petto.
-Non voglio andare a scuola.
-Noah. Sono le undici. C'è lo sciopero, non siamo andati a scuola.
Il ragazzo si guarda intorno.
-Oh. Allora, posso dormire ancora?- rido.
-Oppure, possiamo mettere un po' di musica e mangiare schifezze.
-Ottima idea, fratello.
La porta della camera era aperta e Rex sdraiato sulla soglia. I miei genitori sono a lavoro, entrambi. Alex sarebbe tornato per l'una, e Nicholas... Non lo so quando sarebbe tornato. Non conosco bene i suoi orari quanto quelli di Alex.
Noah si alza dal letto e prende il suo cellulare fra le mani e fa partire una canzone.
-Ti ho contagiato con il metal? Sai, non sembri il tipo.- domando, ironico.
-Nemmeno tu, se è per questo.
Gli leggevo in viso un'espressione strana. Non era felice, o triste. Non stava ridendo o sorridendo. Sembrava che qualcosa non andasse, ma non riuscivo a capire che cosa.
-Ehi. Va tutto bene?
-Certo.- si sbriga a dire, aprendo il mio armadio.
-Posso prendere una maglietta?
-Certo.- ne infila una grigia a mezze maniche. Su di lui risulta larga, almeno di due taglie in più della sua. Già lui è magro, io compro vestiti più grandi di quelli che dovrei indossare e, alla fine, se glieli presto, il ragazzo sembra un sacco di patate. Mi scappa una risata.
-Soffoca le tue risa, Green.
-Mi chiami per il cognome, devo preoccuparmi?
Intanto, la canzone andava avanti. Il ragazzo cantava sopra la band, -Can you feel, can you feel my heart...
-Mi piace questa canzone.- commento. Lui annuisce.
-Lo so che ti piace. E so che vorresti vederli in concerto.
-Magari, un giorno ci andremo insieme. No?
-Certo.- sospira. Mi sembrava diverso.
-C'è qualcosa che non va, vero?- scuote la testa.
-Non ho voglia di parlarne. Ma ho voglia di cioccolata, quella mi piace.- scuoto la testa ed esco dalla camera, passando nel piccolo spazio che la figura di Rex lasciava davanti alla porta aperta della stanza.
-Dovrei lasciarti tormentare da ciò che ti affligge senza intromettermi?- domando.
Il ragazzo rimase muto per qualche minuto, e la risposta che ottenni non fu quella in cui speravo.
-Mh... sì. Si, dovresti.
-Non vorrei farlo.
-Io vorrei che tu lo facessi. Non è importante, va tutto bene.- mi volto a guardarlo. Rex, sdraiato a terra, segnava la distanza tra di noi.
-Me lo giuri?- domando.
-Te lo giuro.- assicura il ragazzo, sorridendo in maniera leggermente malinconica.
È mio fratello, e glielo leggo dentro quando qualcosa non va bene nel suo mondo. È quasi una telepatia.
Ma, purtroppo, non ho ancora imparato a leggere le cause dei suoi dolori, di volta in volta.
Riconosco solo alcuni piccoli gesti: per esempio, quando ha il raffreddore arriccia varie volte il naso, lo stesso quando sente il bisogno di starnutire o tossire; quando gli fa male la testa, strizza gli occhi a lungo per più volte e si preme la mano sinistra contro la rispettiva tempia; se ha la nausea, sbianca il viso ma gli si arrossano le guance, e contorce tutti i muscoli della faccia, muove soprattutto le sopracciglia e le labbra.
Quando sta per piangere e cerca inutilmente di non farlo, gonfia le guance, che si arrossano, e sbatte più volte le palpebre che tiene serrate per tempi brevi.
Capisco quando sta per piangere, ma non capisco perché piange. Questo dovrei ancora impararlo.
Il ragazzo spense la musica.
Andai in bagno e ci stetti dieci minuti. Tirai su la tavoletta, non sopporto le persone che non lo fanno; mi lavai e pettinai, senza dare una forma precisa alla chioma scura. Uscendo dalla stanzetta azzurra, mi dirigo nella mia camera con un asciugamano avvolto attorno alla vita.
Noah è nel mio letto con gli occhi chiusi, ma credo sia sveglio: gli tremano le palpebre.
Mi slego l'asciugamano giallo e infilo dei boxer blu posti ai piedi del mio letto. Chiamo a voce il ragazzo.
-Noah, so che sei sveglio.
-Mi piace abbracciare il tuo cuscino.- dice il biondo, senza aprire gli occhi. Infilo i pantaloni grigi al ginocchio e la canotta nera accanto ad essi.
-Pensavo volessi svuotare la mia riserva di Nutella.
-L'idea è allettante. Potremmo mangiare la Nutella stando a letto. Cosa te ne pare?- aveva ancora gli occhi chiusi.
-Prendo un barattolo e dei cucchiaini.
-Oh, ti voglio bene.- mi dice il ragazzo, stringendo più forte il cuscino dalla federa color indaco. Sorrido.
-Te ne voglio anche io, Noah.
Non sono una persona dolce. Sono, più che altro, particolarmente sensibile. Ma con Noah... bhe, con lui non riesco a mantenere lo stesso comportamento che ho con le altre persone. Sento il bisogno di essere quasi smielato, mi viene naturale, come mi viene naturale essere diverso con chiunque altro. Leggermente distaccato. Non riuscirei mai a comportarmi come con lui con i miei genitori, con Margo, nemmeno con Alec. Forse, se fosse la mia ragazza, penso, ma ciò non accadrà mai; ad Alec non interesso io, come non le interessa davvero nessun ragazzo. E devo accettarlo.
Anzi, ne ho già preso atto. Ma continuo a sperare nei miracoli.
In fondo, ad ognuno di noi, per diritto, per legge non scritta o per qualunque altro motivo, dovrebbe spettarne uno. Ma Alec non può essere la ragazza di qualcuno. Lei è la ragazza di tutti, e allo stesso tempo la ragazza di nessuno.
La ragazza di tutti, si, ma non la mia.
Raggiungo la cucina e prendo un barattolo di Nutella per metà pieno da uno scaffale basso posto sotto il lavandino, e apro un cassettino bianco posto sotto la macchina del gas; prendo i due cucchiaini e richiudo il cassetto.
Mi dirigo nuovamente nella mia stanza, e alla mia entrata, Rex era sdraiato accanto a Noah.
-Ehi. Ho portato la cioccolata.
-Ti hanno mai detto che sei una brava persona?
-In molti me lo dicono.- effettivamente, nonostante il mio carattere non particolarmente affettuoso, molte persone mi vogliono bene.
-Siediti e lasciami spazio.- il ragazzo apre gli occhi color miele e si siede accanto a Rex, con la schiena appoggiata ai cuscini.
-Hai dormito bene?- mi domanda, mentre gli porgo un cucchiaino. Annuisco e mi siedo accanto a lui, affondando la piccola posata luccicante all'interno del barattolo.
-Il pensiero che oggi non mi sarei svegliato all'alba mi ha confortato parecchio, devo ammetterlo.- aggiungo.
-Ha confortato anche me il fatto che tu mi abbia ricordato questa mattina che avremmo potuto abbuffarci tutto il giorno e passare la giornata con Netflix, il nostro terzo migliore amico. Vorrei iniziare quella serie strana, Mr Robot... tu cosa ne dici?- sorrido e rispondo, nonostante io non abbia mai sentito nominare quella serie televisiva:
-Sì. Sì, sarebbe bello.
•••
SCUSATE IL RITARDO.
Questi due ragazzi sono la prova che l'amicizia vera esiste.
Se avete qualcosa da chiedere ai personaggi o riguardo loro chiedetemi pure come sempre, ily
-Michi.❤
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