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Friday//part three

-...che cosa significa, Noah?
-Te lo devo spiegare seriamente? Mi sembra di esser stato abbastanza chiaro.
Il ragazzo continuava a piangere.
Lo abbraccio.
-Ehi, basta con queste lacrime. Non ti lascerò affogare.
-Sono già affogato.- mi rispose lui.

Gli prendo le spalle e lo guardo negli occhi.
-Noah... da quanto?
Il ragazzo respira più volte, velocemente, prima di rispondere.
-Credo... credo... credo di provare questi sentimenti da... da... da sempre. E credo di averli riconosciuti... più o meno, in terza... quarta... quinta... non lo so... alle elementari. E poi... poi ho iniziato a pensare che forse mi sbagliavo... io... io speravo davvero di sba... io... io speravo così tanto di sbagliarmi, Dio, Matt... ma poi... poi ho capito che non mi stavo sbagliando... che mi piacevano i ragazzi, e che ero innamorato di te. Che sono innamorato di te. E, Dio... tu non hai la minima idea di quello che provo, Matt. Tu non puoi neanche immaginare quello che sei ai miei occhi. Sei... sei... okay. Basta.
Il ragazzo si alza dal letto, ma io lo ributto giù.

-Sono...?
-...la cosa più bella che io abbia mai visto. E mi ritengo così fortunato ad averti vicino, Dio... non voglio perderti.
-Non potresti perdermi neanche se lo volessi tu stesso, Noah.
-Mi dispiace. Avevo paura di rovinare la nostra amicizia, se te lo avessi detto.
-Noah... ti fa male essere il mio migliore amico?
Il ragazzo alza gli occhi verso i miei. Sorride fra le lacrime quasi asciutte e il viso paonazzo.
-Mi uccide. Però, mi piace. Mi piace. Mi piace...

Mi metto le mani sul viso.
Eravamo in due a piangere, adesso.

-Matthew... io... scusa.
-Non devi chiedermi scusa. Non è colpa tua. Non lo hai scelto tu. Io... io... io... io dovrei chiedere scusa a te. Cosa devo fare, Noah?
-Quello che hai sempre fatto fino adesso. Come se non fosse cambiato niente. Io... io riuscirò a smettere di pensare a te in quel senso. Ma tu... tu... tu non abbandonarmi. Per favore... va bene?
-Noah... ti sta bene così? Bhe, perché io non posso immaginare te che, durante tutti questi anni, piangevi per colpa mia.
-Non è stata colpa tua. Ho sempre saputo che a te piacevano le ragazze, e che a te piaceva Alec.
-Non hai fatto altro che cercarmi una ragazza, negli ultimi mesi...
-...pensavo che, se ti avessi saputo, visto con una ragazza, mi sarei messo l'anima in pace. Avrei capito che non sarebbe mai potuta andare. Me ne sarei fatto veramente una ragione.
-Ti stavi facendo del male da solo.
-...e continuerò a farmene. Non pensare a questo. Non incasinarti la testa... mi... mi passerà, Matt. Insomma... mi passerà. Davvero.
-Non ti è passata in tutti questi anni. Perché dovrebbe magicamente passarti ora?- mi fa così male vederlo in quello stato. Cosa diamine potevo fare? Non provavo quello che provava lui, non credo avrei mai provato quello che provava lui.

Sospira.

-Dimmi che non mi vuoi in nessun modo, se non come il tuo migliore amico. Sì, mi farà male, però mi farai un favore. Mi darò pace. Dimmelo, Matthew. Tanto io lo so giã.
Balbettavo e, mentre lui si era calmato, io piangevo a dirotto.
-Non puoi chiedermi di farti una cosa del genere. Non posso. Io non... posso. Ti ucciderei.
-Mi uccideresti anche se non me lo dicessi. E sarebbe peggio.
Tiro un pugno contro il muro e grido. Il ragazzo mi prende la mano: mi ero sbucciato le nocche.
-Non farlo mai più. Ti fa tanto male?
-Ti ho sporcato il muro di sangue.
-Non me ne importa un cazzo del muro. Come stai, tu?
Trattengo un verso di dolore. Gli stavo già facendo abbastanza male così.
-...bene. Sto bene. Ma non posso dirti una cosa che ti ucciderebbe. Vado a prendere qualcosa per pulirti il muro. Noah... non mi perderai. Non mi perderai mai. Te lo prometto. Rimango qui, stasera?
-Puoi rimanere anche a vivere qui, se vuoi. A me fa solo piacere.

Annuisco e vado in cucina per prendere una spugna. Il muro è lavabile. Da piccoli ci abbiamo disegnato sopra Dio sa quante volte.

La porta d'ingresso si apre, e ne compaiono i nonni del ragazzo.

-Oh, Matt... che piacere vederti!- dice sua nonna.
Il nonno mi sorride.
-Come sei rosso! Hai mangiato?- chiede la donna.
-Sì, Gemma... grazie. Sono appena tornato dalla palestra, per questo ho questo colore.- sforzo una risata.
-Ti fermi da noi stasera?- mi chiede l'uomo. Annuisco e ringrazio, tornando in camera dal biondo. Chiudo la porta alle mie spalle dopo esser entrato.

Impreco.

-Ho dimenticato la spugna...
-Ho pulito io con i dischetti e lo struccante, lascia stare.
Il ragazzo era dentro il suo armadio.
-Sono arrivati i tuoi nonni.
-Oh, okay.
Chiude le ante dell'armadio e ne esce con una t-shirts della Marvel.
-Ti sei cambiato?
-Mi sono già messo il pigiama, mi piace molto questa maglietta.
-Quante taglie in più della tua è?
-Due... si vede tanto?- sorrido.
-È carina. Mi Piace.
-Te la potrei persino prestare. Allora... musica?
-Scegli tu.- rispondo al ragazzo.
-Allora... roba vecchia. Troye Sivan?
-Ottima scelta. Non Suicide Silence o quel genere?- il ragazzo scuote la testa, sorridendo. Era rotto. Completamente a pezzi. Lui e il suo sorriso e la sua voce. Ed io rimetterò insieme ogni parte di lui.
I migliori amici servono a questo.

Il ragazzo canticchia sopra la voce del cantante.

-We are runnin' so fast...
-And we never look back...
-And whatever I lack, you make up...
-We make a really good team...
Il biondo sorride.
-Sickeningly sweet like honey, don't need money, all I need is you.
-Hai saltato metà canzone.
-Ehi, sei tu che ti ricordi a memoria i testi, non io. Ti va di vedere un film, allora?
Il ragazzo annuisce.
-Ad esempio?
-The Ring.
-Squallido, disgustoso, poco credibile. Mi sembra perfetto!

Sorrido, e prendo il suo computer.

•••

forgive me if i'm not writing a lot and if what i'm writing sucks as Hell but im studying too much guyz

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