Friday
Busso alla porta di casa Trebble alle sette in punto del mattino. Una signora anziana, dai capelli corti, bianchi e ricci apre la porta d'ingresso.
-Oh, Matthew! Che piacere averti qui... Noah sta facendo colazione. Vuoi unirti a lui?- io ero uscito di casa frettolosamente, con i capelli spettinati e la t-shirt al contrario per paura di arrivare in ritardo o per paura che lui uscisse prima del mio arrivo. Non avevo mangiato nulla.
Accettai l'invito della nonna di Noah, entrai in casa e mi sedetti davanti al biondo sul tavolo della cucina di legno.
-Ehi, ti sei dimenticato di me?
Alzò lo sguardo verso il mio viso e scosse le spalle. Riabbassò il capo verso la sua tazza di latte e cereali.
-Vuoi del latte?
-No.- risposi, prendendo una manciata di cereali e infilandoli in bocca. Il ragazzo sorrise.
-Adoro quando fai lo scemo.
-Io sono nato scemo. E... tu mi devi delle spiegazioni, Trebble.- il biondo emise una risata sarcastica.
-Io non ti devo nulla.
-Sei il mio migliore amico, Noah. Io non ti ho mai nascosto niente.
-Non mi va di parlare di lui, okay? Non accadrà mai nulla fra di noi, sto cercando di farlo uscire dalla mia testa, ma se tu me lo nomini non migliori la situazione. Smettila, te lo chiedo per favore, Matt.- mi alzai dalla sedia.
-Voglio il suo nome. Almeno il suo nome.
-No. Chiuso. Il discorso è finito, smettila. Okay?
-Okay.- risposi soltanto.
La giornata proseguì come ogni altra fino al nostro rientro a casa, quando io e il biondo varcammo la soglia di casa mia.
Seduti attorno al tavolo trovammo i miei genitori, in lacrime, che si tenevano le mani.
Scattai.
-Che è successo? È morto qualcuno? Zia Silvia si sposa? Chi ha tradito l'altro? Divorzierete? Potrò scegliere con chi dei due vivere?- Nicholas alzò lo sguardo verso di me e sollevò un sopracciglio. Alex si mise le mani sul volto fradicio.
Nick sorrise, si alzo dalla sedia e mi venne incontro. Mi strinse in un abbraccio e, in seguito, abbracciò anche Noah.
Un brivido d'ansia percorse la mia schiena.
L'uomo andò ad abbracciare anche il marito; gli tese la mano e lo aiutò ad alzarsi dalla sedia.
Immagino Alexander e Nicholas con i capelli scoloriti intenti ad accudire i nipoti che avranno da me e Alec. Se mai lei si accorgerà della mia esistenza.
Era un bel pensiero; quello dei miei genitori insieme per sempre, e quello di me e Alexandra sposati, un giorno.
Un giorno che non so se sorgerà mai.
Alex sorrise. Nicholas gli mise un braccio attorno alla spalla.
Il primo parlò.
-Avrai una sorella.
Il mio cuore perse un battito.
Sgranai gli occhi e li richiusi, mi cadde lo zaino dalla spalle. La mia bocca assunse un'espressione tanto sorpresa quanto felice.
-Io... io... cioè, voi... voi... voi volete un altro figlio da sei anni. E... e quando arriva? Cioè, nel senso, da dove, chi sarà lei, da... da... da...- entrambi i miei genitori sorrisero.
-L'adotteremo. Ha quindici anni e viene dallo Zimbawe... si chiama Hannah. Abbiamo solo una sua foto e poche altre informazioni.
-Quindici anni?- sospirarono.
-Sai... i bambini iniziano a lavorare molto presto nei paesi più poveri. A noi basta un figlio, non c'importa altro. E credo che anche tu pensi lo stesso. Non abbiamo ancora informazioni su quando e dove la incontreremo... ma ormai è sicuro: fa parte della nostra famiglia.
Sorrisi. Mi voltai ad osservare Noah. Anche lui sorrideva.
Mi mise una mano sulla spalla.
-Sarai un bravo fratello. Lo sei già.
-Magari farò qualcosa di buono.
-Fai già tanto di buono, credimi.- lo abbracciai.
***
Rimasto solo con Noah, mi sedetti e osservai dal computer una foto di quella che ormai era mia sorella: carnagione scura, capelli lunghi e mossi. Le vedevo solo il viso, sembrava una ragazza molto dolce. E mi colpì il colore intenso dei suoi occhi, un castano poco più scuro di quello degli occhi di Noah.
-È molto bella, Matt.- constatò Noah. Gli diedi ragione.
-Sarò un bravo fratello.
-Basta che la tratti come tratti me.
-Non tratterò mai nessuno come tratto te.- risposi. Feci sedere il biondo sulla sedia accanto alla mia e lo abbracciai. Lo sentii singhiozzare, e lo allontanai dal mio abbraccio guardarlo negli occhi.
-Ehi... sei felice o sei triste? Perché piangi?
-Sono felice. Hai dei genitori stupendi. Non è che potrebbero adottare anche me?
-E poi come lo spiegheresti ai tuoi nonni?- tentai di ironizzare, ma ottenni un suo sorriso amaro in risposta.
-Legalmente, sono ancora figlio dei miei. Praticamente... loro non sono niente per me, ed io non sono niente per loro.- gli presi la mano.
-Loro non smetteranno mai di volerti bene.
-Loro non smetteranno mai di provare repulsione nei miei confronti. Matt, non parliamone. Sono così felice per voi, non immagini nemmeno quanto...- gli sorrisi.
-Stanotte dormi qui?
-Uh, che strana novità.
-Il mio amore verso il tuo sarcasmo non sarà mai una novità.- il ragazzo sorrise, sospirò e si allontanò da me.
-Vado in bagno.
Non disse altro, e si dileguò.
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