[Ventuno]
Lilith.
Fissavo il soffitto azzurro pastello in attesa di addormentarmi come tutti gli altri, diedi la colpa all'alcol ancora in circolo nel mio corpo. Ero contenta di come era proseguita la serata, stranamente senza intoppi, tra una risata e l'altra con la musica in sottofondo.
Vedere Alex con il sorriso risultava gratificante nonostante fossero dei piccoli gesti, l'amicizia è speciale. Quando trovi le persone giuste ti appare tutto più semplice, gli amici riescono a non farti pensare, a farti ridere apprezzando anche il gesto o la parola più banale.
Sospirai prima di alzarmi,mi diressi in cucina cercando di non causare troppo trambusto. Afferrai un bicchiere di vetro versandoci l'acqua al suo interno, sorseggiai quel liquido trasparente non sapendo in che modo far scorrere il tempo.
Girovagavo per la casa cercando un qualcosa da fare, mi fermai qualche istante davanti a una porta di legno. Dei lamenti agghiaccianti trasparivano con facilità, non ci misi molto a capirne la provenienza.
Mi addentrai in quella camera chiudendo la porta alle mie spalle, la vista di quella scena mi procurò un vuoto incolmabile nel petto. Avanzai lentamente senza sapere come comportarmi, scrutai Dylan per qualche istante prima di capire che probabilmente stava facendo un incubo tremendo.
La coperta era serrata fortemente tra le sue dita «Ti prego, basta!» tutta quella sofferenza non capivo a cosa fosse dovuta realmente, mi sedetti accanto a lui notando le lacrime incessanti che gli rigavano il viso «Non sei solo, ci sono io» sussurrai sperando con tutta me stessa che mi sentisse.
Avvicinai la mia mano appoggiandola delicatamente sulla sua guancia umida «Tranquillo» mormorai cercando di asciugare inutilmente quelle lacrime che si depositavano sulla sua pelle. Si sedette di scatto facendomi notare quelle pozze color caramello colme di dolore, volevo cercare di aiutarlo in qualche modo.
«Dylan...» cercai di avvicinarmi, l'avevo colto in un momento di fragilità senza sapere come avrebbe reagito. Di certo non sarei rimasta con le mani in mano, lo abbracciai cercando di trasmettergli conforto. Le sue braccia mi avvolsero mentre lo sentii sospirare, «Grazie...» sussurrò stringendomi a sé.
Il suo respiro era pesante «È finita» cercavo di confortarlo mentre quel dolore lo stava logorando lentamente, la mia mente era tempestata di domande. Rimanemmo in quella posizione finché il suo respiro non iniziò a regolarizzarsi, si alzò i piedi e lo seguii.
Osservavo ogni suo singolo movimento intuendo le sue intenzioni, indossò il giubbotto e ci recammo sul balcone. Infilò una sigaretta tra le labbra fissando un punto davanti a se, mi strinsi nel sottile vestito maledicendomi per non aver indossato qualcosa di più pesante.
Sospirai prima di riuscire a sussurrare delle parole «Ti capita spesso?» osservai il fumo abbandonare le sue labbra schiuse «Ogni giorno» scrollò le spalle come se fosse una cosa del tutto normale. Avrei voluto porgli infinite domande ma non lo feci, avevo paura di ferirlo anche con una singola parola.
Rimase impassibile continuando a parlare con mia grande sorpresa «Va avanti da due anni» portava in continuazione la sigaretta tra le labbra come se necessitasse solamente di nicotina «È non riesco ad uscirne» quel vuoto nel petto sembrava espandersi ad ogni sua parola.
I miei occhi erano puntati su di lui ed ero ipnotizzata da ogni sua singola parola «Arrivi ad un certo punto in cui ti trovi in bilico, per quel poco tempo stai bene finché non perdi l'equilibrio. Precipiti nel vuoto lasciandoti avvolgere completamente da quel buio tetro, cerchi disperatamente una via d'uscita e a volte riesci a trovarla. Ti rialzi e ricominci come se niente fosse. Il problema sorge quando non trovi più quello spiraglio di luce, sei inerme.»
Portò nuovamente la sigaretta tra le labbra prima di concludere «Sei in una perenne lotta contro te stesso e cerchi solamente di vincere finché non riemergono i demoni del passato, si aggrappano con prepotenza a te facendoti sprofondare con loro» mi si mozzò il respiro ad udire le sue parole.
Non capivo perché si stesse aprendo così tanto con me ma non osai interromperlo, rimasi in silenzio ascoltandolo. Permettendogli di espellere tutto ciò che si portava gelosamente dentro «Sono due anni che cerco di uscirne, ogni volta che credo di avercela fatta, sprofondo nuovamente. Non...» spense la sigaretta nel posacenere.
Sospirò chiudendo gli occhi appoggiando la nuca al muro retrostante, appoggiai le dita sul dorso della sua mano cercando continuamente di confortarlo «Io non ci riesco, ogni notte un incubo. Un incubo diverso e sempre più lucido, con la stessa persona e i sensi di colpa che mi assillano» una lacrima gli attraversò la guancia e la lasciò scorrere indisturbata.
Non trovavo il coraggio di proferire parola con il terrore di causargli ulteriori sofferenze di cui non aveva bisogno, potevo soltanto restargli accanto «Non ho idea di come comportarmi, inizio a convincermi che sia stata realmente colpa mia. Forse sono davvero una persona orribile» sussurrò lievemente ma riuscii ad udire ogni singola parola.
Incastonò i suoi occhi lucidi nei miei «Non sei una persona orribile» affermai sicura di ciò che stavo dicendo «Tu alla festa mi hai aiutata e una persona orribile non lo farebbe mai» accennò un sorriso amareggiato «E dopo? Ti ho fatta piangere, ti ho urlato contro scaricandoti colpe che non avevi.»
Corrugai la fronte prima di ribattere «Questo è vero però mi hai abbracciata quando ti sei reso conto delle tue azioni, mi hai chiesto scusa e non è una cosa che fanno tutti. Si da per scontato ma nessuno ha il coraggio realmente di dirlo, una persona orribile non si pentirebbe mai delle proprie azioni.»
Rimase stupito dalle mie parole, ero determinata e continuai «Non sei ciò che ti convinci di essere, Dylan. Non posso dire di conoscerti ma posso dire che non sei una persona di merda. So che è difficile uscirne e fidati che da solo non ci riuscirai, ogni tanto bisogna accettare di avere bisogno di aiuto» il sorriso dipinto sul suo viso era diverso.
Era un sorriso che avevo già avuto la fortuna di vedere quello stesso giorno «E io sono disposta ad aiutarti, farò il possibile» un lieve sospiro abbandono le sue labbra «Sei convinta di ciò che vuoi fare? Ti rendi conto a cosa stai andando incontro?» mi morsi nervosamente il labbro inferiore cercando una risposta.
La mia mente iniziò ad elaborare una frase «Si, certo» mi voltai nella sua direzione prima di proseguire «Non rimarrò in disparte mentre ti distruggi con le tue stesse mani, che tu ci creda o no, io sono veramente disposta a starti accanto e ad aiutarti» presi un respiro indecisa se dire o meno ciò che mi balenava per la mente.
Portai lo sguardo verso le stelle che illuminavano quella notte buia «Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella propria vita, combatta una guerra. Sono tutte diverse tra loro ma accomunate dalla forza che ogni singolo individuo mette per uscirne, so come ti stai sentendo e cosa stai passando» accennai un sorriso malinconico.
Permettevo al vento gelido di scagliarsi sulla mia pelle scoperta pervasa dai ricordi «Alcune volte ti convinci di non potercela fare, pensi che sia inutile combattere senza ottenere risultati. Finché non ti accorgi del male che stai procurando a chi ti sta accanto e cerchi di farcela per loro, per quelle persone che ripongono costantemente fiducia in te. Potrai ricaderci, è inevitabile, l'importante è sapersi sempre rialzare.»
Un brivido, dovuto al vento gelido, mi percorse la schiena «Entriamo, stai prendendo freddo» mi rivolse un sorriso che non esitai a ricambiare, arrivammo davanti alla porta della camera. Speravo con tutta me stessa di riuscire a riposare almeno un po' quella notte «Buonanotte» mormorai prima di incrociare quegli occhi in tempesta.
«Non lasciarmi solo...»
×××
Amo la canzone a inizio capitolo ^^
Ho sclerato non so quanto scrivendo questo capitolo, l'ho riscritto circa tre volte ma devo dire che sono soddisfatta del risultato!
Dal prossimo capitolo si inizierà a scoprire alcune cose :)
Fatemi sapere cosa ne pensate!
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