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[Ventitre]

\\Due anni prima\\

Julie.

Il sole di quel pomeriggio rilasciava un lieve tepore sulla mia pelle, permetteva alla mia mente di vagare in piena libertà tra i pensieri. Una voce troppo familiare si espanse in quella piccola strada catapultandomi nella realtà «È vero ciò che si dice in giro sul tuo conto?» mi voltai capendo di aver intuito bene.

Corrugai la fronte senza capire a cosa si stesse riferendo «Ti sei fidanzata con O'Brien, è così? Da quanto?» si avvicinò cercando un contatto visivo che non ottenne «Tu ormai sei fuori dalla mia vita, Marshall» il tono minaccioso che avrei tanto voluto usare, risultò quasi un sussurro.

La distanza che ci separava stava diminuendo scaturendo paura nel mio corpo «Lo so che ti manco» mi scostai evitando il contatto che lui avrebbe tanto voluto creare, sembrava dispiaciuto ma ormai era troppo tardi «Non ti amo più, devi accettarlo» comparve un sorriso malizioso sul suo viso «Ne sei sicura?» le sue dita mi sfiorarono la guancia.

Gli occhi iniziarono a pizzicarmi con insistenza, avevo commesso un errore a fidarmi di lui. Non avrei mai dovuto innamorarmi di una persona simile, mi ero intrappolata per quasi un anno in una relazione tossica da cui credevo di non poterne uscire.

In quel momento finalmente ero felice e lui era piombato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, distruggendo ogni certezza che avevo costruito giorno dopo giorno. Presi un respiro sputando acida tutto ciò che pensavo senza tener conto delle conseguenze «È finita e devi accettarlo, non puoi tornare strisciando da me ogni volta che ne hai voglia!»

Una lacrima abbandonò i miei occhi pensando ai suoi gesti meschini compiuti nei miei confronti «Lasciami vivere» mormorai allontanandomi, mi sorpresi nell'udire una leggera risata rilasciata dalle sue labbra «Allora non ti ricordi» mi stavo maledicendo per essermi fidata di lui.

Perché donavo la mia fiducia sempre alle persone sbagliate?
Perché continuavo a cercare del buono in qualsiasi persona?
Perché ero così maledettamente ingenua?

«Mi bastano pochi secondi per rovinarti la vita, cara Julie» sapevo che avesse ragione ma non sarei tornata da lui, aumentai il passo ignorandolo spudoratamente. Non avrei commesso lo stesso errore, non mi sarei lasciata abbindolare.

Stavo riuscendo ad essere felice davvero, a sentirmi viva per la prima volta e non gli avrei concesso di rovinare tutto.
I ricordi riaffiorarono nella mia mente dopo quell'incontro, non aveva mai saputo rispettare un semplice no.

Mi sedetti in riva al fiume percependo l'erba umida sotto alle mie dita, i miei capelli erano in balia del vento quando una mano si appoggiò sulla mia spalla. Mi rassicurai incrociando quegli occhi color nocciola «Qualcosa non va?» scrollai le spalle a quella sua domanda.

Non potevo raccontargli di ciò che era successo poco prima, l'avevo già fatto in passato.
Inutile descrivere la reazione di Dylan e non volevo che ricapitasse, non poteva finire sempre nei guai a causa mia.

Sentivo il suo sguardo interrogatorio scorrere su di me «Sei sicura? Lo sai che puoi fidarti» incurvai le labbra in un piccolo sorriso cercando di rassicurarlo.
Notai chiaramente la preoccupazione che scorreva in lui, non volevo aumentarla con i miei comportamenti.

«Allora ci vediamo sta sera» mormorai incerta, ero in balia delle mie emozioni ma non volevo che prendessero il sopravvento davanti ai suoi occhi. Avrebbe intuito velocemente a cosa, o meglio, a chi fosse dovuto tutto ciò.

Sospirai profondamente «A sta sera» sussurrò prima di avvicinarsi facendo combaciare dolcemente le nostre labbra «Per qualcosiasi cosa chiamami» annuii poco convinta senza riuscire a guardarlo negli occhi.

Quegli occhi così profondi che sapevano leggermi l'anima come se fossi un libro aperto, mi capiva e mi comprendeva sempre. Lo guardai allontanarsi prima di socchiudere gli occhi senza sapere come comportarmi, il rumore di quell'acqua limpida mi cullava con dolcezza.

Marshall non portava rispetto a nessuno, tanto meno alla propria ragazza. Ricordai i primi mesi in cui tutto appariva troppo perfetto, stavo bene nella mia ingenuità. Improvvisamente tutto prese una piega diversa senza che me ne accorgessi, non riuscivo a reagire e mi rimproveravo duramente per quello.

Mi alzai abbandonando la quiete di quel luogo dirigendomi verso casa, mi incolpavo per non essere riuscita ad uscirne. Subivo in silenzio senza proferire parola finché non conobbi Dylan, probabilmente senza di lui sarei ancora in quel vortice di bugie senza via d'uscita.

Varcai la soglia notando con piacere di essere sola in casa, controllai il telefono notando dei massaggi da parte di mia madre.

Amore, noi torneremo tardi sta sera. Ci hanno chiamati per prolungare il turno di lavoro, se volete tu e Dylan potete ordinare una pizza. Baci.

Appoggiai l'oggetto sul tavolo di legno con noncuranza prima di sprofondare nel divano, afferrai il telecomando tra le mie dita cercando di distrarmi. Sentivo le sue mani scorrere su di me con prepotenza e senza il mio consenso, un senso di nausea invase il mio stomaco.

Quell'incontro aveva innescato ricordi che ero riuscita ad accantonare una volta per tutte, così credevo. Il mio cellulare iniziò a vibrare, d'istinto mi alzai per controllare chi fosse. Mi si gelò il sangue nel leggere i messaggi e il mittente.

Ti avevo avvisato ma non mi hai ascoltato

Sta sera queste foto finiranno nelle mani dell'intera scuola, mi dispiace. Ti ho amata

Il mio dito scorreva sullo schermo sperando che fosse soltanto un incubo, cercavo di convincermi che mi sarei svegliata presto tra le braccia di Dylan ma tutto ciò non accadde.

Le mie guance si inumidirono rapidamente, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Ero stanca di sentirmi sbagliata, in balia delle altre persone, trattata come un oggetto senza alcun sentimento.

Ero stanca di sentirmi così ingenua, di avergli concesso di scattare quelle foto senza opporre resistenza.
Ero precipitata in un vortice di menzogne senza provare nemmeno ad uscirne, crollai al suolo dando sfogo alle mie emozioni.

Mi sentivo sporca sotto al suo tocco, le lacrime mi rigavano il volto mentre sorrideva compiaciuto come se fosse soddisfatto delle sue azioni. Volevo uscire da tutto quello, necessitavo di una scappatoia.

Presi una decisione, probabilmente la più egoistica ma non sarei riuscita a tornare a scuola, sotto gli sguardi inorriditi di tutti quegli studenti. Le lacrime continuavano a sgorgare dai miei occhi senza avere intenzione di fermarsi, non trovavo un'altra soluzione.

Sapevo che ne sarebbe stato capace, sapevo che avrebbe inoltrato tutte quelle foto senza farsi troppi problemi e ciò non aiutava. Presi un pezzo di carta e una penna, cercando di scrivere qualcosa con un senso mentre le mie mani tremavano.

Piegi il foglio scrivendoci sopra soltanto un nome "Dylan", non mi resi conto del male che avrei potuto infliggergli con quel gesto avventato. Presi le chiavi recandomi in garage mentre il mio respiro si faceva sempre più pesante come se fossi in apnea, stavo annegando e non stavo facendo nulla per risalire in superficie. Di nuovo.

Ciò mi convinse ulteriormente nell'afferrare quella corda tra le mani, tornai nell'abitazione, più precisamente mi recai in camera. Ormai ero sicura di ciò che stavo per fare nonostante l'esitazione, il malessere prese il sopravvento.

×××
Ci ho messo molto per scrivere questo capitolo, sono consapevole che sotto alcuni aspetti risulti pesante.

Spero che ora sia più chiaro ciò che è accaduto, fatemi sapere cosa ne pensate!

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