[Quindici]
Vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone che ho messo qui sopra, personalmente amo i testi di Mr. Rain.
𝐒𝐜𝐨𝐫𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐝𝐞𝐨 ➙
Lilith.
Il vento si insinuava delicato tra i miei capelli mentre mi lasciavo cullare dolcemente da un'altalena cigolante, sentivo ancora le sue mani scorrere noncuranti sul mio corpo. Si era fatto spazio in quel tessuto leggero senza badare ai miei ripetuti no, mi sentivo sporca come non mi ero mai sentita prima.
Sapevo bene che Dylan avesse ragione, senza di lui non potevo sapere fin dove si sarebbe spinto Marshall.
Ero inerme ad ogni suo tocco, le lacrime scivolavano sul mio viso mentre un ghigno era disegnato sul suo viso soddisfatto. Non avrei mai creduto che sarebbe arrivato a così tanto, non avrei mai immaginato di essere salvata da quel ragazzo che manco conoscevo. Mi era bastato guardare gli occhi di Dylan per capire che ci fossero dei conti in sospeso tra i due, quello sguardo incuteva terrore. La rabbia traspariva con facilità in ogni sua azione soprattutto quando Marshall aveva pronunciato il nome di una ragazza, Julie. Era rimasto atterrito senza proferire parola, quella rabbia sembrava essersi trasformata in paura.
All'udire quel nome il suo sguardo era assente permettendo al biondo di sferrargli un pugno in pieno viso, la figura di Audrey mi risvegliò dai miei pensieri «Sono felice di vedere che stai bene» sussurrai quelle parole senza riuscire ad accennare nemmeno un misero sorriso, ciò che ero solita a fare spesso se non sempre. Lo notò all'istante ponendomi subito una domanda «Cos'è successo? Stai bene?» poggiai i piedi sul terriccio bagnato permettendo all'altalena di fermarsi.
Alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi iniettati di preoccupazione, non riuscivo a dirle ciò che era successo. La scena si ripeteva come un loop nella mia mente, iniziai a mormorare delle parole sconnesse tra loro «Io.. Marshall.. lui..»si chinò alla mia altezza con un'espressione che non avevo mai visto sul suo volto. Mi fiondai tra le sue braccia senza pensarci scoppiando in un pianto liberatorio, troppe emozioni avevano preso il possesso del mio corpo dalla sera precedente. Era la prima volta che mi lasciavo andare sotto allo sguardo di qualcuno, era la prima volta che permettevo al mio sorriso di spegnersi.
Mi strinse tra le sue braccia prima di proferire parola «Cos'ha fatto quel bastardo?» la sua voce era lieve come se volesse farsi udire solamente da me, cercai di trattenere i singhiozzi concedendomi per una volta di lasciarmi andare completamente. Passarono diversi minuti, trascorsi in silenzio, prima di riuscire a riprendere il controllo di me stessa. Mi allontanai asciugando le ultime lacrime ribelli con il dorso della mano, tenni lo sguardo basso prima di darle delle spiegazioni «Ieri sera ci siamo messi a parlare e a scherzare tranquillamente» un sorriso amaro si dipinse sul mio viso «Abbiamo bevuto qualche cocktail e lui ha iniziato a perdere il senno, lui..» un groppo in gola mi impedì di proseguire.
Audrey rimase pietrificata alle mie parole «Ha abusato di te?» la sua voce tremava come se non credesse alle parole che uscivano dalle sue labbra, alzai lo sguardo intimorita prima di annuire lievemente «Non so fin dove si sarebbe spinto se non fosse intervenuto Dylan..» mormorai avendo quasi il timore che udisse quella frase senza un apparente motivo, sorrise lievemente «Ti ha portata via?» annuii nuovamente, il ricordo degli occhi di Dylan iniettati di rabbia, riaffiorò nella mia mente. Sembrava surreale averlo visto così furioso e fuori di sé, sentii la mia migliore amica sospirare «Non avrei dovuto comportarmi in quel modo, sei rimasta da sola. Che razza di amica lo farebbe?»
Accennai un sorriso cercando di tranquillizzarla «Non importa, Noah mi aveva offerto di venire con voi ma ho preferito lasciarvi soli» le sue guance si tinsero di rossiccio, alzai lo sguardo rimanendo pietrificata. Sgranai gli occhi osservando quella figura sempre più vicina «Che ti prende?» voltò il capo comprendendo la mia reazione, si alzò in piedi fulminando il biondo con lo sguardo. Osservarlo continuava a portare a galla i ricordi struggenti della sera precedente «Posso parlarti?» feci scorrere lo sguardo su Marshall all'apparenza pentito, non sarebbero bastate delle semplici scuse per cancellare ciò che aveva compiuto.
Scossi il capo con disapprovazione, volevo solamente scordarmi di lui e di quei gesti così miserabili. Tentò di avvicinarsi mentre Audrey si intromise impedendogli di proseguire, ci separava soltanto lei in quel momento «Quanto mi fai schifo» la voce della mia migliore amica risuonò in quel parco deserto senza ottenere risposta, conoscendola sapevo bene che non si sarebbe arresa ma avrebbe continuato ad infierire «Ti rendi conto di ciò che le hai fatto? Non basteranno delle semplici scuse, provo ribrezzo soltanto a guardarti. Non osare a dare la colpa all'alcol, una persona sana di mente non lo farebbe in qualsiasi circostanza» sputò acida quelle parole come se fossero veleno.
I miei occhi ripresero nuovamente a pizzicare mentre osservai un'espressione divertirà comparire sul volto di Marshall «Cosa ci sarebbe di divertente? Fatti curare» le parole di Audrey sembravano non scalfirlo minimamente, le mie mani ripresero a tremare senza ritegno. Mi sentivo in un incubo dalla quale non potevo fuggire «Ora te la fai con O'Brien?» a quelle parole corrugai la fronte intuendo che si riferisse a Dylan, sorpassò la mia migliore amica come se non esistesse rimanendo a pochi centimetri da me. Temevo potesse udire i battiti del mio cuore accelerare a causa del silenzio, mantenne un sorriso agghiacciante prima di parlare «Ti consiglierei di starci lontana, Julie si è suicidata a causa sua.»
Rimasi interdetta mentre se ne andò lasciandomi con l'amaro in bocca, incrociai lo sguardo di Audrey notando l'espressione dipinta sul suo viso. Non potevo credere a quelle parole, per quel poco che conoscevo Dylan ero certa che non sarebbe stato capace di una cosa simile. Mi aveva urlato contro ma chi poteva biasimarlo, aveva ragione ma nonostante l'alcol se n'era reso conto. Mi aveva stretto tra le sue braccia vedendomi in un momento di pura fragilità senza giudicarmi, mi sentivo protetta come se niente e nessuno potessero scalfirmi. La mia migliore amica si sedette accanto a me «Non mi è nuovo quel nome» mormorò mantenendo lo sguardo basso.
Nemmeno per me era nuovo.
L'aveva pronunciato sempre Marshall la sera prima per istigare Dylan, sembrava che sentendo quel nome fosse stato catapultato in un'altra dimensione «In camera di Noah appesa alla parete, c'era una foto che ritraeva lui e i suoi amici. Tra cui Dylan e una ragazza, chiesi a Noah chi fosse non avendola mai vista prima. Mi ha risposto solamente con un nome, Julie» fece una pausa prima di proseguire «Non c'è da fidarsi di Marshall ma sento qualcosa di strano» annuii concordando con lei. Nonostante ciò non era una cosa che ci riguardasse, di sicuro avrei cercato di rimanere nel mio.
×××
Eccoci!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Il prossimo capitolo non so quando uscirà, in questa settimana la scuola mi ucciderà :(
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